La religiosità di von Ungern-Sternberg: tra buddhismo, sciamanesimo e cristianesimo

di Amodio della Guerra

Ci sono personaggi che la Storia mette in secondo piano. La Grande Storia, quella con la “S” maiuscola, quella che si insegna a scuola, nei licei, nelle università, emargina, dimentica, esclude questi personaggi. Non ho mai trovato su quelle enciclopedie “alla moda”, sui libri “ufficiali”, sui manuali universitari il nome di Roman Fëdorovič Nicolaus von Ungern-Sternberg. Quando si parla della Guerra civile russa, ed in particolar modo dell’Armata Bianca, si fanno sempre i nomi dell’ammiraglio Kolčak, dei generali Vrangel’, Kornilov, Denikin, ma mai ho sentito pronunciare il nome «von Ungern-Sternberg».

Reportage fotografico di viaggio: Mongolia Settentrionale (parte II)

(segue dalla parte I)

« Terra di nude montagne, di pianure arroventate dal sole e gelate dal freddo, ove regnano le malattie del bestiame e degli uomini, la peste, l’antrace e il vaiolo; terra di sorgenti bollenti e di valichi montani custoditi dai dèmoni, di laghi sacri brulicanti di pesci; terra di lupi, rare specie di cervi e di mufloni, di milioni di marmotte, cavalli, asini e cammelli selvaggi, animali tutti che mai han conosciuto la briglia, terra di cani feroci e di uccelli rapaci che divorano i cadaveri che quel popolo abbandona nelle pianure: tale è la Mongolia.

Patria di genti che stanno scomparendo e guardano biancheggiare al sole le ossa calcinate degli antenati, genti che conquistarono la Cina, il Siam, l’India settentrionale e la Russia, e i cui petti si scontrarono con le lance di ferro dei cavalieri polacchi che difendevano allora la Cristianità dall’invasione della nomade e selvaggia Asia: tale è la Mongolia.

Terra di grandi ricchezze naturali che pure non produce nulla, ha bisogno di tutto, e pare soffrire di tutti i mali e i cataclismi del mondo: tale è la Mongolia. »

(F.A. Ossendowski, “Bestie, uomini, dei”, cap. XVII, “Mongolia misteriosa”)