Il genocidio dei nativi nelle Scuole Residenziali Indiane canadesi

[Estratto dall’elaborato di laurea Il riconoscimento dei diritti dei Popoli Nativi del Canada, 2015]

Il sistema delle scuole residenziali indiane

Una delle pagine più vergognose riguardanti le istituzioni federali canadesi è senza dubbio quella riguardante il settore educativo. Già nella seconda metà dell’Ottocento, la Corona britannica aveva gettato le basi—prima con il Gradual Civilization Act del 1857, poi con l’Indian Act del 1876—per rendere le popolazioni native una mera materia di propria competenza, etichettandoli di fatto come una categoria legalmente inferiore di cittadini canadesi. L’obiettivo della Corona era ovviamente quello di assimilare le popolazioni native all’interno del framework legale canadese per renderli di fatto propri sudditi. Ciò divenne possibile a partire dalle teorie razziste che i coloni inglesi ed i missionari cattolici condividevano: gli “indiani” rappresentavano un grado inferiore di civiltà e civilizzazione, la loro religione era demoniaca, compito degli europei “civilizzati” e timorati da Dio sarebbe stato quindi quello di “uccidere l’indiano che c’era in loro” per rendere possibile al tempo stesso la conversione all’ “unico vero Dio” e l’assimilazione all’interno del sistema legale di matrice occidentale che si stava rapidamente formando. La Corona inglese e le quattro Chiese cristiane (Cattolica Romana, Anglicana, Presbiteriana e Metodista) arrivarono alla conclusione che il modo più rapido e sicuro per assicurare l’assimilazione forzata dei nativi avrebbe dovuto basarsi sull’educazione delle nuove generazioni: per questo a partire dagli ultimi anni del XIX secolo migliaia di bambini nativi vennero prelevati forzatamente alle famiglie per dare il via al programma delle Scuole Residenziali Indiane.