Approfondiamo il celebre saggio Lo Zen e il tiro con l’arco del filosofo Eugen Herrigel connettendolo alla filosofia della vita di Yukio Mishima e al codice dei samurai. Un’arte senz’arte, una metamorfosi continua, l’azione nella sua purezza originaria.
La teoria delle corrispondenze di Baudelaire, nella sua formulazione, deve molto più a Maistre che a Swedenborg. Quando Baudelaire vede il mondo come «una foresta di simboli», ci introduce al metodo maistriano di mettere in relazione il visibile con l’invisibile.
Un confronto tra «sapienza sacrificale arcaica» e «demistificazione giudaico-cristiana» nella Genealogia della morale diNietzsche alla luce della lettura di René Girard, incentrata sulla supposta sacralità originaria del cosiddetto «meccanismo vittimario» nelle società arcaiche.
Fin dagli anni del college T.S. Eliot si era immerso nello studio della filosofia e del pensiero dell’India. La Terra devastata così come altri suoi scritti, riflettono questo suo profondo legame col pensiero orientale, nel descrivere la crisi del mondo moderno il poeta attinge alla Bhagavadgītā e alle Upaniṣad.
Mercoledì 1 giugno alle 21:00 andrà in onda sui nostri canali la presentazione del libro La profondità della natura di Edgar Dacqué. Nostro ospite sarà Riccardo Tennenini, animatore di Epistème – Il sapere oltre il mainstream.
Domani sera dalle ore 21:00 ospiteremo sul nostro canale YouTube Riccardo Rosati, autore della presentazione del libro di Kaiten Nukariya “La religione dei samurai”, pubblicato in Italia nel 2016dalle Edizioni Mediterranee.
Nella sua scuola filosofica, fondata su intensi legami di amicizia e rivolta all’autentico piacere, Epicuro ha ricercato l’imperturbabilità. Ripercorriamo le radici del suo pensiero, ereditate qualche secolo dopo da Lucrezio a Roma.
In occasione dell’anniversario di nascita di Ernst Jünger (29 marzo 1895) ripubblichiamo questo nostro articolo incentrato sulla sua opera Al muro del tempo precedentemente pubblicato su Barbadillo, Eumeswil e Il Centro Tirreno, in questa sede lievemente rivisto e ampliato.
Soprattutto nelle elucubrazioni degli autori ascrivibili alla corrente Neo-Vedanta, l’elaborazione di un discorso sulla “religione” sembra caratterizzare in modo significativo la storia del pensiero indiano moderno e costituisce la base del confronto con l’Occidente.
Mercoledì 15 dicembre ritornano le nostre dirette su AXIS mundi TV. Nostra ospite questa settimana sarà Susanna Mati, con cui avremo modo di sviscerare il saggio di cui è autrice “Ninfa in labirinto: epifanie di una divinità in fuga”, originariamente pubblicato nel 2006 per Moretti&Vitali e appena ristampato.
La sacralità del temenos e la sospensione del tempo soli danno quell’ordine di senso agli iniziati e al loro vivere al di fuori del tempio stesso, indirizzandoli e decontestualizzandoli in qualcosa di sovratemporale e non legato al contingente. Meditazioni intorno alla spazialità sacra: sul divino come centro e circonferenza, l’analogia tra tempio e cuore, la simbologia della montagna sacra e del punto omega, l’atto di costruire e ordinare come una imitatio dei.
Domani pomeriggio a partire dalle 15:30 saremo ospiti del Circolo Filologico Milanese al convegno “Parole e paesaggi, maschere e volti. Giornata di studio dedicata a Julius Evola per il 90esimo anniversario dalla pubblicazione di ‘Maschera e volto dello spiritualismo contemporaneo’, uscito nel 1932.
Il saggio di Pierre Hadot offre la possibilità di immergersi nella pratica filosofica diffusa soprattutto in epoca ellenistica: un’arte della vita tesa a formare gli uomini in armonia con sé stessi e con ciò che li circonda.
In questa esposizione tenteremo di mettere a confronto le caratteristiche principali dell’immagine della Caverna platonica contenuta nel VII libro della Repubblica con quelle della Māyā delle Upaniṣad. Le credenze comuni sono evidenti e coinvolgono, su tutti, i vincoli che determinano lo stato di prigionia dell’uomo e la possibilità di riscatto attraverso la purificazione dalle forme mutevoli.
La vastità e la complessità del pensiero nietzschiano trovano una felice sintesi nei simboli evocativi dell’arciere, dell’arco e della freccia; metafore che il filosofo utilizza spesso nei suoi principali scritti, tanto che nel Prologo dello “Zarathustra”, uno dei suoi primi ammonimenti è: «Guai! Si avvicinano i tempi in cui l’uomo non scaglierà più la freccia anelante al di là dell’uomo, e la corda del suo arco avrà disimparato a vibrare».
«Nessun altro libro di Nietzsche ha alle spalle una preparazione così lunga e faticosa»: così Giorgio Colli introduce il testo più mistico e tormentoso del filosofo tedesco, della cui morte oggi ricorre il 121esimo anniversario.
Per quanto ne dicano alcuni “critici della domenica”, al presunto odio razziale Lovecraft sempre antepose l’orrore visceralmente provato in prima persona nei confronti dell’avvento del mondo moderno, l’impero delle macchine e della spersonalizzazione totale, in cui ogni individuo e le sue visioni più alte sono fagocitate e inserite in un quadro cosmico di tragedia universale, priva di alcuno sbocco superiore. E New York fu, ovviamente, innalzata a immagine della Nuova Babele, che fagocita le antiche tradizioni e le differenziazioni umane in un continuo, abietto rituale di spersonalizzazione, standardizzazione e disumanizzazione collettiva.
La polemica sollevata agli Hugo Awards2020 sul lascito letterario e “ideologico” di H.P. Lovecraft ha riaperto la questione, esplosa ai World Fantasy Awards2011, del presunto razzismo del Sognatore di Providence, che ne farebbe per alcuni un autore problematico. Ma quanto hanno influito davvero le convinzioni “razzialiste” di HPL sulla genesi della sua opera, e in particolar modo sulla stesura di The Horror at Red Hook, il suo racconto più controverso, manifesto della repulsione provata nei confronti della città di New York?
Ernst Jünger nacque il 29 marzo 1895. Per l’anniversario vogliamo proporre ai nostri Lettori un estratto del suo “Trattato del Ribelle” (1951), scritto esattamente settant’anni fa, che letto al giorno d’oggi appare a dir poco sconcertante. A colpire è soprattutto l’incredibile attualità dell’analisi del filosofo tedesco e la sua visione a dir poco profetica su quello che sarebbe stato il mondo in quella che egli denominò l’«Era dei Titani», in cui noi stessi oggi ci troviamo a vivere.
Nella decadenza di un mondo governato da soli uomini, un’intrepida monaca dallo spirito guerriero non esita a sferzare le coscienze di papi e imperatori. Mistica e profetessa, teologa e filosofa, leader e predicatrice, compositrice e medico, quella di Ildegarda di Bingen è una delle voci più originali del XII secolo. Ne ripercorriamo insieme le avventurose vicende.
Composti nel febbraio del 1922 come monumento funebre a Wera Ouckama Knoop, una giovane scomparsa alla prematura età di diciannove anni, i “Sonetti a Orfeo” del poeta austriaco di origine boema Rainer Maria Rilke ci parlano ancora oggi, a distanza di un secolo, nella «lingua della perennità in cui i morti si fanno dono nutrendo di sé la terra», svelandoci l’intreccio indissolubile tra morte e vita.