OGNI ANIMA È UNA STELLA — 4) Julius Evola

In questo nuovo articolo della rubrica astrologica “Ogni anima è una stella” analizziamo il tema natale di Julius Evola, nato il 19 maggio di 125 anni fa, attraverso alcuni spunti biografici.

di Flavio Margotti

Nato il 19 maggio 1898 Giulio Cesare Andrea Evola è un individuo che non si può inquadrare semplicemente: i suoi interessi sono stati molteplici, le vertigini che insorgono nel lettore date dalle ampie vedute delle sue opere coincidono apparentemente con delle “sconnessioni”, oltre che con diversi cambiamenti nei suoi interessi (filosofo, alpinista, artista, poeta, scrittore, esoterista). Sicuramente è stato un individuo poliedrico. Nondimeno, la prima cosa che emerge da questo TN è invece la sua immobilità: egli non si è mai mosso, centrato ha realizzato ogni immanenza come linea di vetta.

Infatti un evento decisamente raro è impresso in questo cielo: luna, mercurio e venere non hanno aspetti (venere non comunica con astri visibili dunque presenti, personali), raro in quanto questi corpi sono i più vicini ai luminari e hanno più possibilità di intercettarsi. Il significato di questa configurazione porta i corpi interessati a rendersi simbolicamente immobili: essi non disperdono la loro energia e dunque si potenziano uscendo dal dominio della personalità, si scollegano dalle contingenze attuali per raggiungere fatalmente le simbologie dei pianeti indicati, amplificando i settori (segni, case) in cui è collocata. L’archetipo si percepisce come incontaminato e dunque anche la personalità si percepirà come sconnessa alla natura in senso fenomenico, dunque anche le loro prospettive saranno dislocate dalle condizioni naturali come famiglia (luna), cultura (mercurio), arte (venere).

È quell’immobilità a cui prima si accennava: gli dèi meditano sulla propria intelligibile potenza e il loro essere crea la realtà. Che sia chiaro: ciò indica anche grandi prove e crisi di personalità, poiché il dio va trattenuto e la natura soggiogata prima di poter usufruirne. Questo dà un senso alle varie fasi del suo percorso professionale-realizzativo, modi per fare confluire sulla terra le sue personalità sublimate, ciò nell’ottica di quel contenuto fetale, preternatale, numenico ossia involuto, non stabilito dagli eventi celesti. Ma più chiare sono le parole dello stesso Evola:

Potrei parlare di una linea preesistente, o celata eredità, che nel corso della mia esistenza è stata ravvivata da varie influenze. Da ciò deriva la sostanziale autonomia del mio sviluppo. È probabile che ad un dato momento due personalità abbiano esercitato su di me una insensibile ma reale azione risvegliatrice. Ma già il fatto che io ne abbia avuto il sospetto solo a distanza di anni, dimostra che non si trattò di un innesto estrinseco. Il naturale distacco dall’umano nei riguardi di molto di ciò che, specie nel campo affettivo, viene solitamente considerato come normale, si manifestò in me in età giovanissima, direi anzi soprattutto in essa. Come aspetto negativo, dovunque questa disposizione si è manifestata ibridamente, impegnando la mia semplice individualità, essa ha ingenerato una certa insensibilità e freddezza d’animo. Però nel campo che più importa è stata essa a rendermi possibile il riconoscimento diretto di valori non condizionati, esulanti del tutto dal modo di vedere e di sentire dei miei contemporanei.

Ricordiamoci che tra gli erranti isolati vi è la luna, che determina l’infanzia, la famiglia, la madre, la patria determinando il volersi staccare dall’umano (luna), determinato dal raggiungere una autonomia emotiva:

Non posso ricondurre le disposizioni di cui ho parlato ad influenze d’ambiente nè a fattori ereditari (nel senso corrente, biologico). Debbo pochissimo all’ambiente, all’educazione, alla linea del mio sangue. In larga misura, mi sono trovato in contrasto sia con la tradizione predominante in Occidente il cristianesimo e il cattolicesimo – sia con la civiltà attuale, col « mondo moderno» democratico e materialista, sia con la cultura e con la mentalità prevalenti nella nazione in cui sono nato. l’Italia, sia, infine, col mio ambiente familiare. Se mai, l’influenza di tutto ciò è stata indiretta, negativa: ha favorito solo delle reazioni.

La luna si trova in toro (esaltazione) che ne dà una mente stabile, una intelligenza sensoriale, una tendenza a una fermezza immanente, a nutrire o “caricare” la materia (dall’arte, alla sessualità, all’alchimia da laboratorio). Inoltre si trova in nona casa, portando a concentrare la sensibilità e la dedizione dell’individuo verso i temi connessi con la cultura (studi superiori), la religione (o per meglio dire concezione del divino), i viaggi (tradizioni, culture e popolazioni distanti per tempo e spazio tra loro). Il nativo ha una immaginazione stimolata, ispirata e ispiratrice e tali temi si sono presentati nella vita dalla prima infanzia essendo la luna in riferimento, ma anche mercurio (adolescenza) si presenta in questa casa accrescendo l’intensità prematura di tali esperienze:

Nella prima adolescenza, mentre seguivo studi tecnici e matematici, si sviluppò in me un interesse naturale e vivo per le esperienze del pensiero e dell’arte. Da giovinetto, sùbito dopo il periodo dei romanzi d’avventure, mi ero messo in mente di compilare, insieme ad un amico, una storia della filosofia, a base di sunti. D’altra parte, se mi ero già sentito attratto da scrittori, come Wilde e D’Annunzio, presto il mio interesse si estese, da essi, a tutta la letteratura e l’arte più recenti. Passavo intere giornate in biblioteca, in un regime serrato ma libero di letture. In particolare, per me ebbe importanza l’incontro con pensatori, come Nietzsche, Michelstaedter e Weininger. Esso valse ad alimentare una tendenza di base, anche se, a tutta prima, in forme confuse e in parte distorte, quindi con una mescolanza del positivo col negativo.

L’elemento mercuriale prima accennato è anch’esso in toro, portando a percepire le idee nell’ottica di un “idealismo sensoriale” come lui stesso afferma, ciò essendo accentuato dall’ascendente in vergine (sistematicità) che conferisce una modalità terrestre: l’intelletto ha bisogno di rendere integrale, ben strutturato, organico il pensiero, questo soprattutto manifestando lo stesso pensiero attraverso la scrittura e la formazione letteraria. Chiunque abbia avuto in mano un libro di Evola non può non notare la qualità ma anche quantità di bibliografia e fonti, questo suo scavare nel pensiero, modellarlo in miniere di altre dimensioni non può che confermare l’ascendente in vergine, che con la simbologia del boote, “colui che spinge avanti il bue” (come Hermes con i buoi di Apollo) e con la costellazione del corvo rendono perfettamente il carattere crepuscolare (l’estate si conclude, ultimi tempi per concludere i lavori del campo e prepararsi per l’inverno). Tutto ciò si può comprendere meglio attraverso il tarocco associato alla vergine, ossia l’eremita (psicopompo), perché Evola è stato soprattutto un indicatore di vie: nella lunga notte dell’anima si sposta con la lanterna che custodisce il sole, trasporta il fuoco sacro della tradizione con cui accende la fiaccola incendiaria di colui che annuncia la Rivolta contro il mondo moderno.

Le tracce sussistenti – spesso ancor solo nella pietra – di alcune grandi civiltà delle origini racchiudono spesso un significato di rado avvertito. Dinanzi a quel che resta del più antico mondo greco-romano e poi più oltre, dell’Egitto, della Persia, della Cina, fino a giungere ai misteriosi e muti monumenti megalitici sparsi fra deserti, lande e foreste come ultime emergenti e immobili vestigia di mondi sommersi e travolti – e, come limite nella direzione opposta nel corso della storia, fino ad alcune forme del Medioevo europeo: dinanzi a tutto ciò viene da chiedersi se il miracoloso resistere al tempo di tali testimonianze, oltre ad esser dovuto ad un concorso favorevole di circostanze esteriori, non racchiuda anche il significato di un simbolo.

L’importante è che qualcuno si tenga in piedi, nonostante tutto per conservare anche in maniera sotterranea e senza effetti immediatamente percettibili la tradizione.

Per concludere con gli erranti isolati e procedere anagogicamente, si osserva venere ubicata in gemelli (indipendenza sociale a fine intellettuale) ma, cosa più suggestiva, congiunta a nettuno: il pianeta dell’unione e armonia delle forme, generazione delle idee, socialità, matrimonio si fonde con il pianeta della trascendenza, dello sciogliersi delle forme, infrangendo ogni limite, ogni parola, ogni contenitore, l’evasione del celibato (poligamo, non si è mai sposato) la congiunzione si riassume in bellezza e sacralità. Tracciando alcune associazioni di significato non si può non citare tutti gli intrattenimenti intellettuali, in seno a avanguardie artistiche (nettuno come giove indicano la formazione e l’espansione attraverso tale maestria): proprio in questo periodo di culmine giovanile Evola aderisce al movimento Dada fino al 1923 in cui concluse la sua fase di realizzazione artistica e inizia due anni di esercizio trascendentale anche attraverso un uso di sostanze stupefacenti per raggiungere stati alterati di coscienza (venere e nettuno sono i principali significatori associati alle “droghe”):

In questo contesto, vi è anche da accennare all’effetto di alcune esperienze interiori da me affrontate a tutta prima senza una precisa tecnica e coscienza del fine, con l’aiuto di certe sostanze che non sono gli stupefacenti più in uso […] Mi portai, per tal via, verso forme di coscienza in parte staccate dai sensi fisici.

Evola fu l’artista (venere) in senso nettuniano, concependo quello che lui definisce “astrattismo mistico”, i cui simboli emergono da uraniche architetture e le oceaniche pennellate costeggiano non luoghi, dove primordiali esseri devono assumere ancora una forma, e dalle cui carni immortali sorge la schiuma da cui nasce nutrita Venere Anadiomene o quella Afrodite che Platone chiama Urania, manifestazione incontaminata e primigenia di quella Pandemica. Questa suggestione può anche ricordare l’affinità spirituale con il tantrismo espresso in L’uomo come potenza e Lo yoga della potenza, e in un qualche modo venere congiunta a nettuno si riferisce a una capacità di connettersi più profondamente con la sessualità e usarla per espandere le proprie percezioni e connessioni più profonde, questo anche immergendosi nel battesimo del suo abisso, le magnetiche fatalità e le sabbatiche rotte guidate da flessuose sirene iniziatrici, che espandono il cuore e gonfiano le vele della nave che si espone ai vasti oceani della conoscenza:

Mi sono soffermato sul dominio del sesso, per indicare ancora una volta la situazione ambivalente subentrata: che tutti i tabù, le interdizioni e i convenzionalismi vigenti in quel campo siano caduti o stiano per cadere, può anche essere un bene. Resta solo da vedere chi può usare la nuova libertà, e in che modo può usarla – in opposto a tutto ciò che è corruzione spicciola, primitivismo sessuale e ossessione pandemica della donna e del sesso. Ciò che nel nuovo spazio può essere fatto valere, per dei rapporti liberi, intensi ed essenziali, fra uomo e donna, rimanda in parte ad alcune prospettive da me indicate in Metafisica del Sesso. L’assurdità del procreare apparendo sempre più evidente, come via più sicura per assicurare una continuità ho indicato non quella del sangue, ma quella della trasmissione di un sapere e di un orientamento interiore a chi sia qualificato (paternità spirituale). La dissoluzione moderna fa sì che non si possa più contare sul supporto correlativo di un sangue; ogni nuova generazione si sente staccata anarchicamente sempre di più dalla precedente.

Ad accentuare questo aspetto di magnetico uso realizzativo (magico) della sessualità è anche la controparte sessuale di venere, marte, che si trova nel domicilio dell’ariete (dando prontezza, intenso coraggio e tensione per la conquista) e in casa 8, casa del sesso ma non solo: è infatti nell’asse di tifone e è detta la porta d’entrata dell’ade, “inizio della morte” ossia la “bocca di orco”. Lo stesso Evola in Metafisica del sesso associa i simboli della morte al sesso (Eros-Thanatos): questa casa è dunque il crogiolo di trasformazione dell’individuo, dove avviene la catabasi. Marte qui porta il maschile a scontrarsi con più prove di tipo segreto, dove sottili stimolazioni scandiscono il silenzioso combattimento calato nelle più intime radici della propria storia personale. Questa casa infatti sradica, estirpa (dominio di saturno) per rendere più chiara questa trasmutazione in un contesto fenomenico. Si può riportare la perdita dell’uso degli arti inferiori per una lesione al midollo spinale avvenuta in un bombardamento a Vienna, nel quale Evola era nell’intento di:

Non schivare anzi di cercare i pericoli, nel senso di un tacito interrogare la sorte.

Adeguato con calma alla situazione, pensando umoristicamente talvolta, che forse si tratta di dèi che han fatto pesare un po’ troppo la mano, nel mio scherzare con loro.

Per concludere l’iniziale riferimento della sessualità si può riferire l’aneddoto che Sibilla Aleramo (con cui Evola intrattenne una relazione tortuosa) riferisce:

Disumano qual è, gelido architetto di teorie funambolesche, vanitoso, perverso, s’è trovato dinanzi a me come a cosa tutta viva, tutta schietta, mentre aveva fantasticato chissà… quale avventura necrofila. E questa cosa tutta schietta l’ha turbato, l’ha commosso, segretamente.

Come ben si intuisce la casa 8 è strettamente connessa con il “soprannaturale”, e marte qui porta ad agire di nascosto, per vie traverse e sotterranee, e si agisce nell’ottica di una “guerra occulta” (restaurazione a ridosso di una capillare infiltrazione della sovversione) se non di una “grande guerra santa” (eroica conquista di se stessi, al di là dell’umano):

Il bisogno del sovrannaturale sta nel profondo della natura umana e non si può negarlo senza mutilare questa natura stessa.

Compito essenziale che oggi si pone all’uomo differenziato: “Far che ciò su cui non si può far nulla, nulla possa su di noi”.

Qui il potere (marte) viene esercitato da dietro le quinte. Per porre un’ulteriore associazione biografica, vi è da riferirsi a quando nel 1927 Evola forma il cenacolo iniziatico “UR” (con il significato tra i molti di ariete) i cui obiettivi ben aderenti alla simbologia di questo marte erano:

Fra gli appartenenti a questo gruppo operativo [di UR] due elementi almeno erano dotati di reali poteri. Quanto alle finalità, quella più immediata era il destare una forza superiore da servire d’ausilio al lavoro individuale di ciascuno, forza di cui eventualmente ciascuno potesse far uso. Vi era però anche un fine più ambizioso, cioè l’idea che su quella specie di corpo psichico che si voleva creare potesse innestarsi, per evocazione, una vera influenza dall’alto. In tal caso non sarebbe stata esclusa la possibilità di esercitare, da dietro le quinte, un’azione perfino sulle forze predominanti nell’ambiente generale di allora. Quanto alla direzione di tale azione, i punti principali di riferimento sarebbero stati più o meno quelli di Imperialismo Pagano e degli ideali “romani” di Arturo Reghini.

Con l’approvazione dei patti lateranensi e dopo che Mussolini si inquietò, credendo che qualcuno agisse magicamente sulla sua mente, e dopo lo scioglimento del gruppo di UR nel 1929 Evola viene sorvegliato dal regime in quanto accusato di affiliazione all’Ordo Templi Orientis oltre che di essere “degenerato”, “pederasta” e “cocainomane” ed è costretto ad assumere alcune guardie del corpo, altri militanti fascisti che invece simpatizzavano per le sue idee (come testimoniato da Massimo Scaligero). La diceria infondata continuò a circolare anche anni dopo nel Movimento Sociale Italiano.

Essendo in casa d’acqua marte porta infatti nemici nascosti, combattere (vivere il maschile, marte) in ambiti nascosti, nonché l’essere percepiti come trasgressivi ed eversivi (cosa che meglio si vede nel dopoguerra con “autodifesa”), ma questo è anche ben simboleggiato dall’opposizione di plutone (indagatore, osservatore) e saturno (organizzazioni statali ma anche spirituali, potere politico cosi come un potere extra-normale). A tal proposito, come non rimandare a un’opera come Maschera e volto dello spiritualismo contemporaneo.

Illustrazione originale di Alice Siega

Fondamentale per comprendere la costituzione occulta del nativo è però l’osservazione del corpo portante e centro radicale dell’oroscopo del filosofo degli iperborei, il sole: anche se in secondo esilio (toro) si trova nel nakshatra (siderale) “krittika” (coltello), la cui dimora planetaria è di surya (sole) e la cui casta kshatriya è la sua milizia, ma soprattutto si trova congiunto alla cuspide del MC, spazialmente nello Zenith, ossia il culmine del cielo, il picco uranico in cui il la nascita invitta del sole è il vertice che muove la ruota del cielo. In decima casa infatti il sole ha la sua gioia planetaria elevando la sua potenza incontrastata su tutto il TN: infatti essa ha i nomi di “Leo” o “Imperium”. È infatti la casa della giovinezza (puer solare), educazione e figure educatrici/madre (donna- domina ossia signora, il leone come attributo della grande madre, da cibele all’XI arcano), valori che poi si tramutano in realizzazione, conquista, regalità e riconoscimento della propria autorità. Il proprio io promana sicurezza e si purifica attraverso l’azione, fede nella condotta, nella gerarchia, nell’esercitare un dominio indipendente e un forte individualismo:

Come è evidente, vi era una certa antitesi fra le due predisposizioni. Mentre l’impulso alla trascendenza ingenera in un senso di estraneità per la realtà e in gioventù — quasi il desiderio di una liberazione o evasione non esente da sfaldamenti mistici, la disposizione da kshatriya mi portava alla azione, all’affermazione libera centrata sull’Io. Può dirsi che il contemperare le due tendenze sia stato il compito esistenziale fondamentale di tutta la mia vita. Assolverlo, ed evitare, anche, un tracollo, mi è stato possibile nel punto in cui giunsi a cogliere l’essenza dell’uno e dell’altro impulso su di un piano superiore.

La misura di ciò che si può esigere dagli altri è data da ciò che si sa esigere da sé stessi; non saprebbe dominare secondo giustizia gli altri e dare ad essi una legge chi non abbia capacità di dominare anzitutto sé stesso e di dare a sé stesso una legge.

Più che con la politica questa casa si riferisce all’ordine, il potere temporale, “il patto”: la natura solare del nativo partecipando dell’influenza di giove ridesta il carattere olimpico attraverso il trigono del sole con un giove in bilancia (legge, giustizia, conservazione) in seconda casa, in cui domicilia essendo questa casa l’altra faccia dell’ottava ossia “porta di uscita dell’Ade” e dunque è la casa delle speranze, che determina i talenti e possedimenti (altre volte abbiamo analizzato la sua simbologia) e dunque un approccio anagogico, estensivo:

È assolutamente un errore che l’imperio si possa costruire sulla base di fattori economici, militareschi, industriali e anche “ideali”. L’Imperium, come secondo la concezione iranica e romana, è qualcosa di trascendente, e lo realizza soltanto chi abbia la potenza di trascendere la piccola vita dei piccoli uomini, con i loro appetiti, con i loro gretti orgogli nazionali, con i loro “valori” “non valori” e Dei.

Questa frase rappresenta bene la guerra che il sole muove contro la titanica invasione di urano (elemento prometeico) dall’imum coeli data dall’opposizione, conferendo alla personalità uno spiccato individualismo a livello sociale e lo scontrarsi della persona con la modernità, e attraverso essa riuscire a affermare il proprio io quasi come un Cavalcare la tigre. L’opposizione conferisce una tensione interiore in grado di far emergere picchi di genialità e energia.

Tornando alla casa in cui urano giace si deve dire che qui saturno (dunque anche urano) ha dimora, detta “demonio”, ed essendo il fondo cielo è il fondamento di tutte le cose, atlante reggitore o vecchio che sostiene la ruota della fortuna (X arcano) è dunque “fine di tutte le cose”, per estrarre alcune associazioni da questo antico pozzo: famiglia, casa, edifici storici, paese, al padre, agli antenati, alla propria vecchiaia.

Si comprenderà dunque che la natura di questa opposizione si manifesta in un asse (4-10) fortemente legato al tempo e ai fattori che ne determinano l’ambiente (familiare sotto e sociale sopra). Una quarta casa con urano e saturno conferisce potere attraverso i beni della famiglia e per analogia attraverso l’antenato (tradizione, mito, simbolo) concentrazione nei temi della storia: forza attraverso l’indagine della propria origine (si vedano opere come Il mito del sangue e Sintesi di dottrina della razza), memoria, responsabilità nell’affermarla, fermezza in esse e un senso rigidamente pratico e tecnico nel trattarla, infine innovazione di esse, in quanto il magnetismo esercitato da questi temi è dovuto al fatto che saturno e urano tagliano. La separazione prodotta porta alla distanza necessaria per poterne esercitare un controllo, conseguenze queste che dunque si allacciano ai riferimenti inizialmente accennati all’alienazione familiare del nativo: freddezza in casa, essendoci chirone innestato alla cuspide di IC porta un profondo dissenso dato da ferite profonde e non rimarginabili. Ciò conferisce il potere di “curare il sangue”: il guaritore del villaggio riedifica il tempio abbattuto e dimenticato, risana le stirpi e avanza verso la porta degli dei:

Come ogni bisogno, come ogni brama e ogni passione esprime una privazione dell’essere, il no detto a tutto ciò integra, accresce, esalta l’essere e lo sospinge verso una vita superiore, centrale, solare. Dominatore vero, natura imperiale è appunto chi dispone di una più alta quantità di essere, da cui gli altri sono fatalmente, quasi senza che in un certo senso, lui lo voglia, accesi, attratti, travolti, è colui che si impone per così dire, con la semplice presenza: come uno sguardo più vasto e temibile a cui gli altri non sanno resistere; come quella calmissima grandezza che arresta magicamente anche braccio armato e slancio di fiere e direttamente suscita rispetto, desiderio di obbedire, di sacrificarsi, di cercare in questa più vasta vita il senso della propria vita più vera. in costui tutta una stirpe, tutta una tradizione, tutta una storia ardono, come nel loro atto: cessano di essere astrazioni, idealità esangui, si fanno realtà, vita assoluta fine a se stessa e libertà pura, spirito, luce.

Concludendo la trattazione del TN va indicata la presenza della parte fortuna in leone (avere come bussola di viaggio la propria identità e realizzare il viaggio attraverso il proprio coraggio e determinazione) ciò nella dodicesima casa introflette il fuoco leonino, facendone un sole nero che nutre solo chi ne sappia cogliere la luce profonda e che mostra i demoni (12 casa) che si annidano, soggiogandoli attraverso una regalità occulta. Qui, dunque, si potrebbe dire che il leone sia interpretabile come la proverbiale tigre da cavalcare.

A lato delle grandi correnti del mondo, esistono ancora individualità ancorate nelle “terre immobili”. Sono, di massima, degli sconosciuti che si tengono fuori da tutti i trivi della notorietà e della cultura moderna. Essi mantengono le linee di vetta, non appartengono a questo mondo – pur essendo sparsi sulla terra e spesso ignorandosi a vicenda sono uniti invisibilmente e formano una catena infrangibile nello spirito tradizionale. Questo nucleo non agisce: ha solo la funzione a cui corrisponde il simbolismo del “fuoco perenne”. In virtù di essi, la Tradizione è presente malgrado tutto, la fiamma arde invisibilmente, qualcosa connette sempre il mondo al sovramondo. Sono coloro che vegliano.


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