Civiltà “sotterranee” nel mito, nell’occultismo e nella “realtà alternativa”

In contemporanea con la pubblicazione del nostro articolo sulle “Civiltà del mondo sotterraneo nella letteratura fantastica” apparso su Dimensione Cosmica, abbiamo qui redatto un breve excursus sul medesimo topos nelle tradizioni sacre, nell’ambito esoterico e nella «realtà alternativa» del Novecento


di Marco Maculotti
immagine: John Martin, “Fallen Angels in Hell”, 1841


Nel Tartaro remoto e tenebroso
Lo precipiterò, voragine profonda
Che di bronzo ha la soglia e ferree porte,
E tanto in giù nell’Ade s’inabissa,
Quanto va lungi dalla terra il cielo.

(Omero, “Iliade”, libro VIII, 16-20)

Si può dare credito a (o anche solo prendere in considerazione) tutte le credenze tradizionali che veicolano l’esistenza di un mondo al di sotto del nostro, all’interno del globo terrestre o piuttosto in una dimensione altra difficilmente definibile secondo i criteri della fisica sperimentale? Questa idea che all’uomo contemporaneo può apparire folle ha d’altro canto, fin dall’alba dei tempi, esercitato un fascino inconsueto e continuo sull’umanità tutta, attraverso le varie ère: e ancora oggi, sebbene recepita sotto forme diverse, continua ad esercitarlo.

Nell’arco dei millenni ci sono giunte, praticamente da ogni tradizione del globo, leggende su civiltà ormai scomparse — o quantomeno scomparse dalla superficie, ovvero con riguardo al nostro piano dimensionale di esistenza — che si sarebbero rifugiate, per evitare l’annientamento definitivo, sottoterra o in un altro piano dimensionale, sovrapposto al nostro sebbene raggiungibile unicamente in condizioni particolari e straordinarie, nonché spesso del tutto casuali e non prevedibili.

Tutti sono a conoscenza del fatto che, secondo la mitologia ellenica, razze antidiluviane come i Titani e i Ciclopi sono state precipitate da Zeus in una sorta di abisso ipogeo che tuttavia non pare affatto di questo mondo, il Tartaro. Similmente, le credenze esoteriche delle popolazioni germanico-norrene lasciavano presupporre l’esistenza, in altri mondi separati dal nostro (Mittgart) [1], di creature quali Giganti del Fuoco, dei Monti e del Gelo. Il folklore dei nativi americani parla di numerosi popoli sotterranei che, nel corso della storia del pianeta, avrebbero abitato le profondità ctonie del pianeta: nei loro miti si riferiscono ad essi con le diciture di «Popolo-Formica», «Popolo-Locusta» et similia [2].

La credenza in un Piccolo Popolo residente in una dimensione altra, accessibile tramite aperture dimensionali all’interno di grotte, montagne e tumuli funerari è praticamente universale e interessa tanto le popolazioni europee quanto quelle del Nuovo Mondo. Fairies, Elfi, coboldi, nani e Tommy-Knockers hanno da sempre trovato un posto nell’immaginario collettivo, al punto che persino nell’Ottocento i minatori tedeschi o inglesi che si introducevano nelle gallerie sotterranee li descrissero come una realtà vera e propria [3].

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Richard Dadd, “Titania Sleeping”, 1841

Credenze tramandate oralmente — per un numero di secoli che non è possibile stabilire, ma che con tutta probabilità ci condurrebbe ad un’epoca proto-storica ben precedente allo sviluppo delle civiltà avanzate — su razze antiche di giganti e gnomi si ritrovano pressoché ovunque, persino in Nuova Zelanda e nelle più remote isole del Pacifico; e curiosamente, le caratteristiche principali di queste credenze folkloriche si ritrovano ovunque allo stesso modo, salvo qualche lieve variazione sul tema che non priva di coerenza il quadro generale. 

Ma dove termina il mito e inizia quella che oggi definiamo fantascienza? Dai viaggi sotterranei di Jules Verne [4] e di E.A. Poe [5] alla mitologia oscura dei «Grandi Antichi» di H.P. Lovecraft [6], terrificanti deità ancestrali che attendono il momento in cui le stelle torneranno al loro posto per abbandonare la loro sede sottomarina e ritornare a dominare il pianeta; dal presunto accesso nella «Terra Cava» da parte dell’ammiraglio Richard Byrd [7] alle leggende orientali di Agharti e Shamballa che hanno collazionato, fra gli altri, J.A. Saint-Yves, F. Ossendowski e R. Guénon [8] e che Nicholas Roerich ebbe il merito di evocare nei suoi trasognati dipinti; fino a giungere ai «miti sotterranei» della «Realtà Alternativa», fra cui ricordiamo la supposta sopravvivenza dell’antica razza Lemuriana all’interno del Monte Shasta e la paranoia tipicamente post-moderna del cosiddetto «Mistero Shaver» [9] — Ebbene: da questa improvvisata “mappa concettuale” degli ultimi secoli emerge un quadro estremamente chiaro, che ci porta a considerare quanto credenze di tal guisa siano da sempre radicate nella profondità della psiche umana, che ci piaccia o meno.

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Appare chiaro infatti da questa agile introduzione, come il topos delle civiltà “sotterranee” o dimoranti in dimensioni altre ricorra abbondantemente per non dire addirittura ossessivamente nella storia della coscienza umana, che si tratti di tradizioni mitologiche o folkloriche, di dottrine misteriche, della cosiddetta «Realtà Alternativa» o, semplicemente, della narrativa di fantascienza — al punto che talvolta si ha difficoltà a etichettare le varie versioni del topos in una categoria piuttosto che nell’altra.

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« Bisogna fare attenzione anche all’idea dei “Superiori Sconosciuti”. La si trova in tutte le mistiche nere d’Oriente e d’Occidente. Abitanti del sottosuolo o venuti da altri pianeti, giganti simili a quelli che dormirebbero sotto una corazza d’oro in cripte tibetane, oppure presenze informi e terrificanti quali le descriveva Lovecraft, questi “Superiori Sconosciuti” di cui si parla nei riti pagani e luciferiani, esistono? Quando Machen parla del mondo del Male, “pieno di caverne e di abitanti crepuscolari”, da discepolo della Golden Dawn si riferisce all’altro mondo, quello in cui l’uomo prende contatto con i “Superiori Sconosciuti”. » [10]

Nell’ambito delle cosiddette «dottrine occulte», la credenza in un centro sotterraneo è da mettere in relazione con l’esistenza (o, meglio, la sopravvivenza) di una «Antica Sapienza», vale a dire un insieme segreto di conoscenze sul cosmo e sul suo funzionamento offerta all’umanità in illo tempore da un «Potere Superiore» (ora occulto) prima che iniziasse la storia documentata. Tutto ciò sarebbe necessariamente connesso, se dobbiamo dar credito a certe dottrine esoteriche che poi sfociarono nella Teosofia, all’esistenza passata di un centro iniziatico ora scomparso, abitato in illo tempore (ovvero prima di una non meglio precisata catastrofe primordiale) da una proto-umanità quasi divina, li si voglia chiamare Iperborei, Titani, Atlantidei, Lemuriani o in altri modi ancora.

Come nota Julius Evola [11]«Lo sparire della terra sacra leggendaria può anche significare il passare nell’invisibile, nell’occulto o immanifesto, del centro che conserva inalterata la spiritualità primordiale non-umana», e a questo riguardo cita Esiodo, secondo il quale «come invisibili continuerebbero ad esistere, quali guardiani degli uomini», gli esseri delle ère antiche «che mai sono morti». In questo senso, «alla leggende della terra, isola o città sprofondata fa spesso da contraltare quella dei popoli sotterranei o del regno sotterraneo […] al prevalere della empietà sulla terra, i superstiti delle età precedenti passarono in una sede “sotterranea” — cioè invisibile», accessibile all’umanità odierna solo in situazioni assai peculiari.

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Nicholas Roerich, “Dorje the Daring One”, 1925

Lo stesso concetto pare emergere anche dai racconti del folklore riguardanti l’accesso a Fairyland, un paese leggendario o dimensione altra che, pur avendo dei portali di accesso nel nostro mondo, non appartiene ad esso. In questa misteriosa dimensione ibrida tra l’ipogeo e l’etereo abiterebbero i cosiddetti Fairies, creature fatate a metà strada fra lo stato fisico e quello etereo, che sovente si confondono con le più svariate sotto-categorizzazioni del variegato ed eterogeneo Piccolo Popolo (o «Nascosto», come viene definito ancora oggi dagli islandesi).

Queste tematiche vennero riprese anche, nella seconda metà dell’Ottocento, dalla controversa (ma  meritevole di menzione in questa sede) occultista Helena Petrovna Blavatsky la quale, alludendo all’esistenza di tali «Maestri Occulti», ne individuò l’ubicazione in alcune sedi sotterranee più o meno inaccessibili, sotto le sabbie del deserto del Gobi quanto pure, ad esempio, nel sottosuolo del Sud America, all’interno delle montagne peruviane — credenza che peraltro si ritrova pure, con qualche minima variazione, nel folklore andino [12].

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Con l’avvento del Novecento e della «mentalità moderna» queste credenze in un mondo sotterraneo abitato da civiltà altre si sono “ritirate” solo apparentemente, per quanto concerne l’ambito esoterico-religioso, per poi rinascere sotto altre forme: quelle della narrativa di genere fantascientifico e della cosiddetta «Realtà Alternativa». Abbiamo già accennato a quanto sia talvolta difficile etichettare le varie versioni del topos della «civiltà sotterranea» ora come mito, ora come realtà alternativa, ora come mera fantascienza. Per questo, prima di trattare nel dettaglio la tematica dei popoli sotterranei nella narrativa sarà bene dare alcuni accenni di alcune teorie moderne che vanno a costituire quell’ambito che abbiamo denominato «Realtà Alternativa», in quanto spesso esse fanno per così dire da “collante” fra le leggende esoteriche e il folklore antico e i racconti di fantascienza degli ultimi secoli.

Su ciò, è paradigmatico il caso del Monte Shasta, un vulcano californiano attivo fino al XIX secolo che fin dall’antichità veniva additato dai nativi americani come sede di esseri misteriosi ubicati al suo interno: gli Shupcher, giganti che uccidevano gli indiani e li portavano nelle caverne per scopi non meglio definiti, e inoltre una razza di esseri «piccoli e invisibili», di cui spesso si udiva la risata, simile a quella di un bambino. Fu Frederick S. Oliver, firmandosi come «Phylos il Tibetano», che — plausibilmente influenzato dalle concezioni teosofiche blavatskiane — inquadrò la leggenda dello Shasta in un romanzo occulto dal titolo A Dweller on Two Planets (1886), presentandola come un’autentica rivelazione di un «Maestro Occulto». La credenza in questa supposta colonia occulta di Lemuriani rimase in vita per tutto il ‘900 e ha tuttora dei sostenitori, mischiandosi talvolta con le testimonianze sui flying saucers e sulle loro supposte basi sotterranee nonché inquadrata nelle più recenti correnti spiritualistiche di tipo New Age.

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Copertina dell’albo di “Amazing Stories” su cui venne pubblicata la prima puntata della “saga” del “Mistero Shaver”, nel 1943

Un altro episodio cardine nell’ambito della «Realtà Alternativa» è il cosiddetto «Mistero Shaver», apparso nel 1943 sulle pagine della rivista Amazing Stories di Ray Palmer il quale, quasi da solo, nella prima metà del Novecento plasmò con le sue pubblicazioni il mito moderno dei dischi volanti, dei visitatori extraterrestri e del cover up governativo. Nella lettera inviata da Richard S. Shaver e rielaborata dal direttore editoriale sotto forma di un racconto dal titolo I remember Lemuria!, Shaver con allarmismo avvertiva gli americani dell’esistenza di una ormai estinta razza di Titani che visse anticamente sulla superficie del pianeta. Essi avevano creato, con l’ingegneria genetica, alcune razze robotiche (non perché fossero meccaniche, ma perché sotto il loro controllo mentale) una delle quali, evolvendo, diede vita alla nostra umanità.

Tuttavia, un’altra di queste razze si rifugiò nel mondo sotterraneo dove tutt’ora risiede, e nel corso dei millenni è degenerata orribilmente in una razza di nani psicotici che Shaver chiama deros (abbreviazione di detrimental robots). Questi deros, entrati in possesso della tecnologia degli antichi Titani, sarebbero in grado di tormentare sia l’umanità di superficie che i teros (integrative robots), una minoranza dell’antica razza sotterranea che riuscì in qualche modo a evitare il deterioramento fisico e mentale dei deros, di cui divennero nemici. A sentire Shaver, i deros sarebbero responsabili di tutti gli «impulsi ad uccidere», episodi di follia improvvisa, nonché di quasi tutti i mali piccoli e grandi della storia umana.

Quello che si presentava fin dal principio come un vero e proprio delirio venne nondimeno preso molto seriamente dai lettori, che tempestarono la redazione della rivista di testimonianze su quanto rivelato da Shaver: esperienze personali, sogni e visioni indicibili che non sfigurerebbero in un racconto di Lovecraft, allucinazioni uditive, addirittura ricordi di precedenti incarnazioni come cittadini dell’«Impero dei Titani»! Erano tutti degli psicolabili? O forse sarebbe meglio riflettere sul funzionamento di quella che siamo soliti chiamare “realtà” e sull’importanza, ai fini della creazione di detta realtà, della condivisione delle idee e immagini collettive in cui C.G. Jung aveva individuato le forze archetipiche ed eterne che stanno dietro o forse sotto il “velo del reale”. E forse, ritornando all’affaire Shaver, sarebbe utile anche considerare la verosimiglianza di alcuni paradigmi di quella corrente pseudo-fortiana che vide in Jacques Vallée e in John Keel i suoi più audaci alfieri e i cui punti salienti sono ben riassunti in quella che hanno denominato «Ipotesi Parafisica».

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Come se il quadro della situazione non apparisse già abbastanza delirante, ben presto i lettori di Amazing Stories arrivarono a collegare il «Mistero Shaver» alla «colonia lemuriana» del Monte Shasta: l’interesse era così grande che fino al 1948 sulla “rubrica dei lettori” della rivista non si discusse d’altro. E persino in seguito quando, dopo qualche anno, la vicenda venne bollata come una “bufala” e Richard Shaver — vero e proprio Fool moderno — cadde nel dimenticatoio, il lovecraftiano enigma dei deros e della loro fantomatica tecnologia continuò a esercitare una certa influenza nell’ambito della «Realtà Alternativa». Basti sottolineare il fatto, per concludere questa breve panoramica, che Mark Frost citò il «Mistero Shaver» come una delle ispirazioni [13] per la fortunatissima serie televisiva Twin Peaks (scritta con David Lynch), nella quale alcune entità oscure dimoranti in una dimensione altra e sotterranea (la «Loggia Nera» di blavatskiana memoria) prendono possesso della mente delle loro vittime umane per portare il caos e la distruzione nel mondo di superficie


dimensionecosmica2.jpgLa tematica delle
Civiltà Sotterranee
nell’ambito della

Letteratura di Fantascienza
è trattata nell’articolo 
a firma
dello Scrivente 
pubblicato su

Dimensione Cosmica #2
(Primavera 2018 –

Edizioni Tabula Fati)
acquistabile sul sito


Note:

[1] La concezione dei “mondi” nella tradizione nordica, che li considera alla stregua di dimensioni nettamente separate dalla nostra, a metà strada tra dei “cieli” e dei “mondi sotterranei” (nel senso che stanno al di sotto del “velo” della realtà che sperimentiamo comunemente con i nostri sensi) è molto simile a quella vedica-indù, dove queste dimensioni altre sono denominate Loka. Suddetta concezione ha non pochi punti di contatto con i “cieli superni” e i “regni sotterranei” delle dottrine sciamaniche.

[2] Cfr. M. Maculotti, I «miti di emersione» nelle tradizioni dei Nativi Americani, AXISmundi.

[3] Sui fairies, cfr. M. Maculotti, I rapimenti dei Fairies: il “changeling” e il “rinnovamento della stirpe”, su AXISmundi; sul Piccolo Popolo nella tradizione nordamericana cfr. M. Maculotti, Il “Piccolo Popolo” nel folklore dei Nativi Americani del Sud-Est, su AXISmundi.

[4] J. Verne, Viaggio al centro della terra.

[5] E.A. Poe, Gordon Pym. Altri racconti di Poe che fanno riferimento al mito della «Terra Cava» (e in particolar modo dei «Poli Cavi») sono Manoscritto trovato in una bottiglia e Una discesa nel Maelström.

[6] Cfr. soprattutto H.P. Lovecraft, Alle montagne della follia, Il richiamo di Cthulhu, La città senza nome, K’n-yan, Sotto le piramidi.

[7] Cfr. W. Kafton-Minkel, Mondi sotterranei. Il mito della Terra Cava. Mediterranee, Roma, 2012, pp. 245-249, 294, 298-299.

[8] I testi a cui facciamo qui riferimento sono: J.A. Saint-Yves, Missione dell’India; F. Ossendowski, Bestie, uomini, dei; R. Guénon, Il Re del Mondo. Per un estratto particolarmente significativo dell’opera di Ossendowski, si veda Il Regno Sotterraneo (F. Ossendowski, «Bestie, Uomini, Dèi»), su AXISmundi.

[9] W. Kafton-Minkel, op. cit., p. 147.

[10] L. Pauwels e J. Bergier, Il mattino dei maghi. Mondadori, Milano, 1963, p. 291.

[11] J. Evola, Rivolta contro il mondo moderno. Mediterranee, Roma, 1969, pp. 248-249.

[12] Cfr. M. Maculotti, Umanità antidiluviane, giganti, “gentili”, su AXISmundi.

[13] M. Frost, Le vite segrete di Twin Peaks. Mondadori, Milano, 2017, pp. 95 ss. Per una disamina sulle influenze teosofiche ed esoteriche sul fortunato serial televisivo, cfr. anche M. Maculotti, I segreti di Twin Peaks: il “Male che viene dal bosco”, su AXISmundi.


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