Intervistiamo Alessandro Bulgarini e Luca Siniscalco, rispettivamente lβartista e il curatore della mostra che si Γ¨ tenuta recentemente allo SpazioAref di Brescia.
di Lorenzo Pennacchi
Copertina: Alessandro Bulgarini, Samsara (born again), olio su tela preparata, 2019
A ottobre abbiamo avuto modo di visitare lβultima personale del pittore Alessandro Bulgarini, classe β83, allo SpazioAref nel cuore del centro storico di Brescia. Guidati dallβartista, ci siamo addentrati in un mondo carico di senso, che ci ha stupiti con la ricchezza dei suoi simboli e i molteplici richiami provenienti da numerosi campi del sapere. Un universo archetipico in grado di suscitare diverse domande, che abbiamo rivolto direttamente ad Alessandro e al curatore della mostra Luca Siniscalco.
Ciao Alessandro!
Partiamo dalla tua formazione artistica.
Quando ti sei avvicinato allβarte?
Ciao Lorenzo, la passione per la storia dell’Arte Γ¨ nata ai tempi dell’UniversitΓ mentre frequentavo la facoltΓ di Economia; e nel giro di pochi anni Γ¨ arrivata anche, sfolgorante, la vocazione alla Via pittorica, i cui rudimenti tecnici avevo giΓ appreso durante tutta l’infanzia, nel frequentare lo studio e le mostre del nonno pittore. Solo intorno ai ventβanni Γ¨ quindi emersa la necessitΓ e la consapevolezza di potermi esprimere con la pittura. Ho iniziato allora a visitare numerosi musei in Italia ed Europa, inseguendo gli autori che ritenevo di maggiore ispirazione, interrogandomi assiduamente sulle modalitΓ tecniche, i materiali, le stratificazioni e le scelte cromatiche, sperimentando di conseguenza fino a pervenire alla tecnica attuale che ho ritenuto adatta per le tematiche da me trattate. Inizialmente i riferimenti sono state le avanguardie del ‘900, in particolare Dadaismo, Metafisica e Surrealismo, con il quale ho da sempre una particolare affinitΓ elettiva, andando poi in seguito ad analizzare piΓΉ in profonditΓ le iconografie, le tematiche, le tecniche ed i paradigmi del Rinascimento e, in parte, delle antiche CiviltΓ . Poi, nel 2009, l’incontro con Ernst Fuchs — fondatore della Scuola Viennese del Realismo Fantastico — e il contemporaneo approfondimento di autori come Carl Jung e gli altri a cui accenneremo in seguito, sono stati fattori determinanti nella scelta di ciΓ² che dipingo oggi.
Luca, ormai segui il lavoro di Alessandro da diverso tempo.
Ci aiuteresti a ripercorrerne le tappe piΓΉ significative?
Le tappe dello sviluppo dellβarte di Alessandro sono riconoscibili in due processi autonomi ma convergenti. Da un lato, i percorsi espositivi, che segnalano la progressiva conquista di una sempre piΓΉ distintiva identitΓ allβinterno del βsistemaβ dellβarte contemporanea italiana, attraverso le importanti personali Ierofania (Pietrasanta, 2015), Codice Sincretico (Brescia, 2016) e Alta Fantasia (Reggio Emilia, 2017), senza cui IconoSophia β compendio e summa delle precedenti β sarebbe impensabile. Dallβaltro lato, la ricerca personale, di carattere artistico e culturale (filosofico ed esoterico in particolare), che ha condotto Alessandro a fondere con originalitΓ alcune tendenze della sua prima fase pittorica (il realismo estetico, la critica sociale, la fascinazione surrealista) con la consapevolezza che emerge proprio β e con sempre maggior nettezza, col trascorrere degli anni β nelle personali sopra citate: lβarte Γ¨ una fucina alchemica, dalla natura regia e sacrale, volta alla trasformazione interiore dellβartista e degli spettatori che ad essa si abbeverano. Lβarte del futuro, secondo Alessandro, sarΓ dunque βarcheo-modernaβ: stile originale, vigoroso, icastico, con tratti dβavanguardia; visione arcaica, spirituale, radicata nel simbolo e rivolta intimisticamente agli archetipi.
Alessandro, raccontaci la genesi di IconoSophia. Credi che questa mostra sia in continuitΓ con il tuo percorso?
Il progetto IconoSophia Γ¨ nato giΓ nel 2018, a pochi mesi dalla conclusione della precedente mostra Alta Fantasia, ma ho trovato alcune porte chiuse e sono stati necessari due anni per pervenire ad una sede adeguata per poterla proporre. Nel frattempo il corpus di opere si Γ¨ arricchito, proseguendo in quella che Γ¨ la mia direzione di ricerca da almeno un decennio. IconoSophia si pone certamente in continuitΓ con le mostre precedenti e propone anzi una definizione complessiva della mia scelta estetica, tracciandone i canoni ed esplicandone i riferimenti filosofici.

Luca, quali sono gli elementi portanti di IconoSophia? Penso, ad esempio, al concetto di pittura filosofale che emerge dal comunicato.
Quello Γ¨ certamente uno dei temi fondamentali che abbiamo voluto mettere in luce. La pittura esposta in IconoSophia, nonostante il suo stile figurativo e βgodibileβ, non Γ¨ decorazione seduttiva, raccolta di βbelle formeβ che lusinghino i palati conformisti dei moderni, nΓ© un placido esercizio di retorica estetica fin de siΓ¨cle: Γ¨ piuttosto un richiamo, vigile e perentorio, alla sapienza che si cela nelle immagini β e che dΓ il titolo alla mostra. La pittura Γ¨ βfilosofaleβ nella misura in cui richiama il potenziale filosofico ed esoterico β conoscitivo, in ultima istanza β riposto nellβarte, che Γ¨, come asserivano i romantici tedeschi, gnoseologia superior, forma suprema di esperienza della realtΓ , in tutti i suoi gradi. Lβarte autentica β del cui βgrande stileβ Nietzsche fu profetico cantore β Γ¨ allora un gesto di superamento degli opposti, una pratica di trasformazione interiore che coinvolge tanto lβartista quanto lo spettatore, unβestetica fatta di eccessi e dissipazione creativa. Fondamentali, in IconoSophia, sono poi altri temi che fungono da corollario e approfondimento dellβimmagine della βpittura filosofaleβ: lβinteresse per simboli e narrazioni arcaiche e tradizionali (di cui spesso nella modernitΓ si Γ¨ dimenticata la matrice iniziatica, esistenziale e pedagogica); il recupero dellβimmagine-icona contro i simulacri della civiltΓ postmoderna a noi contemporanea; lβimportanza dellβAlta Fantasia β lβimmaginazione creatrice su cui molto hanno scritto i campioni del realismo magico novecentesco.
Alessandro, tenendo presente che ogni quadro esposto cela uno spettro di significati e una molteplicitΓ di richiami, se dovessi scegliere alcune opere iconiche, quale indicheresti e perchΓ©?
Innanzitutto, penserei a 3rD eye, la raffigurazione del βterzo occhioβ in un ritratto 3D dove la figura cerca di fuoriuscire dalla tavola, e l’innesto oculare verticale rimanda all’iconografia della vesica piscis o mandorla: conosciuto in India ed in Mesopotamia, Γ¨ divenuto nel simbolismo cristiano una costante associata al Cristo o alla Madonna in MaestΓ , molto frequente in epoca medievale. Simbolo di forma ogivale ottenuto dall’intersezione di due cerchi, rappresenta la comunicazione fra due mondi, due dimensioni diverse, ovvero il piano materiale e quello spirituale, l’umano e il divino, l’accesso al mondo immaginale. Poi allβAndrogynus (contraria sunt complementa), con l’unione del maschile e del femminile, simbolismo alchemico ben presente in epoca Rinascimentale ripreso da Jung con riferimento ad alcuni aspetti della psiche e relative problematiche. L’uomo e la donna sono completi, quando i due elementi presenti in ogni individuo sono in equilibrio. L’elemento creativo e quello pratico, l’elemento intuitivo e quello logico-razionale. Γ il concetto della complementarietΓ degli opposti, l’Omnes concordant in Uno quale superamento della dualitΓ dell’esistente percepito dai sensi. Riflessioni che tornano spesso, seppur in accezioni diverse, anche in altre opere presenti in mostra. Ancora, mi viene in mente L’uccello dell’auto-conoscenza. Di fatto, il processo che porta allo sviluppo della consapevolezza – ci insegnano gli antichi – passa necessariamente attraverso la pratica dell’auto-osservazione. Il βricordo di SΓ©β, il rimanere presenti a se stessi crea uno shock (il morso dell’uccello) che riporta la mente nellβHic et Nunc: il βqui ed oraβ connesso anche alla meditazione, e presente in tutte le Tradizioni sapienziali, tra cui quella buddhista di SiddhΔrtha Gautama:
Il segreto della salute fisica e mentale non sta nel lamentarsi del passato, nΓ© del preoccuparsi del futuro, ma nel vivere il momento presente con saggezza e serietΓ . La vita puΓ² avere luogo solo nel momento presente. Se lo perdiamo, perdiamo la vita. L’amore nel passato Γ¨ solo memoria. Quello nel futuro Γ¨ fantasia. Solo qui e ora possiamo amare veramente. Quando ti prendi cura di questo momento, ti prendi cura di tutto il tempo.
Infine, penso a Samsara (born again). Questo termine sanscrito indica il ciclo perpetuo di vita, morte e rinascita. L’uovo cosmico che ne contiene infiniti altri raffigura tale ciclo. La rottura dell’uovo Γ¨ anche perΓ² il superamento del Samsara, l’emancipazione del ciclo delle rinascite, obiettivo ultimo delle Tradizioni orientali.

Gli sviluppi della mostra sono stati evidentemente influenzati dalla pandemia. Alessandro come stai vivendo questo periodo storico così particolare?
IconoSophia ha aperto i battenti il 29 febbraio, ed Γ¨ stata visitabile per la prima settimana dopodichΓ© — per la pandemia appunto — Γ¨ rimasta congelata fino al 26 settembre, nuova data inaugurale fino al 25 ottobre. SeguirΓ una seconda tappa a Firenze, e una terza a Milano nel 2021. Nella formulazione originaria avevo previsto, all’interno della mostra, anche due conferenze sulle tematiche degli Archetipi e del pensiero immaginale, tenute da autori (Marco Maculotti, Andrea Scarabelli, Claudio Marucchi, oltre al curatore Luca Siniscalco) che da anni si occupano di divulgare quegli argomenti, che sono il substrato filosofico entro cui la mia scelta estetica puΓ² essere pienamente compresa. Per ora le conferenze sono state rimandate, ma le riproporremo in occasione delle prossime mostre personali in programma. Terminata la mostra e visto l’approssimarsi di questo secondo lockdown, ho fatto nuovamente scorta di tele, pennelli e materiali in modo da essere autonomo per parecchi mesi e sono tornato ad immergermi nel lavoro, in nuove opere e nelle infinite ricerche sul Mundus Imaginalis.
Nellβintroduzione a Lo spirituale nellβarte, Kandinskij sostiene che Β«lo sforzo di ridar vita a principi estetici del passato puΓ² creare al massimo delle opere dβarte che sembrano bambini nati mortiΒ». Cosa ne pensi di questβaffermazione e quali sono i tuoi artisti di riferimento?
Kandinskij ha ragione poichΓ© al mutare delle epoche mutano anche appunto i principi estetici e filosofici di riferimento e ciclicamente gli artisti hanno inventato nuovi modi e nuove formule per comunicare il loro messaggio, cambiando l’oggetto delle loro raffigurazioni o le tecniche ed i materiali con cui darvi forma. E cosΓ¬ hanno prodotto il nuovo, sovvertendo in qualche modo i dogmi prevalenti nel sistema culturale in cui erano inseriti e andando a proporre nuovi riferimenti per il pubblico dell’indomani. Β«L’arte che non ha avvenire — scrive Kandinskij — che Γ¨ solo figlia del suo tempo ma non diventerΓ mai madre del futuro, Γ¨ un’arte sterile. Ha vita breve e muore moralmente nell’attimo in cui cambia l’atmosfera che l’ha prodottaΒ». Dal mio punto di vista ho da sempre percepito una certa distanza con l’elemento nichilista — prodotto del materialismo — che permea e uniforma una parte della βculturaβ contemporanea e sono andato alla ricerca di tutto ciΓ² che fosse in antitesi a quel βvuotoβ, in opposizione alla perdita del Sacro che ci ha reso la societΓ psicotica di oggi. Β«L’arte dovrebbe mostrarci ciΓ² che ancora dobbiamo conoscereΒ» — afferma il grande pittore visionario e raffinato indagatore dell’inconscio Austin Osman Spare. CiΓ² che la societΓ di oggi dovrebbe voler conoscere, Γ¨ ciΓ² che ha dimenticato, a partire dalle proprie radici e tradizioni spirituali. Una volta ritrovata una certa identitΓ storica e antropologica, sarebbe poi il caso che le venisse mostrato tutto ciΓ² che puΓ² condurre l’individuo al proprio risveglio interiore, o quanto meno ad una qualche presa di consapevolezza. A distanza di un secolo quel libro di Kandinskij appare ora nuovamente d’avanguardia e concordo ancora di piΓΉ quando scrive:
La vita spirituale, di cui l’arte Γ¨ una componente fondamentale, Γ¨ un movimento ascendente e progressivo, tanto complesso quanto chiaro e preciso. Γ il movimento della conoscenza. PuΓ² assumere varie forme, ma conserva sempre lo stesso significato interiore, lo stesso fine.

Da quali altre dimensioni attingi, oltre a quella prettamente pittorica? Ci sono autori che consideri fondamentali per il tuo lavoro?
Gran parte dell’ispirazione deriva, sin dall’inizio, dalla dimensione letteraria e filosofica, dalla lettura di numerosi autori, scoperti non per caso, nei quali negli anni ho trovato elementi di affinitΓ oltre che le indicazioni e gli spunti per dare un senso al mio βsentireβ. Fondamentali sono stati certamente il giΓ citato Jung, James Hillman, Mircea Eliade, Ioan P. Culianu, Elemire Zolla, Henry Corbin, Pavel Florenskij, Jorge L. Borges, Alejandro Jodorowsky, Italo Calvino e molti altri, anche di epoche precedenti; tutti autori che hanno indagato, ognuno dalla propria prospettiva di studi, le tematiche dell’immaginazione e del mondo immaginale. In parallelo ovviamente, tutta quella schiera di artisti che hanno dato forma a quella corrente trasversale alla Storia dell’Arte che Γ¨ il Fantastico, da Hieronymus Bosch a William Blake, passando per i Simbolisti, i Preraffaeliti ed i Surrealisti, per arrivare infine al recentemente compianto maestro Ernst Fuchs. E poi c’Γ¨ il Rinascimento, con quella sua aura persistente di Umanesimo e d’immortalitΓ , a mezzo millennio di distanza.
Luca, hai scritto parecchio sullβarte di Alessandro. Come la definiresti in poche parole?
Il logos si trova in una peculiare condizione strutturale: avvicina allβIneffabile, di cui Γ¨ irradiazione, antica emanazione, ma mai riesce a dirlo nella sua pienezza β vi Γ¨ sempre una misteriosa eccedenza. In varie occasioni di studio e dialogo ho avuto modo di nominare lβenigma dellβarte di Alessandro come βapologia dellβimmaginazioneβ, βarte degli archetipiβ, βpratica di trasformazione interioreβ, βpittura filosofaleβ (unβimmagine geniale, coniata dallo stesso artista). Tutte definizioni parziali e insoddisfacenti, che pure molto testimoniano della poetica dellβartista. Volendo trovare una definizione complessa ma icastica, guardando retrospettivamente al mirabile percorso intrapreso dallβartista, parlerei in ultima istanza di una βestetica mitico-simbolicaβ. Questa espressione Γ¨ una iperbole, quasi una tautologia dal momento che i tre termini che la compongono dicono, in senso profondo, il medesimo: estetica Γ¨ percezione sensibile che, nella grande arte del Canone Occidentale, Γ¨ porta di accesso al dominio del sovrasensibile; il mito Γ¨ il precedente autorevole che informa il piano immanente dellβenergia sovrastorica propria della trascendenza; il simbolo Γ¨ la chiave di congiunzione degli opposti, la via regia per la conquista della sapienza che riflette la pluralitΓ degli stati dellβessere. Lββestetica mitico-simbolicaβ di Alessandro Bulgarini Γ¨quindi una radicale decisione affermativa lungo un percorso pedagogico di recupero della sapienza dellβOrigine che proprio nellβarte, nel mito e nel simbolo trova dispiegamento e manifestazione.
Ringraziando sia te che Luca per la disponibilitΓ , Alessandro ti chiedo se hai qualcosa in cantiere per il prossimo futuro?
Oltre a programmare — appena sarΓ possibile — le prossime due tappe di IconoSophia e le suddette conferenze, lavoro ora a due nuovi progetti ancora in fase germinale: da una parte ad una serie di opere sugli βarchetipi delle fiabeβ, cercando di distillare i loro nuclei pulsanti e numinosi, la sapienza millenaria degli insegnamenti che contengono messi in relazione con i simboli della trasformazione nelle varie fasi della vita; dall’altra le soul papers: ritratti dell’anima su carta fatta a mano dal sapore neo-rinascimentale con un’attenzione specifica alla fisiognomica ed al temperamento in relazione con l’espressivitΓ del volto.Β
Una versione ridotta di quest’intervista Γ¨ uscita su Artribune il 16 novembre 2020.
