René Guénon: “Le fenditure della grande muraglia”

Secondo il simbolismo tradizionale, queste «fenditure» si producono nella «Grande Muraglia» che circonda il nostro mondo e lo protegge contro l’intrusione delle influenze malefiche dell’ambito sottile inferiore: nella tradizione islamica attraverso queste «fenditure» penetreranno, all’approssimarsi della fine del ciclo, le orde devastatrici di Gog e Magog, che la tradizione induista menziona come i demoni Koka e Vikoka.


di René Guénon
tratto da Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi (1945)
copertina: Karl Pavlovič Brjullov, “The Last Day of Pompeii”, 1830

Per quanto oltre abbia potuto spingersi, la «solidificazione» del mondo sensibile non ha mai potuto esser tale da fare di quest’ultimo un «sistema chiuso», come lo pensano i materialisti; essa ha d’altronde dei limiti imposti dalla natura stessa delle cose, e più si avvicina a tali limiti più lo stato che rappresenta è instabile. Di fatto, […] il punto che corrisponde alla massima «solidità» è ormai oltrepassato, e le apparenze di «sistema chiuso» non possono che diventare sempre più illusorie e inadeguate alla realtà. Abbiamo anche parlato di «fenditure» attraverso le quali già s’introducono, e andranno in misura sempre maggiore introducendosi, certe forze distruttive; secondo il simbolismo tradizionale, queste «fenditure» si producono nella «Grande Muraglia» che circonda il nostro mondo e lo protegge contro l’intrusione delle influenze malefiche dell’ambito sottile inferiore [1].

Per capire questo simbolismo a fondo e sotto tutti gli aspetti, è opportuno osservare che una muraglia costituisce insieme una protezione ed una limitazione; in un certo qual senso si potrebbe perciò dire che essa ha dei vantaggi e degli inconvenienti; sennonché, se si tiene presente che essa è essenzialmente destinata ad assicurare la difesa contro gli attacchi provenienti dal basso, i vantaggi hanno di gran lunga il peso maggiore, e tutto sommato è molto meglio, per quel che si trova racchiuso nel recinto di cui si tratta, esser limitato dalla parte inferiore, che essere incessantemente esposto alle devastazioni del nemico, se non addirittura ad una distruzione più o meno completa. Del resto, in realtà, una muraglia non è mai chiusa dall’alto, e di conseguenza non impedisce la comunicazione con i campi superiori, anche se questo corrisponde allo stato normale delle cose; è durante l’epoca moderna che il «guscio» senza vie d’uscita costruito dal materialismo ha chiuso questa comunicazione.

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Ora, secondo quanto da noi detto, a causa del fatto che la «discesa» non è ancora stata interamente compiuta, tale «guscio» può soltanto permanere intatto verso l’alto, vale a dire verso la parte da cui precisamente il mondo non ha bisogno di protezione, e da cui al contrario non può se non ricevere influenze benefiche; le «fenditure» si producono esclusivamente dal basso, perciò nella muraglia protettrice vera e propria, e le forze inferiori che si introducono attraverso di esse incontreranno tanto minor resistenza in quanto, nelle presenti condizioni, nessuna potenza di natura superiore può intervenire per opporvisi efficacemente; il mondo si trova dunque abbandonato senza nessuna difesa a tutti gli attacchi dei suoi nemici, e tanto più per il fatto che, a causa dello stato della mentalità attuale, ignora completamente i pericoli da cui è minacciato.

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Nella tradizione islamica le «fenditure» di cui stiamo parlando sono quelle attraverso cui penetreranno, all’approssimarsi della fine del ciclo, le orde devastatrici di Gog e Magog [2], le quali d’altronde esercitano continui sforzi per invadere il nostro mondo; queste «entità», che raffigurano le influenze inferiori in questione, e che si ritiene conducano attualmente un’esistenza «sotterranea», vengono descritte in un duplice modo, sia come giganti sia come nani, il che, secondo quanto abbiamo visto precedentemente, le identifica, per lo meno sotto un certo profilo, ai «guardiani dei tesori nascosti» e ai fabbri del «fuoco sotterraneo», che hanno anche, rammentiamolo, un aspetto estremamente malefico; d’altronde, in tutte queste cose si tratta sempre, in definitiva, dello stesso genere d’influenze sottili «infracorporali» [3].

A dire il vero i tentativi fatti da queste «entità» per insinuarsi nel mondo corporeo e umano sono ben lontani dall’esser cosa nuova; anzi essi risalgono almeno ad un’epoca da situarsi verso gli inizi del Kali-Yuga, cioè ben oltre i tempi dell’antichità «classica», ai quali si limita l’orizzonte degli storici profani. A questo proposito, la tradizione cinese riporta, in termini simbolici, che «Niu-kua (sorella e sposa di Fo-li e che si dice abbia regnato insieme con lui) fece fondere pietre dai cinque colori [4] per riparare uno strappo fatto nel cielo da un gigante» (apparentemente, benché ciò non sia chiaramente spiegato, in un punto situato al di sopra dell’orizzonte terrestre) [5]; e questo episodio si riferisce ad un’epoca la quale è precisamente di qualche secolo soltanto posteriore all’inizio del Kali-Yuga.

Soltanto che, quantunque il Kali-Yuga sia propriamente un periodo d’oscuramento, il che ha reso possibile fin dai suoi inizi tale genere di «fenditure», questo oscuramento è certamente lungi dall’aver raggiunto d’un sol colpo le proporzioni che si possono constatare nelle sue ultime fasi, e questa è la ragione per cui le «fenditure» potevano essere a quel tempo riparate con relativa facilità; ciò nondimeno occorreva anche allora che fosse esercitata una costante vigilanza, e questa incombenza rientrava naturalmente nei compiti attribuiti ai centri spirituali delle diverse tradizioni.

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René Guénon (1886 – 1951)

Seguì un’epoca nella quale, in seguito all’eccessiva «solidificazione» del mondo, le stesse «fenditure» furono molto meno da temere, almeno temporaneamente; quest’epoca corrispose alla prima parte dei Tempi moderni, vale a dire a quello che può esser definito il periodo specificamente meccanicistico e materialistico, periodo in cui il «sistema chiuso» del quale parlavamo era più prossimo ad essere attuato, per lo meno per quanto la cosa era possibile di fatto. Adesso, parlando cioè del periodo che può essere identificato nella seconda parte dei Tempi moderni e che è già incominciato, le condizioni sono certamente cambiate rispetto a quelle di tutte le epoche anteriori: non solamente le «fenditure» possono nuovamente prodursi sempre più abbondantemente, e presentare caratteri più gravi che mai in conseguenza del cammino discendente percorso nell’intervallo, ma inoltre le possibilità di riparazione non sono più le stesse di un tempo.

In effetti, l’azione dei centri spirituali si è andata a mano a mano restringendo, perché le influenze superiori che essi, secondo la loro funzione normale, trasmettevano al nostro mondo non possono più manifestarsi all’esterno, arrestate come sono da quel «guscio» impenetrabile di cui dicevamo poco fa; dove mai si potrà dunque trovare, in un simile stato dell’insieme umano e cosmico, una difesa d’una certa efficacia contro le «orde di Gog e Magog»?

E non è tutto: ciò che abbiamo detto descrive soltanto quello che si può chiamare il lato negativo delle difficoltà crescenti che incontra qualsiasi opposizione all’intrusione delle influenze malefiche, e del resto si può aggiungere ad esso anche quella specie d’inerzia dovuta alla generale ignoranza di queste cose, e alle «sopravvivenze» della mentalità materialistica e dell’atteggiamento che le corrisponde, cose che possono durare tanto più a lungo in quanto tale atteggiamento è diventato per così dire istintivo nei moderni, essendosi quasi «incorporato» nella loro natura. […]

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Note:

[1] Nel simbolismo della tradizione indù, questa «Grande Muraglia» è la montagna circolare Lokaloka, che separa il «cosmo» (loka) dalle «tenebre esteriori» (aloka); naturalmente ciò è suscettibile di applicarsi analogicamente ad ambiti più o meno estesi nell’insieme della manifestazione cosmica, da cui l’applicazione particolare che ne è fatta qui, in quanto stiamo dicendo, in relazione al solo mondo corporeo.

[2] Nella tradizione indù si parla dei demoni Koka e Vikoka, i cui nomi sono evidentemente simili.

[3] Il simbolismo del «mondo sotterraneo» è anch’esso duplice, ed ha pure un senso superiore, com’è dimostrato in particolare dalle considerazioni da noi esposte in Le Roi du Monde; qui però si tratta ovviamente soltanto del suo significato inferiore, o addirittura letteralmente infernale.

[4] I cinque colori sono il bianco, il nero, l’azzurro, il rosso e il giallo, i quali corrispondono nella tradizione estremo-orientale ai cinque elementi, o anche ai quattro punti cardinali e al centro.

[5] Si afferma anche che Niu-kua tagliò le quattro zampe della tartaruga per deporvi sopra le quattro estremità del mondo, allo scopo di stabilizzare la terra; se si ricorda quanto dicemmo in precedenza riguardo alle corrispondenze analogiche rispettive di Fo-hi e di Niu-kua, ci si potrà render conto che conformemente ad esse la funzione di assicurare la stabilità e la «solidità» del mondo appartiene alla parte sostanziale della manifestazione, ciò che s’accorda esattamente con quanto abbiamo esposto qui a tale proposito.


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