di Marco Maculotti
copertina: Hermann Hendrich, βWotanβ, 1913
[segue da: Cicli cosmici e rigenerazione del tempo: riti di immolazione del βRe dellβAnno Vecchioβ].
Nella pubblicazione precedente abbiamo avuto modo di analizzare il complesso rituale, ravvisabile ovunque presso le antiche popolazioni indoeuropee, incentrato sullβimmolazione (reale o simbolica) del Β«Re dellβAnno VecchioΒ» (ad es. Saturnali romani), come rappresentazione simbolica dellβΒ«Anno MorenteΒ» che deve essere sacrificato per far sΓ¬ che il Cosmo (=lβordine delle cose), rinvigorito da tale azione cerimoniale, conceda la rigenerazione del Tempo e del βMondoβ (nellβaccezione pitagorica di Kosmos come unitΓ interconnessa) nel nuovo anno a venire; anno che, in tal senso, assurge a micro-rappresentazione dellβEone e, quindi, dellβintera ciclicitΓ del Cosmo.Β Procediamo ora allβanalisi di alcune divinitΓ intimamente collegate con la Β«crisi solstizialeΒ», al punto di assurgere a rappresentanti mitici del Β«Sole InvernaleΒ» e, per esteso, del Β«Re dellβAnno CalanteΒ»: Cernunno, il βdio cornutoβ per antonomasia, per quanto riguarda lβΓ mbito celtico; Odino e la βcaccia selvaggiaβ per quello scandinavo e Dioniso per quanto riguarda lβarea mediterranea.
Il radicaleΒ *KRN
Β«Nel radicale KRN si struttura il mistero di Kronos/Cernunno dimensione dellβillud tempus di cui i cervidi sintetizzano spesso lβessenza.» [Chiavarelli, p.146]
Si rende perΓ² necessaria, prima di iniziare con lβanalisi vera e propria delle divinitΓ sopra nominate,Β qualche osservazione riguardo il giΓ piΓΉ volte menzionato radicale *KRN e sue variazioni. Esso appare connesso ad una serie di divinitΓ βsaturnineβ, dΓ¨i sia della fertilitΓ (come il Saturno dellβetΓ aurea latina e il Freyr della tradizione scandinava, suo omologo) quanto del tempo e, quindi, del decadimento e della morteβKronos e Kernunnus, ma anche Crom, βuna specie di Saturno che divorava i propri figliβ, simile al Moloch babilonese, cui gli antichi Celti sacrificavano i propri figli; gli etimologisti vedono nel nome di questa divinitΓ la radice del termine cromlech (Β«tavolaΒ» di Crom, *krm), ossia lβaltare sacrificale megalitico su cui venivano immolate le vittime designate [Bosc, p.62]. Curiosamente, lβetimologia della divinitΓ celtica rappresentante lβaltra funzione βsaturninaβ, vale a dire quella di dio della fertilitΓ , equivalente al Freyr/FrΓ³di norreno, Γ¨ la medesima, dal momento che il sovrano celtico dellβetΓ dellβoro era denominato Cormac (*krm) [Polia, pp.29-30]. Al tempo del suo dominio vi era sovrabbondanza di miele: allo stesso modo, nella tradizione eleusina, il miele era il cibo di Cronos (*krn), che se ne inebria nella sua sede atemporale agli estremi confini occidentali del Mundus, nellβΒ«Isola dei BeatiΒ» o Ogigia.
La ricerca si puΓ² estendere: oltre a Kronos, un altro dio ellenico collegato al radicale *KRN era Apollo Karneios (Karn sta per Β«poloΒ», quindi karneios equivale a Β«polare, iperboreoΒ»), suo βdoppioβ. Questo culto esistette anche in Bretagna, per poi finire, in epoca cristiana, canonizzato come il culto di san Cornelio [DaniΓ©lou, p.195]βcome si puΓ² notare, la radice *krn rimane. In occasione delle Carnee spartane in onore di Apollo Karneios, si svolgeva una caccia rituale, al termine della quale un prescelto mascherato da montone (karnos, altro animale cornuto come il cervo, anchβesso, dunque, simbolo del Β«Sole morenteΒ»; *krns, come Kronos e Kernunnus) veniva catturato e sacrificato al dio [Burkert, p.435].
Ci preme ancora una volta sottolineareΒ come siano sempre ben riconoscibiliΒ i topoi connessi al radicale *KRN: sovranitΓ e regalitΓ connesse al potere generativo, necessitΓ di un sacrificio e promessa di una rinascita, e via dicendo. A ciΓ² si aggiunga quanto giΓ detto in precedenza, vale a dire che la radice *KRN si rinviene in una serie di termini derivanti dallβantico fonema indoeuropeo quali corna, corona (simbolo della regalitΓ ) nonchΓ© al simbolismo del cervo, che proprio in virtΓΉ della muta delle sue corna, come sβΓ¨ visto, veicolava simbolicamente un messaggio di rigenerazione e rinascita ciclica, e alla festivitΓ del Carnevale, residuo dei Saturnali romani [cfr. RenΓ© GuΓ©non: βSul significato delle feste carnevalescheβ]βtutti termini derivanti dallβarcaica radice *KRN, che esplica il suo simbolismo nel modo piΓΉ chiaro nella rappresentazione tradizionale di Cernunno, che ora ci apprestiamo ad analizzare piΓΉ concretamente.
Cernunno, ilΒ Β«DioΒ CornutoΒ»
Del culto di Cernunno (Kernunnus), che i Romani chiamavano semplicemente Β«il CornutoΒ», si trovano attestazioni sin dal Mesolitico e dal Neolitico. In tempi piΓΉ recenti, lβimportanza di questo nume nella Gallia settentrionale Γ¨ attestata, tra le altre cose, dallβaltare rinvenuto sotto la cattedrale di Notre-Dame a Parigi. Le sue raffigurazioni sono estremamente coerenti in tutta lβarea celtica: il suo attributo piΓΉ evidente Γ¨ costituito da un palco di corna di cervo, ed Γ¨ di solito raffigurato come un uomo maturo con barba e capelli lunghi, alla maniera di Dioniso ctonio. La sua iconografia si confuse poi nel Medioevo, soprattutto in area britannica, con quella del Green Man, di cui avremo modo di parlare prossimamente.
Le corna cervine del dio sono βdecorate con anelli che possono essere cerchi di vimini o anelli di bronzo usati come moneteβ [Murray, p.26]. Tale simbologia veicola, ancora una volta, un messaggio di ciclicitΓ e rinascita, a partire dalle corna che, come abbiamo visto, sono un simbolo della rigenerazione ciclica ed eterna della natura, in quanto i cervidi le mutano tutti gli anni. Anche il simbolo del cerchio Γ¨, ovviamente, connesso alla ciclicitΓ delle Γ¨re: Okeanos, antesignano di Kronos come divinitΓ del Tempo, era immaginato dagli antichi Ellenici come un anello che circondava la terra [cfr. Tempo ciclico e tempo lineare: Kronos/Shiva, il Β«Tempo che tutto divoraΒ»]. Lβanello Γ¨ astronomicamente collegato al pianeta Saturno, a dimostrazione della sua sovranitΓ sullβelemento cronico (temporale): lβusanza di scambiarsi gli anelli tra novelli sposi equivale a Β«legarsiΒ» in una promessa eterna sotto lβegida del dio del Tempo, ovvero di Saturno/Kronos.
Ne deriva che Kernunnus, oltre ad essere una divinitΓ della natura selvaggia e del potere generativo, come si Γ¨ soliti riconoscerlo, opera un dominio anche sulla funzione temporale, similmente a Kronos nella tradizione ellenica e a Giano, che regnava prima di Saturno nel Lazio, le cui due facce rappresentano invero la duplicitΓ del Tempo nelle sue coppie dicotomiche di passato/futuro, tempo storico/eternitΓ atemporale, tempo profano/tempo sacro. A quanto abbiamo giΓ detto, si aggiunga che nellβiconografia Cernunno reggeva in manoβe spesso portava anche al colloβ, un torques, emblema della circolaritΓ dellβanno (e, quindi, per estensione simbolica, dellβEone), oltre ad un serpente cornuto, simbolo del tempo e della rinascita primaverile. Anche i rettili, infatti, mutano pelle a primavera quando nuove corna crescono ai cervi in sostituzione di quelle cadute in autunno [Chiavarelli, p.46].
Nella tradizione antica, inoltre, a Cernunnos era anche riconosciuta la funzione della divinitΓ psicopompa: il dio, infatti, adornato di palchi frondosi, simbolo della ciclicitΓ del tempo e della rinascita cosmica, radunava le anime dei morti per scortarle nellβaldilΓ , accompagnato dalla dea della caccia Flidass che, come la sua controparte greca Artemide, guidava un carro trainato da cervi (in ambito scandinavo la coppia di dΓ¨i psicopompi era formata da Odino e Freyja, che si dividevano le anime dei morti sul campo di battaglia). Il cervo stesso era considerato dai Celti un animale capace di condurre i defunti verso il paradiso dei beati, al punto che il cadavere talvolta veniva cucito allβinterno di una pelle di cervo, affinchΓ© il cammino verso il paradiso fosse piΓΉ facile [Jacq, p.63]. Al tempo stesso, vi Γ¨ anche un nesso inscindibile, come per altre divinitΓ cosΓ¬ pure per Cernunno, riguardo la funzione psicopompica da una parte e iniziatrice dallβaltra: la morte del defunto, il cui cadavere viene cucito allβinterno della pelle di un cervide, equivale in ultima analisi a unβiniziazione, in quanto i Celti ritenevano che, in seguito alla morte fisica, lβanima risucchiata dalla grande matrice cosmica avrebbe continuato a vivere nei mondi eterici per poi reincarnarsi nuovamente nel piano sublunare. In tal senso, Cernunno Γ¨ anche lβiniziatore che insegna lβarte della transmutazione interiore, fondata sulla comprensione dei ritmi del cosmo e in particolare modo nella realizzazione dellβeterno ritorno dei cicli di creazione, distruzione e nuova creazione del Kosmos, del Mundus e, di conseguenza, finanche del microcosmo umano.
OdinoΒ e laΒ Β«CacciaΒ SelvaggiaΒ»
Gli attributi di Cernunno, in particolar modo le corna cervine, sfociarono nel folklore inglese medievale nella figura di Herne o Old Hernie, il Β«cacciatore fantasmaΒ», che certamente risente anche delle influenze norrene, in quanto ricorda Odino/Wotan come conduttore dellβexercitus feralis.Β Contemporaneamente, nelle campagne dellβEuropa del Nord, era ancora viva lβadorazione dellβantico Nick o Neck (Β«demoneΒ»), al punto che la Chiesa dovette canonizzarlo nelle vesti di san Nicola, che in Cornovaglia (*krn), nellβiconografia sacra, conserva ancora le corna [Murray, p.36]. DallβOld Nick derivano, da una parte, le celebrazioni alpine ed invernali connesse alla figura del Krampus (*krm), dallβaltra, la figura folkloristica di Santa Claus (Babbo Natale), βdoppioβ pure di Odino, il quale compie il suo volo sciamanico, durante la Β«crisi solstizialeΒ», trainato da renne (cervidi, corna, ciclicitΓ , rinascita) [cfr. Il substrato arcaico delle feste di fine anno: la valenza tradizionale dei 12 giorni fra Natale e lβEpifania].
La figura dellβantico βPadre degli Γsirβ si (con)fuse effettivamente in epoca medievale con quella del Wilder Mann, dando vita a tutte queste figure βdemoniacheβ piΓΉ recenti (Old Nick, Krampus, Herne, Robin Goodfellow); epperΓ², a parere di Massimo Centini [p.77], lo stesso Odinoβal tempo stesso divinitΓ psicopompa, βSignore della Guerraβ e capo della Β«Caccia SelvaggiaΒ»β, βnel suo evocare atavici rituali magici, si appropria di una notevole quantitΓ di riti provenienti dai culti agrari piΓΉ antichiβ, al cui modello mitico andrebbero ricondotte anche le varie tradizioni agrarie folkloriche precristiane genericamente definite Β«battaglie ritualiΒ» [cfr. Metamorfosi e battaglie rituali nel mito e nel folklore delle popolazioni eurasiatiche], che si tratti dei Berserker nordici, dei Luperci italici, dei licantropi lituani o dei benandanti friulani [cfr. I benandanti friuliani e gli antichi culti europei della fertilitΓ ]. Odino, inoltre, interviene in battaglia mediante lβopera della magia, donando ai guerrieri a lui fedeli il kraptr (*kr), temibile forza luminosa equivalente al kratos (di nuovo *kr) che veniva concesso da Zeus [Polia, p.77].
Sembrerebbe, invero, che tutte queste potenze numinose, oltre che a un certo aspetto ctonio-tellurico e caotico-selvaggio della natura, siano connesse simbolicamente anche al Sole Invernale, o per meglio dire al Β«Sole morenteΒ» nei giorni finali dellβAnno coincidenti con la Β«crisi solstizialeΒ», durante la quale lβastro eliaco raggiunge il suo nadir annuale [cfr. Cicli cosmici e rigenerazione del tempo: riti di immolazione del βRe dellβAnno Vecchioβ].Β Infatti, secondo la tradizione, era soprattutto in questo periodo dellβanno che si poteva assistere alla Β«Caccia SelvaggiaΒ», generalmente considerata [Centini, p.75] βunβapparizione diabolica, un corteo di spiriti infernali che, con orribile fracasso, vanno in giro di notte, provocando in chiunque si accosti con lβintenzione di osservarli un qualche malanno (β¦) Alla testa del corteo si vede il cavaliere verde o unβaltra figura diabolica che cavalca davanti a tutti su un ronzino [nel caso di Odino, il suo destriero a otto zampe di nome Sleipnir]; dietro cβΓ¨ una terribile confusione di spiriti e stregheβ. Il periodo della Β«crisi solstizialeΒ» appare dunque connesso con il ritorno dei morti, al seguito del dio nella masnada fantasma; ciΓ² potrΓ condurci ad ulteriori osservazioni, soprattutto adesso che ci apprestiamo ad analizzare le credenze misteriche dellβarea greco-romana, di cui abbiamo piΓΉ testimonianze e studi piΓΉ esaurienti.
Dioniso, ilΒ Β«Sole deiΒ MortiΒ»
Riguardo lβΓ mbito mediterraneo, ci dobbiamo concentrare sulla figura numinosa denominata Dioniso: in questi Nietzsche, oltre a teorizzare la notissima dicotomia apollineo-dionisiaco, ritenneΒ di vedere la nemesi di Zeus (inteso come βdio del cielo diurnoβ, simile al Dyaus indo-europeo), descrivendolo come un βdio del cielo notturno, dellβoscuritΓ , del maltempo, degli inferiβ [p.46]; effettivamente, vi Γ¨ notare come sovente Dioniso venisse definito βZeus ctonio/inferoβ e, quindi, associato a Ade/Plutone, a partire dal noto frammento di Eraclito. CiΓ² ci porta ancora una volta a considerare il mistero di divinitΓ adibite al tempo stesso al dominio della vita (e della germinazione nel mondo vegetale) cosΓ¬ come a quello dei morti e del mondo sotterraneoΒ [cfr.Β DivinitΓ del Mondo Infero, dellβAldilΓ e dei Misteri].
James Hillman, autore di una monografia su Il sogno e il mondo infero [pp.61-2] scrisse, a proposito dellβidentitΓ tra Ade e Dioniso formulata da Eraclito:
Β« LβAde che Γ¨ in Dioniso dice che esiste un significato invisibile negli atti sessuali, un senso per lβanima nella parata fallica, che tutta la nostra forza vitale (β¦) allude al mondo infero delle immagini (β¦) Dioniso Γ¨ anche una divinitΓ infera (che attira giΓΉ, come unβesperienza depressiva) (β¦) Lβaltro lato di quella misteriosa divinitΓ , il Dioniso che Γ¨ in Ade, significa che esiste una zoe, una vitalitΓ , in tutti i fenomeni del mondo infero (β¦) Le immagini di Ade sono anche dionisiache: non fertili nel senso naturale, ma nel senso psichico, immaginativamente fertili. CβΓ¨, sotto la terra, unβimmaginazione che trabocca di forme animali, che boccheggia e fa musica. CβΓ¨ una danza nella morte. Ade e Dioniso sono lo stesso dio. Β»
Avremo modo di sviluppare meglio argomenti di tal guisa nel proseguimento di questo studio, a data da destinarsi. In questa sede, ci preme soprattutto mettere a fuoco come, nei Misteri dionisiaci, DionisoΒ in quanto βdio del mondo sotterraneoβ impersoni anche la potenza numinosa del Β«Sole dellβAnno VecchioΒ»; e proprio in quanto rappresentante archetipico dellβastro eliaco nella sua fase terminale, questiβtramite un suo rappresentante umanoβdoveva essere sacrificato ritualmente durante la Β«crisi solstizialeΒ» per permettere la nascita e la venuta del Β«Sole dellβAnno NuovoΒ» (Apollo): da ciΓ², il mitologhema di Dioniso Zagreus smembrato dai Titani e quelli da esso derivati ed omologhi, come ad es. quello di Orfeo smembrato e divorato dalle baccanti, e altre narrazioni mitiche di tal guisa, probabilmente reminiscenze di antichissimi culti della fertilitΓ a carattere ctonio-infero.
Effettivamente il dio delle baccanti/menadi Dioniso, oltre a essere una divinitΓ del potere germogliante (in particolare della vite e dellβedera; ciΓ² connettendolo al Green Man e a Cernunno), nonchΓ© delle fiere, Γ¨ ritenuto essere anche un dio ctonio che βsi manifesta nel periodo invernale e forse nel punto in cui le anime dei morti ritornano sulla terraβ [DaniΓ©lou, p.68], allo stesso modo dellβOdino conduttore della βCaccia Selvaggiaβ. Il nucleo esoterico dei Misteri dionisiaci Γ¨ stato ben individuato da Carolina Lanzani, autrice di un esauriente studio sulla religione dionisiaca, nel quale scrive [p.23]:
Β« Lβenergia solare penetra anche nel sotterra, secondo il concetto elementare della germinazione delle piante, ma risiede anche nel sotterra, secondo il concetto piΓΉ scientifico del fuoco cosmico centrale. Dioniso Γ¨ cosΓ¬ il Sole dei Morti ed Γ¨ anche una divinitΓ catactonica. Il mito rappresenta infatti la discesa di Dioniso-Orfeo allβInferno. FinchΓ© il Sole Γ¨ assente dal cielo (Apollo agli Iperborei = Inverno) vige la forza germinatrice della terra (Dioniso = sole nel sotterra). Β»
PiΓΉ avanti nella stessa opera, la studiosa aggiunge [Ibidem, p.83]:
Β« Noi non esiteremo perciΓ² ad affermare che i Piccoli Misteri celebrano la concezione del Dio Solare nella Madre Terra (Demetra). Passando allo stato catactonico, il Dio pone termine, per cosΓ¬ dirsi, alla condizione verginale della Terra, condizione che Γ¨ dal simbolismo sacro esteriorizzata e personificata nella fanciulla Core (β¦) Disceso nel grembo della Terra, acquistata la sua personalitΓ catactonica (Plutone), il Sole entra in connubio con Demetra-Core e rappresenta la forza germinativa che agisce nel mistero e nellβombra, per rivestire nuovamente la Terra del suo manto giovanile di erbe e di fiori. Core riappare alla luce, la terra riacquista la sua giovinezza con eterna vicenda: Demetra ritrova la Core smarrita. E giΓ Γ¨ nato il nuove Sole dellβanno giovine: Γ¨ nato Dioniso il fanciullo divino. Β»
In ciΓ² si ritiene adombrato il concetto dellβenergia solare che, associata allβumiditΓ della terra, Γ¨ causa della vegetazione [Ibidem, p.90]. In questo senso, il Dioniso βbarbuto e coronato di ederaβ [KerΓ©nyi, p.168], doppio ellenico del Green Man britannico, Γ¨ connesso, allo stesso modo di Pan, alla natura selvaggia, o per meglio dire allβenergia priapica che anima tale natura selvaggia e primordiale [cfr. Da Pan al Diavolo: la βdemonizzazioneβ e la rimozione degli antichi culti europei]. Tale energia mascolina di carattere vigoroso e per cosΓ¬ dire βingravidanteβ in India veniva e viene tuttβora adorata sotto la forma del Linga di Εiva, cosΓ¬ come a Roma antica assumeva la forma del fallo di Priapo [cfr. Priapo βsvelatoβ in unβantica tradizione molisana] e nellβEgitto faraonico veniva veicolata simbolicamente nella forma dellβobelisco.
Questa energia primordiale, che non segue alcuna direttiva nΓ© alcun comando esterno, ma appare straripante nella sua immensa potenzialitΓ creativa, appare in ultima analisi connessa alla funzione cosmica della creazione come Caos ed entropia, come allontanamento dalla Monade, vale a dire dal principio primordiale, e quindi alla dissoluzione: e a tal proposito vi Γ¨ da ricordare che Rudolf Otto constatava come, a parte Dioniso, nessunβaltra divinitΓ ellenica fosse βdotata di appellativi che siano anche lontanamente cosΓ¬ orribili e capaci di rivelare la piΓΉ spietata selvatichezzaβ [Ibidem, p.98]: lβinno orfico a lui dedicato [inno XXX, p.89] lo definisce βselvaggio, misterioso, arcano, che ha due corna e due forme, coronato di pampini, con la fronte di toro, bellicoso (β¦) che di carni crude si nutre, trieterico, cultore delle vigne, vestito di frondeβ.
Bibliografia:
- E. Bosc, Belisama. Lβoccultismo celtico (Mimesis, Milano, 2003).
- W. Burkert, La religione grecaΒ (Jaca Book, 2010).
- E. Chiavarelli, Diana, Arlecchino e gli spiriti volanti (Bulzoni, Roma, 2007).
- A. DaniΓ©lou, Εiva e Dioniso (Astrolabio/Ubaldini, Roma, 1980).
- J. Hillman, Il sogno e il mondo infero (Adelphi, Milano, 2003).
- C. Jacq, La confraternita dei Saggi del Nord (EtΓ dellβAcquario, Torino, 2009).
- K. KerΓ©nyi, Dioniso (Adelphi, Milano, 1992).
- C. Lanzani, Religione dionisiaca (I Dioscuri, Genova, 1987).
- M. Murray, Il dio delle streghe (Astrolabio/Ubaldini, Roma, 1972).
- F. Nietzsche, Il servizio divino dei Greci (Adelphi, Milano, 2012).
- M. Polia, Β«FurorΒ». Guerra poesia e profezia (Il Cerchio-Il Corallo, Padova, 1983).
- Inni Orfici, a cura di Giuseppe Faggin (Δsram VidyΔ, Roma, 2001).
Poche fonti per uno studio di tal guisa. Lβetimologia *krn Γ¨ interessante, ma gli accostamenti con le radici *kr e *krm risultano forzate.
Tralasciando le lacune, dovute piΓΉ che altro ai pochi caratteri a disposizione, la invito ad approfondire il tema. Se vuole, posso consigliarle dei testi e dei nuovi punti di riflessione.
Cordialmente
Salve,
ho letto il suo articolo che ho trovato estremamente interessante. Vorrei tuttavia porgerle una domanda: Hillman ha mai parlato del Signore degli animali (o Cernunno) in uno dei suoi libri?
Grazie in anticipo della risposta.
Buona giornata,
Gianluigi Fanelli
Buonasera Gianluigi, cosΓ¬ a memoria non ti saprei dire, ho sfogliato un poβ velocemente il saggio su Pan e non ho trovato nulla. Non escludo che da qualche altra parte vi faccia riferimento, ma cosΓ¬ sui due piedi non so essere piΓΉ preciso.
Allora le faccio unβaltra domanda: si hanno riscontri di oggetti legati al culto del Signore degli animali, nel Modenese? Sto portando avanti una ricerca per un romanzo, e ho trovato davvero poco su questa divinitΓ . Grazie ancora per la disponibilitΓ .
Gianluigi
Ad una rapida ricerca si trovano testimonianze piΓΉ che altro di culti arborei:
http://www.pievedipanzano.com/il-culto-degli-alberi-tra-storia-tradizioni-e-leggende/