Il 27 febbraio 1960, giorno della morte di Adriano Olivetti, è un evento simbolico sotto diversi punti di vista: segna il tramonto del “sogno informatico” italiano; la fine dell’esperienza della Comunità olivettiana, che perdeva il suo perno e motore propulsore; e, non ultimo, un brusco arresto alla diffusione del pensiero di Rudolf Steiner, padre della dottrina esoterica nota come Antroposofia, in Italia.

di Nicolò Maggio

Il 27 febbraio 1960, giorno della morte di Adriano Olivetti, è un evento simbolico sotto diversi punti di vista: segna il tramonto del “sogno informatico” italiano; la fine dell’esperienza della Comunità olivettiana, che perdeva il suo perno e motore propulsore; e, non ultimo, un brusco arresto alla diffusione del pensiero di Rudolf Steiner, padre della dottrina esoterica nota come Antroposofia, in Italia.

Nel corso della sua attività imprenditoriale ed editoriale, infatti, Adriano Olivetti finanziò la stampa antroposofica ei movimenti steineriani sorti nel nostro paese, mostrando di conoscere e stimare il pensiero di Steiner, dal quale riprese e rielaborò, molto probabilmente, le teorie sull’organizzazione sociale . È infatti possibile scorgere, al di là di un comune intento di elevazione sia materiale che, soprattutto, spirituale dell’uomo, evidenti connessioni e parallelismi fra la teoria della tripartizione sociale steineriana e l’organizzazione sociale, tramite il modello Comunità, di Olivetti. Aspetti sui quali, dunque, risulta fondamentale soffermarsi specie in vista di un rinnovamento umano e sociale di là da venire e al quale tanto Rudolf Steiner quanto Adriano Olivetti hanno tentato di indirizzare l’umanità. 

Adriano Olivetti: l’impresa come comunità 

Questo articolo è pensato come una sorta di introduzione a uno studio più approfondito e complesso, che intraprenderò a tempo debito, inerente relazioni e connessioni fra il pensiero dell’antroposofo Rudolf Steiner e quello di Adriano Olivetti , uno degli ultimi imprenditori e intellettuali illuminati e liberi del secolo scorso, per quanto concerne l’idea di Società-Comunità, i suoi scopi, funzioni, valori nel contesto sociale, culturale, economico dell’Europa della seconda metà del Novecento. Ergo, in quanto testo d’apertura, si auspica dia inizio ad un proficuo dibattito sul tema e ad altri studi più dettagliati. 

Innovativo per il suo tempo – e per i tempi a venire – il modello di Impresa di Adriano Olivetti (1901-1960) , imprenditore, azionista, scrittore, intellettuale fuori dagli schemi tradizionali dell’Italia conservatrice del Secondo Dopoguerra, resta, ancora oggi, un punto di riferimento fondamentale per chi, imprenditore, industriale, libero pensatore, uomo, voglia attuare strategie d’impresa – e stili di vita – finalizzate non soltanto finalizzate non soltanto ad un arricchimento personale, al profitto e ai bisogni materiali, ma anche al benessere (fisico, mentale, spirituale) dei suoi dipendenti.

La peculiarità del metodo Olivetti sta infatti nell’aver saputo far coincidere all’interno della sua azienda di famiglia, la “Società Ing. C. Olivetti e C.”, fondata dal padre Camillo, rendimento economico, produttività e soddisfacimento dei bisogni fisici, emotivi, mentali dei dipendenti, un equilibrio tra solidarietà sociale e profitto.

L’Organizzazione sociale, infatti, applicata da Adriano Olivetti all’interno della sua azienda, si mostra all’avanguardia e avanzata per il tempo: siamo nell’Italia devastata ma in risalita del post Secondo Conflitto Mondiale e l’imprenditore piemontese ha un’ intuizione: riesce a comprendere, in un clima di generale rilancio economico – industriale, che il soddisfacimento dei bisogni dei suoi dipendenti risulta strettamente correlato ad una maggiore produttività lavorativa, qualitativamente migliore ed esteticamente curata, precisa, originale.Per raggiungere questo equilibrio ultimo, tra felicità collettiva ed efficienza economica, l’imprenditore piemontese predispone migliori condizioni di vita e lavorative per i suoi dipendenti, i quali, ad esempio, ricevevano stipendi mediamente più alti a rispetto a quelli di altre imprese – fabbriche simili del tempo in Italia (circa il 20% in più rispetto al salario medio di un dipendente della contemporanea FIAT), e godevano, inoltre, di diverse convenzioni lavorative e servizi sociali gratuiti, altrove assenti nel panorama aziendale / industriale italiano. 

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Adriano Olivetti (1901-1960)

Nel contesto dell’Impresa Olivetti erano anche presenti asili, per i figli degli operai, ampi spazi e abitazioni adiacenti la fabbrica, ad un basso impatto ambientale e paesaggistico, ad uso dei dipendenti. Quest’ultimi, infine, potevano anche servirsi di biblioteche e sale dove seguire dibattiti e concerti, relazionarsi con pittori, artisti, cantanti, che apparivano accolti in azienda -si pensi, tra gli altri, a Pasolini, Montale, Dario Fò. L’attenzione e l’educazione al bello erano al centro della visione olivettiana: la fabbrica e le strutture adiacenti, la biblioteca, l’asilo, erano frutto di un design che fondava modernità e originalità estetica, arte e architettura: mecenate, su sua commissione viene realizzata la pittura murale Boogie Woogiedi Renato Guttuso, nel 1945, per lo show-room Olivetti di Roma su una parete di due piani; poi, negli anni ’70, quando il locale cessò la sua attività, l’opera fu staccata e ricollocata nella mensa degli stabilimenti di Scarmagno (Torino). Adriano si circonda inoltre di noti architetti, come Figini e Pollini, Ignazio Cardella e Luigi Cosenza, ma anche di intellettuali e scrittori come Geno Pampaloni, il sociologo Franco Ferrarotti, il designer e fotografo Ettore Sottsass, il cui frutto sono gli impianti nuovi e originali di Ivrea, Pozzuoli, Scarmagno, la produzione di macchinari avanzati tecnologicamente e, nel contempo, all’avanguardia nel design e nella cura dei dettagli; ancora, scriverà Olivetti,

“La bellezza, insieme all’amore, la verità e la giustizia, rappresenta un’autentica promozione spirituale. Gli uomini, le ideologie, gli stati che dimenticheranno una sola di queste forze creatrici, non potranno indicare a nessuno il cammino della civiltà.” 

Adriano Olivetti, Il mondo che nasce , Edizioni Comunità, Torino, 2014

Nelle ore lavorative, inoltre, i dipendenti svolgevano le proprie mansioni in spazi ben illuminati e comodi, poiché Olivetti era ben conscio dell’effetto benefico della luce solare sia sull’attività, produttività, salute fisica e mentale dei suoi dipendenti, traducibile con una maggiore resa, sia sull’ambiente interno in generale.

La fabbrica di Ivrea diventava così la resa pratica della teoria forse più rivoluzionaria – e, per certi versi, scomoda a molti – dell’Impresa olivettiana come “Comunità”, un’idea con molta probabilità tratta e sviluppata (in parte) a partire dalle teorie di Rudolf Steiner (1861-1925). Per entrambi, infatti, non esiste un divario fra scienze tecniche e umanistiche ma, anzi, le une collaborano al completamento e miglioramento delle altre, per il benessere economico, sociale, tecnologico dell’Impresa e, di qui, della Comunità nel suo insieme.

 

Rudolf Steiner (1861-1925)


Ipotesi sull’influenza del pensiero antroposofico nella “Comunità” olivettiana 

Personalità poliedrica, imprenditore innovativo e impegnato nel sociale, intellettuale instancabile, Adriano Olivetti riteneva che la fabbrica fosse il nucleo di partenza dell’attuazione completa della sua idea di Comunità, fine della sua politica sociale: al centro di queste entità socio – culturali, non delimitate da confini geografici precisi, Adriano poneva l’idea di una fondazione che raggruppasse le forze più vive della società, azionisti, intellettuali, imprese, enti pubblici, università, rappresentanze dei lavoratori, in stretta relazione tra loro e complementari. Queste forze sociali, unite, avrebbero garantito il progresso scientifico, l’eliminazione di differenze economiche profonde tra i vari membri della comunità, alimentando il proficuo scambio culturale,Un’idea di Comunità che vide ad Ivrea il suo laboratorio d’eccezione e che Adriano voleva, da lì, espandersi in tutta Italia, a livello nazionale: nobile intento che non riuscì a portare avanti a causa della prematura morte (1960) e della miopia della politica italiana, ma resta encomiabile il caso di Matera, dove Adriano condusse uno studio urbanistico – sociale, dirigendo i lavori dell’ UNRRA-CASAS, che portarono alla realizzazione del borgo della Martella e al risanamento della zona dei Sassi, e di Pozzuoli , sede di uno stabilimento Olivetti, perfettamente integrato nel contesto naturale – mediterraneo e molto produttivo,; entrambi i casi costituiscono degli ottimi esempi dell’attuazione pratica e del funzionamento delle teorie sociali olivettiane. Teorie che puntavano a migliorare lo standard di benessere collettivo e industriale di tutta la penisola, incluso il Meridione, in un contesto nel quale la politica italiana e le grandi aziende spostavano profitti e sforzi imprenditoriali verso il Nord, disinteressandosi di un Sud Italia in crisi, poco industrializzato e devastato dalla Guerra, ma caratterizzato dalle notevoli potenzialità e dall’eccezionale vitalità delle sue risorse umane. Olivetti aveva profondamente intuito che organizzazione sociale e organizzazione territoriale erano strettamente connesse: da uno sviluppo razionalistico e positivo della seconda dipende un’efficiente organizzazione sociale, che si struttura attorno ai punti focali (la fabbrica, l’industria, l’impresa con servizi adiacenti , luoghi della cultura come biblioteche, luoghi di ritrovo politico e culturale come le “Sedi Comunità”, numerosi a Matera).

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Di queste innovative idee, posizioni e teorie, lo stesso Adriano ha lasciato una copiosa e illuminante traccia con i suoi scritti, tra i quali sono senz’altro da menzionare L’ordine politico della Comunità (1946), Città dell’uomo (1959), Il cammino della Comunità (1960).

Queste teorie avvicinano Adriano ad un’altra grande figura di intellettuale e pensatore del secolo scorso, Rudolf Steiner (1861-1925), con il quale, secondo alcuni studiosi dell’opera e del pensiero di Olivetti, esistono delle relazioni per quanto concerne la teorizzazione dell’organizzazione sociale; in particolare, Steiner, padre dell’Antroposofia, avrebbe influenzato Adriano con i suoi scritti – e ciò sarebbe dimostrato dai finanziamenti di Olivetti alla stampa antroposofica e ai movimenti steineriani. Tramite questi canali (si pensi alla rivista “Antroposofia” diretta da Rinaldo Küfferle fino al 1955 e da Silvia Schwarz Colorni dal 1955 al 1984, diretta da Luigi Bellavita dal 1984) sono state proposte e diffuse le idee e teorie dell’intellettuale “esoterico” , in primis la sua Triarticolazione dell’Organismo Sociale (1917-1922), un modello sociale composto da tre sottosistemi autonomi (sfera economica, sfera culturale e sfera giuridica) ma tutti e tre interconnessi come parte di un unico organismo. In Steiner sono infatti presenti alcuni principi interessanti e innovativi, nei quali è possibile rintracciare delle similitudini con il pensiero di Olivetti relativo la Comunità: la cultura e le scienze devono essere libere dai condizionamenti della politica e dell’economia per esprimersi al meglio e innovare la società; da un’istituzione, libera, indipendente, trasversale, deriva il migliore stato della vita economica e giuridica della società; i diritti dei lavoratori non devono essere intaccati dalle esigenze della produzione e del profitto, ma devono essere la priorità, poiché il diritto del lavoro deve essere il fondamento dell’economia, e non il contrario;

Quali che siano gli ipotetici collegamenti con la teoria di Steiner, Adriano Olivetti voleva fare della fabbrica il primo mattone della società democratica, un luogo che potesse servire da modello per la costruzione di una nuova società, oltre che realtà lavorativa all’avanguardia e innovativa, dove i bisogni dei lavoratori (sia pratici che culturali, emotivi, intellettuali) erano fondamentali per creare profitto, e non sottomessi a quest’ultimo: una fabbrica nova, un esperimento sociale, che certo trovava dei punti di riferimento in alcuni grandi autori, economisti , critici e filosofi conosciuti e studiati da Adriano, dal gallese Robert Howen (1771-1858), a Henri Schneider (1840-1898) in Francia, dal pensiero marxista a Maritain (1882-1973).

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Connessioni e parallelismi con il Padre dell’Antroposofia che, a mio avviso, arricchiscono il già abbondante e complesso panorama sugli studi dell’opera, attività e pensiero di Adriano Olivetti. Del resto il pensiero dell’imprenditore d’Ivrea resta oggi attuabile più che mai: innalzando a valori e principi inviolabili il rispetto e il soddisfacimento dei bisogni intellettuali, emotivi e spirituali degli uomini, la Comunità olivettiana diventa una teoria-contro-sistema nel mondo di oggi, capace di opporsi alle logiche speculative, all’individualismo e prepotenza dell’uomo contemporaneo, alle strategie meccaniche e, spesso, antietiche, senza rispetto dei diritti fondamentali del dipendente, dei grandi colossi neocapitalisti del nostro tempo.Come non pensare alle multinazionali di internet (Amazon è solo uno dei tanti esempi), ai grandi marchi e, più in generale, allo sfruttamento del (lavoratore, dipendente, individuo prossimo) da parte dei colossi economici o dei dirigenti d’azienda, in un contesto lavorativo e sociale sempre più materiale e sempre meno spirituale, abituato alla sopraffazione dell’uomo che, per ragioni di mercato e del dollaro, resta schiacciato dall’individualismo e da una politica del consumo (di matrice occidentale) fine a se stessa. Tutto ciò contro cui, seppur in modo diverso ma efficace, tanto Rusolf Steiner quanto Adriano Olivetti, si sono sempre, coraggiosamente e tenacemente, battuti, sorretti esclusivamente dalla validità del loro pensiero.abituato alla sopraffazione dell’uomo che, per ragioni di mercato e del dollaro, resta schiacciato dall’individualismo e da una politica del consumo (di matrice occidentale) fino a se stessa. Tutto ciò contro cui, seppur in modo diverso ma efficace, tanto Rusolf Steiner quanto Adriano Olivetti, si sono sempre, coraggiosamente e tenacemente, battuti, sorretti esclusivamente dalla validità del loro pensiero. abituato alla sopraffazione dell’uomo che, per ragioni di mercato e del dollaro, resta schiacciato dall’individualismo e da una politica del consumo (di matrice occidentale) fino a se stessa.Tutto ciò contro cui, seppur in modo diverso ma efficace, tanto Rusolf Steiner quanto Adriano Olivetti, si sono sempre, coraggiosamente e tenacemente, battuti, sorretti esclusivamente dalla validità del loro pensiero.


BREVE BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO 

A. Olivetti, L’ordine politico delle Comunità. Le garanzie di libertà in uno Stato Socialista , Nuove Edizioni Ivrea, Ivrea, 1945

A. Olivetti, L’ordine politico delle Comunità dello Stato secondo le leggi dello Spirito , Edizioni di Comunità, Roma, 1946 

A. Olivetti, Società, Stato, Comunità. Per un’economia e politica comunitaria , Edizioni di Comunità, Milano, 1952

A. Olivetti, Città dell’uomo , Edizioni di Comunità, Milano, 1960

A. Olivetti, Le fabbriche di bene , Edizioni Comunità, Roma/Ivrea, 2014

P. Ciorra, F. Limana, M. Trevisani (a cura di), Universo Olivetti. Comunità come utopia concreta , Edizioni Comunità, Ivrea, 2020

F. Colombo, M. Pace Ottieri, Il tempo di Adriano Olivetti , Edizioni di Comunità, Ivrea, 2019

F. Ferrarotti, La concreta utopia di Adriano Olivetti , EDB, Bologna, 2016

L. Negri, La Comunità di Olivetti: molto Steiner e niente Marx , in “La Confederazione Italiana”, 14 settembre 2022

Rudolf Steiner, Come si opera per la triarticolazione dell’organismo sociale , Editrice Antroposofica, Milano, 2018 (1922)

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