I segreti di Twin Peaks: il “Male che viene dal bosco”

di Marco Maculotti

«Ci rivedremo fra 25 anni»—così promise Laura Palmer, intrappolata nella dimensione parallela denominata «Loggia Nera», all’agente Dale Cooper nell’ultima puntata della seconda stagione de I segreti di Twin Peaks, andata in onda in U.S.A. il 10 giugno 1991. Quella che fino a poco tempo fa sembrava destinata a rimanere una promessa senza seguito è invece ora sul punto di essere mantenuta: il 21 maggio andrà infatti in onda in America la prima puntata della terza, attesissima stagione del serial, che riprenderà il discorso esattamente da dove lo avevamo lasciato, con uno iato di un quarto di secolo. In attesa che l’episodio pilota della nuova stagione giunga sui nostri schermi televisivi (26 maggio, sul canale Sky Atlantic) vogliamo proporre ai nostri lettori un’analisi dei temi più specificamente “esoterici” che hanno reso Twin Peaks un vero e proprio evento mediatico degli anni Novanta.

«Il Male che viene dal bosco»

Il tema principale de I segreti di Twin Peaks è, per dirlo con le parole della Signora Ceppo (incipit episodio pilota): «Il mistero della vita. Qualche volta, il mistero della morte. Il mistero della foresta, la foresta che circonda Twin Peaks». L’area boschiva (Ghostwood) che circonda il ridente paesino di montagna in cui si svolgono i fatti sprigiona infatti “energie” non facilmente definibili, di cui tuttavia alcuni degli abitanti di Twin Peaks sono a conoscenza, a partire dal vice-sceriffo Hawk che tenta di spiegarle con i miti dei suoi antenati nativi, fino allo sceriffo Harry che così parla all’agente Cooper (3^ puntata):

«Twin Peaks è diversa. Lontana dal resto del mondo, l’avrai notato […] Ma c’è anche il rovescio della medaglia, come in tutte le cose. Forse è il prezzo che paghiamo per vivere qui […] C’è una specie di malattia nell’aria. Qualcosa di molto, molto strano tra questi vecchi boschi. Puoi chiamarla come vuoi. Una maledizione. Una presenza. Assume forme diverse, ma è stata tenuta lontana da qui da tempo immemorabile e noi siamo sempre pronti a combatterla […] Come i nostri padri. E non finirà con noi. Poi toccherà ai nostri figli.»

Diventa ben presto chiaro, tuttavia, che non a tutti è concesso comprendere o accedere a queste “energie” misteriose. Solo alcuni personaggi ci riescono, coloro che—volenti o nolenti—sviluppano un legame psichico con il lato più oscuro del bosco (e di se stessi): la famiglia di Leland Palmer, ad esempio, il quale già durante l’infanzia aveva—per sua sfortuna—fatto la conoscenza di BOB, potenza demoniaca che tramite la paura si impossessa delle funzioni psichiche delle sue vittime, conducendole a compiere atti di efferata follia (nella 16^ puntata BOB, parlando tramite il “veicolo” di Leland, afferma: «Leland è un albero nel bosco con un grande foro dove si rifugia la sua coscienza e quando era solamente un ragazzino mi divertivo a tirarla fuori di lì»).

Oppure la bizzarra Signora Ceppo, che in quei boschi perse il marito anni or sono, “rapito” da un fuoco che non era un «falò» o un semplice incendio boschivo, ma una non meglio definita «luce nel bosco» come quella che preleva improvvisamente il Maggiore Garland Briggs mentre si trova nel bosco nottetempo a pescare con Cooper, in una scena clou del serial che anticipa di un paio d’anni l’abduction di Billy Miles nella puntata pilota di The X-Files di Chris Carter.

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Demoni, alieni, esseri “altri”

Sebbene la reale identità di tali “energie” misteriose che vivono nel profondo di Ghostwood non venga mai definita con esattezza, l’impressione è che esse—pur essendo palesemente “demoniache” e in qualche modo legate all’ambito naturale e boschivo—siano collegate anche agli insondabili misteri dello spazio profondo. Non si spiegherebbe altrimenti perché tra le mansioni del Maggiore Briggs, «c’è anche il controllo di alcuni radiotelescopi puntati verso le più lontane galassie» (9^ puntata), con lo scopo di captare segnali intelligibili provenienti da intelligenze “altre”, né perché «la sua sparizione ha delle implicazioni di estrema rilevanza per la sicurezza degli Stati Uniti», al punto che «la guerra fredda al confronto è stata un semplice raffreddore» (20^ puntata). Ci sembra dunque sembra lecito supporre che, sebbene gli abitanti di Twin Peaks talvolta sembrino abbandonati a se stessi nella risoluzione di tali “misteri insondabili”, di tali enigmi i “piani alti” dell’apparato militare-governativo statunitense siano in qualche modo a conoscenza.

Un altro indizio della natura (almeno parzialmente) “aliena” di tali esseri si può rintracciare nella loro connessione con i gufi («I gufi non sono quello che sembrano» è una delle frasi sibilline che il Gigante rivela a Cooper durante il loro primo “incontro”, 8° episodio). È curioso infatti notare come spesso coloro che affermano di essere stati “rapiti” dagli alieni se li visualizzino in un primo momento come gufi e barbagianni, e solo in seguito si accorgano della loro natura “altra” [1].

Una caratteristica supplementare che consente un collegamento con le cd. “abduction aliene” è il Missing Time [2] che si verifica quando qualcuno accede (o viene “condotto”) all’interno della Loggia Nera: quando, sul finire della seconda stagione, Cooper scompare al suo interno, possiamo vedere come Harry attenda il suo ritorno per la durata di un giorno intero; ma dal punto di vista di Cooper la permanenza in questa dimensione “altra” non dura che pochi minuti.

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Della natura “demoniaca”, intradimensionale e parassitaria di tali “energie” oscure, tuttavia, non è lecito dubitare. Nella 13^ puntata, Philip Gerard (l’uomo con un solo braccio) rivela a Cooper:

«Lui è BOB, gli piace divertirsi ed ha un sorriso tale al quale nessuno può resistere. Sapete che cos’è un parassita? È un essere che sfrutta un’altra forma di vita e se ne nutre. BOB ha bisogno di un ospite umano. Lui si ciba di paure e a volte di piaceri. Questi sono i suoi figli.»

Gerard stesso, come Leland e altri, funge da “veicolo” per tali “energie” parassitarie, le quali non essendo in possesso di un corpo fisico possono manifestarsi solo “infestando” la psiche degli umani [3]. Così Leland a Cooper, sul punto di morire (16^ puntata): «Io non lo sapevo quando era dentro di me e quando se ne andava. Non ricordavo più niente! Mi faceva fare delle cose, delle cose terribili! Diceva di volere delle anime, loro volevano altra gente… altra gente da poter usare così come hanno usato me!». Nello stesso episodio, Garland Briggs rivela a Cooper: «Vicino a noi vivono le forze oscure del male e il destino di alcuni uomini è di affrontare la loro violenza. Sta a noi scegliere come reagire. Se è la paura a prevalere, allora saremo travolti e sconfitti».

Suggestioni di tal guisa sembrano estremamente debitrici alla dottrina gnostica, secondo la quale il “Mondo Intermedio” in cui l’umanità conduce la propria esistenza è una sorta di “campo di battaglia” tra le potenze sottili del Bene e quelle del Male (o, più correttamente, tra le potenze “superne” e “uraniche” e quelle “infere” o “sotterranee”). In questa ottica dunque il nostro mondo sarebbe una sorta di palcoscenico che funge da punto di passaggio per quei demoni, entità vibratorie, mezzi-spiriti e mezzi-corpi che attirano gli uomini verso il basso, verso la perdizione. BOB sarebbe proprio una di queste entità parassitarie e intradimensionali, laddove l’enigmatica figura del Gigante che compare nelle visioni di Cooper si presenterebbe come una potenza “sottile” di segno opposto.

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Dal Tibet a Twin Peaks

Abbiamo già menzionato le tradizioni dei nativi americani, di cui tratteremo a breve. Per il momento ci preme sottolineare l’insistenza dell’agente Cooper nell’analizzare i misteriosi accadimenti di Twin Peaks con le credenze della tradizione tibetana (nel 9° episodio rimprovera il collega Albert con queste parole: «Tu non hai idea dei rapporti che ci sono fra le due storie»—vale a dire tra il Tibet e i misteri di Twin Peaks).

Può essere dunque istruttivo riportare in questa sede come la tradizione tibetana parli di «gdon della malattia», che l’orientalista italiano Giuseppe Tucci [4] vuole connessi a «forze contrarie» e che «su scala maggiore sono le forze dei pianeti» (si rammenti qui la congiunzione astrologica Giove-Saturno che consente l’apertura temporanea all’accesso della Loggia Nera) [5]. Queste forze, prosegue il Tucci [6]:

«[…] producono malattie mentali e pazzia, privano l’uomo della coscienza delle proprie azioni impossessandosene completamente»; «in sostanza gdon significa la somma degli squilibri psichici e fisici causati dall’influsso sia dei pianeti […] del mondo superiore, tra Cielo e Terra, sia dei gnan [demoni, ndr] del mondo sotterraneo»; «i gdon esterni si incarnano come demoni, pianeti, ecc.; quelli interni appaiono sotto forma di forze malefiche scatenate dalle cattive azioni, dal peccato e dalla contaminazione.»

Nella 27^ puntata Wimdom Earle parla anche di una setta oscura di «sacerdoti infernali», i Dugpas, i quali:

«[…] cercano di raggiungere la perfezione attraverso il male. La loro ricerca si svolge nelle tenebre ed è con le tenebre che nutrono lo spirito. Questa purezza di intenti permette loro di raggiungere un luogo segreto in cui, in nome dell’odio, si celebrano i riti dell’assoluta perdizione e dove il male può finalmente esprimere il suo terribile potere. Questo luogo segreto esiste veramente […] servendosi della sua potenza si può compiere qualunque impresa. I dugpas lo chiamano con diversi nomi ma quello più usato e il più antico è “la Loggia Nera”.»

Il termine viene ripreso dalla Dottrina Segreta di Helena Petrovna Blavatsky (enigmatico personaggio di cui diremo di più in chiusura di articolo) e si riferirebbe [7] a quei lama cultori di certe correnti “sinistre” del Bohn pre-buddhista che, in seguito alla riforma lamaista di Tsong-ka-pa nel XIV secolo, vennero additati come “stregoni”, “adepti della magia nera”, et similia. Sebbene gli insegnamenti tradizionali del Tibet non sembrino far menzione di questi Dugpas, è innegabile che gli ideatori del serial presero ispirazione dai (veri o presunti) culti himalayani proto-storici narrati dalla Blavatsky nei suoi controversi scritti per ricamare la trama oscura de I segreti di Twin Peaks.

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Totem e tabù

Con riguardo, invece, alla tradizione americana, sarà bene innanzitutto ascoltare le parole del vice-sceriffo Hawk, che nel 3° episodio afferma che, secondo le credenze dei suoi antenati, «le anime della veglia danno vita al corpo e alla mente e le anime dei sogni vagano […] in posti lontani, nella Terra dei Morti», che il vice-sceriffo localizza in una dimensione sotterranea [8]. Nella 18^ puntata è ancora Hawk a rivelare:

«La mia gente è convinta che la Loggia Bianca sia un luogo dove vivono gli spiriti che governano gli uomini e la natura […] C’è anche una leggenda su un posto chiamato la Loggia Nera, cioè l’io-ombra della Loggia Bianca. Questa leggenda dice che ogni spirito deve passare di lì se vuole raggiungere la perfezione. Solo lì potrai incontrare l’io-ombra che ti appartiene. Noi la chiamiamo anche “La dimora del limite estremo” […] Ma fa attenzione, se entri nella Loggia Nera e il tuo cuore non è saldo, allora la tua anima sarà incenerita.»

Per entrare in questa misteriosa Loggia Nera è necessario decifrare e seguire gli antichissimi petroglifi della cosiddetta “Caverna dei Gufi“, che presumibilmente fu in passato un luogo sacro per le popolazioni auctoctone. Con riguardo a questa “Loggia Nera” a cui si potrebbe accedere in determinate condizioni spazio-temporali, vi è da notare come nelle tradizioni degli Indiani Ojibwa (i quali erano localizzati nel Nord-Est statunitense, al confine con il Canada—esattamente come la cittadina di Twin Peaks) si parli di un «luogo delle punizioni, dove un fuoco si sprigiona e brucia tutto ciò che è malvagio» nelle anime che vi giungono: tale luogo, raccontano i membri della società segreta del Mîde’, si troverebbe «a circa metà strada verso la Terra degli Spiriti» [9].

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Nel 19° episodio si parla della “Villa del Cane Morto”, così denominata perché, secondo una credenza dei nativi americani, «tutte le anime della Terra vengono condotte davanti al Cane Morto [una specie di Anubi “americano”, dio psicopompo dell’Oltretomba ndr], ma molte vengono respinte. Le anime pure di cuore possono sentire la sua sofferenza, quelle che non lo sono vagheranno per sempre senza meta». Prendendo le fila da queste affermazioni, sembrerebbe chiaro che le anime di personaggi quali Leland, Laura Palmer e Maddy non siano propriamente «pure di cuore», in quanto paiono destinate a vagare nella Loggia Nera—se non per l’eternità—comunque per un numero ragguardevole di anni.

Parrebbe appunto che l’«Ombra» di tali personaggi non fosse pura al momento dell’accesso all’«altra dimensione», ragion per cui a loro si prospetta l’ingresso nella Loggia Nera anziché in quella Bianca. Le credenze riportate per bocca di Hawk lasciano infatti intendere che le due Logge non siano propriamente due luoghi separati, ma piuttosto lo stesso luogo che si presenta in due forme diverse a seconda della “perfezione” dello spirito che vi accede. In tal senso, nemmeno lo spirito dell’irreprensibile agente Cooper sembra essere “puro” o “perfetto”, dal momento che nell’ultima scena della puntata conclusiva della seconda stagione lo vediamo, una volta risalito nel nostro “Mondo Intermedio”, riflettere la terrificante immagine di BOB nello specchio della propria camera d’albergo.

Invero lo stesso Great Northern Lodge (le cui sale sono ampiamente decorate con totem e altri simboli sacri dei nativi americani), «grande casa fatta di legno, circondata dagli alberi […] composta da molte stanze tutte uguali, ma occupate da anime differenti notte dopo notte», (Gerard-MIKE, 13° episodio), sembra essere un “portale” per l’accesso alla Loggia. Di più: il legno che ne costituisce le fondamenta appare quasi dotato di vita propria, o quantomeno sembra contenere l’anima di coloro che negli anni ne sono rimasti imprigionati (così succede, ad esempio, a Josi, il cui volto urlante possiamo vedere, in seguito alla fulminea dipartita, riapparire nel cassetto del comodino della sua stanza). Seguendo tale ragionamento, anche il ceppo con cui Margaret Lanterman intrattiene una sorta di “rapporto psichico” potrebbe contenere l’anima del caro marito “rapito” dal fuoco nel bosco anni or sono.

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Il “regno sotterraneo” nella Teosofia

Rimane da menzionare, in conclusione di questo breve saggio, come gli ideatori de I segreti di Twin Peaks David Lynch e Mark Frost abbiano probabilmente preso ispirazione anche da alcuni temi riguardanti il Tibet epperò non strettamente connessi con la tradizione orientale (dal momento che nei testi sacri indo-buddhisti a tali credenze si accenna solamente, il più delle volte in maniera alquanto velata) quanto piuttosto ascrivibili a quella corrente occultistica, perlopiù occidentale, di fine Ottocento-inizio Novecento che va comunemente sotto il nome di Teosofia.

I suoi esponenti più noti, tra i quali spicca il nome della già menzionata Madame Blavatsky [10], pretendevano di essere entrati in possesso, mediante lo sviluppo di “facoltà psichiche superiori”, di rivelazioni esoteriche riguardanti inaccessibili regni sotterranei ubicati nell’Himalaya o nel Deserto dei Gobi, come Agharti, che la stessa Blavatsky chiama la Loggia Bianca”, sorta sull’isola del Mar del Gobi dove, in tempi remotissimi, atterrarono i cd. “Signori della Fiamma, semidèi che sarebbero giunti da Venere in età remotissima e che ora sovrintenderebbero l’evoluzione del pianeta—non solo dell’umanità ma anche del regno minerale, vegetale ed animale—mediante un’organizzazione occulta e “spirituale” (nel senso che i suoi “membri”, lungi dall’essere costretti in corpi meramente fisici, sono piuttosto pensabili come “energie sottili”) denominata “Sinarchia”.

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Agharti, centro primordiale di questi “esseri superiori”, sarebbe nel Kali-Yuga (l’«epoca oscura» della tradizione indù in cui attualmente viviamo) “sprofondato” in una dimensione “altra”, non prettamente fisica, e il suo accesso sarebbe ormai concesso solo ad un esiguo numero di Arhat (“Illuminati”) in possesso delle facoltà psichiche e “sottili” necessarie per accedervi (si noti come nel serial solo Earle e Cooper riescono ad accedervi di propria volontà, laddove lo sceriffo Harry trova il portale sbarrato).

Ma c’è di più: secondo alcune dottrine teosofiche ed occultistiche tale centro primordiale, in seguito al suo “inabissamento” e “occultamento” si sarebbe “diviso” in due centri, solitamente nominati Agharti e Shamballa [11], uno predisposto al governo delle “energie benefiche e costruttive” (la “Loggia Bianca”) e l’altro al dominio di quelle “malefiche e distruttive” (la “Loggia Nera”). Proprio a questa credenza esoterica sembra riferirsi la Signora Ceppo nell’episodio conclusivo della seconda stagione, quando vaticina sibillinamente:

«Dove c’era uno ora ce ne sono due.»

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«Fuoco, cammina con me…»

Il “fuoco” e la “fiamma” (che, vale la pena sottolineare, non equivalgono al “fuoco fisico” del nostro “Mondo Intermedio”, ma piuttosto a una sorta di “fuoco occulto” molto più “sottile” e misterioso) sono simboli centrali in queste dottrine occulte, al punto che anche l’esploratore Ferdynand Ossendowski nel suo diario di viaggio Bestie, Uomini, Dèi [12] parla di «lingue di fiamme» che, secondo le credenze dei lama e degli iniziati con cui è venuto in contatto, si leverebbero dal coperchio del sarcofago del “Re del Mondo” [13] quando egli si risveglia dal suo torpore, e di «strisce di fuoco» che lambirebbero le pareti della caverna sotterranea nella quale egli attende il suo risveglio.

Segnatamente a questo “fuoco occulto”, alla luce di quanto crediamo di aver sufficientemente dimostrato, dovettero rifarsi gli ideatori del serial televisivo I segreti di Twin Peaks, per esempio ed in particolare modo quando Gerard, posseduto da MIKE, declama perentoriamente gli ormai celeberrimi versi:

«Nell’oscurità di un futuro passato
il mago desidera vedere.
Un uomo recita
a metà tra due mondi:
FUOCO, CAMMINA CON ME.»


Note:

[1] Cfr. a riguardo gli studi di Budd Hopkins e di John Edward Mack, nonché il libro-rivelazione Communion a firma di Whitley Strieber, edito in Italia da Rizzoli (1988).

[2] Cfr. https://it.wikipedia.org/wiki/Missing_time.

[3] Credenze di tal guisa si ritrovano nella tradizione sciamanica tolteca, conosciuta in Occidente grazie ai libri di Carlos Castaneda. Cfr. Il lato attivo dell’infinito o, su internet: http://www.carloscastaneda.it/Los-Voladores-1.htm.

[4] G. Tucci, Le religioni del Tibet, p. 217 (Mediterranee, Roma, 1995).

[5] Un altro riferimento astrologico alquanto interessante si può ritrovare nella conclusione del serial, quando Wimdom Earle rapisce Annie per condurla al “portale” d’accesso alla “Loggia Nera” sul furgone di Pete, sul cui sedile stanno «dodici trote arcobaleno». Il numero 12 si riferisce ai segni zodiacali per i quali passa il Sole nel corso dell’Anno, mentre l’«arcobaleno», formato com’è risaputo da sette colori, è un riferimento ai 7 pianeti dell’astrologia tradizionale.

[6] G. Tucci, Op.cit., p. 219.

[7] http://www.spiritual.it/it/glossario-de-la-dottrina-segreta/dugpa,10,2280.

[8] E. Comba, Miti e misteri degli Indiani d’America, p. 164 (Utet, Torino, 2003).

[9] La tradizione dei nativi del Nord America è ricca di credenze su “regni sotterranei”, a partire dal vastissimo corpus formato dai cosiddetti “miti di emersione”. Cfr. M. Maculotti, I «miti di emersione» nelle tradizioni dei Nativi Americani, AXIS mundi, 23 aprile 2016.

[10] Cfr. H.P. Blavatsky, La dottrina segreta.

[11] Altri autori, tra cui il poliedrico Nicholas Roerich (celebre soprattutto per i suoi numerosissimi dipinti degli altipiani himalayani), sono invece propensi a considerare Agharti e Shamballa (o Shambalah) come un unico, mitico, regno sotterraneo (e inaccessibile ai più, perché posto su un differente “piano vibrazionale”) comune a tutte le tradizioni asiatiche più antiche, abitato da un’umanità ancestrale estremamente progredita. A riguardo, cfr. F. Lamendola, Sulle orme di Nicholas Roerich, alla ricerca della mitica Shambala, Centro Studi La Runa, 19 giugno 2015. Per saperne di più sulle diverse versioni del mito del “Regno Sotterraneo” in Asia (e non) vd. anche W. Kafton-Minkel, Mondi sotterranei. Il mito della Terra Cava (Mediterranee, Roma, 2012) e A. Znamenski, Shambala Rossa. Magia, profezia e geopolitica nel cuore dell’Asia (Settimo Sigillo, Roma, 2011).

[12] Cfr. F.A. Ossendowski, Bestie Uomini, Dèi. Il mistero del Re del Mondo (Mediterranee, Roma, 2000). Vd. per un estratto Il Regno Sotterraneo (F. Ossendowski, «Bestie, Uomini, Dèi»), AXIS mundi, 18 aprile 2016.

[13] Cfr. R. Guénon, Il Re del Mondo (Adelphi, Milano, 1977).

15 commenti su “I segreti di Twin Peaks: il “Male che viene dal bosco”

  1. Le trote arcobaleno erano 13 se non sbaglio gli alberi di sicomoro erano 12 la serie lo vista almeno 5/6 volte ma come detto forse ricordo male la loggia viene in mente a Lynch appoggiano una mano in una macchina che aveva il cofano caldo

  2. Il Dugpa compare nella novella ‘Das Grillenspiel’ di Meyrink. – Da leggere, con ‘Meister Leonhard’ e il suo Herr der Welt. Infatti, ‘Twin Peaks’ potrebbe riferirsi a Jebel Boukornine e così al “Saturno africano”. Pensiamo ora a “The Ninth Gate”: il tassista indiano… Anche l’India ha il suo “Saturno”: Prajāpati. Prajāpati divora le creature o le dà ad Agní-Mṛtyú. Prajāpati è un Demiurgo: fa sottostare le sue creature al giorno e alla notte – al brāhmaṇá e allo kṣatrá (pontificat e royauté di Guénon, Le Roi du Monde). Ora, il brāhmaṇá e lo kṣatrá – come sono descritti nello Śatapatha-Brāhmaṇa (versione di Mādhyandina, 3, 9, 1, 12 e 16). Il brāhmaṇá parla di se stesso: rinuncia al potere ed erra, una volta dato tutto; lo kṣatrá ha lo stesso potere del brāhmaṇá (lo sappiamo dalla versione di Kāṇva, 4, 9, 1, 10 e 14), ma tace su se stesso (e non rinuncia).

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