Intervista a Giorgio Galli: esoterismo, cultura & politica

In memoria del prof. Giorgio Galli — politologo, storico e accademico milanese che ci ha lasciato il 27 dicembre all’età di 92 anni — ripubblichiamo questa intervista rilasciata alla rivista «Antarès» qualche anno fa.

di Andrea Scarabelli
& Rita Catania Marrone

Intervista originariamente pubblicata su Antarès N. 5/2013 «Modernità occulta – Le radici simboliche delle arti contemporanee» e sul sito delle Edizioni Bietti.

Come interpreta il ritorno di interesse verso tematiche di tipo esoterico nel cuore dell’epoca post-illuminista e positivista?

Credo che una risposta non si possa dare che in termini di probabilità. Penso che ciò che definiamo esoterismo sia un deposito di antiche culture che hanno percepito, sia pure in modo confuso, un modo di rapportarsi con la realtà che aveva degli elementi di validità, che sono stati del tutto accantonati dalla rivoluzione scientifica ma che probabilmente sono insiti, per così dire, in un modo particolare della natura umana di approcciarsi con la realtà. Questo non vuol dire che non sia valida l’impostazione della rivoluzione scientifica, coi grandi risultati che ha dato. Ma probabilmente ci sono modi di interpretare la realtà irriducibili a quelli della scienza (basata sull’esperimento, sulla verifica e sulla ripetibilità dell’esperimento), altri paradigmi, insomma, rispetto a quello positivo. Basti pensare al ruolo dei miti e delle leggende e al peso che hanno avuto nell’evoluzione dell’uomo. La mia interpretazione è che questi modi siano talmente forti e radicati da riuscire a resistere alla prima ondata della scienza – quando questa cercava di spiegare tutto, sommergendo così gli approcci “esoterici”. Via via questa ondata è diminuita di intensità (basti pensare al venir meno, nella scienza odierna, dell’onnipotenza del positivismo, con l’effetto che gli stessi scienziati sono ben consapevoli dei loro limiti). Ebbene, dopo la crisi della fiducia seicentesca, culminata nell’Illuminismo del Settecento, questo modus operandi definito esoterico, componente fondamentale dell’essere umano – pure con la sua carica di ingenuità e di approssimazione, naturalmente – tende a riemergere. Io credo che questa sia una possibile spiegazione.

Il che implica che le scienze moderne non siano l’evoluzione naturale delle scienze esoteriche tradizionali…

Esatto. Sono punti di vista del tutto differenti. Ad esempio, l’alchimia non è uno stadio precedente, “ingenuo”, della chimica. Allo stesso modo, l’astrologia non è la fase infantile dell’astronomia. Non sono “protoscienze”, ma discipline diversissime tra loro.

Qualcosa è andato perduto, insomma?

È venuto meno, appunto durante la prima ondata di ottimismo di una scienza che pretende di spiegare tutto in maniera esaustiva, un modo diverso di confrontarsi con la realtà, riemerso a seguito della crisi delle “sicurezze” scientifiche. Questa è un’ipotetica spiegazione – altrimenti si cadrebbe in contraddizione. Ad esempio, non si spiegherebbe perché il grande salto in avanti della fisica quantistica sia avvenuto nella Germania a cavallo tra fine Ottocento e inizi del Novecento, in quella stessa Germania in cui ebbe particolare vivacità la rinascita astrologica e in cui si vide il fiorire di quegli approcci esoterici che si svilupperanno poi, peraltro, nel nazionalsocialismo. Molti degli scienziati che si occupavano di energia atomica – le cui ricerche portarono a supporre la Germania potesse disporre della bomba atomica persino prima degli Stati Uniti – credevano nella validità dell’astrologia. Ebbene, proprio in questo stesso periodo sembrerebbe contraddittorio assistere, da un lato, al grande sviluppo scientifico, dall’altro, al riemergere di queste altre culture. Se si pensa appunto ad un’alchimia che prepara la chimica o ad una astrologia che annuncia l’astronomia, come spiegare questo ritorno di interesse? Sono impostazioni irriducibili ad un comune denominatore, entrambe molto forti, che periodicamente riemergono, spesso a seguito della crisi dell’altro paradigma.

Questo equivale a rinunciare all’impostazione positivista di Comte, che invece mette queste discipline nella stessa scala evolutiva. D’altra parte, resta pur vero che, se in epoca premoderna uno scienziato poteva occuparsi di discipline esoteriche, con l’avvento della modernità e la specializzazione dei saperi essi diventano incompatibili. Non è forse anche per questo che si verifica un simile iato, per cui l’approccio tradizionale ritorna periodicamente, in maniera carsica, a margine dello sviluppo delle discipline cosiddette moderne?

Forse è proprio per questo motivo che anche gli interessi per l’astrologia o altre discipline similari da parte di scienziati come Newton e Galileo tendono ad essere negati o comunque ridimensionati dal senso comune scientifico (si dice, ad esempio, che Galileo si occupasse di astrologia solo per guadagnare qualche soldo). Ebbene, questo è certamente l’indice di una compatibilità che è andata perduta. Il che non toglie che siano strade ben diverse: se Galileo avesse approfondito il discorso dell’astrologia, come cercò di fare Pauli, ad esempio, insieme a Jung, sarebbe giunto a ben diversi risultati.

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Entriamo ora in uno degli argomenti a cui ha dedicato molti Suoi studi. A seguito di queste continue interferenze, come va configurandosi il rapporto tra politica, cultura ed esoterismo?

Sono rapporti piuttosto occasionali – su questo ho più volte insistito. Lungo la storia dell’umanità fino alla rivoluzione scientifica, i praticanti di quest’altro approccio, di quest’altra disciplina – fossero i veggenti, gli auguri romani, i profeti di Israele o gli astrologi ed alchimisti che facevano parte del normale staff del potere – erano del tutto integrati nella sfera politica. Questa continuità e normalità sono poi venute meno: i rapporti sono diventati occasionali. Non credo si possa dare una spiegazione globale della loro persistenza: avvengono in certi luoghi, per certe circostanze, attorno a certe personalità o filoni di pensiero. Sono poi molto variegati. Quello che provo ad osservare è che il collegamento tra politica e scienze esoteriche non riguarda solo, come spesso è stato detto, i rapporti tra la cultura della Destra e l’esoterismo, ma che elementi di questo tipo si ritrovano in tutto l’arco del pensiero politico della modernità. Ho esaminato con particolare attenzione il liberalismo, apparentemente il più razionale in assoluto, all’interno del quale è possibile intravvedere questa atmosfera. Occasionalmente, certo, come già detto – non è certo usuale questo rapporto. Era normale una volta, quando auguri ed astrologi venivano interpellati regolarmente. Ora lo sono in una maniera eccezionale e circoscritta a determinate situazioni. Vero è però che l’astrologa Joan Quigley ha scritto un libro intitolato I miei sette anni come astrologa alla Casa Bianca per Nancy e Ronald Reagan (Carol Publishing, New York 1990), per esempio. Come lei stessa racconta, cominciò a lavorare alla casa Bianca non come astrologa ma per migliorare l’immagine di Nancy Reagan, considerata non all’altezza di essere la First Lady. Ebbene, come ho scritto in Esoterismo e politica (Rubbettino, Soveria Mannelli 2010), da quanto racconta questa astrologa e risulta poi confermato da membri della Casa Bianca, Reagan consultava questa signora, facendosi fare gli oroscopi, prima di incontrare Gorbaciov. Certo, è una circostanza occasionale, ma che testimonia il fatto che questo filone culturale abbia continuato a sussistere negli Stati Uniti. Nella cultura americana si arriva a Reagan anche attraverso la persistenza di questa impostazione. Il vicepresidente di Roosevelt, Henry Wallace, consultava a sua volta astrologi e credeva che l’astrologia fosse una disciplina scientifica. Sono però, ancora una volta, situazioni eccezionali. Rincorrendo il modo in cui si verificano queste circostanze, si possono ricostruire biografie di politici e di correnti di pensiero ed ideologiche. Ho raccolto molto materiale di questo tipo. Si tratta d’altra parte di un modello di analisi applicabile a ben altre realtà politiche, come vedremo: un giovane studioso, Francesco Dimitri, ha scritto un libro, Comunismo magico (Castelvecchi, Roma 2004), e poi un altro sulle case stregate. Poi si è messo a scrivere racconti: forse avrebbe potuto continuare ad approfondire questa tematica. Il nazionalsocialismo, in particolare, è stato il movimento nel quale questo fenomeno è più evidente. Ho raccolto molto materiale che sto organizzando in un libro che uscirà a maggio per Rizzoli sugli sviluppi politici del nazionalsocialismo e le presenze della cultura esoterica all’interno di quella europea. Tornando alla domanda, i rapporti tra politica ed esoterismo, una volta sistematici e continuativi, ora sono solo eccezionali. Ciò che si può fare è, di volta in volta, cercare di capire come e per quale motivo sia accaduto lì e non altrove.

Possiamo dire che, se per un Rodolfo II o una Caterina di Svezia era un vanto poter disporre di alchimisti alla propria corte, l’avere un’astrologa alla Casa Bianca è invece ragione d’imbarazzo?

Non solo. Anche Hitler, che ha avuto una formazione molto specifica in questa direzione, ha poi cercato di cancellare completamente questi suoi interessi. Secondo me, nel Mein Kampf (ne ho curato l’edizione per i tipi di Kaos nel 2002), questa formazione emerge chiaramente, sebbene lui faccia di tutto per celarla, arrivando addirittura a costruirsi un altro processo di formazione culturale che lo escluda. Nonostante questa rimozione, nel Mein Kampf questo percorso emerge, di tanto in tanto. Capita anche nel caso di molte personalità della finanza. Agnelli, ad esempio, consultava regolarmente Gustavo Rol.

Mentre i rapporti tra nazionalsocialismo ed esoterismo sono ormai un argomento divenuto “di moda”, sino ad essere oggetto di trasmissioni – più o meno serie – in prima serata, meno nota è invece la presenza di tematiche occulte in fenomeni politici quali fascismo e bolscevismo…

Sul rapporto tra fascismo ed occultismo, credo lo studio migliore sia quello curato da Gianfranco de Turris, Esoterismo e fascismo (ed. Mediterranee, Roma 2006). La situazione è molto differente rispetto a quella del nazionalsocialismo poiché, mentre Hitler risentiva degli influssi di cui si è già detto, Mussolini è sempre stato – se volessimo definirlo – un marxista positivista, quanto alla sua formazione culturale, con delle punte di superstizione (sempre a proposito di coincidenze, peraltro, nel 1921, ebbe un incidente stradale proprio a Dongo). Un’altra traccia utile: molti del suo governo erano massoni – per quel poco di esoterico che è rimasto nella massoneria… In fondo, Mosse ha potuto descrivere i precedenti culturali del Terzo Reich perché in Germania c’era tutta un’effervescenza culturale legata all’occultismo (si veda la già citata rinascita dell’astrologia). In Italia, forse anche a causa della presenza della Chiesa Cattolica, non c’è invece stata questa rinascita di interessi.

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La figura di Dante è poi fondamentale rispetto ai rapporti tra fascismo ed esoterismo. Molti furono gli studi che si svilupparono intorno al Poeta negli anni di Mussolini, specialmente negli ambienti dell’esoterismo e del tradizionalismo romano…

Penso a quanto Dante diceva, nel canto IX dell’Inferno: “O voi, ch’avete gl’intelletti sani, / mirate la dottrina, che s’asconde / sotto ‘l velame degli versi strani”…

Si può fare riferimento anche al Convivio, a proposito dei quattro modi di interpretare i testi, letterale, allegorico, morale e anagogico…

Lo stesso ordine di considerazioni, certamente. Mi ha invece molto stupito che Franco Cardini, da cui ho imparato molto in diversi campi, ritenga non vi siano legami tra Dante e i Fedeli d’Amore, circoscrivendo così la lettura esoterica della Commedia.

Riguardo al bolscevismo, invece?

Nella cultura russa l’elemento esoterico è molto più presente che non in quella cattolica italiana. Qui troviamo fenomeni decisamente “strani”: il primo segretario di Lenin, ad esempio, può essere considerato un esoterista. Come sostiene poi Luciano Parinetto, l’uso di figure esoteriche nella scrittura di Marx è molto frequente. Addirittura, già dalle prime battute del Manifesto, che evocano quello “spettro che si aggira per l’Europa”, ma anche nella figura dell’“apprendista stregone”, o anche in espressioni quali: “In Inghilterra si finirono di bruciare streghe quando si cominciarono ad impiccare i falsari di moneta”. A parte questi lontani precedenti, troviamo tutta quella corrente che giunge fino ai “cercatori di Dio”, per i quali dio è il proletariato. Perché tutto ciò si è prodotto proprio lì, nel marxismo? Forse, come sostiene Dimitri nel suo libro che ho già citato, vi sono analogie tra la nascita del comunismo detto “scientifico” con Marx e la rinascita dell’esoterismo con Éliphas Levi. Dimitri paragona questi due processi, che procedono parallelamente, che sembrerebbero essere in contrapposizione ma forse invece testimoniano il riemergere di quell’antica cultura, le cui radici sono così profonde da potere riemergere anche nei momenti più insospettabili.

Due forme che, proprio a partire dalla loro antitesi, sono ineliminabili ma continuano ad avvicendarsi, lungo i secoli…

Si può fare riferimento anche allo strano rapporto tra Stalin e Bulgakov.

Stalin volle tenere lo scrittore in Russia…

Certo. Nel 1930 fece una telefonata all’autore del Maestro e Margherita e cultore di esoterismo, che aveva fatto richiesta al governo di poter lavorare come regista o di ottenere il permesso di lasciare l’URSS. Lui dapprima credette si trattasse di uno scherzo. Pare Stalin gli avesse detto: “L’abbiamo ricevuta, la sua lettera. L’abbiamo letta con i compagni. Riceverà una risposta positiva in merito. O forse parla sul serio, quando dice che vuole andare all’estero? Le siamo proprio venuti a noia noialtri, eh? Presenti domanda. Secondo me, accetteranno. Sa, io e lei dovremmo incontrarci una volta, parlare un po’”. Bulgakov ebbe così il lavoro di regista. Stalin, che amava il teatro, leggeva i lavori dello scrittore, ne sembrava entusiasta, ma poi li bloccava, impedendone la rappresentazione. Stalin aveva studiato in seminario – forse, nella sua formazione, qualche aspetto del cristianesimo ortodosso (la componente meno razionalista è più “magica”, per così dire, impermeabile al platonismo e al razionalismo greco, come ebbe a dire Joseph Ratzinger) rimase. È curioso anche il fatto che il discorso che Stalin pronuncia ai funerali di Lenin sembri proprio una ripetizione di formule esoteriche adattate allo stile dei tempi. Dice, infatti: “Il compagno Lenin ha detto che l’unità di partito è la cosa più sacra che dobbiamo tutelare. Ti giuriamo, compagno Lenin, che, seguendo il tuo insegnamento, tuteleremo l’unità del partito”. Oppure: “Il compagno Lenin ci ha detto di diffidare dei falsi amici. Ti giuriamo, compagno Lenin…”, e via dicendo.

Autentica magia cerimoniale!

Davvero, sembra proprio magia cerimoniale. Forse fu proprio il retaggio ortodosso ad incidere in questo senso. Troviamo poi altri aspetti, sempre legati al cristianesimo ortodosso. Nel bolscevismo delle origini troviamo Lunacharsky, i “God-Building”. C’era tutto un filone di questo tipo che sembra abbastanza strano, con esperimenti che paiono addirittura ricordare operazioni ermetiche. Tutti indizi del persistere, in un ambiente fortemente razionalistico, di elementi di tipo esoterico ed occulto.

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Tornando invece al panorama americano, nei Suoi studi Lei parla spessissimo di Howard Phillips Lovecraft.

Lovecraft si definisce un materialista convinto. La sua celebre espressione “Cthulhu non è altro che un insieme di elettroni” pare deporre in questo senso. Però, e torno alla mia convinzione già spiegata prima, è anche attraverso scrittori come lui che riemergono quelle antiche culture che sembravano accantonate. Lovecraft si definisce un erede della tradizione scientifica, un materialista; tuttavia, un autore che cerca di raccontare ciò che racconta lui è evidentemente influenzato da quell’altro tipo di discipline già trattate, come questa rivista ha già messo in luce nel numero dedicato allo scrittore americano (N. 00/2011). Sebbene egli stesso facesse fatica ad ammettere questi influssi, ciò non toglie che ci siano stati. In Teoria dell’orrore (Edizioni Bietti, Milano 2011) Lovecraft si riconnette ad antichi popoli che avrebbero vissuto in Europa prima dei suoi attuali abitanti, collegandosi così alle leggende sul “piccolo popolo”, il “Little Folk”. Lovecraft era influenzato da culture di questo tipo, che tentò di far coesistere assieme alla sua appartenenza alla rivoluzione scientifica.

Un altro caso di coesistenza di modernità e premodernità, dunque…

Esatto. Anche a questo proposito, credo sia molto importante un librone che cito spesso, L’ascesa dell’individualismo economico di Luigi Ferrari (Vicolo del Pavone, Piacenza 2010). L’autore precisa che in ognuno di noi è presente una duplicità: da un lato siamo molto sensibili alle novità, dall’altro siamo consapevoli di portare con noi un antico retaggio che si manifesta in qualche modo, anche se non ne siamo coscienti. Ho appena letto un saggio sul quale Ferrari sta lavorando, nel quale Franz Kafka è indicato come uno degli autori nei quali si manifesta maggiormente l’incontro tra la nascita del moderno e la riscoperta di retaggi molto antichi. Lovecraft è dunque un’altra testimonianza del persistere di queste tematiche e riflessioni negli Stati Uniti. È una sapienza sotterranea quella cui attinge, un filo conduttore di cui spesso nemmeno è conscio, che non si riferisce a testi specifici o prodotti culturali storicamente accertati, un filone sotterraneo che continua a scorrere al di sotto del corso della storia.

Ritiene possibile sintetizzare o comunque riconciliare scienza moderna e saperi tradizionali?

Più che di una riconciliazione credo si debba prendere atto della loro coesistenza. L’apparato scientifico è importante e, certamente, una parte della realtà può essere compresa e pure utilizzata e trasformata, facendo perno su di esso; tuttavia, c’è anche un altro metodo che è possibile adottare per confrontarsi con il mondo reale, che non dà risultati così spettacolari come il primo, ma che può esistere accanto ad essi. Almeno, storicamente è coesistito. Come scriveva Shakespeare, “ci sono molte più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante non ne sogni la tua filosofia…”. Mentre l’Illuminismo tradizionale riteneva che queste due verità non potessero fare parte di uno stesso orizzonte di conoscenza, credo che la riflessione odierna debba considerarli entrambi. Alla luce dell’evidenza storica, quanto meno. D’altra parte, sono ambiti che nemmeno possono conciliarsi, in quanto approcci radicalmente differenti. Ma è alla loro coesistenza che occorre guardare. Sono due degli infiniti modi possibili di guardare al mondo, alle cose. In un momento nel quale la scienza sembrava così onniesplicativa, pareva che qualsiasi altro approccio dovesse scomparire – e così pensano tuttora i fautori dell’individualismo moderno – ma è proprio a partire dal trionfo di questo paradigma che l’altro approccio, che chiamiamo esoterico, non scompare del tutto ma si manifesta in circostanze eccezionali, secondo quanto già detto. Eppure, dal mio punto di vista, non dobbiamo mirare al predominio dell’uno sull’altro ma, appunto, ad una felice coesistenza.

Possiamo così concludere tornando a Newton, che si occupava anche di discipline esoteriche, interessi scarsamente indagati oppure sminuiti dai critici di oggi (con importanti eccezioni, però, come Paolo Rossi e Francis Yates)…

Infatti, come ha anche scritto il suo biografo, Michael White, lui procedeva contemporaneamente in queste due direzioni. Ha studiato e si è interessato tanto all’alchimia quanto alla gravitazione. Probabilmente, nemmeno lui riusciva a tenere insieme l’eterogeneità di questi interessi (da non dimenticare che fu anche direttore generale della Zecca d’Inghilterra…). Forse noi siamo persone che hanno ricevuto un’eredità complicata, un retaggio psicobiologico molto stratificato e spesso ambivalente. Riconoscere la sua duplicità è forse il compito che ci attende.

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