Intorno alla spazialità sacra

La sacralità del temenos e la sospensione del tempo soli danno quell’ordine di senso agli iniziati e al loro vivere al di fuori del tempio stesso, indirizzandoli e decontestualizzandoli in qualcosa di sovratemporale e non legato al contingente. Meditazioni intorno alla spazialità sacra: sul divino come centro e circonferenza, l’analogia tra tempio e cuore, la simbologia della montagna sacra e del punto omega, l’atto di costruire e ordinare come una imitatio dei.

Sulla realtà perenne del mito: “La sapienza segreta delle api” di Pamela Lyndon Travers

Nei saggi contenuti in “What the Bee Knows. Reflections on Myth, Symbol and Story”, recentemente pubblicato in italiano da LiberiLibri, Pamela Lyndon Travers testimoniò l’antichità atemporale di miti e fiabe, e di conseguenza la loro realtà perenne, facendosi interprete della «memoria del sangue» gaelico che scorreva nelle sue vene, a partire dal titolo dell’opera: nelle Highlands scozzesi, infatti, si raccomanda di «chiedere alle api ciò che un tempo sapevano i druidi».

William Butler Yeats, navigatore della Grande Memoria

Risalendo in direzione contraria la corrente, W.B. Yeats si fece bardo in un’epoca che aveva bandito ogni carme, dimenticato Arcadia, negato e ridicolizzato la conoscenza degli antichi Druidi. L’intera sua opera — e prima ancora l’intera sua esistenza — fu consacrata a una Visione, fondata sulla cosiddetta «Grande Memoria», una sorta di Anima Mundi dei neoplatonici, «serbatoio d’anime e d’immagini e punto d’incontro tra i vivi e i morti», cui il Veggente deve accedere per colmare l’irrimediabile distanza tra l’ideale e il reale, tra il divino e l’umano.

Il “revival” dell’Astrologia nel ‘900 secondo Eliade, Jünger e Santillana

Il ritorno in auge nel secolo scorso della disciplina astrologica ha destato l’attenzione di alcuni dei più grandi pensatori del Novecento, che analizzarono il fenomeno filosoficamente e da un punto di vista mitico-tradizionale: da Ernst Jünger a Mircea Eliade, fino ad arrivare al “fatalismo” di Giorgio de Santillana.

“Picnic at Hanging Rock”: un’allegoria apollinea

La nostra analisi del film culto di Peter Weir, facendo uso degli strumenti interpretativi dell’antropologia del Sacro, in particolar modo: il Sacro come «Totalmente Altro» secondo Rudolf Otto; la «rottura di livello», la «sospensione del tempo» e il tema dell’accesso all’Altro Mondo di Mircea Eliade; il simbolismo apollineo secondo gli studi di Giorgio Colli.

La dottrina dell’Eterno Ritorno dell’uguale: da Beroso ad Eliade

di Marco Maculotti

Come lo stesso Nietzsche ebbe a riconoscere in Ecce homo, la dottrina dell’Eterno Ritorno dell’uguale gli fu ispirata dalla lettura di alcuni filosofi della corrente stoica, in particolare modo Zenone di Cizio e Cleante di Asso. Tuttavia, spetta probabilmente al caldeo Beroso la prima enunciazione giuntaci in ambito occidentale della dottrina del «Grande Anno» e dell’Eterno Ritorno: l’universo vi è considerato come eterno, ma è annientato e ricostituito periodicamente ogni «Grande Anno» (il numero corrispondente di millenni varia da una scuola all’altra); quando i sette pianeti si riuniranno nel segno del cancro («Grande Inverno», solstizio invernale del «Grande Anno») avverrà un diluvio; quando essi si incontreranno nel segno del capricorno («Grande Estate», solstizio estivo del «Grande Anno») l’intero universo verrà consumato dal fuoco [Eliade 116-7].