Thor Heyerdahl, teoria e prassi

Il 6 ottobre 1914, esattamente 107 anni fa, nasceva in Norvegia Thor Heyerdahl — antropologo, esploratore, scrittore e regista. Andiamo a ripercorrere le fasi principali della sua vita, a partire dalla spedizione Kon-Tiki con cui attraversò il Pacifico su una zattera di balsa costruita secondo la maniera degli antichi, al fine di dimostrare agli accademici la possibilità dei viaggi transoceanici nell’antichità.

di Samuele Baricchi

Copertina: Thor Heyerdahl e la sua ciurma sulla Kon-Tiki

Sono appena terminate le atrocità della Seconda Guerra Mondiale quando Thor Heyerdahl, forse uno dei più famosi antropologi e archeologi del secolo scorso, partì per un’impresa che lo renderà famoso in tutto il pianeta. Discorrendo più volte con gli indigeni delle isole polinesiane lo studioso era giunto alla conclusione, basandosi sullo studio delle correnti oceaniche e sul culto indigeno che riguardava l’adorazione del Sole, che gli antenati di questi ultimi provenivano non da occidente, bensì da oriente. Tutto proveniva da est, il Sole, il vento, ogni cosa, per questa ragione gli indigeni polinesiani veneravano il Sole e l’est.

In Polinesia ascoltò da un vecchio indigeno le leggende riguardo l’antenato mitologico del suddetto popolo, che si diceva fosse giunto da est, non da ovest. Le prove scientifiche di questo mito non ci sono, anzi, smentiscono la teoria di Heyerdahl, il DNA mitocondriale degli indigeni ha riscontri con l’Australia, l’India, l’Asia sud orientale, quindi verrebbe da pensare che sia più probabile che la Polinesia fu abitata da persone che si spostarono verso oriente. Eppure Heyerdahl si basò su un’intuizione piuttosto semplice, ma geniale. Come potevano, infatti, navigare contro corrente? Come possono esserci statue e ritrovamenti archeologici come manufatti e raffigurazioni di vario tipo molto simili tra loro sia in Polinesia, sia in Colombia? Heyerdahl pensò che gli antenati ancestrali dei polinesiani furono amerindi.

Thor Heyerdahl (1914 – 2002)

Heyerdahl mise in discussione più che altro la teoria in voga nella prima metà del Novecento secondo la quale gli oceani e i fiumi erano un ostacolo per i popoli antichi. Oggi abbiamo una mente molto più aperta al riguardo e i suoi viaggi transoceanici possono fornire spunto per nuove speculazioni. Non tanto per la veridicità fattuale, quanto per l’applicazione del metodo: ogni impresa del biologo e antropologo norvegese aveva un valore fortemente pragmatico. Gli studiosi suoi contemporanei giudicavano impossibile la navigazione oceanica poiché nell’antichità le popolazioni che navigavano lo facevano su imbarcazioni simili a zattere, costruite con giunchi, legno di balsa, oppure papiro, per quanto concerne l’area del nord Africa.

Decise di provare egli stesso a compiere il viaggio che gli antenati mitici dei polinesiani avevano fatto, costruendo il Kon-Tiki, un’imbarcazione di legno di balsa costruita con l’aiuto di maestranze locali, seguendo passo passo ogni consiglio per la costruzione di un’imbarcazione il più possibile simile a quelli degli indigeni in epoca precolombiana, senza l’uso di materiali moderni. Il 28 Aprile del 1947 salpò da Callao trasportato dalla corrente di Humboldt. Il 30 Luglio dello stesso anno l’equipaggio avvistò l’isola di Puka Puka, nell’arcipelago delle Tuamotu, e dopo un’altra settimana raggiunse l’atollo di Raroia.

Questa spedizione dimostrò la possibilità pragmatica e prettamente tecnica che gli abitanti della Polinesia fossero i discendenti di colonizzatori sudamericani, che semplicemente seguendo le correnti oceaniche con zattere e imbarcazioni di legno di balsa avrebbero potuto raggiungere le isole in mezzo al Pacifico. Con questa spedizione Heyerdahl dimostrò che le Galápagos erano state un punto di approdo di navigatori provenienti dalle Americhe in epoca precolombiana. Individuò l’isola come possibile attracco delle zattere pre-incaiche preistoriche, ritrovamento di abitazioni precolombiane con resti di centinaia di vasi in ceramica dell’Ecuador e del Perù del nord. Le isole avrebbero potuto essere uno scalo migratorio dal Sud America verso la Polinesia.

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La Kon-Tiki in mare

Sono, a mio avviso, valide entrambe le teorie, sia quella dei detrattori dell’antropologo norvegese, sia quelle portate da Heyerdahl e dimostrate da lui stesso con le sue spedizioni. C’è da considerare che nessuno aveva prima d’allora fatto qualcosa di simile al viaggio del Kon-Tiki. Heyerdahl non utilizzò mai materiali moderni: fece costruire ogni natante secondo i metodi più tradizionali, e considerava questo un punto fondamentale nel suo lavoro di ricerca. Il filmato della spedizione, montato sotto forma di documentario, ha anche permesso allo studioso di vincere un Oscar.

Thor Heyerdahl è stato paragonato nello spirito ai primi esploratori spaziali, tutti uomini che avevano vissuto le atrocità che l’uomo è in grado di compiere e forse, più o meno consapevolmente, desideravano un riscatto, una redenzione, e percepirono chiaramente che quella sensazione di salvezza non poteva che provenire, discendere da un senso di libertà assoluta, che spesso coincide con l’azzardo di proporre teorie plausibili, con la volontà di dimostrarle, e con lo spingersi nel suo caso all’avventura nel senso vero e proprio del termine, ma sempre con la voglia dello studio di tutto ciò che ha a che fare con la bellezza della creazione e della vita. Nella prima metà del Novecento le menti più geniali si ritrovarono a interrogarsi su come rinnovare la guerra e i sistemi bellici: dopo aver visto troppa ferocia, gli studiosi come Heyerdahl sentirono che era giunto il momento di spingere le proprie energie verso la creazione, non più verso la distruzione, verso un mondo che può essere unito, e che forse, in epoca precolombiana, lo era molto più di quanto si pensa.

Sappiamo infatti che alcuni figli della Scandinavia, i Vichinghi, giunsero nel nord America molto prima di Colombo e che in tutto il mondo sono stati trovati reperti archeologici la cui reciproca somiglianza difficilmente può essere ricondotta al puro e semplice caso. Heyerdahl ipotizzò che gli oceani, i mari, e soprattutto i fiumi fossero anch’essi visti dall’uomo antico come i sentieri in mezzo ad un bosco, o in mezzo a un deserto. L’approccio pragmatico delle civiltà antiche e la necessità di spostarsi a causa di carestie o di condizioni avverse che oggi con la moderna tecnologia possono essere affrontate diversamente li avrebbe resi molto intelligenti dal punto di vista pratico, permettendo loro di usare materiali inadatti alla navigazione intesa in senso moderno, ma perfetti per il tipo di navigazione che serviva loro, essenzialmente basata sull’approvvigionamento di cibo pescato.

Thor Heyerdahl (1914 – 2002)

Molti popoli sono studiati ancora oggi per quanto riguarda l’ambito delle imbarcazioni antiche, tra i quali anche gli stessi Vichinghi, che con le loro navi lunghe riuscivano a spingersi e a commerciare e ad avere contatti con larga parte del mondo allora conosciuto. Vi sono esempi su tutto il pianeta di leggere imbarcazioni da pesca che sono utilissime per il tipo di approvvigionamento che serve a una popolazione autoctona di un determinato territorio, ma che non hanno impiego nel mercato globale e nei grandi scambi commerciali. Ma un ragionamento intellettualistico e puramente razionale non ti spinge ad affrontare un viaggio lungo il Pacifico su di una zattera costruita con legno di balsa, con tutto il mondo scientifico che sostiene che si tratti di un deliberato suicidio. Quello che ti spinge, in quel caso, a mio parere, è la pura voglia di conoscenza e di esperimentare il creato, con ogni sua sfaccettatura, oltre al desiderio impellente di dimostrare una teoria dal punto di vista pratico.

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In seguito organizzò e guidò altre spedizioni. “The Ra Expeditions” è il nome delle due spedizioni su un’imbarcazione di papiro che nominò egli stesso Ra, come il dio egizio. Nel 1969 partì dalla città fenicia di Safi, in Marocco, con un’imbarcazione costruita da maestranze del Lago Ciad. Il progetto si basava su documentazioni di tipiche antiche imbarcazioni egizie in papiro, eccessive per navigare solo sul Nilo. Dopo 56 giorni, furono costretti ad abbandonare il natante a circa una settimana di navigazione dalla meta. Del ridotto equipaggio, anche per la successiva traversata della RA II, fece parte l’esploratore documentarista e alpinista italiano Carlo Mauri. Nel 1970, sempre dal Nord Africa, partì con un’imbarcazione costruita da amerindi Aymara del lago Titicaca, percorse in 57 giorni 3270 miglia, raggiungendo l’isola di Barbados. Con questa spedizione dimostrò la fattibilità tecnica, anche nell’antichità, di viaggi dal vecchio verso il nuovo mondo, suggerendo quindi che la somiglianza culturale tra i popoli precolombiani e le popolazioni assiro-babilonesi, potrebbe non essere dovuta al caso.

Secondo Heyerdahl ad un certo punto, o in più momenti, della storia antica vi fu una grande migrazione e guardando la mappa delle correnti oceaniche è plausibile pensare che dal nord Africa le correnti portarono i migranti prima nei pressi dei Caraibi, poi dell’America del Sud, per poi spingersi ancora verso le isole Galapagos e successivamente la Polinesia. Tutto questo, ovviamente, non in un unico viaggio, e non necessariamente eseguito dal medesimo equipaggio (sarebbe assurdo!) ma nel corso della storia antica popolazioni più vecchie dei Fenici avrebbero potuto navigare attraverso i secoli e attraverso le onde oceaniche migrando ogni volta quando fosse necessario tramite l’uso d’imbarcazioni che, tecnicamente, come lo studioso dimostrò, potevano effettivamente compiere viaggi lunghi anche attraverso l’oceano, seguendo le giuste correnti.

Thor Heyerdahl (1914 – 2002) a Rapa Nui

Heyerdahl si occupò anche di scavi archeologici sull’isola di Pasqua. Stabilitosi a Rapa Nui per un anno, nel 1955, Heyerdahl analizzò scientificamente le possibili tecniche di costruzione e trasporto dei moai, le statue famosissime dell’isola. Dimostrò che molti di essi erano sepolti dentro la collina e spuntava di queste raffigurazioni statuarie solamente il capo, e che in origine recavano sulla testa una sorta di copricapo in pietra rossa. Aiutato da archeologi professionisti, effettuò un’analisi stratigrafica sulla colonizzazione dell’isola, risalente almeno al 380 d.C. Tramite l’analisi dei pollini nelle stratificazioni in un lago paludoso, dimostrò definitivamente che alcuni secoli prima dell’arrivo degli Europei, l’isola era coperta da una fitta vegetazione arborea.

Vennero confutate, con un efficace esperimento pratico, le teorie legate all’impossibilità per un popolo “primitivo” di scolpire ed erigere statue di quelle dimensioni e quel materiale senza una tecnologia avanzata. Riguardo a questo tema ancora oggi moltissimi s’interrogano sulla natura della costruzione delle Piramidi o appunto dello spostamento di enormi blocchi di pietra in età antica o preistorica, richiamandosi puntualmente agli esperimenti sul magnetismo di Nicola Tesla. L’approccio di Heyerdahl era molto pragmatico, come suo solito. Durante l’esperimento, con una tecnica indigena e strumenti rudimentali, sei uomini riuscirono in soli tre giorni a scolpire interamente una statua di dodici tonnellate in tufo vulcanico e trasportarla utilizzando 180 uomini, muniti di funi e di un’enorme slitta di legno. Un’altra statua pesante trenta tonnellate, rimasta a terra per secoli, venne issata su un’alta piattaforma di muratura, mediante un apposito basamento di pietre.

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Heyerdahl organizzò poi una spedizione nel 1977, sempre su un’imbarcazione costruita con giunchi e canneti secondo l’antica tradizione degli abitanti del lago Titicaca, attraverso la culla della civiltà umana. Percorse 6800 chilometri, prima lungo il fiume Tigri fino al golfo Persico, poi nell’oceano Indiano fino alla valle dell’Indo in Pakistan, per raggiungere l’imboccatura del mar Rosso, a occidente. L’intento era sempre quello di dimostrare la possibilità di intensi scambi commerciali e culturali tra i popoli mesopotamici e le popolazioni dell’Africa occidentale. Operò sul campo alle Maldive, dove trovò reperti archeologici che dimostrarono come l’arcipelago fosse un importante approdo e punto di passaggio per i viaggiatori diretti in India provenienti dalla terraferma già 2000 anni prima di Cristo. Fece ulteriori studi sull’isola di Pasqua, dimostrando come una squadra di soli quindici uomini potesse trasportare una delle famose statue dell’isola. Si recò nuovamente in Perù, dove studiò le piramidi di Tucumè, e sulle isole Canarie, dove dimostrò che le piramidi di Guimar non sono ammassi casuali di pietre, ma opera dell’uomo.

Thor Heyerdahl (1914 – 2002) a Colle Micheri, in Liguria

Nel 2002 era ad Azov in Russia, alla ricerca delle origini dei popoli scandinavi, ma gli scavi furono interrotti dal peggioramento delle sue condizioni di salute. Lo stesso anno, nella sua villa in Liguria a Colla Micheri, lasciò questo mondo. Stava cercando quella che simbolicamente era identificata dagli antichi norreni come Asaheimr, la terra mitica nella quale, sulla punta dell’albero cosmico Yggdrasill, abitano gli Aesir, le divinità dei culti scandinavi. Vi sono molte teorie che asseriscono che i Vichinghi trasponessero nel mito e nella leggenda luoghi realmente esistenti: Jotunheimr poteva essere l’Islanda, o le isole a Nord della Norvegia. Così allo stesso modo Asaheimr, la terra degli dei, poteva essere un luogo dove viveva una popolazione di un certo tipo, che aveva dato origine ai primi insediamenti norreni. Heyerdahl applicò sempre un’interpretazione empirica della mitologia e un approccio molto pratico alla ricerca e allo studio dei popoli antichi.

All’inizio della sua carriera da avventuriero, in quella che fu la spedizione che lo rese famoso a livello globale, con la zattera Kon-Tiki, era biologo, specializzato nello studio delle popolazioni dell’oceano Pacifico e della Polinesia. Dopo una vita di studi e di ricerche, soprattutto svolte stando a contatto con gli indigeni e con i luoghi che erano oggetto di speculazione da parte sua, ottenne moltissime onorificenze e da semplice biologo divenne Commendatore dell’Ordine Reale Norvegese di Sant’Olav, nel 1950, dopo la spedizione di Kon-Tiki, per poi ottenere diversi e importanti riconoscimenti in tutto il mondo, dall’Egitto, dove divenne Cavaliere dell’Ordine al Merito, all’Italia, dove nel 1965 per iniziativa del Presidente della Repubblica venne insignito del titolo di Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

Heyerdahl fu quindi anche un fiore all’occhiello dell’Italia, ma potremmo affermare tranquillamente del mondo intero, anche se scelse la villa a Colla Micheri come oggetto di restauro e come luogo di villeggiatura, nell’atmosfera al tramonto della Liguria che da sul mar Mediterraneo. Fece della villa un luogo quasi di ritiro spirituale, un locus amoenus dove perdersi nei suoi pensieri e nelle sue speculazioni, dove studiare, approfondire, confrontare, cercare di comprendere la natura dell’antichità dell’uomo e delle sue epoche più distanti da noi, capendo, intuendo che conoscere il passato equivale a conoscere se stessi.

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