ยซFrainteso da amici e nemici, lottรฒ da solo contro il mondo modernoยป: questo necrologio a Julius Evola mette bene in luce il daimon โprometeico-luciferinoโ che lo accompagnรฒ durante lโintero cammino terreno, facendone un pensatore unico nel panorama del โ900, come emerge limpidamente dalla sua opera piรน autobiografica, โIl cammino del cinabroโ, recentemente ristampata dalle Edizioni Mediterranee.
di Marco Maculotti
ยซ โSaggi sullโIdealismo magicoโ; โLโuomo come potenzaโ; โTeoria dellโIndividuo assolutoโโฆ; libri che il frequentatore di biblioteche osserva di sfuggita, presentendo dietro le apparenze stravaganti una forza temibile, un fuoco dal quale รจ facile essere investiti e travolti. Ricordo ancora lo sgomento suscitato, sia pure in ristrette cerchie di studiosi, dalle prime enunciazioni della preoccupante teoria. โPazzescoโ, โinauditoโ, โformidabileโ, โdegno del rogoโโฆ ยปย [1]
In un celebre discorso, Pierre Drieu La Rochelle affermรฒ che ยซla funzione degli intellettuali, o almeno di un certo tipo di intellettuali, รจ di andare al di lร dellโavvenimento, di tentare cammini rischiosi, di percorrere tutte le strade possibili della storiaยป. Pochi ritratti di โintellettualiโ combaciano con tale identikit, che potremmo in un certo senso definire prometeico-luciferino, quanto una delle menti piรน controverse (e mal comprese) della cultura italiana del Novecento: il filosofo e โtradizionalistaโ romano Julius Evola (1898 โ 1974).
Lโaspetto biografico della sua opera (sia letteraria che โalchemicaโ) e le tappe di unโesistenza che ben prima della sua morte assunse caratteristiche โmitologicheโ furono narrati in prima persona da Evola stesso nel libro-documento intitolatoย Il cammino del cinabroย [2], pubblicato per la prima volta nel 1963. La recente ristampa (2018) da parte delle Edizioni Mediterranee di Roma, per la collana โOpere di Julius Evolaโ a cura di Gianfranco de Turris, costituisce la quarta edizione corretta, riveduta e aumentata considerevolmente con molteplici note, appendici, bibliografie, fotografie, documenti inediti e saggi di Geminello Alvi (โLโebbrezza del vuotoโ) e Andrea Scarabelli (โIl cammino editoriale de โIl cammino del cinabro'โ), per un totale di quasi 500 pagine. Unโedizione, dunque, imperdibile per gli ammiratori di Evola e per coloro che volessero conoscerlo โpiรน da vicinoโ, con riguardo allโambito piรน prettamente storico-biografico del suo solitario cammino terreno.
Siamo consapevoli dellโimpossibilitร di fornire, in questo breve articolo-recensione, un quadro generale esaustivo della vita di Evola; su ciรฒ, rimandiamo alla lettura integrale del libro in questione. Da parte nostra, in questa sede ci limiteremo a definire a grandi linee la vita del filosofo ed esoterista romano, sottolineando qua e lร certi episodi particolarmente degni di nota e alcune posizioni ideologiche che egli maturรฒ negli anni; a tal fine, suddivideremo la biografia di Evola in tre โmacro-fasiโย (della durata di circa 25 anni lโuna)ย che ricondurremo idealmente, non senza un significato recondito, alle fasi dellโArs alchemica: quella giovanile o della Nigredoย (fino al 1922), quella matura o dellโAlbedoย (dal โ23 alla fine degli anni Quaranta) e infine quella della vecchiaia o della Rubedo(dagli anni Cinquanta alla morte avvenuta nel 1974).
La giovinezza: Nigredo
Chi fu Julius Evola prima di diventare Julius Evola?ย Fin dagli anni giovanili, egli afferma nellโincipit de Il cammino, due โdisposizioniโ sembrano aver plasmato la sua natura: da una parte, un ยซimpulso alla trascendenzaยป, da cui dovette conseguire un ยซcerto distacco dallโumanoยป e una ยซcerta insensibilitร e freddezza dโanimoยป; dallโaltra, unโattitudine ยซda kshatriyaยป, termine che in sanscrito denomina ยซun tipo umano incline allโazione e allโaffermazione, โguerrieroโ in senso latoยป. E tuttavia, continua il filosofo romanoย [3]:
ยซ Non posso ricondurre le disposizioni di cui ho parlato ad influenze dโambiente nรฉ a fattori ereditari (nel senso corrente, biologico). Debbo pochissimo allโambiente, allโeducazione, alla linea del mio sangue. In larga misura, mi sono trovato in contrasto sia con la tradizione predominante in Occidente โ il cristianesimo e il cattolicesimo โ sia con la civiltร attuale, col โmondo modernoโ democratico e materialista, sia con la cultura e la mentalitร prevalenti nella nazione in cui sono nato, lโItalia, sia, infine, col mio ambiente familiare. Se mai, lโinfluenza di tutto ciรฒ รจ stata indiretta, negativa: in me ha favorito solo delle reazioni. ยป
Tornato nella capitale dopo la Grande Guerra, il giovane Julius si trovรฒ catapultato in un periodo di crisi che segnรฒ per lui una vera e propria catarsi: un momento topico della sua esistenza, inquadrabile nel senso di una necessaria fase iniziale di Nigredo, senza la quale sarebbe stato impossibile mirare alle altezze piรน vertiginose dellโAlbedo e della Rubedo. Non รจ un caso, a nostro parere, che tale tappa importantissima nella formazione dellโEvola โfilosofoโ si risolse โ tra le altre cose โ in una serie di sperimentazioni con sostanze psicotrope, tra cui probabilmente la psilocibina. Ecco come ricorda Evola questa tragica ma ineludibile fase di Nigredoย [4]:
ยซ โฆsi acutizzarono in me lโinsofferenza per la vita normale alla quale ero tornato, il senso dellโinconsistenza e della vanitร degli scopi che normalmente impegnavano le attivitร umane. In modo confuso ma intenso, si manifestava il congenito alla trascendenza. In questo contesto, vi รจ anche da accennare allโeffetto di alcune esperienze interiori da me affrontate a tutta prima senza unaย precisa tecnica e coscienza del fine, con lโaiuto di certe sostanze che non sono gli stupefacenti piรน in uso, e lโimpiego delle quali richiede anzi, nei piรน, il superamento di una naturale rivolta dellโorganismo e un particolare controllo di esso. Mi portai, per tal via, verso forme di coscienza in parte staccate dai sensi fisici. Passai non di rado vicino allโarea delle allucinazioni visionarie e forsโanche della pazzia. Ma una costituzione fondamentalmente sana, il carattere autentico dellโimpulso che mi aveva condotto verso queste avventure e una intrepidezza dello spirito mi portarono oltre. ยป

I frutti maggiori di tali esperienze si possono rintracciare nellโavergli fornito, per dirla con le sue parole, ยซpunti di riferimento a cui altrimenti forse con difficoltร [sarebbe] giuntoยป, prospettive e intuizioni inadeguate a cogliersi coi soli mezzi della mente razionale. Evola mise in relazione questo periodo di travagliata crescita interiore con un concetto orientale, ยซlโessere morsi dalla serpeยปย [5], che definisce precisamenteย ยซun bisogno di intensitร e di assoluto, a cui nessun oggetto normale appare adeguatoโฆ donde, anche, una specie di cupio dissolvi, un impulso a disperdersi e a perdersiยป.ย Se gli studiosi dellโArs alchemica e i lettori de La Tradizione ermetica dello stesso Evola non avranno particolari problemi a mettere in relazione tali concetti con la fase iniziale della โGrande Operaโ da noi summenzionata, ci limiteremo a notare come tale impulso a disperdersi e perdersi sia idealmente, nella tradizione induista, da connettersi alla guแนa tamas, il cui โpotereโ รจ straripante proprio nelle fasi di Nigredo (laddove la guแนa sattva รจ propria della fase Albedo e la guแนa rajas dellaย Rubedo).
Nondimeno si puรฒ notare che, persino in questa prima fase di presa di coscienza estrema, le sue disposizioni genetiche โ termine che vorremmo qui intendere, seguendo le indicazioni dellโautore, piรน in connessione con il Genius che con la gens โ orientarono โeroicamenteโ una tale esperienza potenzialmente annichilente. Il carattere autentico dellโimpulso che lo aveva guidato in queste โscorribande psichedelicheโ e cosรฌ pure lโintrepidezza dello spirito giร dimostrano il crisma evoliano, presente fin dalla gioventรน, di โguerrieroโ โ o di kshatriya, direbbe lui. Attitudini che dโaltronde sono pienamente realizzate nella guแนa rajas, equivalente allโimpulso di movimento, allโinstabilitร , allโattivitร e allโardente desiderio di cambiamento; guแนa che non a caso si riteneva pienamente realizzata, nellโIndia antica, dalla casta dei kshatriya. Un impulso, per citare ancora il Nostro, ยซa portare sino in fondo, verso il limite, ogni esperienza, per quindi andar oltreยปย [6].ย Qui si ebbe a formare (o meglio, a manifestare prepotentemente) il daimon-Evola prima ancora del pensatore e del filosofo; da queste esperienze lโEvola-persona trasse le direttive su cui avrebbe orientato, da quel momento in poi, la propria vitaย [7]:
ยซ โฆlโorientamento, da allora, fu essenzialmente questo: cercar di giustificare la mia esistenza con compiti e attivitร che non avessero un carattere puramente individuale o, almeno, che a me non sembrassero tali; poi, dovunque fosse possibile, interrogare ciรฒ che viene chiamato comunemente destino, saggiandolo, in ordine a quanto si riferiva al continuarsi della mia esistenza presa nel suo complesso. ยป

La maturitร : Albedo
Dopo le โconfessioniโ del capitolo introduttivo, il Cammino prosegue trattando lโesperienza in prima persona nel mondo dadaista ed esponendo considerazioni personali sullโarte astratta (cap. 2); quindi lโesposizione entra nel vivo della produzione evoliana, il cosiddetto ยซperiodo speculativoยป o filosofico (cap. 3).ย Si tratta degli anni intercorrenti dal 1923 al โ27, che vedono la redazione (sebbene la pubblicazione avvenga talvolta diversi anni dopo) di Saggi sullโidealismo magico (prima pubbl. 1925), Lโindividuo e il divenire del mondo (1926), Lโuomo come potenza (1927) e Teoria dellโIndividuo Assoluto (1927) e Fenomenologia dellโindividuo assoluto (1930). Sono i testi piรน prettamente filosofici di Evola che โ pur pescando a piene mani dalle tradizioni classiche quali il taoismo, lโinduismo, e lโellenismo โ non manca di unire qui i suoi interessi filosofici stricto sensuย (tra i menzionati, Nietzsche, Hegel e Michelstaedter) con le sue passioni โmetafisicheโ e โtradizionalisteโ. ร anche il periodo del Gruppo di Ur, sodalizio esoterico da cui prese vita la pubblicazione dellโomonima rivista (di cui Evola fu il primo direttore), fondato nel โ26 da Arturo Reghini e Giovanni Colazza.
Il capitolo 4, โLโapproccio allโOriente e il mito paganoโ, tratta degli scritti del medesimo periodo (sebbene pubblicati a distanza di decenni) che si differenziano dai precedenti perchรฉ del tutto incentrati sulla tradizione orientale, in special modo induista: La dottrina del risveglio (1943) e Lo Yoga della potenza (1949). Ma in questo capitolo Evola parla anche della gestazione di uno dei suoi lavori piรน noti che, sebbene cโentri solo marginalmente con gli studi orientalistici, entra a pieno diretto nellโalveo degli studi โpaganiโ del filosofo romano negli anni โ20 e โ30 del Novecento, sin dallโaltisonante titolo: Imperialismo pagano (1928). In questo lungo periodo che inizia negli anni Venti e prosegue grossomodo fino alla fine degli anni Quaranta (periodo che comprende anche il celeberrimo Rivolta contro il mondo moderno, a cui si accennerร sotto)ย si puรฒ, secondo il nostro schema concettuale, ricondurre la faseย Albedo del pensiero evoliano, quella che potremmo definireย pars construensย del suo pensiero, da porre idealmente in contrapposizione dicotomica con la successivaย pars destruensย legata allaย Rubedo, fase di espansione marzialmente โprometeicaโ, collocabile temporalmente dal principio degli anni Cinquanta alla sua dipartita: anni in cui Evola mise nero su bianco le sue pungenti (e alquanto profetiche) critiche alla direzione che ha imboccato lโaltrettanto faustiano โmondo modernoโย โ vale a dire โoccidentaleโ.

ยซ Era di fronte al mondo della Tradizione che il mondo moderno appariva come una civiltร anomala e regressiva, nata da una crisi e da una deviazione profonda dellโumanitร โฆ ยปย [8]
Sin dal principio degli anni Trenta si acuisce sempre piรน nel pensiero del filosofo lโossessione della dicotomia ยซmondo tradizionaleยป/ยซmondo modernoยป, non priva di contatti con lโequivalente eliadiana ยซsacroยป/ยซprofanoยป. Alcune osservazioni โ o forse sarebbe meglio dire vaticini โ contenute nel libro summenzionato sembrano investite di una potenza espressiva che ricorda ora Nietzsche ora gli scritti degli anni โ60/โ70 di Giorgio Colli sulla tradizione greca, dando non di rado lโimpressione di evolvere fino al parossismo (allโeschaton dellโesprimibile, si potrebbe dire); quasi che quelle di Evola siano metastasi sintattiche da seguire fino in fondo, per uscire dalla labirintica trappola del โmondo modernoโ.ย
Le visioni di Evola anticipano di qualche decennio quelle del suo (quasi) omologo tedesco Ernst Jรผnger, soprattutto quello di Al muro del tempo (1959) [9], e al tempo stesso riecheggiano le intuizioni esposte da questโultimo inย Der Arbeiterย (1932), su cui peraltro il Nostro redasse un corposo commento (LโยซOperaioยป nel pensiero di Ernst Jรผnger,ย 1959). Ecco, a titolo di esempio, unโinvettiva particolarmente pregnante, carica di pathos,ย riportata pure nel Camminoย [10]:ย
ยซ Lโattuale โcivilizzazioneโ dโOccidente รจ in attesa di un rivolgimento sostanziale senza il quale รจ destinata, prima o dopo, a crollare. Essa ha realizzato la perversione piรน completa di ogni ordine razionale delle cose. Regno della materia, dellโoro, della macchina, del numero, in essa non vi รจ piรน respiro nรฉ libertร nรฉ luce. LโOccidenteโฆ non conosce piรน la naturaโฆ la natura รจ decaduta in una esterioritร opaca e fatale di cui le scienze profane cercano di ignorare il mistero con piccole leggi e piccole ipotesi. Non conosce piรน la Sapienzaโฆ la superba realtร di coloro in cui lโidea si รจ fatta sangue, vita, potenzaโฆ Non conosce piรน lo Statoโฆ Che cosa sia la guerra โ la guerra voluta in sรฉ come un valore superiore e una via di realizzazione spiritualeโฆ non lo sanno piรน, questi formidabili โattivistiโ dโEuropaโฆ che non conoscono guerrieri ma soltanto soldatiโฆ ร un gran corpo anodino, che si getta or qua or lร spinto da forze oscure e imprevedibili le quali schiacciano inesorabilmente chiunque voglia opporsi o soltanto sottrarsi allโingranaggio. Tutto ciรฒ ha potuto la โcivilizzazioneโ dโOccidenteโฆ E il cerchio si serra ognor di piรน intorno ai pochi che siano capaci del grande disgusto e della grande rivolta. ยป

La vecchiaia: Rubedo
Temi che riemergono anche nel secondo dopoguerra, sebbene in questa terza fase della sua vita Julius Evola si volga piรน verso un tipo di analisi filosofico-sociologica che meramente mitico-tradizionale (eccezion fatta per Metafisica del sesso, uno dei suoi lavori migliori, pubblicato nel 1958), tanto imperturbabile e distaccata quanto fervente e drammaticamente profetica. ร il periodo di Orientamenti (1950), Gli uomini e le rovine (1953) e, in seguito, Cavalcare la tigre (1961), nonchรฉ dei saggi contenuti ne Lโarco e la clava (1968), che verrร pubblicato un lustro dopo Il cammino del cinabro.ย Anche qui lโimpressione รจ quella di avvertire echi jรผngeriani โ in special modo per quanto riguarda la visione escatologica de Al muro del tempo, con le sue tenebrose ยซpotenze miticheยป, risvegliate dallโisteria trionfante del ยซmondo delle macchineยป, e lโindicibile sensazione di appropinquarsi a velocitร sempre piรน folle, nei meandri del Timewave Zeroย [11], verso lโeschaton conclusivoย โ e considerazioni che riecheggiano lo Spengler e il Guรฉnon de La crisi del mondo moderno (1927) e Il regno della quantitร e i segni dei tempi (1939), come la seguente (tratta dal cap. 9 del Cammino, โLa โRivolta contro il mondo modernoโ e il mistero del Graalโ), in cui viene esposta unโimmagine per niente rassicurante del caos che pervade lโOccidente contemporaneoย [12]:
ยซ Sconsacrazione generale dellโesistenza, dapprima individualismo e razionalismo, poi collettivismo, materialismo e meccanicismo, infine aperture a forze appartenenti non piรน a ciรฒ che al disopra dellโuomo ma a ciรฒ che sta al disotto di lui, a determinare le forme, gli interessi e la sinistra potenza di una civilizzazione generale planetaria nel moto accelerato che porta verso il chiudersi di un grande ciclo, in termini ben piรน vasti dello spengleriano โtramonto dellโOccidenteโ. ยป
Ancora una volta, per evadere dallโimpasse ideologico ed esistenzialeย รจ essenziale ritornare agli Antichi, al modo di pensare tradizionale, mediante il quale ogni societร โsanaโ mai esistita ha da sempre decodificato e plasmato il โmondo del realeโ. Da questa prospettiva, una reminiscenza del Viลnu Purana o dei classici latini puรฒ essere di lezione anche con riguardo ai meccanismi arimanici di questo snaturato โmondo modernoโ, persino in questi โtempi ultimiโ in cui sembra che โtutto sia ormai perdutoโย [13]:
ยซ โฆricordai che una frase di Tacito aveva giร indicato con esattezza il processo che doveva realizzarsi su vasta scala nei tempi ultimi: โPer rovesciare lo Stato [lo Stato vero, organico, tradizionale] mettono avanti la libertร ; una volta giunti a tanto, attaccheranno anche questaโ. ยป
La visione ciclico-tradizionale e involutiva della storia del cosmo โ dottrina esoterica che fu โcavallo di battagliaโ evoliano sin almeno dallโindispensabile โtrattato di morfologia della storia delle civiltร โ Rivolta contro il mondo moderno (1934), corroborata dalla Sapienza Sacra di Induisti, Persiani, Ellenici, Estremo-Orientali e Precolombiani โ viene in questo periodo vissuta dal filosofo alla stregua di unโamara quanto ineludibile profezia, foriera di un evento catastrofico che sโha da realizzarsi immancabilmente. Da qui, il forte pessimismo delle sue analisi degli anni โ60 e lโimpressione sempre piรน stringente che ormai ยซnon sia rimasto piรน nulla da tentareยป se non cercare di rimanere, stoicamente, in piedi tra le rovine.

Fu proprio la professione coerente e reiterata di un ordine di idee a tal punto inattualiย eย anti-moderne, oltre alla pubblicazione del giร menzionato Orientamenti e la redazione di un paio di articoli per la rivista Imperium, a far piombare il filosofo in quella che si puรฒ a buon diritto definire una tragicommedia kafkiana. La farsa ebbe inizio il 24 maggio 1951, giorno in cui Evola venne arrestato con lโimputazione di costituire lโโispiratoreโ (il โmandante moraleโ, si direbbe oggi) di una presunta ยซcongiura intesa nรฉ piรน nรฉ meno che a restaurare il regime fascistaยป [14]. A dimostrazione dellโinconsistenza dellโaccusa quasi tutti gli imputati furono assolti, il processo finรฌ in una bolla di sapone e ยซvalse solo a coprire di ridicolo gli zelanti funzionari della polizia politica della nuova Repubblicaยป.ย Tra lโimbarazzo generale, due guardie condussero in aula il convalescente Evola, ormai invalido a causa dallโesplosione viennese di cui era stato vittima qualche anno prima, il quale, nonostante lo stato di salute in cui giaceva, scelse di difendersi in prima persona dalle imputazioni che versavano sulla sua persona. Il succo della sua arringa difensiva (peraltro tuttโoggi estremamente attuale, nonostante siano passati quasi settantโanni) รจ riportata nel capitolo 12 del Cammino, in cui si puรฒ leggereย [15]:
ยซ Dissi che attribuirmi idee โfascisteโ era un assurdo. Non in quanto erano โfascisteโ, ma solo in quanto rappresentavano, nel fascismo, la riapparizione di principi della grande tradizione europea di Destra in genere, io potevo aver difeso e potevo continuare a difendere certe concezioni in fatto di dottrina dello Stato. Si era liberi di fare il processo a tali concezioni. Ma in tal caso si dovevano far sedere sullo stesso banco degli accusati il Platone de Lo Stato, un Metternich, un Bismarck, Dante del De Monarchia e via dicendo. Ma, evidentemente, nelle bassure attuali, pei piรน altro non esisteva che lโantitesi fascismo-antifascismo, e non essere democratici, socialisti o comunisti equivaleva automaticamente ad essere โfascistaโ. ยป
In queste pagine del Cammino, Evola enuncia per lโennesima volta il suo anelito ideale a uno Stato di tipo โorganicoโ e โtradizionaleโ, simile a quello che ha retto per millenni il consorzio umano, dallโEgitto faraonico alla Mezzaluna Fertile, dai Greci allโantica Roma e quindi, sebbene in maniera giร piรน flebile, nel Medioevo, e che terminรฒ con lโEra dei Lumi, per degenerare infine nel cosiddetto โmondo moderno delle macchineโ. Un ideale, come si puรฒ ben comprendere, in forte contrasto con il paradigma occidentale, democratico e progressista, materialista e meccanicista, ateo e scientista, e in cui non trova spazio la cosรฌ temuta quanto insensata ยซdemonรฌa dellโeconomiaยป, nel cui ยซcircolo chiuso e buioโฆ si muovono sia marxismo che capitalismo, una identica concezione materialistica della vita e dei valori stando alla base dellโuno e dellโaltroยป [16].
Per concludere questo nostro approfondimento sulla figura di Julius Evola devesi infine sottolineare il fatto che, come spesso accade nelle biografie di personaggi cosรฌ peculiari, la morte ebbe una coerenza assoluta con la vita. Sul punto di morte, il filosofo chiese ai presenti di sorreggerlo, per poter spirare in piedi, guardando il Gianicolo al di fuori della finestra del suo appartamento romano al settimo piano. Cremato alla maniera degli antichi cavalieri indoeuropei e dei patrizi romani, le sue ceneri furono in seguito, dietro sua esplicita richiesta testamentaria, disperse ai venti del Monte Rosa, le cui pendici Evola in vita scalรฒ; meravigliosa metafora di unโesistenza sempre affrontata controcorrente, in salita perenne e in ascetica solitudine, e di uno spirito realmente libero che, anche dopo il fisico dipartir, seguirรฒ a ergersi a inesplorate altezze, laddove solo pochissimi osano giungere, lontano dalle chiassose moltitudiniย [17].
ยซ Frainteso da amici e nemici,
lottรฒ da solo contro il mondo moderno. ยป(Necrologio apparso sul Corriere della Sera del 13 giugno 1974)

Note:
[1]ย E. Servadio, Evola, o il mago; in J. Evola, Il cammino del cinabro. Mediterranee, Roma, 2018, p. 179.
[2] Il cinabro o cinnabrite o cinnabarite o solfuro di mercurio รจ un mineraleย appartenente alla classe dei solfuri, dallโaspetto rossiccio,ย chimicamente unโunione di zolfo e mercurio. Per la sua capacitร di trasformarsi in mercurio, il cinabro รจ alla base di tutto il pensiero alchemico cinese dellโantichitร , e riveste un ruolo di primaria importanza anche nelle tecniche di longevitร e di ricerca dellโimmortalitร , proprie del Taoismo. Secondo Mircea Eliade [Arti del metallo e alchimia, Bollati Boringhieri, Torino 2018, pp. 103 โ 104) ยซil cinabro nasconde [โฆ] il mistero della rigenerazione attraverso la morte [โฆ] Ne consegue che esso puรฒ assicurare la rigenerazione perpetua del corpo umano e, in definitiva, procurare lโimmortalitร ยป.
[3]ย Cammino, p. 48.
[4]ย Ivi, pp. 53-54.
[5]ย Il romanziere austriaco Gustav Meyrink, noto ai piรน per Il Golem (1915), ebbe modo di scrivere, in un suo saggio, sullโesperienza del โmorso del serpenteโ, in questi termini che ben rispecchiano da una parte le โconfessioniโ di Evola, dallโaltra le nostre precisazioni aggiuntive: ยซUomini di ogni popolo e di ogni epoca portano i segni del morso di questo serpente, e dalle loro schiere โ divenute sterminate nel corso dei tempi โ รจ nato quellโesercito, tormentato dalla sete per il trascendente, che, attribuendosi mete occulte, costituisce per gli altri un enigma irresolubile. โDegeneratiโ, ha definito Max Nordeau questi esseri morsi dal serpente, ma Gesรน Cristo li ha chiamati โil sale della Terraโ. Il veleno del serpente provoca in alcuni un impulso oscuroย e incomprensibile allโautopunizione e allโascesi, mentre in altri si manifesta come anelito struggente verso una forza sovrasensibile, verso il sapere e la conoscenza metafisica, o come sete religiosa del divinoยป (G. Meyrink, La via del fachiro, in Alle frontiere dellโocculto, a cura di G. de Turris e A. Scarabelli, Arktos 2018, p. 64). Su Meyrink, cfr. M. Maculotti,ย Gustav Meyrink alle frontiere dellโocculto, su AXIS mundi.
[6]ย Cammino, p. 55.
[7]ย Ivi, p. 56.
[8]ย Ivi, p. 182.
[9]ย Un articolo-recensione di Evola suย Al muro del tempoย di Jรผnger รจ collazionata nella raccolta di saggiย Ricognizioni. Uomini e problemiย (1974).
[10]ย Cammino, p. 150.
[11]ย Per usare una terminologia di Terence McKenna, un altro indimenticato โesploratore dellโastraleโ (sebbene appartenente a una corrente culturale completamente diversa da quella di Evola) del secolo scorso; cfr. M. Maculotti,ย Verso il โTimeWave Zeroโ: Psichedelia ed Escatologia in Terence McKenna, su AXIS mundi.
[12]ย Cammino, p. 265
[13]ย Ivi, p. 357.
[14]ย Ivi, p. 351.
[15]ย Ivi, p. 353.
[16]ย Ivi, p. 358. Questa peculiare concezione di Evola riguardo il capitalismo statunitense e il comunismo sovietico come due facce della stessa medaglia emerge sin da Rivoltaย e in molte opere ed รจ presente in molti articoli scritti nelle decadi โ50/โ60; al lettore che desideri indagarla a fondo, si consiglia, a titolo di esempio, la lettura della raccolta di saggiย Civiltร americana. Scritti sugli Stati Uniti 1930-1968ย (a cura di Alberto Lombardo; Controcorrente Edizioni, Napoli 2010).
[17]ย Si puรฒ considerare la passione di Evola per lโalpinismo, come emerge dalle sue Meditazioni sulle vette: scritti sulla montagna 1927-1959ย (pubblicato con un tempismo perfetto nel 1973, appena prima della sua dipartita fisica), alla stregua di una โestensione fisico-praticaโ delle sue concezioni filosofico-metafisiche. Si puรฒ affermare cheย Evola intendesse lโalpinismo come pratica ascetica e meditativa: lo scopo che egli si prefiggeva era, anche qui, il superamento dei limiti della condizione umana attraverso lโazione e la contemplazione, al punto che essi divengono, in taleย coniunctio oppositorum, i due elementi inseparabili di ยซunโascesa che si trasforma in ascesiยป (F.ย Demattรจ, โJulius Evola, Meditazioni delle vetteโ, in Secolo dโItalia, 26 agosto 2003).
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