Chi si nasconde dietro la maschera? Le visite dall’Altrove e l’ipotesi parafisica

L’esame delle teorie di John Keel e Jacques Vallée fondate sull’«ipotesi parafisica», il «superspettro» e l’«effetto termostrato» ci consente una riflessione sull’Altro Mondo e un parallelismo con il modello cosmografico e l’«antichtōn» di Filolao 


di Marco Maculotti
immagine: Thomas Häfner


« E molti sono stati via dai cosiddetti spiriti, per due settimane o per tutto un mese, trascinati via su carrozze alate, hanno sorvolato valli e colline, dirupi e scogliere, finché non sono stati ritrovati, privi di sensi, su un prato o in cima a una montagna… »

(“Discourse upon Devils and Spirits”, tratto da “The Discovery of Witchcraft” di Reginald Scot (III edizione del 1665)


Tra i miti del mondo moderno ce n’è uno che è particolarmente significativo per la sua peculiarità di veicolare intuizioni antiche (o meglio, eterne perché archetipiche) e di trasformarle in simboli moderni. Stiamo parlando di tutto il corpus “mitologico” concernente le “Intelligenze Aliene” che entrerebbero sporadicamente in contatto con l’umanità, ivi compresi gli avvistamenti di “dischi volanti”, il fenomeno delle abduction, il Missing Time, e via dicendo.

In un articolo di recente pubblicazione sul nostro sito per la sezione “Magonia”  [M. Martini: Non è terrestre (e non pretende di esserlo)] l’Autore ha proceduto a un’analisi critica delle ipotesi degli “Antichi Astronauti” e della “Genesi Aliena”, i due topoi principali su cui è edificata la corrente ufologica di Zecharia Sitchin e dei suoi epigoni. Il Martini metteva in risalto come la principale fallacia dottrinale di questa “scuola” fosse da rintracciarsi nell’eccessivo materialismo metodologico su cui si fonda, con la logica conseguenza di giungere alla opinabile conclusione di «ritenere tali forme aliene come dei doppioni biologici dell’umanità terrestre, con esigenze fisico-materiali» simili alle nostre.

Da parte nostra, in questa sede ci prefissiamo di analizzare un’altra corrente che ha tentato di dare un senso coerente a questo “mito del XX secolo”. Andremo alla scoperta del filone della new ufology di Keel e Vallée incentrato sulla cd. «ipotesi parafisica»; proseguiremo citando i pareri di altre voci illustri, quali Charles Fort, Michel Carrouges, Bertrand Meheust, Michel Meuger, Pierre Lagrange (a questo proposito ci sono stati molto utili alcuni articoli online a cura di Giovanni Pellegrino e di Nico Conti, consultabili nella bibliografia). Infine tenteremo di rilevare alcuni “parallelismi” o “corrispondenze” fra queste ipotesi moderne apparentemente fantascientifiche e un’antica concezione della civiltà “classica” per antonomasia: quella dell’«antiterra» degli Elleni, giunta fino a noi grazie a Filolao e Platone.


Da Jung a Keel e Vallée: il mito dei visitatori dall’Altrove

C.G. Jung [1] nel 1958 si occupò del fenomeno sempre più frequente degli avvistamenti di “dischi volanti” e, da una rassegna dei dati obiettivi e dall’analisi delle sue tracce nei sogni e nelle opere degli artisti, concluse che si trattasse di immagini unificatrici prodotte dall’inconscio con una funzione di rassicurazione, di fronte a uno stato di smarrimento collettivo caratterizzante gli anni del dopoguerra. Tuttavia non escluse l’ipotesi, suffragata dalla teoria della sincronicità, della percezione di realtà fisiche concrete non ancora dimostrabili con strumenti scientifici

Ma già dieci anni prima, Michel Carrouges aveva messo in rilievo come fosse avvenuta, con l’avvento dell’èra delle macchine, «una curiosa trasposizione delle immagini delle divinità protettrici da quelle della mitologia e della religione, a quelle dei nuovi protettori interstellari. Carrouges già allora ci indicava un mito del salvatore che possiamo riscontrare, a suo parere, sia nella storia del contattista Adamsky, che in una grande quantità di romanzi di fantascienza» [2].

A distanza di un ventennio di primi lavori di Carrouges, John Keel e Jacques Vallée fondarono la corrente della new ufology, basata sulla cd. «ipotesi parafisica», menzionata per la prima volta con la pubblicazione nel 1969 dei testi-base di questa nuova branca dell’ufologia: Passport to Magonia del franco-americano Vallée e i due libri di Keel Strange Creatures From Time and Space e UFOs: Operation Trojan Horse [3].

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John Keel, UFOs: Operation Trojan Horse

In sintesi John Keel, come riassume egregiamente Giovanni Pellegrino in un articolo [4]:

« […] giunse alla convinzione che ufologia, racconti riguardanti fate, gnomi ed elfi, sedute spiritiche, fenomeni paranormali, incontri con creature terrificanti […] erano tutti fenomeni misteriosi che riconoscevano la loro origine nella stessa realtà ignota che si manifestava agli uomini utilizzando di volta in volta delle messe in scena e dei travestimenti estremamente variabili e camaleontici. Keel formulò la sua famosa teoria dei “cavalli di Troia”: secondo tale teoria gli UFO e gli altri fenomeni appartenenti alla dimensione del mistero non erano altro che dei travestimenti, dei “cavalli di Troia” utilizzati da tale realtà ignota per condizionare e manipolare la razza umana sin dagli inizi della storia del genere umano. Tale realtà ignota cambierebbe nelle varie epoche storiche il modo di travestirsi per adattarsi intenzionalmente al contesto storico, sociale e culturale esistente nei vari periodi storici in modo da mimetizzarsi più facilmente.

Per dirla in altro modo, Keel sosteneva che tale realtà ignota si travestiva ai giorni nostri da extraterrestri perché ci trovavamo nell’era spaziale mentre nel medioevo tale realtà ignota assumeva la forma di fate, gnomi ed elfi perché in quel periodo storico tale travestimento era molto credibile. […] Keel adottò molte delle teorie di Charles Fort il quale era convinto che la razza umana era proprietà di entità misteriose che consideravano gli esseri umani una loro proprietà, così come gli allevatori consideravano i capi di bestiame una loro proprietà. Sulla scia di Charles Fort, Keel avanzò l’ipotesi che esisteva intorno agli esseri umani un mondo invisibile che manipolava le convinzioni degli stessi. »

Secondo Keel l’origine di tutti i fenomeni misteriosi deve essere ricercata nell’attività e nel potere del «superspettro» [5]: egli pone tale realtà ignota (denominata nel Medioevo Fairyland o, secondo Vallée, Magonia) non in dimensioni o universi paralleli bensì in una regione del nostro universo situata in una parte dello spettro elettromagnetico non percepibile dai nostri sensi. È la stessa conclusione che si ritrova, sebbene con una terminologia comprensibilmente differente, nel testo del reverendo Kirk che denomina la particolare abilità di una esigua minoranza di umani di connettersi a questo spettro occulto «seconda vista» [6].

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Jacques Vallée, Passport to Magonia

Dal canto suo, Jacques Vallée  come abbiamo avuto modo di rilevare nel nostro precedente saggio Il fenomeno della paralisi nel sonno: interpretazioni folkloriche e ipotesi recenti — «prendendo in esame fenomeni che esulano dall’ordinaria esperienza sensibile, notò una similitudine fra certi fenomeni presenti nel folklore (come gli incontri con il popolo dei fairies), i moderni presunti incontri ravvicinati con gli extraterrestri e altri fenomeni paranormali (Passport to Magonia: From Folklore to Flying Saucers, 1969). Egli intravide nel(l’apparentemente) recente fenomeno delle abduction un sistema di controllo dell’evoluzione terrestre che sarebbe attivo nella storia umana e opererebbe sull’inconscio collettivo della nostra specie [7]. Secondo la sua ipotesi, queste entità non provengono dallo spazio, ma piuttosto da una dimensione parallela alla nostra («dimensione di Magonia»); sarebbero dunque entità interdimensionali, e l’incontro con essi avverrebbe unicamente in determinate situazioni di coscienza alterata».

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Nel folklore medievale Magonia era il mondo abitato da fate, gnomi, elfi e folletti, dei quali si credeva che in determinate circostanze favorevoli potessero accedere al nostro mondo ed in alcuni casi rapissero gli esseri umani per portarli nel loro ‘regno occulto’. L’ipotesi di lavoro del ricercatore franco-americano non si discosta dunque granché da quella del collega Keel. Citiamo ancora una volta il prezioso contributo di Pellegrino, che annota:

« Secondo Vallée gli abitanti della dimensione di Magonia fanno in modo sin dagli inizi della storia del genere umano di mantenere nelle varie epoche storiche un clima sociale, culturale, politico e religioso che sia compatibile con il loro scopo e il loro obiettivo, che sostanzialmente è sempre lo stesso nelle varie epoche storiche, cioè esercitare la loro influenza ed il loro controllo sulle credenze e sul comportamento degli esseri umani.

Per dirla in altro modo, le entità parafisiche della dimensione di Magonia (universo parallelo al nostro o se si preferisce una dimensione parallela alla nostra dimensione) vogliono sempre e comunque mantenere in tutte le epoche storiche una “stimmung” ed una “weltenschuung” che permetta loro di manipolare gli esseri umani, ragion per cui quando si rendono conto che il clima socio-culturale sta subendo delle variazioni che potrebbero creare problemi al loro obiettivo di controllare e manipolare gli esseri umani, immediatamente, così come fa il termostato in una casa, si danno da fare per ristabilire un clima socio-culturale, una “stimmung” compatibile con i loro obiettivi. »

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Remedios Varo, Strange woman dropping a boy (particolare)

L’«effetto termostato»

Giunti a questo punto del discorso, dobbiamo menzionare qualche altro studioso del fenomeno. Bertrand Meheust ad esempio credette di riconoscere il minimo comune denominatore di tutte queste situazioni al limite del reale nelle «transe apatridi», «esperienze che, al di là della cultura umana (ma con culture umane come sfondo), troverebbero il loro motivo di esistere in una natura umana, transculturale e astorica». Michel Meurger invece si è domandato «se le persone che riportano di essere state rapite abbiano vissuto una qualche esperienza, tipo transe, ad esempio, oppure abbiano semplicemente costruito, sull’influenza del contesto culturale in cui sono immersi, un racconto che serve ad esprimere il registro di tale esperienza» [8].

L’argomento è ancora oggi oggetto di discussione. In un suo scritto del 2000, Pierre Lagrange, riallacciandosi a Meurger, precisò che a parer suo «il contesto e la storia […] non sarebbero che un ornamento che permette ad una “scena primordiale” di ripetersi davanti a noi. Secondo questa formula la tecnologia non sarebbe che l’ultimo mascheramento di un non-si-sa-cosa astorico che produce queste esperienze». Una volta compreso questo punto, gli interrogativi che si pone Lagrange sono più che comprensibili nonché, oseremmo dire, pienamente giustificabili [9]:

« La fantascienza non è altro che l’ultimo dei travestimenti utilizzato da un “fenomeno” che, prima, si era manifestato sotto la maschera della stregoneria, del folklore e dello sciamanesimo? I resoconti delle testimonianze relative alle osservazioni Ufo rinviano ad un fenomeno (o a determinate esperienze), oppure si tratta di semplici racconti? Se il testimone Ufo è preso dal contesto dell’immaginario tecnologica, contesto che esercita un controllo sulla sua percezione dei fatti, cosa dobbiamo pensare dei lavori di Meheust che propongono delle similitudini con il folklore e/o con la stregoneria? Possiamo arrivare a una comprensione maggiore collegando gli Ufo a contesti diversi da quello tecnologico? »

Ricollegandoci nuovamente a Vallée, il Pellegrino, in un altro articolo sulle tematiche esaminate in questa sede [10], parla di quello che il ricercatore franco-americano definì «effetto termostato», uno dei punti-chiave dell’«ipotesi parafisica»:

« Gli abitanti di Magonia creerebbero in tutte le epoche un clima socio-culturale favorevole al raggiungimento dei loro scopi e farebbero di tutto per mantenere inalterato tale clima. Di conseguenza il loro comportamento sarebbe paragonabile all’azione di un termostato, che una volta raggiunta in una casa la temperatura desiderata dal padrone fa sì che essa non subisca alcuna variazione, non diventando troppo fredda o troppo calda. Secondo Jacques Vallée gli abitanti di Magonia utilizzerebbero tre strategie per creare e mantenere costante il clima socio-culturale, dando così luogo all’“effetto termostato”: spaventare gli esseri umani assumendo le sembianze di creature e terrificanti e creando situazioni spaventose (ad esempio casi di vampirismo e licantropismo), dare luogo a situazioni ed eventi attraenti e piacevoli creando creature attraenti ed affascinanti (ad esempio le fate) e assumere comportamenti che creano confusione negli umani (ad esempio comportamenti contraddittori o privi di senso). »

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Ganesh Pyne, The Masks

Magonia o Fairyland?

A conclusioni simili, sebbene meno pessimistiche, giunge anche Janet Bord nel suo studio sul «piccolo popolo», mettendo in risalto il fatto che [11] «nel mondo moderno talvolta accadono fatti che costituiscono un segno indicativo della vicinanza del nostro mondo a un altro, un mondo che noi non siamo in grado di vedere normalmente, ma che tuttavia interagisce con il nostro» [12].

In questo la ricercatrice britannica è perfettamente in linea con il parere del reverendo Kirk [13], che alla fine del Seicento descriveva i Fairies come «un popolo invisibile che sorveglia accuratamente gli uomini e che ha diversi compiti e capacità» e che viveva in una dimensione sovrapposta alla nostra, pur essendo impossibile ai più appurarne l’esistenza. Anche la Bord, inoltre, come Keel e Vallée, manifestò l’opinione che Fairyland e le sue entità siano invisibili ai più perché esistono su un’altra frequenza vibratoria dello «spettrometro» [14]:

« Se l’altro mondo”, o “mondo parallelo” o regno delle fate, o come altro preferite chiamarlo, è davvero così vicino, non possiamo escludere che a separarlo da noi vi sia solo un debole diaframma. Questo peraltro è invalicabile dai semplici mortali, a meno di riuscire a realizzare le condizioni ideale per un istante o due e di cogliere con un’occhiata veloce ciò che esiste sul versante opposto. Normalmente la nostra mente è troppo ingombra per riuscire a mettersi sulla giusta lunghezza d’onda o in una condizione mentale ricettiva […] Tutto ciò acquista un senso solo se effettivamente il Piccolo Popolo vive in un altro mondo, parallelo al nostro, dove il ritmo delle vibrazioni è diverso dal nostro […] Noi non li vediamo mai quali sono in realtà, a causa della differenza dei ritmi delle vibrazioni dei nostri due mondi. »

Michael Mott, nel suo libro Caverns, cauldrons and concealed creatures, ha tentato di fondere «in una visione unilaterale e coerente la maggior parte dei miti del pianeta provenienti dal folklore, suggerendo l’ipotesi di un “luogo sotterraneo”, “profondo”, una zona dell’Altrove a metà strada fra la teoria della Terra cava e quella della quarta dimensione, in cui creature che crediamo estinte o mai esistite invece vivono, uscendone di tanto in tanto» [15]. A questa dimensione altra apparterrebbero anche le creature della criptozoologia, come lo Yeti, il Sasquatch, il “mostro di Loch Ness” o il Mothman; su questo concordano anche Keel e Vallée.

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Può essere utile ricordare che sia i resoconti delle ‘visite’ a Fairyland sia quelli nel «Paese delle Ombre» della tradizione sciamanica raccontino di incontri con trapassati, e aggiungere che non sempre sussiste una netta distinzione tra fate e streghe, tra fairies e divinità sciamaniche, tra spiriti ausiliari e anime dei morti: tutte queste entità sovrannaturali hanno la peculiarità di comparire di tanto in tanto nel nostro mondo, oltrepassando la ‘barriera’ del superspettro per influenzare, tramite la coscienza del ‘ricevitore’, la realtà in cui viviamo.


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Una rappresentazione del modello cosmografico di Filolao

L’«antiterra» di Filolao e Platone

Come riallacciare tali ipotesi apparentemente fantascientifiche alle dottrine tradizionali degli Antichi? Forse ci può venire in aiuto la sapienza greca, in particolar modo pitagorica e platonica, con la credenza in una «antiterra» o «controterra» (antichtōn). Si riteneva che questo misterioso corpo celeste fosse «opposto» (anti-), o «sovrapposto», alla nostra terra. Ritroviamo qui l’idea, così comune nell’antichità, che il mondo degli inferi sia un luogo di paradossi e rovesciamenti, come sembra esserlo Fairyland e altri ‘mondi occulti’ del folklore antico e moderno, come per esempio il «mondo degli spiriti» nella tradizione dei nativi americani, avente tutte le caratteristiche di un mondo al contrario.

Secondo il modello cosmografico di Filolao, poi ripreso da Platone nel mito del Fedone, la cosiddetta «controterra» è il corpo celeste più vicino di tutti al «fuoco centrale» (che è ubicato al centro del cosmo e viene chiamato Hestia) e, esattamente come il fuoco centrale, possiede la peculiare proprietà di rimanere sempre invisibile agli abitanti della terra in cui viviamoCi baseremo per questa indagine conclusiva del nostro saggio su un consigliatissimo testo di Peter Kingsley [16], in cui si legge:

« […] la proprietà specifica più rilevante della controterra di Filolao è l’invisibilità — una proprietà fondamentale anche dell’Ade […] come l’Ade, anche la controterra ha la caratteristica di avere abitanti che noi dal nostro punto d’osservazione sulla superficie della terra siamo incapaci di vedere […] D’altro canto però, nel suo significato letterale di “anti-terra”, la parola evoca anche l’immagine di una terra a rovescio, una specie di terra-ombra, una terra riflessa o guardata allo specchio che rappresenta l’Altro Mondo: il mondo dei morti […] »

Questa «terra occulta» assurge talvolta a un «mondo dei morti», in cui il tempo sembra non scorrere (si confronti ciò con il fenomeno del Missing Time che si verifica durante le ‘visite’ a Fairyland e le moderne abduction), finendo addirittura per assumere le caratteristiche di una terra di beatitudine, una «vera terra» in confronto alla quale quella in cui viviamo non sarebbe che una «pallida riproduzione» caratterizzata dal dominio della materialità. Citiamo ancora Kingsley [17]:

« C’è poi l’idea di una “vera terra”: idea secondo la quale il mondo in cui viviamo è solo una pallida riproduzione di un’altra terra di dimensioni cosmiche […] A stento si potrebbe tracciare una separazione netta tra questa teoria platonica di un’altra terra celeste — più pura e più bella della nostra, in cui vanno a vivere le anime purificate dopo la morte (Fedone: 109b-e, 114b-c) — e le diverse tesi pitagoriche su un “altro” mondo “etereo”, “celeste” o “olimpico”, a sua volta abitato […] nell’antichità c’erano diversi modi per identificare quest’altra terra: come un pianeta invisibile, oppure la luna, le stelle o il cielo stesso […] dietro le diverse identificazioni affiora l’idea di fondo di un posto in cui le anime dei morti vanno a dimorare. »

Da Filolao, pitagorico e contemporaneo di Socrate, Platone riprese queste dottrine esoteriche, descrivendo  nel già menzionato Fedone — non una ma due terre [18]:

« In origine la terra è la nostra terra […] In seguito, in aggiunta a questa terra presa in senso letterale viene anche introdotta un’altra terra, una terra “vera”, distinta dalla povera copia che ci è riservata: un mondo etereo, celeste, abitato da esseri divini. Costoro sono i veri esseri viventi, mentre la cosiddetta vita sulla superficie della nostra terra corrotta e malsana è soltanto una flebile ombra o un sogno, se paragonata alla loro. »


Conclusione

Se confrontata con le ipotesi del XX secolo, la concezione antica della “terra invisibile” appare molto più ottimistica, quasi completamente priva di quelle sfumature sinistre che caratterizzano la visione di Keel e Vallée. C’è anche da osservare come tali interpretazioni “demoniache” non sono una novità della nostra epoca: già nel Medioevo le antiche credenze sui fairies e sulla fate avevano subito l’interpolazione della interpretatio cristiana, e di conseguenza il loro status passò dal “sacrale” (nel senso “pagano” del termine) al “demonico”.

Verrebbe da notare, in conclusione di questo breve saggio, come in seguito all’avvento dell’Illuminismo e al prendere piede della concezione materialista e positivista fenomeni liminali come quelli che abbiamo trattato in questa sede vennero, se possibile, “demonizzati” ancora di più che nei secoli precedenti. Ormai ritenuti del tutto estranei alla visione del mondo unanimamente accettata (o che perlomeno noi occidentali riteniamo tale), tali “elementi mitici” ci appaiono al giorno d’oggi così totalmente altri da costituire un vero e proprio tabù su cui è sconsigliabile avanzare qualunque tipo di ipotesi, se si tiene a essere considerati studiosi “seri” e “di buona reputazione”.

Eppure, persino oggi che viviamo nel “mondo delle macchine”, gli abitanti di Magonia ancora tornano ogni tanto a farci visita, rendendoci partecipi dell’Enigma che rappresentano: si cammuffano da “astronauti”, scorrazzano sulle allucinanti “macchine elfiche” di cui parla Terence McKenna. Più raramente, in contrade che sono soltanto state sfiorate dal “progresso” e dalla diffusione abnorme della tecnologia (ad esempio in Islanda [19]) i magoniani appaiono ancora nel loro vecchio abito, quello dei fairies e delle fate: una considerazione, quest’ultima, che ci invita a non pochi spunti di meditazione.

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Uno scorcio islandese; foto dell’Autore

Note:

[1] Carl Gustav Jung, Un mito moderno. Le cose che si vedono in cielo. Bollati Boringhieri, Torino, 2004.

[2] Cit. Nico Conti, L’intrigato rapporto tra fantascienza e dischi volanti, su Il Laboratorio delle Anomalie. Nello stesso articolo, l’Autore menziona anche Bertrand Meheust, che negli anni Settanta riprese le ipotesi di Carrouges, mostrando «la panoplia di artifici impiegati dagli “extraterrestri” durante gli incontri con i testimoni è già presente nella vecchia fantascienza. Nani macrocefali, raggi paralizzanti, aeronavi a forma di disco e rapimenti alieni, sono elementi che erano già stati inventati dagli scrittori popolari dall’inizio del 900 in poi». Il Conti fa anche riferimento all’influenza della fantascienza sulle teorie di Charles Fort, riallacciandosi ad alcune interessanti osservazioni già espresse da Michel Meurger: «I famosi concetti fortiani “Siamo proprietà altrui” e “Ci pescano” erano già presenti nella Guerra dei Mondi di H.G. Wells, e Fort non avrebbe fatto altro che rielaborare, tra gli altri elementi, un lungo brano del romanzo, in cui si ipotizza un mondo futuro dominato dai Marziani, i cui “maestri” hanno creato una classe di “schiavi di prima classe”, prigionieri e rinchiusi nelle loro gabbie, che evocano molto bene le bestie alle quali ci paragona l’autore de Il libro dei dannati: siamo nel 1919. Già in un libro di fiction francese del 1910 veniva espressa l’idea di certe sparizioni misteriose interpretate come rapimenti da parte di visitatori celesti. Infatti nel romanzo Le peril blue, di Maurice Renard, si fa riferimento ad un’ “oceano atmosferico” che ci sovrasta, dove noi uomini rappresenteremmo le creature dei fondali rapiti da esseri alati, i Sarvants, dopo essere stati per così dire “pescati”».

[3] A tali lavori indispensabili per comprendere l’ipotesi su cui si fonda la new ufology ne seguirono altri, tra i quali ricordiamo Our Haunted Planet The Eight Tower di Keel e Disneyland of the GodsUFOs: the Psychic Solution e Dimensions di Vallée.

[4] Giovanni Pellegrino, Alcune riflessioni sulla teoria del superspettro di John Keel, su NEXUS.

[5] Così Keel in uno dei suoi libri definisce il superspettro: «uno spettro ipotetico di energie di cui presupponiamo l’esistenza, ma che non possono essere misurate precisamente con gli strumenti di cui disponiamo al presente. È un mondo energetico che, pur avvolto nell’ombra, produce effetti fisici facilmente osservabili, specie sugli organismi biologici, e sull’uomo in particolare. Il superspettro è all’origine di tutti i fenomeni paranormali […] È difficile definirlo in termini scientifici perché si tratta di uno spettro extradimensionale, che esiste cioè al di fuori del nostro continuum spazio-temporale, pur condizionando ogni aspetto della nostra realtà» (L’ottava torre, Venexia, Roma, 2017, p. 63).

[6] Cfr. Robert Kirk, Il Regno Segreto. Adelphi, Milano, 1993; cfr. inoltre M. Maculotti, L’accesso all’Altro Mondo nella tradizione sciamanica, nel folklore e nelle “abduction”, su AXISmundi.

[7] Cfr. M. Maculotti, I rapimenti dei Fairies: il “changeling” e il “rinnovamento della stirpe”, su AXISmundi.

[8] Nico Conti, op. cit.

[9] Ibidem.

[10] Giovanni Pellegrino, Il vampirismo alla luce delle teorie di Jacques Vallée, su Centro Studi la Runa.

[11] Janet Bord, Fate. Cronaca degli incontri reali con il piccolo popolo. Mondadori, Milano, 1999, p. 175.

[12] Sui labili confini che separano il nostro mondo dalla dimensione del superspettro, citiamo ancora Keel: «Dove finisce la nostra realtà e dove comincia il regno del superspettro? Le sue dimensioni sembrano talmente aggrovigliate che è impossibile discernere una netta linea di confine, e più ci addentriamo nell’Era dell’Acquario, più appare difficile individuare punti di discrimine. In passato è già successo che i due continuum spazio-temporali si sovrapponessero, inaugurando epoche governate dalla magia e dai miracoli religiosi. Oggi, con i mostri che zompettano per le nostre campagne e le sfere luminescenti che solcano i cieli notturni, si direbbe che stiamo precipitando in una nuova epoca, probabilmente oscura e governata dalla follia di una forza immateriale capace di raggiungerci e comunicare con noi tramite i nostri gingilli tecnologici»  (L’ottava torre, Venexia, Roma, 2017, p. 178).

[13] Kirk, op. cit., p. 57.

[14] Bord, op. cit., pp. 180 ss.

[15] Cit. Massimo Conese, La malattia delle fate. Origine degli esseri fatati. Edizioni Studio Tesi, Roma, 2012, p. 95. Su ciò, cfr. M. Maculotti, Civiltà “sotterranee” nel mito, nell’occultismo e nella “realtà alternativa” e Divinità del Mondo Infero, dell’Aldilà e dei Misteri, su AXISmundi.

[16] Peter Kinglsey, Misteri e magia nella filosofia antica. Empedocle e la tradizione pitagorica. Il Saggiatore, 2007, p. 187.

[17] Ivi, p. 102.

[18] Ivi, p. 116.

[19] Sulla credenza tutt’ora viva in Islanda riguardo le “entità fatate” del folklore tradizionale, consigliamo la visione del film-documentario del regista francese Jean-Michel Roux intitolato Enquête sur le monde invisible, visionabile su YouTube.


Bibliografia:

  • Janet Bord, Fate. Cronaca degli incontri reali con il piccolo popolo. Mondadori, Milano, 1999.
  • Michel Carrouges, Les apparitions des Martiens. Paris, Fayard, 1963.
  • Massimo Conese, La malattia delle fate. Origine degli esseri fatati. Edizioni Studio Tesi, Roma, 2012.
  • Nico Conti, L’intrigato rapporto tra fantascienza e dischi volanti, su Il Laboratorio delle Anomalie.
  • Carl Gustav Jung, Un mito moderno. Le cose che si vedono in cielo. Bollati Boringhieri, Torino, 2004.
  • John Keel, L’ottava torre. Venexia, Roma, 2017.
  • John Keel, Our Haunted Planet.
  • John Keel, Strange Creatures From Time and Space.
  • John Keel, UFOs: Operation Trojan Horse.
  • Peter Kinglsey, Misteri e magia nella filosofia antica. Empedocle e la tradizione pitagorica. Il Saggiatore, 2007.
  • Robert Kirk, Il Regno Segreto. Adelphi, Milano, 1993.
  • Pierre Lagrange, “Entre nature et culture, la part des soucoupes“, Anomalies, L’Observateur des Parasciences, n. 2, Gennaio-Febbraio-Marzo 1997.
  • Pierre Lagrange, “La vérité est ailleurs”Bifrost, n. 19, Luglio-Agosto 2000.
  • Bernard Meheust, “L’idée venue des bas fonds”Anomalies, L’ Observateur des Parasciences, n. 2, Gennaio-Febbraio-Marzo 1997.
  • Bernard Meheust, Science -fiction et soucoupes volantes. Mercure de France, 1978.
  • Michel Meurger, Alien Abduction; L’enlevement extraterrestre de la fiction a la croyance, Scientifictions: La Revue de l’Imaginaire Scientifique, n. 1, Vol. 1, Encrage, 1995.
  • Giovanni Pellegrino, Alcune riflessioni sulla teoria del superspettro di John Keel, su NEXUS.
  • Giovanni Pellegrino, Il vampirismo alla luce delle teorie di Jacques Vallée, su Centro Studi la Runa.
  • Jacques Vallée, Dimensions.
  • Jacques Vallée, Disneyland of the Gods.
  • Jacques Vallée, Passport to Magonia. From Folklore to Flying Saucers.
  • Jacques Vallée, UFOs: the Psychic Solution.

24 commenti su “Chi si nasconde dietro la maschera? Le visite dall’Altrove e l’ipotesi parafisica

  1. Continuiamo, tutti, a parlare del nulla; snocciolando teorie e controteorie, rimaniamo alla fine nel dominio della Fede in qualcosa di meccanicistico, o sovrannaturale, oppure religioso, trascendentale, positivista… Tutto può sembrare davvero avvilente, o esaltante: ma abbiamo davvero un ruolo in tutto ciò?

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