“L’Era del Serpente”: “Il serpente e il drago: morfologia del simbolismo ofidico”

“L’Era del Serpente”, seconda pubblicazione annuale e settima totale di Italian Sword&Sorcery Book, è in vendita in formato digitale a 3,30€, con un nostro saggio di 40 pagine (40.000+ battute) “Il serpente e il drago: morfologia del simbolismo ofidico”, oltre a un racconto inedito di Andrea Gualchierotti e un saggio di Francesco La Manno

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Sinossi del racconto —
A. GUALCHIEROTTI:

“L’Era del Serpente”

L’Era del Serpente è il grande affresco del primordiale dominio dei rettili. Ambientata in un’epoca remotissima, eoni prima della storia conosciuta, la vicenda si svolge su una Terra che solo da poco ha conosciuto il primo vagito dell’essere umano, e sulla cui superficie domina da sempre la stirpe del Serpente, un’evoluta razza di umanoidi rettili generata in giorni senza nome dal dio Set. Il racconto si apre con uno sguardo al magniloquente tramonto della civiltà dei Serpenti. Dopo un apogeo durato millenni, in cui i rettili hanno raggiunto vette meravigliose di sapere arcano e tecnologico, il loro impero si avvia ad una decadenza ormai sempre più rapida, che nulla sembra in grado di fermare. Assillati dal propagarsi di una degenerazione che ne indebolisce tanto il sangue quanto le menti, i Serpenti sono altresì assediati dal diffondersi sconcertante di esseri a loro sconosciuti, che ne insidiano il regno altrimenti incontrastato: gli uomini. Altezzosa e sofisticata, irrigidita in rituali e convenzioni che non intende mutare, la pur superiore genia dei rettili non riesce a capacitarsi della comparsa, avvenuta in uno sconosciuto e per essa inospitale deserto polare, della stirpe umana, che agli occhi vitrei dei figli di Set appare tanto barbara quanto disgustosa. Ciò nonostante, come colpiti da una maledizione, neanche i rutilanti eserciti di guerrieri Nath, l’elite militare del popolo rettile, riescono a fermare l’avanzata delle tribù che calano dal Nord, sciamando sulle rovine di città un tempo gloriose. La fine dei Serpenti pare inevitabile. Eppure, è proprio al culmine di questo scontro epocale che sale al trono della ciclopica capitale dei rettili, Xyl, il potente sacerdote Salith, ultimo fra i depositari dell’antica scienza e fanatico adoratore di Set. Deciso a invertire le sorti del conflitto e salvare i Serpenti dall’annientamento, egli attingerà ai più abominevoli segreti della magia nera, fino a richiamare sulla Terra orrori risalenti alla fondazione del mondo, il tutto mentre attorno a lui, come in una esotica e macabra danza di sortilegi e intrighi, si dipaneranno le storie – contigue e non – del fedele discepolo Kla-lhat, dell’indolente imperatore Ktlàn, e delle figure sanguinarie e brutali dei generali umani, capitanati dall’ambiguo Tholius. E prima che l’ultima battaglia sia combattuta, anche il mondo stesso attraverserà il suo sconvolgimento finale.

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Incipit del saggio —
M. MACULOTTI:

“Il Serpente e il Drago:

morfologia del simbolismo ofidico”

Le tradizioni mitiche di tutto il globo, dall’Europa alle Americhe, dall’Asia all’emisfero australe, sono ricche di divinità, entità demoniache e personaggi mitici che ci rinviano al simbolismo del serpente o del drago (o, più in generale, del rettile). Gli esempi che si possono portare a riguardo sono eterogenei, comprendendo sia dèi superni (come ad esempio il Quetzalcoatl tolteco-azteco, Ungud il «Serpente-Arcobaleno» degli aborigeni australiani e Damballa nel voodoo haitiano), dee dall’aspetto ofidico-antropomorfo (Nüwa nella mitologia cinese, Wadjet in quella egizia pre-dinastica, la celeberrima «Dea dei Serpenti» minoico-cretese e l’azteca Coatlicue, letteralmente «Gonna di Serpenti», dotata di un aspetto terrificante e di una cintura di mani umane mozzate che la accomuna alla Kali degli indù), eroi culturali egualmente ibridi (Cecrope nell’ambito greco, Fu Xi in quello cinese), dèi con appendici serpentiformi aventi il dominio sui fenomeni atmosferici quali venti, piogge e tempeste (Tlaloc in Messico, Shenlong e i «Re Dragoni» in Cina, il dio del vento del nord Borea in Grecia), misteriose genie ofidiche che vivono nel sottosuolo (i Nāga in India e il «Popolo-Serpente» del folklore Hopi in Nordamerica) o in un «mondo dietro al nostro» (i Djnn della tradizione mitica araba pre-islamica e tutta quella serie di creature «fatate» anguipedi, di cui la Melusina medievale costituisce l’esempio più noto). In tutto questo ben di dio di tradizioni mitiche il simbolismo ofidico si erge a simbolizzare, di volta in volta, le ierofanie più disparate: ora il dio-serpente ha una parte rilevante nei miti di creazione del mondo e dell’uomo (sia in funzione di divinità creatrice che, per esempio nel mito sumero-babilonese e in quello giudaico-cristiano, come entità trickster), altre volte è simbolo di guarigione e conoscenza se non addirittura di immortalità, altre ancora appare legato alle acque (superne o sotterranee) e, come si è detto, al «mondo di sotto», essendo non di rado connesso quindi ad una dimensione «infernale». Talvolta, come nell’Europa medievale, le entità serpentiforme di natura «inferiore-infernale», dimoranti nel «mondo sotto al nostro», sono preferibilmente di sesso femminile, e hanno una parte rilevante nei racconti mitici per quanto riguarda l’unione sessuale con l’eroe-fondatore di dinastie, a cui danno dei figli: è il caso per esempio della già menzionata Melusina, fata ibrida del folklore europeo, che il mito vuole iniziatrice della Casata francese dei Lusignani. In questo breve saggio sul simbolismo del serpente cercheremo di dare una visione d’insieme di questi vari esempi che abbiamo riportato sinteticamente in apertura del nostro lavoro. Naturalmente la vastità dell’argomento che trattasi in questa sede non ci permetterà di esporre un quadro del tutto esauriente dell’argomento: e tuttavia, a dispetto delle attese, il lettore stesso si renderà conto che non di rado personaggi mitici e simbolismi ofidici apparentemente di natura diversa se non addirittura opposta si connettono, nella rete del folklore e delle tradizioni antiche, in maniera sorprendente, noi diremmo quasi tridimensionale. In questo modo, ragionando idealmente secondo una griglia di archetipi cui abbiamo brevemente accennato (conoscenza-guarigione-immortalità-acque superne e sotterranee-fenomeni atmosferici, ecc.), il lettore avrà modo di realizzare come spesso le varie figure mitiche connesse al simbolismo ofidico si richiamino l’un l’altra, anche quando appaiono apparentemente molto lontane fra loro, non esistendo nel Mito una vera e propria linea di demarcazione. In tal modo — a differenza, per esempio, della tradizione giudaico-cristiana, nella quale il Serpente dell’Eden appare nell’unica veste «satanica» di tentatore della novella stirpe umana — la concezione sacra delle civiltà tradizionali poté integrare nella propria visione del mondo il simbolismo ofidico in tutte le sue potenziali sfaccettature, negative come positive (categorie che non sussistono in sé nell’ambito concettuale del mondo antico e «tradizionale»), celesti come «infernali», maschili e femminili, e via dicendo.

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Una piccola anteprima del nostro saggio per i nostri lettori:

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