Robert Louis Stevenson “nei Mari del Sud”

Negli spacci esotici di Robert Louis Stevenson riguardanti i viaggi nell’Oceano Pacifico del biennio 1888-89 emerge, grazie al suo occhio da antropologo, l’«ossessione thanatica» delle popolazioni native dei Mari del Sud, nonché gli scampoli di una tradizione folklorica e mitica che, benché già quasi del tutto annientata da coloni e missionari, dà l’impressione di non poter essere mai del tutto eradicata.

In principio era il Verbo: la fanta-gnosi di Philip K. Dick in “Ubik”

Ubik è un metaromanzo. Tutto, in Ubik, è verbalismo, pura fiction. Ubik è il verbo che “esiste fin dal principio”, il verbo che crea i mondi. Ubik è la pura apparenza, ma è anche il Principio. Qua e là nel romanzo emergono citazioni platoniche: su tutte il Mito della Caverna e la curiosa applicazione della dottrina degli universali: le “cose” sono solo maschere calate su altre maschere, che cadono man mano che il processo di regressione o di decadimento si abbatte su di esse.

Mircea Eliade: l’iniziazione sciamanica e le tecniche dell’estasi

In questo estratto da “Lo sciamanismo e le tecniche dell’estasi” (1953), Mircea Eliade mette a confronto le tecniche estatiche delle varie tradizioni sciamaniche, dalla Siberia all’Australia passando per le Americhe, cercando di individuarne i tratti in comune.

Agostino Arrivabene, quella pittura colma di volontà magica

Domani, lunedì 7 settembre, inaugura a Milano la mostra di Agostino Arrivabene, artista geniale e visionario alfiere del figurativo italiano contemporaneo. Cerchiamo qui di metterne in luce il personalissimo “oniricon”: un ponte verso una surrealtà che non nega il mondo dei fenomeni, ma integra il visibile della potenza estatica dell’invisibile.

Sulla concezione tradizionale dell’arte figurativa e sulla sua funzione sacrale

Come affermato da storici delle religioni come Coomaraswamy, Zimmer, Eliade e da esoteristi come Guénon ed Evola, nelle società tradizionali ad ogni arte o scienza profana è sempre corrisposta una “scienza sacra”, la quale aveva «un carattere organico-qualitativo e considerante la natura come un tutto, in una gerarchia di gradi di realtà e di forme di esperienza, delle quali forme quella legata ai sensi fisici non è che una particolare». Esempi di questa concezione dell’arte si possono rinvenire nei bassorilievi dei tempi induisti, ma anche nelle rappresentazioni rupestri risalenti all’epoca dei Cromagnon.