Gustav Meyrink: “Il volto verde”

«I fatti della vita di Meyrink sono meno problematici della sua opera… Monaco, Praga e Amburgo si divisero gli anni della sua giovinezza. Sappiamo che fu impiegato di banca e che aborrì quel lavoro. Sappiamo anche che tentò due rivincite o due forme di evasione: lo studio confuso delle confuse “scienze occulte” e la composizione di scritti satirici». Con queste parole, nel 1938, Borges presentava impavidamente ai lettori argentini Meyrink, autore onirico per eccellenza, in cui si realizza il fatale incontro tra l’occulto e il feuilleton. Ed è nel Volto verde che Meyrink raggiunge il vertice della sua arte di «romanziere chimerico» e del suo stile «mirabilmente visivo» – e il vertice del suo istrionismo, se con questa parola si intende una strepitosa capacità di insufflare vita narrativa nelle più ardue immagini esoteriche: in questo caso la leggenda del volto verde, ossia del volto evanescente di colui che detiene «le chiavi dei segreti della magia» e, immortale, è rimasto sulla terra per radunare gli eletti». [quarta di copertina edizione italiana Adelphi]

(Tratto da G. Meyrink, «Il volto verde», cap. XI)

“La vita è generosa; in ogni istante ci dona un nuovo inizio. La domanda: “Chi sono io?” ci incalza senza tregua. Noi la evitiamo; è questa la ragione per cui non troviamo l’inizio.

“Se mai decidessimo di porla veramente, giungerà il giorno in cui il tramonto segnerà la morte di quei pensieri che, penetrati nelle stanze del potere, banchettano a spese della nostra anima”.

“La barriera corallina—da essi costruita nel corso dei millenni con zelo da infusori—che noi chiamiamo ‘il nostro corpo’ è opera, nido e dimora di tali pensieri. Se vogliamo guadagnare il mare aperto dobbiamo far breccia in questa barriera calcarea e fangosa, per poi discioglierla di nuovo nello spirito che esisteva sin dall’inizio. Più avanti ti insegnerò a costruirti una casa nuova dalle rovine di quella barriera”.

(…)

“Ma ora ascolta quanto ho da dirti: preparati al tempo che sta per giungere! Presto l’orologio del mondo batterà l’ultima ora, il numero segnato sul quadrante è rosso, intriso di sangue. Da questo lo potrai riconoscere. La prima ora del nuovo tempo sarà preceduta da una tempesta”.

“Sta’ in guardia, non farti sorprendere nel sonno, perché quelli che passeranno con gli occhi chiusi nell’alba del nuovo giorno rimarranno gli animali che sono sempre stati e non si desteranno mai più”.

“Esiste anche un equinozio dello spirito, e la prima nuova del tempo nuovo a cui mi riferisco ne è il punto culminante. In esso si raggiungerà l’equilibrio fra luce e tenebre”.

“Da un millennio e più gli uomini hanno imparato a capire le leggi della natura e a servirsene. Fortunati coloro che hanno riconosciuto e compreso il senso di questo lavoro, ossia il fatto che la legge interiore è identica a quella esterna, solo di un’ottava più alta: costoro sono chiamati a raccogliere la messe; gli altri invece resteranno schiavi che si spezzano la schiena sui campi; con la faccia rivolta alla terra”.

“La chiave del dominio sulla natura interiore è arrugginita sin dal diluvio universale. Essa consiste nella veglia! Restare svegli è tutto”.

“Di nulla l’uomo è tanto certo come di essere sveglio; in realtà, è catturato da una rete di sonno e sogni che lui stesso ha tessuto. Più fitta è la rete, più potente domina il sonno; quelli che vi restano imprigionati sono i dormienti che attraversano la vita come un branco di animali diretti al macello: ottusi, indifferenti e spensierati”.

“Quelli tra loro che sognano vedono attraverso la rete un mondo tra le maglie, colgono soltanto scorci ingannevoli cui adeguano le loro azioni, senza sospettare che tali immagini sono solo insensati frammenti di una totalità imponente. Questi ‘sognatori’ non sono, come tu forse credi, i fantasticatori e i poeti, bensì gli attivi, i diligenti, gli irrequieti, quelli rosi dalla smania di agire; somigliano a brutti scarafaggi laboriosi che si inerpicano sulla superficie liscia di un tubo e poi, arrivati in cima, vi cadono dentro”.

“Immaginano di essere svegli, ma quel che credono di vivere è in verità solo un sogno, predeterminato fin nei minimi particolari e indipendente dalla loro volontà”.

“Sono esistiti, e ancora esistono, taluni che sapevano di sognare, pionieri che si sono spinti fino ai bastioni dietro cui si cela l’Io eternamente sveglio: veggenti come Goethe, Schopenhauer e Kant, i quali, però, non possedevano le armi per espugnare la fortezza, e il loro grido di battaglia non ha svegliato i dormienti”.

“Restare svegli è tutto. Sii sveglio in ogni cosa che fa! Non credere di esserlo già. No, tu dormi e sogni”.

“Mettiti d’impegno, raccogli le forze e per un unico istante lasciati pervadere completamente da questa sensazione: ‘Ora sono sveglio!’. Se riuscirai a provarla, ti accorgerai subito che lo stato in cui ti sei finora trovato era una sorta di torpore, di stordimento. Questo è il primo timido passo di un lungo, lungo cammino che conduce dalla schiavitù all’onnipotenza. Procedi così da un risveglio all’altro”.

“Non esiste pensiero tormentoso che in tal modo non possa essere respinto; esso si arresta e non può più risalire fino a te, che ti elevi sopra di lui come la chioma di un albero cresce sui rami nudi. E quando riuscirai a trasmettere anche al corpo questo stato di veglia, i dolori ti cadranno di dosso come foglie morte”.

“I bagni gelidi degli ebrei e dei brahmani, le veglie dei seguaci del Buddha e degli asceti cristiani, i tormenti che si infliggono i fachiri indiani per non addormentarsi sono soltanto riti esteriori pietrificati che, come ruderi di colonne, rivelano a colui che cerca: ‘Qui, nella notte dei tempi, è sorto un misterioso tempio della volontà del risveglio’.”

“Leggi i testi sacri di tutti i popoli della terra; fra loro si tende, a mo’ di filo conduttore, l’occulta dottrina della veglia; è la scala celeste di Giacobbe il quale lottò contro l’angelo del Signore per tutta la ‘notte’, finché giunse il ‘giorno’ a dargli la vittoria. Devi salire, un piolo dopo l’altro, verso uno stato di veglia sempre più luminoso, se vuoi superare la morte le cui armi sono il sonno, il sogno e lo stordimento”.

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“Il primo piolo di questa scala celeste si chiama genio; come dovremmo chiamare allora i livelli più alti? Sono ignoti alla massa e vengono considerati leggenda. Anche la storia di Troia per molti secoli fu ritenuta un racconto favoloso, finché qualcuno non trovò il coraggio e non andò a scavare”.

“Sulla strada del risveglio il primo nemico che ti si contrapporrà sarà il tuo stesso corpo. Lotterà contro di te fino al primo canto del gallo, ma allorché vedrai spuntare il giorno della veglia eterna, che ti allontanerà dai sonnambuli—i quali credono di essere uomini e non sanno di essere dèi addormentati—, anche il sonno del corpo cesserà in te e l’universo sarà ai tuoi piedi”.

“Allora potrai fare miracoli, se vorrai, e non dovrai più attendere devotamente come uno schiavo in lacrime che a un idolo crudele piaccia farti un dono o… mozzarti il capo. Certo dovrai rinunciare alla gioia del cane fedele e scodinzolante, la gioia di chi riconosce sopra di sé un padrone da servire, ma pensaci un po’, scambieresti ora la tua condizione di uomo con quella del tuo cane?”.

“Non farti scoraggiare dal timore di non potere raggiungere la meta in questa vita! Chi ha intrapreso la nostra via anche una sola volta, continua a venire al mondo con una maturità interiore che gli permette di perseguire il proprio lavoro: nascerà genio.

“Il sentiero che ti indico è disseminato di avvenimenti straordinarie: persone morte che hai conosciuto in vita risorgeranno davanti a te e ti parleranno! Sono soltanto immagini! Figure di luce, splendenti e inebrianti, ti appariranno e ti benediranno. Sono soltanto immagini… forme immateriali emanate dal tuo corpo, il quale, sotto l’infisso della tua mutevole volontà, passa attraverso la morte magica e da materia si fa spirito, così come il ghiaccio rigido si dissolve in nuvole di vapore se toccato dal fuoco”.

“Solo quando avrai estirpato dal tuo corpo l’elemento putrescente potrai dire: ‘Ora il sonno mi ha abbandonato per sempre’. In quel momento si compirà il miracolo che gli uomini ritengono impossibile—perché, ingannati dai loro sensi, non capiscono che materia e forza sono la stessa cosa—, il miracolo per cui, anche se ti seppelliscono, nella bara non c’è alcun cadavere”.

“Allora, non prima, riuscirai a distinguere il reale dall’apparente; i soli che allora incontrerai avranno già percorso, prima di te, la stessa strada. Gli altri non saranno che ombre”.

“Fino a quel momento resterà incerto se sei l’essere più fortunato o il più disgraziato della terra. Ma non temere: nessuno che abbia intrapreso la via del risveglio, anche se si è smarrito, è stato mai abbandonato dalle sue guide”.

“Voglio rivelarti un sistema per capire se un’apparizione è reale o illusoria: se, quando ti si presenta, la tua coscienza è offuscata e le cose attorno a te si confondono o scompaiono, allora non fidarti! Sta’ in guardia! Quel che vedi è una parte di te. Se non indovini quale metafora esso nasconda, allora è uno spettro inconsistente, un’ombra, un ladro che si nutre della tua vita. I ladri che rubano la forza dell’anima sono peggiori di quelli comuni. Ti attirano come fuochi fatui nelle paludi di un’illusoria speranza per lasciarti da solo nelle tenebre, e sparire per sempre”.

“Non farti abbagliare dai miracoli che fingeranno di fare per te, né dai nomi santi di cui si approprieranno, né delle loro profezie, quand’anche si dovessero avverare. Essi sono i tuoi nemici mortali, vomitati fuori dall’inferno del tuo corpo col quale lotti per la supremazia”.

“Sappi che le straordinarie forze che essi posseggono sono le tue—quelle che ti hanno carpito per tenerti in schiavitù. Non possono vivere al di fuori della tua vita, ma se le sottometti si ridurranno a muti e docili strumenti che potrai usare a tuo piacimento. Innumerevoli sono le vittime che costoro hanno mietuti tra gli esseri umani. Leggi le storie dei visionari e degli adepti delle sette e ti accorgerai che il sentiero verso il dominio di te stesso, che stai percorrendo, è ricoperto di teschi”.

“L’umanità si è costruita inconsapevolmente un muro contro di loro: il materialismo. Tale muro è una protezione infallibile, è un simbolo del corpo, e contemporaneamente è il muro di una prigione che impedisce la visuale”.

“Oggi che esso si sta lentamente sgretolando e la Fenice della vita interiore risorge con nuovo impeto dalle ceneri dove a lungo giacque come morta, ebbene oggi anche gli avvoltoi di un altro mondo agitano la ali. Perciò sta’ in guardia! Solo dalla bilancia su cui porrai la tua coscienza potrai capire se fidarti di un’apparizione: quanto più la tua coscienza sarà desta, tanto più il piatto penderà dalla tua parte”.

“Se una guida, un soccorritore o un fratello proveniente da un mondo spirituale vuole apparirti, può farlo anche senza saccheggiare la tua coscienza: come l’incredulo Tommaso, potrai mettere la mano nel suo costato”.

“Sarebbe facile evitare le apparizioni e i loro pericoli: basterebbe che tu ti comportassi come un uomo comune. Ma quale guadagno ne otterresti? Rimarresti prigioniero del carcere del tuo corpo in attesa che il boia, la ‘morte’, ti conduca al patibolo”.

“Il desiderio dei mortali di vedere gli esseri ultraterreni è un grido che risveglia anche i fantasmi degli inferi, perché tale desiderio non è puro, è piuttosto una cupidigia: vuole ‘prendere’, non importa come, anziché imparare a ‘dare’. Colui che sente la terra come una prigione, i devoti che invocano la redenzione, tutti costoro, senza saperlo, evocano il mondo degli spettri. Fallo anche tu, ma consapevolmente!”.

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“Esiste forse, per gli inconsapevoli, una mano invisibile capace di trasformare per incanto in isole fertili le paludi in cui sono destinati a finire? Non lo so. Non mi sento di metterlo in dubbio… ma non ci credo”.

“Quando, sul cammino del risveglio, attraverserai il regno degli spettri, a poco a poco ti accorgerai che essi sono soltanto pensieri divenuti improvvisamente visibili. Ecco perché ti appaiono estranei e simili a creature, perché il linguaggio delle forme è diverso da quello della mente”.

Allora sarà giunto il momento della trasformazione più straordinaria che ti possa capitare: gli uomini intorno a te si muteranno in… fantasmi. Quelli che ti sono cari diventeranno ombre da un istante all’altro, persino il tuo stesso corpo. È la peggiore solitudine che si possa immaginare, come un pellegrinaggio nel deserto: chi non riesce a trovare la fonte della vita muore di sete”.

“Quanto ti ho rivelato si trova anche nei libri di devozione di ogni popolo: l’avvento di un nuovo regno, la veglia, il superamento del corpo e la solitudine. Eppure esiste un abisso incolmabile fra noi e questi devoti: loro credono che sia vicino il giorno in cui i buoni entreranno in paradiso mentre i cattivi verranno gettati nella palude infernale. Noi sappiamo che verrà un tempo in cui molti si sveglieranno e si distingueranno dai dormienti, come i padroni dagli schiavi, perché i dormienti non possono comprendere quelli che vegliano. Sappiamo inoltre che non esistono il Male e il Bene, ma solo il ‘Falso’ e il ‘Vero’. Loro credono che ‘stare svegli’ significhi tenere desti i sensi e gli occhi aperti e vegliare di notte in preghiera; noi sappiamo che ‘stare svegli’ comporta un risveglio dell’Io immortale, e l’insonnia del corpo ne è una naturale conseguenza. Loro credono che il corpo vada trascurato e disprezzato perché peccaminoso; noi sappiamo che non esistono peccati: il corpo è il principio da cui dobbiamo muovere e siamo discesi sulla terra per mutarlo in spirito. Loro credono che si debba ricercare la solitudine con il corpo per purificare lo spirito; noi sappiamo che tocca allo spirito sperimentare la solitudine per poi trasfigurare il corpo”.

“Sta a te scegliere la tua strada: la nostra o la loro. Devi decidere in piena libertà. Non posso consigliarti, perché è molto più salutare cogliere per propria decisione un frutto amaro anziché, su consiglio altrui, vederne uno dolce che pende dall’albero. Soltanto, non fare come tanti che, pur conoscendo quel che sta scritto: ‘Provate tutto e conservate il meglio’, non provano nulla e conservano la prima cosa che capita”.

(…)

“Da oggi fai parte della nostra comunità e diventi un nuovo anello della catena che va da eternità a eternità. Qui il mio compito si esaurisce e passa nelle mani di un altro, che non potrai vedere finché i tuoi occhi apparterranno alla terra. Costui è infinitamente lontano da te, e tuttavia vicinissimo; condividete lo stesso spazio, eppure siete più distanti degli estremi confini del mondo. Ti avvolge come l’acqua circonda chi nuota nell’oceano, ma tu non percepisci la sua presenza, proprio come il nuotatore non sente il sapore del sale che impregna il mare, se i nervi della sua lingua sono morti”.

“Il nostro simbolo è la Fenice, l’emblema dell’eterna giovinezza, la leggendaria aquila egizia con le penne rosse e d’oro, che si dà fuoco nel suo nido di mirra e sempre risorge dalle proprie ceneri”.
“Ti ho detto che il punto d’inizio di tale cammino è il proprio corpo; chi lo sa può mettersi in viaggio in qualunque momento. Ora però voglio insegnarti i primi passi. Devi separarti dal tuo corpo: non come se volessi abbandonarlo, devi distaccartene come la luce si scinde dal calore”.

“E già qui è in agguato il primo nemico. Chi si disgiunge dal proprio corpo per librarsi nell’etere percorre il cammino delle streghe, che dalla rozza figura terrena hanno tratto forma spettrale, per volare con essa, come a cavallo di una scopa, fino alla notte di Valpurga”.

“L’umanità, per giusto istinto, si è forgiata una corazza contro questo pericolo: sorridendo della possibilità di simili arti. Ma tu non avrai più bisogno del dubbio per proteggerti, quel che ti ho rivelato sarà per te una spada molto più efficace. Le streghe credono di essere presenti al sabba demoniaco, ma in realtà il loro corpo giace rigido e privo di sensi nella stanza. Scambiano semplicemente la percezione terrena con quella spirituale, rinunciano al meglio per avere il peggio, e invece di arricchirsi si impoveriscono”.

“Vedi bene che non può essere questa la via del risveglio. Ma per comprendere che tu non sei il tuo corpo—come credono gli uomini—devi conoscere le arti con cui esso vuole affermare il proprio dominio su di te. Per il momento gli sei ancora così sottomesso che la tua vita si spegnerebbe se il tuo cuore cessasse di battere; qualora poi chiudesse gli occhi tu sprofonderesti nella notte. Credi di essere tu a muoverlo, ma è pura illusione: si muove da solo, e la tua volontà non è che un mezzo di cui si serve. Credi di concepire i tuoi pensieri, mentre è lui a inviarteli affinché tu, credendoli tuoi, faccia tutto quel che vuole”.

“Prova a sederti composto col fermo proposito di non muovere nemmeno un muscolo, di non batter ciglio, di rimanere immobile come una statua, e vedrai che ti si avventerà subito contro, furente, per costringerti a tornare ai suoi ordini. Ti assalirà con mille armi finché non gli permetterai nuovamente di muoversi. Dal furore cieco e dalla precipitosa aggressività con cui ti lancerà contro le sue frecce, una dopo l’altra, potrai capire se sarai astuto, quanta paura ha di perdere il dominio e quanto grande dev’essere il suo potere”.

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“Ma dietro tutto questo si nasconde il suo tranello: vuol farti credere che la battaglia decisiva per lo scettro si combatta sul campo della volontà esterna, ma queste sono solo scaramucce che, all’occasione, ti lascia anche vincere, per poi affermare ancora più decisamente la sua supremazia. I vincitori di queste schermaglie sono i più miseri degli schiavi. Credono di uscirne trionfanti e invece portano sulla fronte il marchio d’infamia del loro ‘carattere’.”

“Ma il tuo fine non è sopraffare il corpo. Imponendogli l’immobilità devi solo mirare a conoscere le forze di cui dispone: schiere di armati, così numerosi da essere quasi invincibili. Li scaglierà all’assalto contro di te, uno dopo l’altro se non desisterai dall’esercizio, facile in apparenza, di chi si siede immobile. (…) Tutti questi assalti li puoi sconfiggere, almeno in apparenza, con la volontà. Eppure la sola volontà non basta: in realtà alle sue spalle, invisibile nel suo mantello fatato, c’è già uno stato di veglia superiore”.

(…)

“Devi imparare da solo come cominciare. È un cauto e continuo saggiare il terreno con l’animo e nel contempo è un ferrea risoluzione. Questo è tutto ciò che posso dirti. Ogni consiglio che ti venga dato riguardo a questa lotta tormentosa è puro veleno. È uno scoglio che devi superare da solo”.

“Non occorre che ti liberi per sempre da questi pensieri; la tua lotta deve tendere a un solo scopo: ascendere allo stato di veglia superiore. Quando l’avrai raggiunto, ti avvicinerai al regno degli spettri di cui già ti ho parlato”. Ti appariranno figure terribili oppure splendenti, e cercheranno di farti credere che sono esseri di un altro mondo. Ma sono solo pensieri in forma visibile, pensieri sui quali non eserciti ancora un controllo completo! E quelli dall’aspetto più sublime sono anche i più rovinosi, ricordalo! Molte false credenze sono nate sulla base di queste apparizioni, e l’umanità è stata ricacciata nelle tenebre. Eppure dietro ognuno di questi fantasmi si nasconde un significato profondo; non sono semplici immagini: che tu ne intenda o meno il linguaggio simbolico, ti indicano a quale stadio di sviluppo spirituale tu sia giunto”.

“La trasformazione dei tuoi simili in spettri—che, come ti ho detto, seguirà a questo stadio—avrà in sé, come ogni evento in campo spirituale, un veleno e al contempo una virtù curativa. Tuttavia, se ti limiterai a considerare gli uomini come fantasmi, allora berrai soltanto il veleno e sarai simile a un uomo di cui si dice: ‘Se non avesse amore non sarebbe che bronzo risonante’. Se invece scoprirai il ‘significato profondo’ che si cela in ognuna di queste ombre d’uomini, allora vedrai con gli occhi dello spirito non solo la loro anima viva, ma anche la tua. Come a Giobbe, ti verrà restituito mille volte tutto quello che ti è stato sottratto. Così sarai… al punto di partenza, diranno beffardi gli stolti; non sanno che tornare a casa dopo aver vissuto a lungo in terra straniera è assai diverso dal non essersi mai allontanati”.

“Nessuno può dire se, una volta giunto così avanti, acquisterai i poteri miracolosi che possedevano i profeti dell’antichità ovvero se ti sarà lecito entrare nel regno della pace eterna. Simili poteri sono doni spontanei elargiti da coloro che custodiscono le chiavi di questi misteri. Se ti viene concesso di amministrarli è solo perché l’umanità ha bisogno di tali segni”.

“La nostra via conduce soltanto al grado della maturità; se la raggiungerai sarai anche degno di ricevere tale dono. Te la elargiranno? Non lo so. Ma sarai diventato una Fenice, in un modo o nell’altro; conseguire a ogni costo tale trasformazione dipende solo da te. Prima di lasciarti voglio dirti ancora da quale segno potrai capire se il giorno del ‘grande equinozio’ sarai chiamato a ricevere il dono dei poteri miracolosi. Ascolta”.

“Uno di coloro che detengono le chiavi dei segreti della magia è rimasto sulla terra per cercare e radunare gli eletti. Come lui non può morire, così anche le leggende che circolano sul suo conto sopravvivono. Alcuni mormorano che sia l’ ‘Ebreo Errante’,altri lo chiamano Elia, gli gnostici ritengono sia Giovanni Evangelista, ma tutti coloro che affermano di averlo visto lo descrivono in maniera differente. Non farti trarre in inganno se mai in futuro dovessi incontrare qualcuno che così te lo presenta”.

“È normale che ognuno lo veda diversamente: un essere come lui, che ha convertito il suo corpo in spirito, non può restare legato a una forma fissa. Un esempio ti chiarirà come anche la sua figura e il suo volto non possano essere altro che immagini: la sembianza spettrale, per così dire, di quello che egli è in realtà. Supponi che ti appaia come un essere di colore verde. Il verde non è un vero colore sebbene tu lo veda, ma nasce dall’unione del giallo con il blu. Se mescoli per bene il giallo e il blu, ottieni il verde. Ogni pittore sa questo, mentre pochissimi sanno che il mondo che vediamo intorno a noi è proprio come il colore verde, non appare com’è veramente: blu e giallo”.

“Da questo esempio puoi capire che, qualora lo incontrassi e avesse l’aspetto di un uomo dal viso verde, non ti mostrerebbe comunque il suo vero volto. Ma se un giorno lo vedessi com’è realmente—un segno geometrico, un sigillo nel cielo che soltanto tu riesci a vedere—, allora sappi che sarai chiamato a compiere azioni miracolose”.

“Io l’ho incontrato quand’era un uomo in carne e ossa, e ho potuto mettere la mano nel suo costato. Si chiamava…”.

Hauberriser indovinò il nome; era scritto sul foglio che portava sempre con sé; era il nome in cui continuava a imbattersi: Chidher Grün.

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