Il culto di Iside durante il periodo ellenistico

Il culto di Iside è uno dei fenomeni più interessanti dal punto di vista storico-religioso che il periodo dell’Ellenismo ricorda. Per comprendere i vari sincretismi e la diffusione che interessò tale culto è bene risalire alle sue origini, per arrivare infine alla festa di Sant’Agata a Catania, che delle celebrazioni isiache si presenta come una continuazione cristianizzata.

di Chiara Torregrossa

copertina: particolare del tempio di philae, egitto

Il culto di Iside è uno dei fenomeni più interessanti dal punto di vista storico-religioso che il periodo dell’Ellenismo ricorda. Per comprendere i vari sincretismi e la diffusione che interessò tale culto è bene risalire alle sue origini. Il culto originario nasce in Egitto e continua ad essere celebrato fino al VI d.C. quando il tempio di File (Philae) venne chiuso in seguito a un editto di Giustiniano. La dea acquista particolare importanza durante il periodo del Nuovo Regno, durante il quale assimila alcune caratteristiche della dea Hator. Iside viene caratterizzata come la sposa di Osiride, secondo il mito è colei che fornisce lo sposo della sua immortalità e garantisce la discendenza tramite il figlio Horus. Le caratteristiche che la distinguono sono quelle di sposa, madre, ma al tempo stesso viene contraddistinta anche dalle sue proprietà di guaritrice e dalla conoscenza della magia.

Tuttavia a questa previa origine egizia della dea si affianca successivamente una sempre maggiore multiculturalità della sua figura che trova diffusione sulle coste del Mediterraneo. Ciò è dovuto all’avvento dei Tolomei, i quali durante il periodo dell’Ellenismo cercheranno di riunire l’anima greca e quella egizia proprio nella figura di Iside. Così fa la sua comparsa la Iside tolemaica, la quale viene data in sposa a Serapide, altra divinità fondamentale dell’Egitto tolemaico. Questa nuova Iside appare con caratteri più grecizzanti, l’aspetto di madre e sposa viene accentuato mentre passa in secondo piano l’aspetto di maga e guaritrice. Iside e Serapide sono due divinità che incarnano il volere regale e vengono quindi imposte dall’alto.

Accanto a questo fenomeno tuttavia si assiste anche alla creazione di nuovi culti e alla crescente popolarizzazione delle due divinità che al contrario parte dal basso. Tra questi sincretismi si può ricordare Iside-Thermouthi, dal nome greco di Renenutet, dea-serpente associata alle messi. In Grecia Iside viene assimilata a Demetra e viene associata ai riti iniziatici che si svolgevano nei misteri eleusini con un ruolo soteriologico. Per spiegare meglio quanto affermato, è bene tracciare una possibile influenza sui misteri eleusini da parte delle concezioni ultramondane egizie. Gli studiosi sostengono che in Egitto si assiste ad un mutamento nelle concezioni ultramondane dal XI al VIII a.C. Prima la morte era sostanzialmente avvertita come un semplice passaggio. In seguito sorge una visione differente, la morte viene avvertita con maggiore preoccupazione e si palesa il desiderio di prolungare la vita terrena. A ciò si aggiunge una complessa visione di quello che è il destino dell’anima dopo la morte. L’anima infatti, una volta lascito il corpo in seguito al rituale dell’apertura della bocca, deve recarsi nell’aldilà dove l’aspetta il dio Osiride. Il viaggio si conclude con l’anima che riceve un nuovo corpo simile agli dei e può tornare a vivere eternamente sulla terra.

Statuette votive a Iside-Thermouthi

La struttura del viaggio appare molto simile a quelle che a tutti gli effetti erano le prove che gli iniziati ai culti misterici dovevano affrontare. Anche essi infatti, come l’anima del defunto, dovevano passare attraverso una morte, che nel loro caso però aveva solo un ruolo virtuale e simbolico, e successivamente rinascere in una condizione nuova. La somiglianza dunque tra la letteratura funeraria e i riti di iniziazione appare esemplificata soprattutto dal ruolo centrale di morte e rinascita. Ma la diretta influenza delle concezioni ultramondane egizie sui misteri eleusini è da ricondurre allo stesso mito. Il fondatore di tali riti secondo il mito fu appunto Eumolpo, il quale per un periodo della sua vita aveva abitato in Etiopia che ai tempi era assimilata all’Egitto. Eumolpo è dunque una figura che passa dalla Grecia all’Egitto per poi tornare in Grecia. In questo percorso mitico ritroviamo quello che ricorre come un classico nella vita dei primi filosofi greci e del loro percorso formativo, ovvero il viaggio in Egitto. È probabile dunque che con questo mito si testimoni l’influenza egizia sui misteri eleusini. In essi come si è detto la figura di Iside appare principalmente in veste di un ruolo soteriologico sincreticamente con altre divinità femminili.

Tuttavia l’espansione che conosce la dea non si ferma solamente all’Egitto e alla Grecia. Secondo gli storici, essa infatti raggiunse le coste del Mediterraneo orientale e della Turchia intorno al III a.C., e che proprio dalla Turchia, dalla città di Delos si sia diffusa presso l’Italia meridionale. L’Iside che giunse in Italia è dunque quella alessandrina e non più l’originaria Iside faraonica. Successivamente viene accolta anche nella Roma imperiale, in cui la dea si trasforma nuovamente, adesso appare sempre più rappresentata come una modesta matrona romana. I suoi attributi sono il sistro nella mano destra e la cornucopia nella mano sinistra, essa passa alla storia come l’Iside Imperiale, tuttavia si assiste ad una coabitazione con l’Iside Faraonica fino al II d.C. Nella Roma imperiale il culto viene riconosciuto ufficialmente sotto Nerone. Un ulteriore passaggio sincretico da ricordare è la nascita dell’Iside Marina, la dea cioè assume il ruolo di protettrice dei naviganti. Ciò è da considerare in riferimento agli scambi commerciali. Questa nuova Iside infatti assume rilievo quando dall’Egitto iniziano ad arrivare a Roma le navi con il grano.

Affresco nel tempio di Iside a Pompei

Da tutto quanto si è detto, si assiste alla nascita del culto della dea che successivamente, per motivazioni politiche e culturali, passa a identificarsi con divinità straniere e diventa emblema del nuovo periodo multiculturale alessandrino. Tuttavia vi è ancora un fenomeno interessante che può essere annoverato. Come si è visto Iside conosce una notevole diffusione anche presso le coste siciliane. In molte città quali Siracusa e Catania sono state ritrovate delle monete di bronzo raffiguranti l’effige della dea e a Taormina, nella chiesa di San Pancrazio è stata ritrovata una dedica a Iside e Serapide. Gli scambi tra Siracusa e Alessandria sono attestai sin dal tempo di Gerone II, quando il figlio Agatocle aveva sposato Teossena, figliastra di Tolomeo I. Tuttavia successivamente il tiranno di Siracusa aveva rimandato in Egitto Teossena in quanto voleva garantire il trono ad Agatocle. Ma in seguito i rapporti migliorarono e già Teocrito nelle Siracusane menziona la festa di Adone celebrata presso la corte alessandrina.

Sono dunque attestate delle contaminazioni presso le due realtà del Mediterraneo. Giunta in Sicilia inoltre Iside è stata fin da subito assimilata alla figura di Proserpina. Tali contaminazioni potrebbero essere alla base anche di una festa tutt’oggi molto sentita a Catania, la festa di Sant’Agata, santa resa martire durante il proconsolato di Quinzano, che ricorre in due diverse date e che ricorda il martirio della santa. La prima data è quella del 5 febbraio ed è la più antica, la seconda quella del 12 agosto è stata introdotta successivamente per commemorare la data in cui le reliquie della santa fecero ritorno a Catania. La festa presenta alcuni tratti in comune con quella che era la festività dell’Isis navigium, che fu praticata nei primi secoli dell’età imperiale e successivamente soppiantata dal Cristianesimo. La festa dell’Isis navigium prevedeva la discesa del popolo dal tempio fino al mare dove una nave veniva consacrata alla dea. Allo stesso modo nella festa della santa il popolo si reca presso il mare per ricordare l’arrivo delle reliquie. Inoltre la bara che viene portata in processione ricorda la nave che veniva consacrata a Iside. Ulteriori elementi in comune sono la forte partecipazione femminile e gli usuali vestiti bianchi: il bianco infatti era anche il colore con cui vestivano gli iniziati al culto della dea. Per concludere anche l’utilizzo delle luminarie è un elemento presente in entrambe le festività.

Festa di Sant’Agata, Catania, 5 febbraio

Tutti questi elementi testimoniano dunque le varie forme di sincretismo a cui la figura di Iside è andata incontro. Tutto ciò si è certamente potuto verificare in virtù del clima multiculturale in cui le idee della tradizione giudaica, la filosofia greca, e le divinità pagane si sono trovate a convivere. In virtù di ciò si assiste dunque a fenomeni di sincretismo che prendono il via sia dall’alto che dal basso, e si diffondono i culti iniziatici sotto l’influsso delle concezioni ultramondane e delle visioni soteriologiche.


Bibliografia

Capriotti Vittozzi G. Iside signora del mare tra Egitto e Mediterraneo antico in Giglio Cerneglia R. (a cura di), Il culto di Iside nel Mediterraneo tra Lilibeo e Alessandria d’Egitto: atti del convegno, Marsala 13-14 maggio 2011, in Mare internum: archeologia e culture del Mediterraneo, n. 7-8, Pisa: Serra, 2017.

Ciaceri E. (1905). La festa di S. Agata e l’antico culto di Iside in Catania. Catania: Giannotta.

Tiradritti T. Alcune considerazioni intorno al culto di Iside in Giglio Cerneglia R. (a cura di), Il culto di Iside nel Mediterraneo tra Lilibeo e Alessandria d’Egitto: atti del convegno, Marsala 13-14 maggio 2011, in Mare internum: archeologia e culture del Mediterraneo, n. 7-8, Pisa: Serra, 2017.

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