Fuori ora! «ARTHOS» n.29/2020

Finalmente, con un po’ di ritardo a causa della situazione sanitaria, è uscito l’albo 2020 di ARTHOS (n.29 della nuova serie, Arya Edizioni – OICL), rivista di Studi Tradizionali fondata nel 1972 e diretta dal prof. Renato Del Ponte, su cui esordisco con un contributo a me estremamente caro. Ovviamente, per me è un onore assoluto essere stato invitato a collaborare all’edizione annuale di questa rivista che definire storica è poco, e lo è doppiamente in virtù della tematica del saggio che porta la mia firma, dato che si tratta di un argomento a cui personalmente tengo tantissimo: IL CULTO DEI FAIRIES NEI PAESI CELTICI: UN’ESCATOLOGIA DI MORTE E RINASCITA.

L’ipotesi di lavoro da cui sono partito — in linea con i vari articoli già pubblicati negli anni su AXIS mundi nella sezione “Culti cosmico-agrari dell’antica Eurasia” — si basa sull’idea che nella tradizione gaelica della cosiddetta Fairy-Faith si debbano a mio parere riscontrare alcune concezioni tipiche di un substrato para-sciamanico solitamente riservato a popolazioni asiatiche o amerindie, del tipo di quelle analizzate da Mircea Eliade nella sua imprescindibile opera Lo Sciamanismo e le tecniche dell’estasi. Eliade riscontrò elementi sciamanici nella tradizione europea con riguardo all’antica Grecia, all’ecumene germanico-scandinavo e all’Europa dell’Est, ma — inspiegabilmente, ai miei occhi — egli bypassò quasi del tutto la tradizione celtica, a mio parere invece ricchissima di suggestioni di questo genere. In questo senso, a più di 70 anni dalla pubblicazione dello Sciamanismo eliadiano, questo mio saggio vorrebbe andare a colmare questa lacuna.

In allegato potete leggere la breve presentazione scritta dal prof. Del Ponte (che giustamente, come abbiamo avuto modo di chiarire telefonicamente, rigetta la denominazione accademica ottocentesca di “Animismo”, termine che io utilizzo in questa sede in un’accezione assai più vasta e tradizionale, con riguardo alla c.d. “Anima Mundi”), nonché le pagine iniziali del mio lavoro, che complessivamente occupa ben 30 pagine dell’albo in questione (pp. 8–37), e l’indice integrale dell’albo.

M.M.

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