“Al muro del tempo”: la questione della Storia e la crisi del mondo moderno

L’opera di Ernst Jünger sul tempo ciclico, pubblicata ormai 60 anni fa, segna l’apice di quella che fu denominata «cultura della crisi», corrente di pensiero incentrata sulla presa di coscienza del dramma della Storia e dello Storicismo e sull’immagine del tempo come un flusso impetuoso che tutto travolge: intuizioni che, prima di Jünger, vennero portate a galla da Oswald Spengler, René Guénon, Julius Evola e Mircea Eliade.

Mircea Eliade: “I cicli cosmici e la storia”

«Anche nel quadro delle tre grandi religioni iranica, giudaica e cristiana, che hanno limitato la durata del cosmo a un certo numero di millenni, e affermano che la storia cesserà definitivamente in illo tempore, sussistono tracce dell’antica dottrina della rigenerazione periodica della storia»: dottrina antichissima che Eliade, nel suo saggio “Il mito dell’eterno ritorno”, riscontra nella tradizione babilonese, induista, buddista, germanica ed ellenica.

René Guénon: “Le fenditure della grande muraglia”

Secondo il simbolismo tradizionale, queste «fenditure» si producono nella «Grande Muraglia» che circonda il nostro mondo e lo protegge contro l’intrusione delle influenze malefiche dell’ambito sottile inferiore: nella tradizione islamica attraverso queste «fenditure» penetreranno, all’approssimarsi della fine del ciclo, le orde devastatrici di Gog e Magog, che la tradizione induista menziona come i demoni Koka e Vikoka.