VIDEO-DIRETTA: “Apollo, Pan, Dioniso” di F.G. Jünger, con Mario Bosincu

La tomba dell’Uomo Selvatico

Lungo tutto l’arco alpino sono diffuse leggende e tradizioni popolari sulla figura dell’Uomo Selvatico [che avremo modo di analizzare mercoledì sera insieme a Massimo Centini sul nostro canale YouTube]. Grazie a questo reportage di G.M. Mollar scopriamo che sul fondovalle di Lanzo, in Piemonte, c’è addirittura quella che, secondo il folklore locale, sarebbe la sua tomba: andiamo a vedere precisamente cosa racconta la leggenda che si è trasmessa fino a noi attraverso i secoli.

“Et in Arcadia Ego”: la Missione segreta dell’altra Europa (I)

Esiste un’antica nobiltà della Linguadoca che per secoli ha perseguito una missione politico-esoterica ispirata al mito arcadico dell’Età dell’Oro, il regno di Saturno: creare un’Oasi di Pace in Europa, superando l’odiata diarchia di trono e altare. Le prove di questa missione si ritrovano disseminate lungo tutta la storia d’Europa a partire dalla fondazione della monarchia merovingia fino al Secondo Dopoguerra, e si riscontrano in tutti i principali accadimenti socio-politici e religiosi che individueremo in questo nostro studio.

Kernunnos: o del perenne rinnovarsi del cosmo

Epifania primordiale della divinità datrice di vita e di morte, connesso archetipicamente alle forze oscure del mondo naturale, il celtico Cernunno non fu solo dio della caccia e della natura selvaggia, ma un vero e proprio “dio cosmico” governatore del ciclo di morte-e-rinascita, come dimostrano i simboli che l’iconografia tradizionale gli ha attribuito: il palco di corna cervine, il torques e il serpente cornuto.

Il simbolismo della duplice serpe e del “guardiano del tesoro”

All’interno del vastissimo corpus mitico riguardante il simbolismo ofidico esistono alcuni mitologemi, ricorrenti in tutto il mondo, veicolanti certe conoscenze iniziatiche la cui universalità oltrepassa i confini spaziali e cronologici, come quello della duplice serpe (Caduceo di Mercurio, Iga e Pingala), quello del serpente che stando al di sotto dei mondi o circondando la terra in forma di Ouroboros regge l’intera manifestazione cosmica, e quello del drago nella funzione di «Guardiano del tesoro» che l’eroe deve sottomettere e sconfiggere per salvare la «Principessa».

Il “Figlio della Luna”: i due volti di Jack Parsons

Da una parte, con le sue ricerche sui sistemi propulsivi dei razzi spaziali, dette un contributo fondamentale alla corsa allo spazio; dall’altra, grazie alle sue conoscenze esoteriche e all’incontro con Aleister Crowley, si dedicò a pratiche occulte come la famigerata “Operazione Babalon”: vi presentiamo Jack Parsons, lo “scienziato folle” che era solito intonare l’ “Inno a Pan” appena prima dei suoi test missilistici.

Sul “duende” di García Lorca e lo “spirito della terra” di Ernst Jünger

Qualche nota sulle corrispondenze fra il duende, «spirito occulto della dolorante Spagna» secondo Federico García Lorca e lo «spirito della terra» jüngeriano, con qualche sprazzo di Octavio Paz. In appendice, un corposo estratto del testo del poeta spagnolo.

Arthur Machen e il risveglio del Grande Dio Pan

La recente ristampa del capolavoro “folk horror” di Arthur Machen ci consente di fare luce su uno dei più affascinanti fenomeni di “rinascita pagana” nell’Occidente moderno: il risveglio del Grande Dio Pan nell’Inghilterra vittoriana, a cavallo tra l’800 e il ‘900.

“Picnic at Hanging Rock”: un’allegoria apollinea

La nostra analisi del film culto di Peter Weir, facendo uso degli strumenti interpretativi dell’antropologia del Sacro, in particolar modo: il Sacro come «Totalmente Altro» secondo Rudolf Otto; la «rottura di livello», la «sospensione del tempo» e il tema dell’accesso all’Altro Mondo di Mircea Eliade; il simbolismo apollineo secondo gli studi di Giorgio Colli.

Lupercalia: le celebrazioni catartiche della Februa

di Ascanio Modena Altieri
originariamente pubblicato su L’Intellettuale Dissidente

 

I primi raggi della civiltà di Roma e del mito nazionale Italico iniziano la loro grandiosa opera tra le contrade della Terra. Il colle Palatino è dimora della Lupa, la nutrice, salvatrice della divina coppia di infanti dalle acque del Tevere e dal maligno re di Alba Longa Amulio. Alle pendici del futuro colle dei Principi, dalle alte querce e dai favolosi boschi, si trova il Lupercale, la mitica grotta, casa della fatale fiera, ove il sangue delle prede e il latte delle mammelle si mischiano in un binomio di colori che, fra qualche secolo, diverrà imperitura impronta rituale e celebrativa. Non potevano tardare però ausili del fausto destino: i pastori consanguinei, Faustolo e Plistino, trovarono i due nobili in fasce e, previo sacro consenso della femminea bestia, decisero di portare i due nella loro capanna sul colle, pronti un giorno, a raccontare quale dignitosissimo sangue è quello che sgorga nelle loro vene. In principio fu Acca Larenzia, moglie di Faustolo, a prendersi cura dei figli del Dio Marte e di Rea Silvia, nella casa sul Palatino, finché i due non si appropriarono, in modalità differenti, delle già segnate sorti.

Da Pan al Diavolo: la ‘demonizzazione’ e la rimozione degli antichi culti europei

di Marco Maculotti
copertina: Arnold Böcklin, “Pan, the Syrinx-Blowing”, 1827

Abbiamo già avuto precedentemente modo di vedere che, nei primi secoli della nostra èra e persino durante l’epoca medievale il cd. «paganesimo rurale» mantenne inalterata la propria diffusione, soprattutto nelle zone più distanti dai grandi centri abitati. San Massimo ebbe modo di notare che “nel IV secolo (…) i primi missionari passavano di città in città e diffondevano rapidamente il Vangelo in un’area molto vasta, ma non sfioravano neppure la campagna circostante”, aggiungendo poi che “perfino nei secoli V e VI, quando la maggior parte di loro era stata convertita da un pezzo, in Gallia e in Spagna la Chiesa, come risulta dai ripetuti Canoni dei Concili del tempo, incontrava grande difficoltà nel sopprimere gli antichi riti con cui i contadini da tempo immemorabile scongiuravano le pestilenze e incrementavano la fertilità delle greggi e dei campi” [A.A. Barb, cit. in Centini, p.101].