Dallo sciamano al raver: la musica elettronica tra primitivismo ed estasi

Una riflessione antropologica sulla fruizione collettiva della musica elettronica e sul fenomeno dei “rave”: dal tribalismo ritualistico di gruppo all’ “invasamento”, dalla “morte dell’ego” alla possibilità estatica. 


di Roberto Siconolfi

 

Al netto di mitizzazioni verso ciò che è per lo più distruzione psichica e fisica e di ragionamenti pregiudiziali legati a gusti e stili di vita, possiamo definire la musica techno — e, più in generale, elettronica — e il fenomeno dei rave (letteralmente “andare in delirio”) uno dei movimenti sub-culturali, musicali e giovanili più interessanti degli ultimi 30 anni. Escludiamo da questa analisi le premesse della Dance e dell’House e anche la parabola notevolmente discendente nella quale questo movimento versa, ed escludiamo molti dei generi e degli stili che risultano poco interessanti per il nostro tipo di correlazioni.

In particolare per cogliere dei lati nascosti o “metafisici” dovremmo dedicarci a tutto quel quadro definito “acid”, che nasce sulla base del movimento House, a Chicago nella seconda metà degli anni ’80 e si sviluppa successivamente in Inghilterra. Questa scena prende piede con il movimento Acid House, e con la diffusione della sostanza psicotropa detta Ecstasy, ovvero una famiglia di sostanze sorelle tra cui la più importante è l’MDMA (metilenediossimetanfetamina), una metamfetamina che presenta analogie sia con l’amfetamina che con la mescalina. Essa fu sintetizzata per la prima volta dai laboratori Merck nel 1912 ed ebbe il suo primo impiego per scopi bellici nella prima guerra mondiale, e negli anni ’70 per attività di tipo psicanalitico. Questa correlazione con una sostanza stimolante (amfetamina) ed una psichedelica (mescalina) – alla quale si aggiunge l’aumento delle capacità introspettive e di contatto con il mondo esterno, tipico delle sostanze entactogene o empatogene – favorisce il reverbero dal punto di vista psichico della ritmica continua ed estatica della musica House, e più in generale della Techno.

Infatti da un lato abbiamo l’effetto stimolante che tiene svegli fisicamente per ore e ore in modo tale da affrontare il ballo, dall’altro abbiamo la parte psichedelica utile a favorire l’espansione sensoriale della mente. A completare il tutto il lato empatogeno, che fa sentire interiormente “connessi ad un tutto” in una specie di amore “universale” e “verso il prossimo”. Secondo alcune ricostruzioni medico neurologiche effettuate su cervelli sotto effetto di sostanza, a differenza di una metamfetamina tipo Speed, l’Ecstasy segue un tracciato circolare anziché lineare, nel movimento dei neurotrasmettitori cerebrali. La cosa realizza, dunque, una precisa corrispondenza tra la ritmica continua della cassa dritta, cioè la gran cassa di batteria elettronica utilizzata nelle parti ritmiche di questo genere di musica, e il movimento continuo del ballo e delle connessioni cerebrali. Queste, muovendosi in maniera circolare, appunto, favoriscono l’assorbimento del loop, ovvero della parte musicale che si ripete in continuazione nella musica House come nei diversi tipi di musica Techno ed elettronica.

Da qui potremmo trovare un appiglio di apertura verso l’estatico e per certi versi, per il tribalistico, o lo sciamanico, come ad esempio nel caso del genere Tribe e per tutta l’esperienza dei Free Party e dei Teknival, ovvero del rave party dallo spirito libero, di tipo illegale – clandestino –, talvolta gratuiti e che durano per più giorni. Il genere Tribe nasce con la parabola degli Spiral Tribe, e dei Tekinval appunto. A partire dagli anni ’90 alcuni produttori e dj musicali inglesi danno vita alla prima Tribe, gli Spiral, cioè un collettivo di musicisti e affini che girano per il Regno Unito, e successivamente per Europa e resto del mondo, attrezzando in luoghi isolati, senza autorizzazioni legali, e in chiave autogestita, il proprio Sound System, ovvero l’impianto audio e i macchinari per produrre e riprodurre musica (piatti, drum machine, sintetizzatori, strumenti virtuali, ecc.).

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Alex Gray.

Altro genere interessante legato al movimento dei Free Party è quello Goa Trance, nato nello stato indiano di Goa, reputato la mecca degli hippie negli anni ’60-‘70. È interessante per questo tipo di disanima poiché è un genere imbevuto di spiritualismo, musicalmente molto psichedelico, e le cui atmosfere estetiche “fluorescenti” aprono l’immaginario e la mente dei partecipanti ad esperienze estatiche e psichedeliche, appunto.

Di versante nettamente opposto, sia per ambientazioni che per fluidi “spirituali” di base, è il genere Hardcore, di cui solo alcuni sottogeneri vengono suonati nei Free Party, come l’Industrial e la Frenchcore. Esso è molto più basato su un certo “nichilismo sonoro”, dato dal distorsione dura della grancassa (Kick) e dall’elevato numero di BPM. Anche gli ambienti sono improntati su atmosfere particolarmente lucubri e decisamente meno accoglienti rispetto sia alla Goa che al genere Tribe. Ovviamente ciò oltre al genere principale (main), perlopiù legato al movimento Gabber e alle tematiche identitarie e da “stadio”, le quali presentano un certo tribalismo ritualistico e di “gruppo” per certi versi interessante.

Tornando ai Free Party, uno dei tratti specifici di questo filone è il “nomadismo”. Esso è di tipo fisico andando a rilevare le vecchie esperienze di nomadismo musicale effettuate dagli hippy – che per primi diedero vita al movimento dei traveller – e dei festival blues e di rock psichedelico. Da qui il nome Teknival, con introduzione progressiva della Tekno all’interno del festival, e la nascita dei “tekno traveller”, cioè dei viaggiatori che organizzano Teknival. Ma il nomadismo è anche, o soprattutto, psichico, come riporta Hoakim Bay, uno degli scrittori di riferimento di tutto il movimento Tekno, nel suo celebre “TAZ”. Questa sigla sta per Temporary Autonomus Zone (Zone Temporaneamente Autonome), un vero e proprio fondamento di tipo “politico” sul quale tutta l’esperienza Teknival si basa, ma che trae spunto da filoni precedenti legati a particolari miscele di anarchismo primitivistico e cibernetico.

In TAZ il nomadismo psichico viene definito da Bay come un “cosmopolitismo senza radici”, secondo aspetti discussi da Deleuze, Guattari e Lyotard. Esso è inteso come una «visione del mondo post-ideologica, multiprospettica, capace di muoversi “sradicatamente” dalla filosofia al mito tribale, dalla scienza naturale al taoismo». Insomma: «zingari, viaggiatori psichici spinti dal desiderio o dalla curiosità, vagabondi con poche lealtà (di fatto sleali verso il “progetto Europeo” che ha perduto tutta la sua vitalità e incanto) non legati a nessun particolare tempo o luogo, in cerca di diversità e di avventura». Essi sono:

« …nomadi che praticano la razzia, sono corsari, sono virus, hanno bisogno e voglia di TAZ, campi di tende nere sotto le stelle del deserto, interzone, oasi fortificate nascoste lungo carovanerie segrete, parti di giungla e di pianure “liberate”, aree proibite, mercati neri e bazar sotterranei. Questi nomadi tracciano loro percorsi con strane stelle, che possono essere luminosi gruppi di dati nel cyberspazio, o forse allucinazioni. »

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Sempre di sciamanesimo “contemporaneo” parla Mark degli Spiral Tribe in una sua celebre intervista reperibile su internet. La spirale degli Spiral tribe, e più in generale del movimento dei tekno rave, è un simbolo antichissimo che simboleggia espansione, crescita e sviluppo o ancora l’universo e l’infinito, il sole e il suo movimento, la “ricerca di sé stessi”In realtà più che di sciamanesimo vero e proprio inteso nel senso di pratica religiosa o magico-rituale, potremmo parlare di forme di spiritualità “infere”, assimilate a certe pratiche del Voodoo tanto analizzate da Guénon, oppure alla macumba e a discipline fondate sulla trance.

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Magic people vodoo people” cantavano i The Prodigy, e vediamo che forme di invasamento, di scatenamento incontrollato di forze estatiche e disgregatrici, attraverso la musica ripetitiva o il ballo, sono evidenti e assimilabili a ciò che Julius Evola pensava del Jazz. Qui, l’ambiente desacralizzato e l’assenza di quadri istituzionali o tradizioni rituali, atmosfere e orientamenti, non realizzava precise evocazioni ma una specie di possessione diffusa e informe, primitivista e collettiva. In maniera simile al rave party, sempre Evola descriveva le esperienze, tipiche dei concerti beat, con aperture semi-estatiche e isteroidi di una informe convulsa evasione e vuote di contenuto, una forma di riavvicinamento inconscio a certi riti frenetici collettivi dell’antichità, i quali avevano pur sempre un fondo sacrale. Del resto è evidente come ai rave party, non di rado avvengono tragedie e non ci riferiamo solo a quelle di tipo spirituale ma a quelle ben solide e fisiche – es. morti o “impazzimenti” dettati dall’abuso di droghe.

La forma spirituale in esame è figlia anche della Chaos Magick degli anni ’70 originata da Austin Osman Spare, influenzata da Terence McKenna e dalla psichedelia della contro-cultura, e della quale importanti esponenti furono William Burroughs e Timothy Leary.

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Terence McKenna.

A questo punto, dovremmo distinguere il tipo di individuo in grado di assumere l’“onda” di questa esperienza, senza farsi travolgere, e in grado di accrescersi attraverso la rottura dello “stato di coscienza”. Una specie di sfida attuata grazie ad esperienze di questo genere, in grado di far venire a galla il suo vero essere e di far crollare l’insieme di sovrastrutture dovute al mondo attuale, globalizzato ed anestetizzato nella tecnica e nei processi tipici del competitivismo neo-liberale. Dato il punto di decadenza della civiltà occidentale, se questi tipi “speciali” erano già pochi nel precedente movimento di massa legato a Jazz e Rock’n’Roll’, capiremo che ora stiamo parlando di “rarità”, le quali per predisposizione “naturale” sono in grado dominare esperienze di questo tipo, addirittura realizzando attraverso esse la propria integrazione ed ascesi individuale.

A riguardo potremmo trarre un parallelismo con gli Aghori, la setta indù del XVIII secolo che riusciva ad ottenere accrescimento grazie all’uso di sostanze, con esperienze “oscure” di ogni tipo e più precisamente attraverso il processo di accelerazione dei processi distruttivi detto “Via della Mano Sinistra”, finalizzato ad un rapido sopravanzamento degli “stati di coscienza”.

Questa particolare forma di individuo però si forgia a fronte di una massa per lo più vuota, completamente anestetizzata e psichicamente devastata dall’uso di droghe, che perde sempre più di originalità, con la parabola discendente del movimento, e anche di conoscenza sul “cosa” è stato per davvero questo movimento. Per quanto riguarda questo tipo “di massa” e questa fase terminale del movimento importante è l’avvento della Ketamina, un anestetico usato anche in veterinaria e conosciuto farmacologicamente come Ketalar, Ketavet, ecc. L’effetto che provoca è una vera e propria dissoluzione della coscienza individuale, a livelli base della manifestazione vitale, tipo il “sentirsi come un atomo”. Un’esperienza che può sfociare anche negli stati di pre-morte “Near Death Experience (NDE), l’effetto “tunnel”, tipici degli individui in stato comatoso e che, quindi, molto bene simboleggia un passaggio a stati dissolutori dell’essere.

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Rappresentazione artistica di una “Near Death Experience”.

Altre sostanze d’uso “storiche” sono l’Acido Lisergico (LSD 25), e la sua duplice azione a seconda dell’intensità: quella dispercettiva – con distorsioni della capacità sensoriale, soprattutto vista e udito –  ed euforizzante; quella prettamente allucinogena, in caso di forte intensità della sostanza – con aumento delle distorsioni sensoriali, allucinazioni geometriche e frattali, distorsione della consapevolezza, senso di unione verso l’ambiente circostante, sinestesia, ed ego loss (definita da Timoty Leary come  la perdita dell’Io). Questa seconda modalità di effetto, quella più forte per intenderci, è quella capace di sviluppare le capacità psichedeliche vere e proprie, ed è quantomeno simile, in tutto e per tutto, all’esperienza “fuori dal corpo” – Out of Body Experience (OBE) –, a quella del “viaggio astrale”, e alla capacità di raggiungere “piani di esistenza” superiori.

Tornando alla divisione suaccennata, il movimento di massa che segue questi generi, e per certi versi tutto il movimento legato alla musica dance, elettronica e techno – distinguiamo in questo caso il termine generale da quello specifico “tekno” utilizzato prima –  è inquadrabile perfettamente nel clima nichilistico imperante. Ci sarebbe ben poco da dire, se non mettere in luce una perfetta aderenza a certe dinamiche transumanistiche attuali – ricordiamo il ruolo del cyber punk e dell’“accelerazionismo” in questa direzione. Il “transumano” si caratterizza proprio per l’uso pervasivo della tecnologia e un suo innalzamento ad una vera e proprio “mistica tecnologica”, ma anche per l’uso delle sostanze psicotrope e più in generale per lo svilimento di consapevolezza ed identità.

Una vera e propria modifica antropologica in atto legata ad una riduzione qualitativa netta delle caratteristiche umane, a differenza della figura nietzschiana dell’“oltre uomo” o forse più propriamente in opposizione alla figura del Vîra, il tipo d’Uomo della tradizione induista pienamente realizzato in sé stesso. E in effetti, l’individuo in esame si avvia proprio verso quella umanità “inconsapevole”, svilita nella sua essenza, robotizata, senza più patrimoni culturali e tradizionali da tramandare e in un’ultima analisi dominata mentalmente, oltre che fisicamente dalla “struttura di potere”. Quindi, una vera regressione alle forme più elementari della vita, “complicate” però dalla tecnologia e dall’azione nociva dell’Uomo.

Anche in questo caso, però, l’individuo differenziato, di cui parlavamo sopra, in grado di accettare e vincere le sfide della dissoluzione, può giungere ad un altro approdo, in cui accelerazionismo e transumanesimo, portino ad uno sviluppo “superiore” e a ritorni a forme organiche della società come nelle soluzioni proposte da Nick Land o dal movimento Dark Enlightenment.

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Alex Gray.

Testi citati:

  • Bey H., T.A.Z. Zone temporaneamente autonome, Milano, Shake Edizioni, 2007
  • De Maistre L., L’ enigme Rene Guenon et les superieurs inconnus, Milano, Archè Edizioni, 2009
  • Evola J., Cavalcare la tigre. Orientamenti esistenziali per un’epoca della dissoluzione, Roma, Edizioni Mediterranee, 2009
  • Evola J., Lo yoga della potenza, Roma, Edizioni Mediterranee, 2006
  • TheThinyPage, Intervista a Mark Harrison – Spiral Tribe, http://thetinypage.artathack.me/articoli/rave/int_markharrison.php

 

5 commenti su “Dallo sciamano al raver: la musica elettronica tra primitivismo ed estasi

  1. Sono un po’ perplesso dalle accuse mosse al transumanesimo, per quanto mitigate nel finale dalla retorica dell'”individuo differenziato”.

    Per quanto il transumanesimo sia un fenomeno complesso e variegato mi pare che il pensiero comune a questa corrente sia di tipo estatico e di enfasi sulle similitudini, piuttosto che sulle differenze.
    Questo solo apparentemente condurrebbe alla dissoluzione dell’identità.
    In realtà l’identità ne uscirebbe rafforzata dalla maggiore varietà esperienziale, e non c’è nessuna ragione per cui una filosofia inclusiva debba essere meno valida di una esclusiva.

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