Video-diretta: Alexandra David-Néel, immortalità e reincarnazione in Tibet, India e Cina – con Matteo Martini

Lunedì 3 aprile avremo il piacere di ospitare sul nostro canale YouTube Matteo Martini, curatore del saggio di Alexandra David-Néel Immortalità e reincarnazione. Dottrine e pratiche della Cina, del Tibet e dell’India, la cui edizione italiana è stata recentemente pubblicata dalle edizioni Aurora Boreale.

Sulla concezione tradizionale dell’arte figurativa e sulla sua funzione sacrale

Come affermato da storici delle religioni come Coomaraswamy, Zimmer, Eliade e da esoteristi come Guénon ed Evola, nelle società tradizionali ad ogni arte o scienza profana è sempre corrisposta una “scienza sacra”, la quale aveva «un carattere organico-qualitativo e considerante la natura come un tutto, in una gerarchia di gradi di realtà e di forme di esperienza, delle quali forme quella legata ai sensi fisici non è che una particolare». Esempi di questa concezione dell’arte si possono rinvenire nei bassorilievi dei tempi induisti, ma anche nelle rappresentazioni rupestri risalenti all’epoca dei Cromagnon.

“Il Viaggiatore di Agartha”: il realismo magico di Abel Posse

Nel romanzo iniziatico dello scrittore e diplomatico argentino, pubblicato trent’anni fa e ambientato durante le ultime battute della Seconda Guerra Mondiale, convolano a nozze il «realismo magico» di Pauwels e Bergier, le dottrine esoteriche della Scuola Teosofica di fine Ottocento che poi influenzarono le società segrete mitteleuropee Thule e Vril e la leggenda orientale del regno sotterraneo degli Immortali. Sullo sfondo, un’Europa ormai allo stremo e un Tibet che da lì a pochi anni avrebbe conosciuto la tragedia indelebile dell’invasione cinese.

La sofferenza della terra: la sovrappopolazione e i miti di spopolamento in India, Iran e Grecia

Il mitologema della «stanchezza cosmica» e della «sofferenza della terra», a cui segue immancabilmente un’azione divina volta allo spopolamento del pianeta — che sia una guerra tra dèi o un diluvio inviato dal cielo — per bilanciarne gli equilibri irrimediabilmente compromessi, si ritrova con notevoli corrispondenze in diverse tradizioni indoeuropee, o piuttosto indomediterranee: in India e Iran così come nell’antica Grecia, e in parte anche nella tradizione veterotestamentaria.

Metafisica del Sangue

Il sangue è sempre stato considerato, nella storia delle idee, vettore di una potente forza magica e veicolo di un simbolismo complesso e variegato, a cominciare dalle pitture rupestri risalenti al Paleolitico per giungere fino alle tre religioni “del libro” (cristianesimo, islam, ebraismo), passando per i miti cosmogonici delle tradizioni antiche (babilonese, induista, norrena, ecc.), senza ovviamente tralasciare il suo utilizzo nella medicina tradizionale orientale e la sua valenza sacrificale all’interno delle pratiche cerimoniali.

Il sacrificio del bufalo e i culti funerario-megalitici nel Sulawesi e nel Sud-Est asiatico

Dall’analisi dei riti funerari indonesiani (Sulawesi e Sumba), e più in generale nell’Asia Sud-Orientale, emerge un canovaccio concettuale comprendente l’erezione di megaliti, il sacrificio rituale del bufalo d’acqua (animale psicopompo per eccellenza), il culto degli Antenati e il suo legame con la fertilità delle risaie. Cerchiamo di capire come ambiti simbolici così differenti si siano, nei millenni, armonizzati fra loro.

Astronomia e matematica nell’antica India: le intuizioni di Brahmagupta e Bhāskara Acārya

Secoli prima di Galileo e Newton alcuni studiosi indiani come Brahmagupta e Bhāskara Acārya, eredi della conoscenza millenaria dei Veda, avevano già teorizzato il modello eliocentrico e la forza di gravità; e ancora, il calcolo infinitesimale, le equazioni di secondo grado e il numero zero.

Aspetti shamanici nel culto di Ganesha, il nume dalla testa elefantina

Partendo da Airāvata e dal mitologhema del “frullamento dell’Oceano di Latte” per poi giungere fino a Ganesha, Giuseppe Acerbi si propone di individuare alcune corrispondenze esoteriche fra le divinità dalla testa di elefante dell’antica India, Iran, Giappone e Americhe.

L’India di Rudyard Kipling tra folklore, terrore e meraviglia

Nei “Racconti anglo-indiani del mistero e dell’orrore” il Kipling si pone nella posizione di osservatore e narratore occidentale di una cultura ‘altra’ e atavica come quella indiana, la quale all’occorrenza si rivela ai suoi occhi come specchio della nostra.