Il Sacro Cerchio del Cosmo nella visione olistico-biocentrica dei Nativi Americani

“Il cerchio era sacro agli Amerindiani perché indicava una Via di Comprensione. Forniva un mezzo per capire il Cosmo, i misteri della vita e della morte, la mente e l’individualità dell’Io. Con il cerchio lo sciamano amerindiano poteva mostrare come funzionava il Cosmo, come le leggi della Natura e del Cosmo governavano tutti gli esseri viventi, come scoprire la relazione fra l’uomo e le altre forme di vita sul Pianeta e come entrare in armonia con la Natura, con il Grande Spirito e con il proprio Spirito.”

[Estratto dall’elaborato di laurea Il riconoscimento dei diritti dei Popoli Nativi del Canada, 2015]

Per millenni, gli indiani d’America hanno considerato la terra come una chiesa, le mesas come altari, tutto il creato come pervaso da sacre forze vitali, in un cerchio universale di eguali, gli uni correlati agli altri in un equilibrio vitale. 200 L’habitat rappresenta il palcoscenico su cui si esibiscono il regno degli spiriti e il mondo fisico. Le piante, le forze della natura, gli astri celesti, gli esseri umani, le erbe che curano e consentono le visioni, fanno tutti parte di un “sistema a conduzione familiare”, 201 in cui tutti sono parenti, “tutti egualmente figli della Grande Madre Terra”. Il cerchio dell’universo nativo contiene in un tutt’uno inscindibile l’intero mondo esistente, fisico e spirituale. Grazie a quanto abbiamo detto in precedenza sull’importanza della c.d. legge di reciprocità nella filosofia tradizionale nativa, non è difficile comprendere che sia proprio tale principio a fare da fondamento a questa particolare visione olistica del cosmo come organismo unico composto da una moltitudine di parti interconnesse ed interdipendenti le une dalle altre.

La psicosi nella visione sciamanica degli Algonchini: Il Windigo

di Marco Maculotti

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Le popolazioni aborigene del Canada, spesso stanziate nelle riserve limitrofe al confine con gli Stati Uniti, sono oggi divise in tribù che portano nomi diversi (Algonchini, Cree, Ojibwa), sebbene continuino perlopiù a condividere una visione molto simile dell’uomo e del suo rapporto con la natura e con gli spiriti – e, come è facile immaginare, una medesima mitologia. Nell’universo magico-sciamanico che fonda la visione di queste popolazioni – oggigiorno l’ultimo baluardo della sapienza che contraddistinse per secoli l’intera popolazione nativa dell’America settentrionale – gli spiriti con cui l’uomo può entrare in comunicazione sono chiamati generalmente manitu – lo stesso vocabolo che, con la maiuscola, identifica l’Essere divino universale, l’energia sacra che tutto permea.