Sauron, il Demiurgo della Terra di Mezzo

Una disamina sugli aspetti demiurgici dell’Oscuro Signore della Terra di Mezzo. L’Unico Anello come simbolo della saturnina volontà di assoggettamento, che ha nel controllo del tempo la sua manifestazione.


di Andrea Casella
copertina: occhio di Sauron, illustrazione di J.R.R. Tolkien

 

« Vi era un tempo Sauron il Maia, che i Sindar del Beleriand chiamarono Gorthaur. Al principio di Arda, Melkor lo sedusse ottenendone la fedeltà, ed egli divenne il servo più grande e più fidato del Nemico, nonché il più pericoloso, giacché era in grado di assumere molte forme, e per molto tempo riuscì ancora, quando lo voleva, a mostrarsi nobile e bello così da ingannare chiunque eccetto i più accorti. »

Silmarillion

 

Le considerazioni sull’opera di J.R.R. Tolkien che si vanno di seguito a fare non hanno la pretesa di trovarvi esplicito riscontro. È possibile (anzi, probabile) che si tratti di semplici coincidenze, che danno vita a suggestioni, forti quanto si vuole, ma inani. E d’altronde, non sarà che, in fin dei conti, i percorsi seguiti dalla mente umana, che scava nell’abisso degli archetipi, siano sempre gli stessi? Non sarà forse che gli stessi semi dell’inconscio siano in grado di mettere a frutto tanto un’opera di intrattenimento letterario quanto un’opera religiosa?

È impossibile, quando si parla dell’opera di Tolkien, non essere tentati di attribuirvi un significato religioso. Il dichiarato cattolicesimo dello stesso autore è una forte ipoteca in tal senso, e, in fondo, la creazione di un mondo completamente “altro” rispetto al nostro, nel pieno rispetto dei canoni del genere fantasy, impone, di regola, l’esposizione su “chi” e “come” ha creato quel mondo.

J  R  R Tolkien
J. R. R. Tolkien (1892 – 1973)

Quella che potremmo definire la “Bibbia di Tolkien” è senza dubbio Il Silmarillion, che si apre con un inequivocabile:

« Esisteva Eru, l’Unico, che in Arda è chiamato Ilùvatar; ed egli creò per primi gli Ainur, Coloro che sono santi, progenie del proprio pensiero, ed essi erano con lui prima che ogni altra cosa fosse creata. »

Un dio unico (un dio del monoteismo) esiste ab aeterno, increato, onnipotente: è conosciuto col nome di Eru Ilùvatar da coloro che lo adorano; dal suo pensiero scaturiscono gli Ainur, una schiera angelica di creature inferiori soltanto a lui. Ad essi Ilùvatar propone dei temi musicali, e su questa base iniziano a cantare. Unica voce che, a un tratto, si leva dissonante è quella del più potente di tutti gli Ainur, Melkor, che brucia dal desiderio di creare cose proprie nelle regioni del Vuoto ignorate da Ilùvatar, prescindendo dall’indirizzo dato da questi. Il potere di creare, tuttavia, la Fiamma Imperitura, è solo con Ilùvatar, cosicché nulla di ciò che è concepito da Melkor può venire all’esistenza autonoma.

La musica degli Ainur (Ainulindalë), senza che neppure essi si aspettassero ciò, dà vita a un mondo nuovo, fluttuante nel vuoto, cui si dà nome Arda (il pianeta Terra, diremmo noi); il mondo, a quanto pare, deve sempre prendere origine dal suono, sia esso il Verbo o un Canto. Lentamente, Melkor passa dalla vergogna per i rimproveri di Ilùvatar all’ira segreta, finché infine degrada da creatura angelica a essere demoniaco, cambiando nome in Morgoth e concependo come unico obiettivo quello di sfregiare, sfigurare e, se possibile, conquistare, la creazione di Ilùvatar, scalzandolo dal dominio.

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È facile notare, in questo inizio, un calco della ribellione di Lucifero. La parte iniziale del Silmarillion, l’Ainulindalë, è a tutti gli effetti una nuova Genesi. In effetti, lo spirito generale dell’opera pare improntato a un deciso gnosticismo di tipo iranico (forse addirittura cataro: Sauron, allievo di Morgoth, sembra assumere la parte di Satana, figlio di Lucifero, secondo la versione di alcune fonti albigesi). Lo scontro eterno tra Bene e Male è evidente. D’altronde, non è forse lo stesso Cristianesimo ortodosso assai tributario delle dottrine di Zoroastro?

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La Terra di Mezzo. La sua parte occidentale, il Beleriand, scomparve sotto le acque dell’oceano alla fine della Prima Era.

Ma tutti i tentativi di Melkor/Morgoth falliscono. Anche quando egli prende saldamente possesso di alcune porzioni di Arda, in quella parte che è chiamata Terra di Mezzo, ponendovi le proprie basi (prima a Utumno e poi ad Angband, nell’estremo nord del Beleriand), non è capace di portare a termine il suo piano diabolico. Gli Ainur discesi a vegliare su Arda, che prendono il nome di Valar [1], adiuvati dalle razze che popolano il mondo, Elfi, Uomini e Nani, dichiarano una lotta senza quartiere al male, riuscendo infine a scoperchiare Angband, a ridurre in pezzi il Thangorodrim e a catturare Morgoth. Tutto questo alla fine della Prima Era del Mondo, all’esito di quella che è nota come Guerra dell’Ira. A Morgoth viene strappata la corona ferrea incastonata dei silmaril, che gli viene messa come collare, gli vengono tagliate le gambe all’altezza del ginocchio e viene scagliato oltre i confini dell’universo.

Il ruolo di Signore della Terra, dunque, non può attribuirsi a Morgoth, troppo presto uscito dalla scena delle vicende di Arda. Ad altri è destinata una tale qualifica. E quella tocca a Sauron, fervente servitore e alunno di Morgoth. I sistemi gnostici ci hanno tramandato un’immagine del Demiurgo che si sostanzia in un “ordinatore” del caos, della tenebra inferiore. Nulla, pertanto, egli crea, ma “forgia” qualcosa sulla base di un materiale già dato: l’arte demiurgica è proprio questa. Sauron fa qualcosa di simile con la Terra di Mezzo (o almeno, quella parte non andata distrutta con il Beleriand) che, come dice il Silmarillion, era inizialmente pressoché spoglia, deserta e buia.

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Sauron, quando ancora era un Maia. Opera di Elena Kukanova.

Sauron, inizialmente, era uno dei Maiar [2], cioè uno di quegli Ainur di grado inferiore creati per assistere e servire i Valar. Sauron, il cui nome originario era Mairon, era un Maia di Aulë, il grande Vala detentore dell’arte della forgiatura. Al suo servizio, Sauron ne apprese i segreti e soprattutto la scienza di creare oggetti. Per il tramite di Aulë, Sauron è dunque detentore di un’arte demiurgica. Anche dopo che si lasciò corrompere da Morgoth conservò intatta la sua scienza: sapientissimo tra tutti viene sempre descritto; non una sapienza priva di oscurità, ovviamente. La vicenda di Sauron è accostabile a quella degli “angeli che hanno fatto il mondo” del sistema gnostico di Simon Mago, per quanto, conta ribadirlo, non abbiano il potere di creare alcunché ex nihilo, ma modellino, piuttosto, un materiale preesistente per darvi una nuova forma.

Sauron, dopo la sconfitta del suo padrone e un iniziale accenno di pentimento [3], aspirò a diventare unico signore della terra. Corruppe il cuore dei Dùnedain di Nùmenor, già da tempo allontanatisi dai Valar, provocando la sommersione dell’isola e l’esilio nella Terra di Mezzo degli ultimi fedeli tra i Dùnedain. Soprattutto, insegnò agli Elfi dell’Eregion come forgiare alcuni anelli da donare ai signori delle principali stirpi della Terra di Mezzo, al fine di controllarle per mezzo dell’Unico Anello, da lui personalmente forgiato in segreto tra le fiamme del Monte Fato, nella terra di Mordor.

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Gli eserciti riuniti degli Elfi e degli Uomini dell’Ovest affrontano Sauron nella Battaglia di Dagorlad.

Successivamente alla Guerra dell’Ira e alla distruzione di gran parte del Beleriand, la Terra di Mezzo era una landa buia e quasi disabitata. Su di essa mise gli occhi Sauron. A quel tempo, egli aveva ancora la capacità di mutare forma e di apparire agli occhi delle genti come una creatura angelica e saggia. Narra il Silmarillion:

« Sauron aveva assunto il nome di Annatar, il Signore dei Doni, e all’inizio gli Elfi ricavarono grande profitto dalla sua amicizia. Ed egli disse loro: “Ahimè, se non fosse per la debolezza dei grandi! Gil-Galad è infatti un re possente, ed esperto di tutte le tradizioni è Mastro Elrond, eppure essi non vogliono aiutare i miei sforzi. Possibile che non desiderino vedere altre terre divenire beate come lo è la loro? Ma perché mai la Terra di Mezzo dovrebbe restare per sempre desolata e buia, laddove gli Elfi potrebbero invece renderla altrettanto bella quanto lo è Eressëa; ma che dico: persino quanto lo è Valinor?” »

Come già accennato, al fine di gettare il suo potere sulla Terra di Mezzo si fece ospitare dagli Elfi dell’Eregion, nella città di Ost-in-Edhil, e insegnò agli artigiani di quella terra come forgiare molte cose, e tra esse gli Anelli del Potere: «Egli desiderava infatti irretire gli Elfi per tenerli sotto il suo controllo». Infine, tre anelli rimasero agli Elfi: di essi si conoscono anche i nomi: Narya, Nenya e Vilya. Altri sette furono assegnati ai re dei Nani, nove invece ai re degli Uomini, la debole razza mortale, che di tutte è più facile da condurre al male. Costoro lentamente caddero preda dell’ombra:

« Potevano aggirarsi, se lo volevano, invisibili agli occhi di tutti in questo mondo sotto il sole e potevano vedere cose di mondi invisibili agli uomini mortali; ma troppo spesso vedevano solamente i fantasmi e le illusioni di Sauron. »

Illusioni, fole, nebbie, sono tutto ciò che gli uomini vedono sotto il potere di Sauron il Demiurgo. Presto divennero ombre a loro volta, né vivi, né morti, né reali, né irreali, avviluppati in un velo di Maya che non può essere sollevato, e assunsero il nome di Nazgûl, detti anche i Nove o gli Spettri dell’Anello. Curioso che il loro numero corrisponda proprio a nove, che è il numero di Maya.

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Sauron con al dito l’Unico Anello, nell’adattamento cinematografico di Peter Jackson.

Gli Anelli, governati dell’Unico, hanno il potere di agire sulla materia rendendo invisibili i loro portatori e rallentando lo scorrere del tempo. È questo un potere tipicamente demiurgico. Il Demiurgo è tradizionalmente il signore delle forme e del tempo. Sauron può assumere qualunque forma, almeno fino alla caduta di Nùmenor, può rendere invisibili i corpi tramite gli anelli, che rallentano anche il fluire del tempo. In una lettera a Milton Waldman [4], Tolkien scrive:

« Il loro potere principale (di tutti gli anelli assieme) fu quello di evitare e di rallentare il “decadimento” (vale a dire il “mutamento”, considerato come cosa riprovevole), nonché di conservare ciò che si desidera o che si ama, oppure la sua parvenza: e questo è più o meno un tema elfico ricorrente [5]… Gli anelli possedevano pure altri poteri… per esempio quello di rendere invisibile il corpo materiale e di far sì che le realtà del mondo invisibile divengano visibili. »

L’anello, allora, può disvelare il sostrato occulto della materia e controllare il tempo. L’anello è tradizionalmente un simbolo di Chronos/Kronos: è noto che i termini latini annus (anno) e annulus (anello) abbiano nella particella an (nel senso di circum) la loro radice. Gollum e Bilbo vissero assai più a lungo del normale proprio grazie alla reliquia che custodivano ignari.

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Sauron, mettendo le mani sullo spazio e sul tempo (che insieme, come dice Schopenhauer, formano il principio di causalità), aspira ad essere l’unico artifex e padrone del cosmo. Come il Demiurgo gnostico nulla crea dal nulla, e tuttavia getta il suo potere sul cosmo, stringendolo a sé con l’Unico Anello e plasmandolo secondo il proprio oscuro volere.


Note:

[1]  I Valar o Signori dell’Occidente (così chiamati poiché ebbero la loro sede definitiva nel continente di Aman, a occidente della Terra di Mezzo, dopo che videro distrutta la loro prima terra, Almaren, ai tempi degli Anni delle Lampade) sono assimilabili agli dèi del politeismo pagano. Facile, ad esempio, riconoscere Zeus in Manwë, il cui animale-simbolo è l’aquila, Poseidone in Ulmo, Efesto in Aulë e Ade in Mandos. Ancora, tra i Valar femmina, appare chiaro che Varda, sposa di Manwë, sia Era e Yavanna Demetra.

[2]  Tra i Maiar più famosi si ricordano Eönwë, l’araldo di Manwë, Ossë, lo scudiero di Ulmo, e Melian, che andò in sposa al potente re elfico Thingol, signore del Doriath. Maiar incarnati in forma umana furono anche gli Istari, o Stregoni. I più famosi furono senz’altro Mithrandir (o Gandalf il Grigio) e Curunìr (o Saruman il Bianco).

[3] «Quando il Thangorodrim venne distrutto e Morgoth rovesciato, Sauron assunse nuovamente sembianze di bellezza e fece atto di sottomissione a Eönwë, l’araldo di Manwë, abiurando tutte le proprie malefatte. E alcuni ritengono che Sauron non l’abbia fatto, in un primo momento, mentendo, ma che egli si fosse davvero pentito, sia pure solo per paura… Ma non era nei poteri di Eönwë perdonare chi apparteneva al suo stesso ordine e così comandò a Sauron di tornare ad Aman per esservi giudicato da Manwë. Allora Sauron provò vergogna, e non volle tornare umiliato ed essere condannato dai Valar a quello che doveva senz’altro essere un lungo periodo di servizio che ne dimostrasse la buona fede: sotto Morgoth, infatti, il suo potere era stato grande. Perciò, quando Eönwë se ne andò, egli si nascose nella Terra di Mezzo; e ricadde nel male, poiché i lacci che Morgoth aveva gettato su di lui erano assai forti» (Silmarillion).

[4]  Lettera a Milton Waldman, 1951.

[5]  Gli Elfi, razza primogenita e immortale di Ilùvatar, non avevano il concetto della morte e del cambiamento, benché potessero osservarli. Per loro, il divenire della Terra di Mezzo (e che è assente in Aman) è conosciuto nei termini dello “svanire”. Agli occhi degli immortali le cose che passano se ne vanno, semplicemente, nell’ombra, e l’impossibilità di trattenerle è alla base della tendenza antiquaria degli Elfi, e dei Noldor in particolare, i più malinconici e nostalgici della stirpe elfica.


Bibliografia:

  • John Ronald Reuel Tolkien, Il Silmarillion, Bompiani, XI ed., 2015
  • John Ronald Reuel Tolkien, Racconti Incompiuti, Bompiani, I ed., 2001

 

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