Il sacrificio di Isacco nell’iconografia ebraica (parte II)

A partire dalla rappresentazione di Genesi XXII ospitata nella sinagoga di Beth Alpha, analizzeremo come il Libro dei Giubilei abbia sancito una corrispondenza tra i brani biblici del Sacrificio di Isacco e della Liberazione dallโ€™Egitto. Inoltre, nella figura di Isacco, che qui appare nella foggia di un bambino inerme e spaventato, ci sarร  dato osservare la divaricazione interpretativa intercorsa tra il mosaico e la tradizione esegetica. In numerosi testi, infatti, รจ lo stesso patriarca, ormai adulto e consapevole, a offrirsi spontaneamente al disegno divino.

di Lorenzo Orazi

COPERTINA: CARAVAGGIO, SACRIFICIO DI ISACCO, 1598
SEGUE DALLA PARTE I

Beth Alpha

La sinagoga di Beth Alpha fu rinvenuta a Sud della Galilea nel 1929. Le iscrizioni, individuate al suo interno, certificano lโ€™appartenenza della struttura allโ€™epoca dellโ€™impero di Giustino I (518-527). Dallโ€™ingresso della sinagoga si dispiegano tre scene in direzione della parete che ospita lโ€™Arca della Torah, orientata verso Gerusalemme. Esse rappresentano lโ€™Akedah, lo Zodiaco e lโ€™Arca.

Consideriamo il nostro episodio. Rispetto alla raffigurazione dello stesso tema in Dura Europos, รจ possibile notare come qui lโ€™artista si sia piรน rigidamente attenuto alla narrazione biblica: in primo luogo, sono stati aggiunti i due servi con lโ€™asino; inoltre, lo sviluppo compositivo dellโ€™immagine da sinistra a destra รจ atto a suggerire la linearitร  cronologica dellโ€™evento, cosรฌ come riportata dal testo sacro.

Sulla sinistra uno dei servi di Abramo poggia le mani sul dorso dellโ€™asino; il secondo tiene la cavezza in una mano e nellโ€™altra un frustino. Al centro dellโ€™immagine un grande ariete stante in posizione verticale รจ legato a una pianta, sproporzionata e piccola rispetto allโ€™animale, che divide lo spazio sacro da quello profano. Sopra lโ€™ariete appare la Mano di Dio: emerge, in una foggia caratteristica, da una sorta di nuvola nera. Siamo giunti al nucleo della scena. Abramo รจ rappresentato con la barba e vestito di una tunica: nella mano destra stringe un lungo pugnale, mentre la sinistra si protende in una posizione particolarmente ambigua: non รจ chiaro se stia poggiando Isacco sullโ€™altare o se, al contrario, avendo giร  udito la Voce di Dio, si prepari a ritrarlo a sรฉ. La figura di Isacco รจ forse la piรน enigmatica della composizione: vediamo un bambino sospeso a mezzโ€™aria, ha le braccia incrociate ma non legate; รจ vestito di una tunica e indossa una โ€œstrana sciarpaโ€ al collo; รจ in preda a unโ€™emozione di esplicito terrore.

Beth Alpha, Akedah

Ariete e significato pasquale

Similmente a quanto avveniva nel dipinto di Dura Europos, anche qui allโ€™ariete รจ stata accordata una rilevanza notevole. Lโ€™animale non appare, come riportato nel testo biblico, โ€œcon le corna impigliate in un cespuglioโ€ (v.13); esso รจ invece legato tramite la cavezza ad un albero. Tale configurazione sembra fare riferimento alla tradizione rabbinica: in essa si affermava che lโ€™ariete fosse stato creato in origine, alla vigilia del primo sabato, in vista del ruolo che avrebbe dovuto ricoprire nellโ€™Akedah [1]

Nei Midrash lโ€™ariete godette di ampia considerazione sin dal principio. Tale attenzione si deve al fatto che, se Dio non lo avesse fornito in sostituzione del figlio di Abramo, il patriarca non avrebbe mai avuto una discendenza e lโ€™adempimento dellโ€™alleanza sarebbe stato inattuabile. La morte di Isacco avrebbe sancito il fallimento della promessa; di conseguenza, la sua liberazione per mezzo dellโ€™ariete coincide con la liberazione di Israele.

Alla base di questa tradizione interpretativa troviamo il Libro dei Giubilei. Datato approssimativamente tra il 160 e 150 a.C., viene generalmente considerato il primo testo della letteratura post-biblica a dedicare una particolare attenzione allโ€™episodio di Genesi XXII. Nel brano del testo riguardante lโ€™Akedah si puรฒ osservare una precisa volontร  di costruire un collegamento con lโ€™episodio della Liberazione dallโ€™Egitto, se non addirittura di fare del primo un modello per il secondo.

Non a caso il Libro dei Giubilei riporta una struttura cronologica molto puntuale: Abramo e Isacco partono in direzione del luogo sacrificale il dodicesimo giorno del mese di Nissan. Aggiungendo a questa data tre giorni di cammino, che padre e figlio impiegano per raggiungere il monte, ci troveremmo nel giorno quindici del mese: รจ la data in cui cade lโ€™inizio di Pesach, la Pasqua ebraica. Inoltre, sul concludersi della narrazione, il testo afferma che Abramo per celebrare la salvezza accordata a suo figlio sancisce una festivitร  della durata di una settimana, e che continuerร  a celebrarla negli anni a venire. Va notato che entrambe le istanze, tanto la cronologica quanto la festiva, sono del tutto assenti nellโ€™originale biblico.

L.A. Huizenga nellโ€™articolo โ€œThe battle for Isaac: exploring the composition and function of the Aqedah in the Book of Jubileesโ€ [2] individua ulteriori connessioni interne, prevalentemente di carattere linguistico, fra il brano dellโ€™Akedah e quello della Liberazione dallโ€™Egitto. Il Libro dei Giubilei afferma che Abramo, in seguito agli avvenimenti di Genesi XXII, festeggia con โ€œgioiaโ€. Lo stesso termine viene usato nella regolamentazione riguardante la Pasqua: anche la liberazione dalla schiavitรน deve essere celebrata con โ€œgioiaโ€. Altro punto in comune consiste nellโ€™identificazione dellโ€™angelo Mastema con il personaggio di Satana. Mastema presiede in entrambi gli episodi: nello specifico, nel brano dellโ€™Akedah, egli accusa Abramo di iniquitร  affinchรฉ il Signore lo metta alla prova. Secondo Huizenga anche in questo caso รจ un confronto di carattere testuale a fornire gli indizi piรน decisivi. In entrambe le narrazioni appaiono i verbi โ€œshameโ€ e โ€œstoodโ€: sono riferiti rispettivamente a Mastema e allโ€™Angelo della Presenza, e stanno a indicare la sconfitta del primo e il trionfo del secondo. Va sottolineato che un accordo di termini cosรฌ specifico non si verifica in nessunโ€™altra sezione del testo.

Tanto nella narrazione dellโ€™Akedah quanto in quella della Pasqua รจ dunque la minaccia demoniaca e la messa in pericolo dellโ€™alleanza a incombere sul popolo eletto. Entrambe le redenzioni avvengono per mezzo di un sacrificio di sostituzione: nel primo caso dellโ€™ariete, nel secondo dellโ€™agnello. Se Abramo avesse sacrificato Isacco la discendenza non sarebbe mai esistita; se l’esercito egiziano fosse riuscito a distruggere Israele il popolo dell’alleanza si sarebbe estinto. Lโ€™obbedienza di Abramo sul monte Moria prefigura cosรฌ quella del popolo eletto in Egitto. Le concomitanze testuali, concettuali e cronologiche — conclude Huizenga — non sono frutto di casualitร , ma necessarie a determinare un legame ermeneutico fra i due episodi. 

Lโ€™ereditร  del Libro dei Giubilei verrร  accolta nelle celebrazioni di Pesach, al punto che la notte della vigilia divenne consuetudine narrare la storia del Sacrificio di Isacco. Questa associazione andrร  perduta nel tempo, probabilmente a causa del nuovo significato che la cristianitร  attribuirร  alla Pasqua come morte e resurrezione di Cristo [3]. La tradizione rabbinica vede Genesi 22, 1-18 nella cornice interpretativa della prova di fede; il brano offre lโ€™immagine del sacrificio perfetto, nel quale il corpo dellโ€™ariete e quello di Isacco sono fatti coincidere in un tuttโ€™uno. La situazione muta nella lettura dei padri della chiesa, in cui la svalutazione di Isacco prende il sopravvento; non รจ questโ€™ultimo lโ€™anticipatore di Cristo, bensรฌ lโ€™ariete stesso: 

โ€œPer conto di Isacco il giusto, un ariete apparve per lโ€™uccisione, affinchรฉ Isacco potesse essere liberato. Lโ€™assassinio dellโ€™ariete libera Isacco, cosรฌ lโ€™assassinio del Signore salvรฒ noi tutti.โ€ 

[4]

Tanto Isacco quanto lโ€™ariete saranno interpretati secondo il metodo della lettura tipologica come prefigurazioni di Cristo; in alcuni casi, perรฒ, il patriarca verrร  considerato imperfetto, e il tempo non ancora maturo per il sacrificio. Lโ€™effetto espiatorio, che tanto fu esaltato negli scritti rabbinici e nel Libro dei Giubilei, presso i cristiani non otterrร  la stessa fortuna. 

Beth Alpha, panoramica interna

La sottomissione di Isacco: Pseudo Filone

Ai fini di una lettura adeguata dellโ€™immagine di Genesi 22, 1-18 presente in Beth Alpha, la figura di Isacco costituisce un nodo critico centrale. Egli ci viene mostrato nelle vesti di un bambino indifeso e spaventato, inerme al cospetto delle scelte di suo padre. Ciรฒ costituisce una forte divaricazione rispetto ai testi della tradizione esegetica: numerosi scritti, infatti, affermano che quando Isacco fu condotto al sacrificio egli era giร  un uomo adulto. Tale attenzione allโ€™etร  di Isacco รจ fondamentale, in quanto in essa si esprime la necessitร  di pensarlo maturo a sufficienza da sottomettersi spontaneamente al volere di Dio. Nel primo secolo d.C., questo indirizzo interpretativo ottiene ampia fortuna.

Nellโ€™opera โ€œLiber antiquitatum Biblicarumโ€, attribuita allo Pseudo Filone, si fa riferimento allโ€™Akedah in tre diversi momenti. Tra questi il primo si inserisce nella narrazione della vicenda di Balaam, lโ€™indovino a cui Balak, re di Moab, chiese di maledire il popolo di Israele per contrastarne lโ€™avanzata. Dio appare a Balaam e gli impone di negare i suoi servigi al sovrano, adducendo i motivi dellโ€™elezione del popolo di Israele:

โ€œWas it not concerning this people that I spoke to Abraham in a vision, saying, โ€˜Your seed will be like the stars of the heavenโ€™, when I lifted him above the firmament and showed him the arrangements of all the stars? I demanded his son as a burnt offering and he brought him to be placed on the altar. But I gave him back to his father and, because he did not object, his offering was acceptable before me, and in return for his blood I chose them.โ€

(18.5)

Huizenga [5] sottolinea che nel brano lโ€™Akedah sia ritenuta valida agli occhi di Dio in virtรน dellโ€™obbedienza di Isacco. Secondo lโ€™autore, infatti, la frase โ€œhe did not objectโ€ deve essere riferita a Isacco: ciรฒ determina una notevole esaltazione del suo ruolo nella vicenda. Se nel passo appena riportato il tema della condiscendenza di Isacco rimane ancora implicito, proseguendo nel testo vedremo come lo Pseudo Filone non lasci aperto alcun dubbio in proposito. Consideriamo dunque il brano riguardante il Cantico di Debora, nel quale Abramo comunica al figlio che sta per essere offerto in sacrificio, e che il suo destino รจ di ritornare nelle mani del Signore. Alla confessione del padre Isacco risponde:

โ€œHear me, father. If a lamb of the flock is accepted for an offering to the Lord for an odour of sweetness, and if for the iniquities of men sheep are appointed to the slaughter, but man is set to inherit the world, how then sayest thou now unto me: come and inherit a life secure, and a time that cannot be measured ? What and if I had not been born in the world to be offered a sacrifice unto him that made me? And it shall be my blessedness beyond all men, for there shall be no other such thing; and in me shall the generations be instructed, and by me the peoples shall understand that the Lord hath accounted the soul of a man worthy to be a sacrifice unto him.โ€ 

[6]

Essere considerato degno di sacrificio รจ per Isacco un onore incomparabile; mediante la sua sottomissione la benedizione ricadrร  sulle generazione future, e per suo tramite saranno date le istruzioni per seguire la volontร  divina. 

Ai fini del nostro studio rimane un ultimo brano del LAB da prendere in considerazione, quello in cui si narra del sacrificio di Seila, figlia di Iefte. Nella Bibbia lโ€™episodio รจ riportato nel Libro dei Giudici: Iefte, prima di intraprendere la guerra contro il popolo ammonita, oppressore degli israeliti, fa voto di offrire in sacrificio il primo che gli sarebbe venuto incontro al ritorno dalla campagna bellica. Quando vide delinearsi sullโ€™orizzonte il profilo della sua unica figlia, Seila appunto, il volto di Iefte impallidรฌ.

Pseudo Filone accosta qui la figura di Seila a quella di Isacco, e Huizenga [7] si cimenta nel compito di individuare le affinitร  letterarie che accomunano i due personaggi. Seila รจ descritta come il frutto del ventre di Iefte (39.11), lo stesso vale per Isacco, frutto del ventre di Abramo (32.2); la primogenitura di entrambi viene ripetutamente esaltata (39.11) (40.1). Sopra ogni altra corrispondenza spicca la risposta con cui Seila accoglie la notizia del sacrificio che lโ€™attende, รจ questa che la illumina come perfetto analogo di Isacco:

โ€œWho is there who would be sad to die, seeing the people freed? Or have you forgotten what happened in the days of our fathers when the father placed the son as a burnt offering, and he did not dispute him but gladly gave consent to him, and the one being offered was ready and the one who was offering was rejoicing?โ€ฆ If I will not offer myself willingly for sacrifice, I fear that my death would not be acceptable and I would lose my life to no purpose.โ€

(40.2, 3b)

Seila vede ravvivarsi nella memoria il ricordo di Isacco. รˆ lโ€™esemplaritร  di questโ€™ultimo, sancita nel Cantico di Debora, a offrirle il modello di condotta nel donarsi volontariamente a Dio affinchรฉ la sua morte non avvenga invano.

J.W. Cook, Il sacrificio di Jefte (ispirato a un’opera di J. Opie)

Il IV Libro dei Maccabei

Lโ€™elevazione di Isacco a modello di condotta puรฒ essere individuata anche in un altro testo del I secolo d.C., ossia il IV Libro dei Maccabei [8]. Si tratta di uno scritto apocrifo dellโ€™Antico Testamento, nel quale viene elaborata lโ€™idea del predominio delle ragioni religiose sullโ€™emotivitร  e le passioni. Il testo narra le vicende di Eleazaro e dei sette fratelli. Giasone regna sul popolo di Israele ma la sua condotta รจ in contrasto con la legge divina, al punto che egli arriva a decidere lโ€™annullamento delle celebrazioni nel Tempio. La rabbia di Dio prende forma nella figura di Antioco, il quale invade Gerusalemme e comanda di uccidere chiunque venga trovato conforme alla Legge ebraica. Lโ€™intera narrazione, inerente i martiri Eleazaro e i sette fratelli che vanno incontro al loro destino, รจ strutturata sullโ€™esempio di Genesi XXII. Le loro torture sono definite come โ€œproveโ€ (1.7; 16.2) e, in riferimento ai protagonisti, lโ€™autore utilizza lโ€™epiteto di โ€œfigli di Abramoโ€ (6.17; 6.22; 18.23). In particolare, la madre dei sette fratelli รจ descritta come segue: 

โ€œBut this daughter of Abraham remembered his holy fortitude. O holy mother of a nation avenger of the law, and defender of religion, and prime bearer in the battle of the affections!โ€

(15. 28-29)

Come la sua genรฌa ed Eleazaro, anche la donna รจ โ€œfiglia di Abramoโ€; ma a lei viene conferita lโ€™ulteriore definizione di โ€œmadre delle nazioniโ€, derivata da quella di โ€œpadre delle nazioniโ€ dello stesso Abramo. Infine, i sette fratelli, prossimi alla tortura, si incoraggiano vicendevolmente facendo diretto riferimento a Isacco:

โ€œAnd one said, โ€œCourage, brotherโ€; and another, โ€œNobly endureโ€. And another, โ€œRemember of what stock you are; and by the hand of our father Isaac endured to be slain for the sake of pietyโ€. And one and all, looking on each other serene and confident, said, โ€œLet us sacrifice with all our heart our souls to God who gave them, and employ our bodies for the keeping of the law.โ€

(13. 11-13)

A questa data Isacco รจ giร  lโ€™archetipo del martire. Il fatto che egli non venga sacrificato non รจ rilevante, ciรฒ che conta รจ lโ€™esempio della sua ferma obbedienza alla volontร  divina. Come giร  accadeva nellโ€™episodio di Seila narrato dallo Pseudo Filone, lโ€™autore del IV Libro dei Maccabei argomenta che la morte del giusto ha effetto di redenzione sul popolo di Israele, allontanando  lโ€™oppressore e purifica dai peccati [9]. La sofferenza, la morte di Eleazaro e dei sette fratelli libera il popolo di Israele dallโ€™ira divina, scatenatasi a causa dellโ€™apostasia di Giasone. I martiri avrebbero potuto nascondere la propria fede e abbracciare la vita pagana voluta da Antioco, ma decidono di affidarsi al disegno divino. La loro perseveranza lascia sbigottiti gli aguzzini, al punto che il capo delle truppe nemiche li indica ai soldati come modelli di coraggio. Lโ€™invasore, realizzando di aver fallito nel tentativo di convertire gli israeliti al paganesimo, abbandona la terra di Gerusalemme.

Antonio Ciseri, Il martirio dei sette fratelli Maccabei

Flavio Giuseppe

Dobbiamo infine soffermarci sulle Antichitร  Giudaiche di Flavio Giuseppe. Nel testo โ€œJosephus as a biblical interpreter: the Aqedahโ€ [10], Feldman pone allโ€™attenzione del lettore il debito contratto da Flavio Giuseppe nei confronti della tradizione Greca. La disamina parte dalle affermazioni del filologo e critico letterario Eric Auerbach. Secondo questโ€™ultimo la Bibbia รจ caratterizzata da una narrazione estremamente sobria, dove a manifestarsi sono soltanto i fenomeni necessari allo svolgimento del racconto, mentre lโ€™intero apparato di pensieri ed emozioni resta in penombra, suggerito soltanto dal silenzio o in discorsi frammentari.

Auerbach pone quindi a confronto lโ€™opera omerica con la Bibbia. Se la prima รจ dotata di una trasparenza che lascia poco allโ€™interpretazione del lettore, la seconda, attraverso i continui rimandi al passato e alle esperienze dei personaggi, dona al racconto una forte componente di suspense. Seguendo le osservazioni del critico letterario, Feldman ritiene che Flavio Giuseppe metta in atto unโ€™ellenizzazione del racconto biblico. Lโ€™eliminazione della suspense รจ, in tal proposito, un punto cardine: Flavio Giuseppe la ottiene chiarificando sin da principio che lโ€™ordine di sacrificare Isacco non รจ altro che una prova, e stabilendo, inoltre, che Abramo ha giร  raggiunto la felicitร  attraverso i doni di Dio, ottenuti come ricompensa alla sua costante obbedienza. Flavio Giuseppe omette lโ€™ordine di Dio (Gen 22,2) e il dialogo fra padre e figlio (Gen 22, 7-8) al fine di porre lโ€™evento in una distanza razionale e uniforme.

Oltre allโ€™influenza dellโ€™opera di Omero, Feldman individua una vicinanza tra il brano di Genesi XXII, cosรฌ come viene esposto nelle Antichitร  Giudaiche, e lโ€™โ€œIfigenia in Aulideโ€ di Euripide [11]; opera di riferimento, per quanto riguarda i temi del sacrificio e del martirio, in tutta la tradizione greco-romana. In tal proposito si puรฒ osservare come Flavio Giuseppe enfatizzi il silenzio che Abramo adotta riguardo lโ€™ordine ricevuto da Dio, silenzio che lo porta a nascondere il suo piano perfino a Sara, sua moglie. In Ifigenia lo stesso accadeva tra Agamennone e Clitennestra: il capo degli Achei scrive una lettera a sua moglie affinchรฉ gli sia mandata Ifigenia e, per giustificare la richiesta, sostiene di volerla dare in sposa ad Achille. Tanto Abramo quanto Agamennone fanno voto di silenzio al fine di evitare che la volontร  divina possa essere intralciata. 

Proseguendo nella rivisitazione di Genesi XXII operata da Flavio Giuseppe notiamo che, come accadeva nelle fonti analizzate in precedenza, Isacco รจ descritto entusiasta di abbracciare il destino di vittima sacrificale. La sua determinazione รจ tale da indurlo a esclamare che, laddove si opponesse allโ€™ordine di Dio, non sarebbe degno di essere nato: 

โ€œNow Isaac was of such a generous disposition as became the son of such a father, and was pleased with this discourse; and said that he was not worthy to be born at first, if he should reject the determination of God and of his father, and should not resign himself up readily to both their pleasures; since it would have been unjust if he had not obeyed, even if his father alone had so resolved.โ€

[12]
Francois Perrier, Il sacrificio di Ifigenia

Ifigenia, dal canto suo, rispondeva in una maniera affatto simile: โ€œSe Artemide esige me, io, una povera mortale, mi opporrรฒ a una dea?โ€. In virtรน di tale relazione tra le due figure, la volontร  di Flavio Giuseppe di fornire al lettore lโ€™etร  di Isacco acquisisce notevole importanza. Lโ€™autore afferma che Isacco, al tempo del sacrificio, aveva compiuto il venticinquesimo anno di etร . Secondo Feldman, tale precisazione รจ dovuta allo scopo di esaltare la consapevolezza con cui Isacco si sottomette alla volontร  divina [13].

Per comprendere il valore della constatazione di Flavio Giuseppe va ricordato che Ifigenia, nel testo di Euripide, รจ una giovane donna giunta appena allโ€™etร  necessaria per unirsi in matrimonio (non oltre i tredici o quattordici anni), quindi implicitamente considerata come vittima inconsapevole. Lโ€™Isacco di Flavio Giuseppe, al contrario, รจ un uomo nel pieno delle sue facoltร , conscio dellโ€™importanza del proprio destino, Feldman sostiene che, fornendo il dettaglio dellโ€™etร , Flavio Giuseppe usi un espediente atto a diminuire lโ€™orrore che lโ€™episodio avrebbe potuto scaturire nel lettore, e ne previene cosรฌ eventuali critiche โ€“ basti pensare a quella elaborata da Lucrezio nella sua lettura dellโ€™Ifigenia [14].

Nel passaggio delle Antichitร  Giudaiche che narra la storia del sacrificio di Seila [15], lโ€™autore non adotta  la stessa accortezza. Flavio Giuseppe sostiene che Iefte pronunciรฒ il voto in maniera avventata, senza ponderare adeguatamente le conseguenze. Di fronte a tanta imprudenza, lo storico romano dimostra di non essere interessato a lenire la crudeltร  dellโ€™evento. Prima condanna la condotta di Iefte in maniera esplicita; quindi, in modo piรน implicito, non curandosi di dare indicazioni sullโ€™etร  di Seila, la consegna nelle mani del lettore come una fanciulla indifesa.

Per comprendere a fondo il valore attribuito da Flavio Giuseppe allโ€™obbedienza dei patriarchi, ci soffermeremo su un ultimo punto — il quale, peraltro, determina una deviazione dal testo biblico degna di nota. In Gen. 22,9 Abramo, prima di deporre Isacco sullโ€™altare, sopra la legna da ardere, lo lega; Flavio Giuseppe omette tale dettaglio.  In sostituzione, Abramo rivolge al figlio una predica esponendo le motivazioni del sacrificio. Il discorso รจ purificato di ogni accento sentimentale, poggia su una struttura di rigide concatenazioni logiche.

Per comprendere lโ€™importanza di tale omissione basti ricordare che il passaggio in cui Isacco viene legato รจ quello a cui i rabbini fanno riferimento per identificare Genesi 22, 1-18: il titolo di โ€œAkedat Yitzhakโ€ significa, letteralmente, โ€œlegatura di Isaccoโ€. Per i rabbini anche un patriarca รจ umano a sufficienza da tremare di fronte a un coltello che minacci di morte; grande era dunque la preoccupazione che un tentativo di liberarsi da parte di Isacco avrebbe potuto rendere il sacrificio sgradito a Dio. Non รจ cosรฌ per Flavio Giuseppe che, impegnato nel tentativo di rendere magnifica la fede degli eroi biblici, considera una tenace โ€œlegaturaโ€ morale piรน salda di qualsiasi โ€œlegaturaโ€ fisica.


NOTE:

[1] Gutmann J., The Illustrated Midrash in the Dura Synagogue Paintings: A New Dimension for the Study of Judaism; Proceedings of the American Academy for Jewish Research, Vol. 50 (1983), pp. 91-104; American Academy for Jewish Research, New York.

[2] Huizenga L.A., The Battle for Isaac: exploring the composition and the function of the Akedah in the Book of Jubilees, The Continuum Publishing Group Ltd 2003, London.

[3] Gutmann J. (1987) The Sacrifice of Isaac in Medieval Jewish Art; Artibus et Historiae, Vol. 8, No. 16 (1987), pp. 67-89; IRSA s.c., Krakow.

[4] Op. Cit. Kessler E. (2004), Bound by the bible: Jews, Christian and the Sacrifice of Isaac; p. 138.

[5] Huizenga L.A., The Aqedah at the End of the First Century of the Common Era: Liber Antiquitatum Biblicarum, 4 Maccabees, Josephusโ€™ Antiquities, 1 Clemen; Journal for the study of the Pseudepigrapha Vol 20.2 (2010): 105-133; The Author(s), 2010. p. 8.

[6] Ivi, p. 9.

[7] Ivi, p. 15.

[8] The fourth book of the Maccabees, in The World English Bible, https://ebible.org/pdf/eng-web/eng-web_4MA.pdf

[9] Ivi, (17. 20-22): โ€œThese, therefore, having been sanctified through God, have been honored not only with this honor, but that also by their means the enemy didnโ€™t overcome our nation; and that the tyrant was punished, and their country purified. For they became the ransom to the sin of the nation; and the Divine Providence saved Israel, aforetime afflicted, by the blood of those pious ones, and the propitiatory death.โ€

[10] Feldman L.H., Josephus as a Biblical Interpreter: The “สฟAqedah”; The Jewish Quarterly Review, New Series, Vol. 75, No. 3 (Jan., 1985), pp. 212-252; University of Pennsylvania Press.

[11] Ivi, p. 233.

[12] Flavius Josephus, The Antiquities of the Jews; Documenta Catholica Omnia; 1, 13.4.

[13] Op. Cit. Feldman, p. 237.

[14] Lucrezio, De Rerum Natura, (1, 80-101): โ€œA cosรฌ grandi mali la superstizione potรฉ indurre.โ€

[15] Op. Cit., Flavius Josephus, Libro 5, Capitolo 8.

Rispondi

Scopri di piรน da ๐€๐—๐ˆ๐’ ึŽ ๐Œ๐”๐๐ƒ๐ˆ

Abbonati ora per continuare a leggere e avere accesso all'archivio completo.

Continua a leggere