L’iniziazione sciamanica e le vie dell’Aldilà nella tradizione nordamericana

Similmente alla tradizione europea, anche quella nordamericana riconosce nel periodo del solstizio d’inverno la “porta” d’accesso al mondo dei morti e degli spiriti e, quindi, il tempo adatto alle iniziazioni giovanili e alle cerimonie mascherate, tra cui quella irochese delle “Facce False” e quella kwakiutl dello “Spirito Cannibale”. Queste credenze e pratiche, nonché l’analisi dei viaggi sciamanici al “Villaggio degli Spiriti”, ci consentono di comprendere le dottrine dei popoli nativi del Nordamerica sulle varie anime che compongono l’essere umano e sul rapporto intrattenuto dai vivi con il mondo degli spiriti.


Jack Fiddler, l’ultimo cacciatore di Wendigo

(articolo di Gian Mario Mollar, originariamente pubblicato su FarWest)

Il suo nome Ojibwa era Zhauwuno-Geezhigo-Gaubow, «Colui che si staglia contro il cielo del sud», e, nel dialetto Cree, Maisaninnine o Mesnawetheno, «Uomo di stile», ma gli uomini bianchi della Hudson Bay Company lo soprannominarono Jack Fiddler. Nato tra il 1830 e il 1840 nella terra selvaggia e rigogliosa a nord ovest del Lago Ontario, figlio di un rispettato e temuto sciamano, divenne a sua volta capo e sciamano della tribù dei Sucker di Sandy Lake. Ai tempi della sua infanzia, la regione era spoglia di animali e di uomini, in quanto la Hudson Bay Company, dedita al Commercio di pellicce, aveva ormai abbandonato l’avamposto dopo anni di caccia intensiva e indiscriminata che avevano impoverito il territorio. La tribù dei Sucker fu così costretta a spostarsi più a sud, al Big Trout Lake, per commerciare e il giovane Zhauwuno-Geezhigo-Gaubow lavorò per qualche tempo come battelliere, per trasportare le pellicce alla York Factory. 

I misteriosi indiani Natchez, Figli del Sole

Tra la miriade di popolazioni che abitarono in passato le vaste praterie dell’America settentrionale, un capitolo a parte meritano i Natchez della valle meridionale del Mississippi. Essi infatti, pur appartenendo alla confederazione di tribù Cree di lingua muskogee, parlavano un dialetto peculiare e ben distinto da quello delle altre popolazioni del Sud-Est, denominato Natchesan. Dalle poche fonti che la storia ci ha tramandato sembra che la loro cultura, di tipo sedentario, sia nata intorno al 700 d.C. e che sia stata fortemente influenzata dalle grandi civiltà mesoamericane, in particolar modo per quanto riguarda il culto del Sole—e del sovrano divinizzato in quanto suo figlio—e la pratica volontaria dell’immolazione come pratica degna del massimo onore.

La psicosi nella visione sciamanica degli Algonchini: Il Windigo

di Marco Maculotti

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Le popolazioni aborigene del Canada, spesso stanziate nelle riserve limitrofe al confine con gli Stati Uniti, sono oggi divise in tribù che portano nomi diversi (Algonchini, Cree, Ojibwa), sebbene continuino perlopiù a condividere una visione molto simile dell’uomo e del suo rapporto con la natura e con gli spiriti – e, come è facile immaginare, una medesima mitologia. Nell’universo magico-sciamanico che fonda la visione di queste popolazioni – oggigiorno l’ultimo baluardo della sapienza che contraddistinse per secoli l’intera popolazione nativa dell’America settentrionale – gli spiriti con cui l’uomo può entrare in comunicazione sono chiamati generalmente manitu – lo stesso vocabolo che, con la maiuscola, identifica l’Essere divino universale, l’energia sacra che tutto permea.