Il “Piccolo Popolo” nel folklore dei Nativi Americani del Sud-Est

Il folklore delle popolazioni native del Nord America fornisce una vastissima ricorrenza di leggende su una “piccola razza di uomini” che vive nel profondo dei boschi, nei pressi degli antichi tumuli funerari o di rocce in prossimità dei corsi d’acqua o dei Grandi Laghi. Nelle narrazioni mitiche, sono spesso descritti come “nani dal volto irsuto” (“hairy-faced dwarfs”), mentre alcuni petroglifi li raffigurano dotati di corna mentre viaggiano su una canoa in gruppi di cinque o di sette. Tra le popolazioni amerindiane, la gente si riferisce ad essi con i nomi di Kanaka’wasa, Nuh-na-yie, Iyaganasha e altri. Secondo le narrazioni tradizionali, si tratta di una popolazione di esseri molto piccoli, alti meno di un metro. A parte l'informazione sulle loro piccole dimensioni si sa poco sul loro aspetto fisico (tuttavia, molte testimonianze li descrivono dotati di lunghe barbe canute e con indosso abiti di fattura molto antica—similmente alla tradizione europea di Gnomi et similia), poiché essi rimangono perlopiù invisibili, eccezion fatta per le persone a cui decidono spontaneamente di mostrarsi (bambini o medicine men).

La credenza nel Piccolo Popolo non è diffusa solo in Europa, ma anche fra le popolazioni native dell’America settentrionale. In questo articolo analizziamo il corpus di credenze relative al “popolo nascosto” nelle tradizioni Cherokee, Choctaw, Creek, Seminole e Chickasaw

 

La credenza nell’esistenza del “Piccolo Popolo” è parte integrante del folklore di numerose tradizioni antiche, tra le quali le più note sono quelle del Nord Europa (Islanda, Irlanda, Scozia, Scandinavia e Germania). L’esistenza del “Popolo Nascosto” è stata tramandata oralmente, con il passare dei millenni, all’interno di tutte queste culture. Secondo le leggende, la loro attitudine è (come accade spesso nel caso di esseri sovrannaturali del tipo Trickster) duplice: da una parte essi conferiscono saggezza e conoscenza occulta all’uomo, dall’altra lo provocano con dispetti, facendolo smarrire nei boschi, spaventandolo e causandone persino la morte.

Il folklore delle popolazioni native del Nord America fornisce una vastissima ricorrenza di leggende su una “piccola razza di uomini” che vive nel profondo dei boschi, nei pressi degli antichi tumuli funerari o di rocce in prossimità dei corsi d’acqua o dei Grandi Laghi. Nelle narrazioni mitiche, sono spesso descritti come nani dal volto irsuto (“hairy-faced dwarfs”), mentre alcuni petroglifi li raffigurano dotati di corna mentre viaggiano su una canoa in gruppi di cinque o di sette. Tra le popolazioni amerindiane, la gente si riferisce ad essi con i nomi di Kanaka’wasa,  Nuh-na-yie, Iyaganasha e altri. Secondo le narrazioni tradizionali, si tratta di una popolazione di esseri molto piccoli, alti meno di un metro. A parte l’informazione sulle loro piccole dimensioni si sa poco sul loro aspetto fisico (tuttavia, molte testimonianze li descrivono dotati di lunghe barbe canute e con indosso abiti di fattura molto antica—similmente alla tradizione europea di Gnomi et similia), poiché essi rimangono perlopiù invisibili, eccezion fatta per le persone a cui decidono spontaneamente di mostrarsi (bambini o medicine men).

Si racconta anche di come essi giochino burle all’uomo, per esempio intonando un motivetto per poi nascondersi o rendersi invisibili quando qualcuno, incuriosito dalla melodia, ne cerchi la fonte. Spesso viene ricordata la predilezione del Piccolo Popolo per i bambini: si dice che li soccorrano nel caso di abusi dei genitori, o qualora si perdano nei boschi. Altre leggende riferiscono che, qualora venissero visti da un adulto, gli raccomanderebbero di non parlare in giro della loro esistenza e ricompenserebbero chi sia in grado di mantenere la parola data aiutandolo in casi di difficoltà. La disposizione di carattere del Piccolo Popolo, dunque, muta in base alla provenienza geografica delle varie narrazioni, di tribù in tribù, e non di rado—come vedremo—troveremo una singolare eterogeneità di attitudini all’interno del Piccolo Popolo persino nelle testimonianze delle singole tribù.

In questo articolo verranno prese in esame le testimonianze e le credenze folkloristiche e mitiche tramandate dai membri delle tribù native che originariamente abitavano la parte sud-orientale dell’America Settentrionale, vale a dire quelle che George Washington e Henry Knox avevano denominato “5 tribù civilizzate”: i Cherokee, i Choctaw, i Creek, i Seminole e i Chickasaw. Vennero tutte deportate dalle autorità americane nel Territorio Indiano, il futuro Oklahoma, sul cosiddetto “Sentiero delle Lacrime”.

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Choctaw

Nei tempi antichi, quando gli indiani Choctaw vivevano in Mississippi, le leggende vogliono che alcuni esseri sovrannaturali, o spiriti (conosciuti come Kanaka’wasa o “abitanti delle foreste”), condividevano il territorio con le comunità tribali. Essi erano alti “due o tre piedi” e vivevano nelle parti più fitte dei boschi, abitando in caverne nascoste sotto grandi massi. Gli indiani non entravano mai in queste grotte per non disturbare i propri “vicini”. Molti degli elders credono ancora fermamente nell’esistenza del popolo delle foreste, sebbene le generazioni più giovani siano il più delle volte portate a considerare queste storie come pura finzione.

How_Morning_Star_Lost_her_Fish_-_from_Stories_the_Iroquois_Tell_Their_Children_by_Mabel_Powers_1917Gli indiani Choctaw raccontano di un bambino di tre anni che vagava per i boschi, correndo dietro o giocando con qualche animale di piccola taglia. Quando si fu allontanato troppo dal villaggio, Kowi Anukasha, il vigilante del Popolo delle Foreste, lo agguantò e lo condusse lontano, nella caverna dove il Popolo Nascosto abitava. Si racconta che la caverna dove Kowi Anukasha condusse il bambino fosse alquanto lontana dai luoghi abitati dalle comunità tribali, al punto che i due dovettero viaggiare a lungo, superare diverse colline e guadare numerosi corsi d’acqua. Quando infine raggiunsero la caverna, Kowi Anukasha lo condusse all’interno, dove fece la conoscenza di altri tre spiriti, tutti molto anziani e con lunghe barbe canute. Il primo porse al bambino un coltello; il secondo un mazzo di erbe velenose; il terzo un mazzo di erbe considerate “buona medicina”. Se il bambino avesse accettato il coltello, certamente sarebbe diventato un uomo malvagio e avrebbe addirittura potuto, in futuro, uccidere i suoi amici e familiari. Se avesse accettato le erbe velenose, non avrebbe mai potuto aiutare o curare il suo popolo in casi di emergenza. Tuttavia, se avesse accettato in dono le erbe benefiche, il bambino sarebbe stato destinato a diventare un Medicine Man, una personalità rilevante all’interno della sua comunità. Quando scelse in dono proprio queste ultime, gli spiriti gli rivelarono i loro segreti curativi e gli insegnarono ad ottenere medicinali da quelle e dalle radici e dalle cortecce di determinati alberi per trattare e curare vari disturbi come febbre, dolori e altre malattie.

Questo è essenzialmente il motivo, secondo gli indiani Choctaw, per cui i kanaka’wasa rapiscono i bambini e li conducono nei luoghi nascosti dove abitano. Il bambino rimase ivi per tre giorni con gli “spiriti”, quindi tornò a casa, nel villaggio tribale. Non disse a nessuno dove era stato né cosa avesse visto o sentito. Finché non fosse diventato adulto, non avrebbe potuto fare uso della conoscenza segreta ottenuta dall’incontro con il Popolo delle Foreste e, nemmeno una volta cresciuto e diventato uomo, gli sarebbe stato concesso di rivelare agli altri in quale modo avesse acquisito tali conoscenze. A volte si racconta di come molti bambini, impauriti, rifiutino il dono dei kanaka’wasa, ed è per questo motivo—sostengono gli elders—che ci sono sempre meno medicine men nelle comunità native. Si dice anche che, normalmente, nessuno degli indiani Choctaw si imbatte in queste creature misteriose, eccezion fatta per coloro che sono destinati a diventare profeti o sciamani; questi ultimi, ancora oggi, sostengono la veridicità delle narrazioni mitiche e asseriscono di conversare ancora con gli spiriti delle foreste. D’altra parte, la duplicità del Piccolo Popolo si riflette anche, come riporta Carolyn Dunn, nelle consuetudini delle comunità etno-tribali:

The function of the Little People is similar to the function of the fairies of Europe; sometimes to the Bogeyman of America. There are stories we were told when we were younger—that the Little People would come from the earth and swallow us up if we weren’t good.

Si ravvisa dunque l’idea che, sebbene spesso l’incontro con il Piccolo Popolo possa essere valutato come un’esperienza positiva, nondimeno persiste l’opinione che ci si debba accostare ad esso con rispetto e “delicatezza”, se non addirittura con una specie di timor religioso sfociante nel terror sacro su cui spese fiumi di inchiostro il teologo e storico delle religioni tedesco Rudolf Otto.

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Cherokee

cherokee little peopleNella tradizione Cherokee, si palesa una suddivisione esplicita all’interna del Piccolo Popolo. Viene tramandata l’esistenza, infatti, di una razza più benevola e potente, denominata Nuh-na-yie o Nunnehi (“quelli che vivono ovunque”) e di un altro gruppo dalla moralità più eterogenea e talvolta quantomeno dubbia chiamato Yunwi Tsunsdi, (il “Piccolo Popolo” propriamente detto). Quest’ultimo, i cui membri presentano le caratteristiche tipiche del Trickster nordamericano, si suddivide a sua volta in tre clan:

  1. Il Clan della Roccia (Rock Clan) è il più malevolo. Alcuni dicono che la loro indisponenza derivi dalla percezione di essere stati invasi. Come in molti racconti del folklore europeo, si crede che i suoi componenti siano soliti rapire i bambini.
  2. Il Clan dell’Alloro (Laurel Clan) è considerato benevolo, giocoso e di buon umore, risultando al più dispettosi.
  3. Il Clan della Sanguinella (Dogwood Clan) è quello meglio disposto verso il genere umano, sebbene i suoi membri siano austeri, seri e preferiscano la solitudine. Presumibilmente, sono essi ad iniziare i nativi alla conoscenza occulta.

Tuttavia, alcuni sostengono che:

Nunnehi is a term not only for the “little people” but for those who commune with them: shamans, healers, medicine men, etc. So there is at least a passing association with healing roots, herbs, and so forth.

Ad ogni modo, anche secondo i Cherokee gli appartenenti al Piccolo Popolo sono di bassa statura (“alti fino alle ginocchia”) e vivono “in un villaggio all’interno di una caverna”. La loro dieta primaria consiste in tè di scotano e zuppa di nixtamal (un particolare cibo mesoamericano). Un racconto orale dei Cherokee racconta come i Nuh-na-yie avessero insegnato loro, in tempi ancestrali, a realizzare per la prima volta una cerbottana. Ci viene narrato di come essi chiesero a Hawkeye (il protagonista dell’episodio) di non provare mai a stanarli presso la caverna in cui vivono, dal momento che ad essi non piace essere disturbati da ospiti non graditi. Gli dissero anche che, sebbene essi fossero invisibili, egli avrebbe potuto intuire la loro prossimità udendo i loro suoni (Greywolf and Eaglespirit 1998).

Ci sono numerosi racconti mitici riguardo i Nuh-na-yie, incluso uno intitolato “The Oldest Story Ever Told” collezionato da Lynn King Lossiah nella sua opera The Secrets and Mysteries of the Cherokee Little People Yunwi Tsunsdi. Addittura, a proposito del “Piccolo-Popolo-che-veste-di-bianco”(“Little-People-Who-Wore-White”), Lossiah scrive che di essi si tramanda avessero narrato della morte di Gesù Cristo—con tutta probabilità una contaminazione del mito di matrice cattolica e, dunque, relativamente recente. È, d’altro canto, curioso che i Cherokee raccontino di molteplici croci di pietre disseminate per le zone forestali più inaccessibili. Secondo le storie riportate da Lossiah, formazioni simili di pietre possono essere ammirate ancora oggi a Fairyland Park, in Virginia, e presso le cascate Tallulah, in Georgia (Lossiah 1980). Inoltre si tramanda che i bambini nati in situazioni singolari, come nel caso dei gemelli, vengono incoraggiati a vagare da soli per i boschi alla ricerca del contatto con il Piccolo Popolo, di modo che, una volta adulti, possano diventare sciamani, medicine man e leader spirituali delle comunità tribali. Si dice anche che il Piccolo Popolo sia solito nascondere oggetti (Conley 2005):

I had heard before and read somewhere that the Little People liked to hang around Cherokee medicine men. They helped them in their work, but they were also mischievous, liking especially to hide things from the medicine man… They might be asked to protect people in their homes. We ask the Little People to help take care of the old people. Like with anyone else, there are mean ones and good ones. They can turn a person crazy, or “they can go after a real pretty woman for you”.

Seminóle

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Nel folklore degli indiani Seminóle si parla spesso di una razza “di persone minute”; invisibili per la maggior parte del tempo, occasionalmente si lasciano vedere dai bambini o dai medicine men. Secondo i Seminóle “sono di aspetto simile agli indiani” e parlano la lingua Muskogee. Sovente si dice che indossino “antichi abiti indiani”, confezionati con pelle di daino. Anche secondo i Seminóle, essi si mostrano ai bambini che vagano in solitudine per i boschi, si prendono cura di loro e gli insegnano come usare le erbe curative. Per questo motivo, gli adulti della comunità non si preoccupano se ogni tanto un bambino scompare, poiché si ritiene sia in compagnia del Piccolo Popolo, e certamente ricomparirà sano e salvo nel giro di due o tre giorni (Howard 1984). L’autrice Chickasaw Dorothy Milligan aggiunge che i racconti dei nativi non sono il semplice frutto di un’immaginazione sfrenata e riferisce, a supporto della sua tesi, di aver ascoltato testimonianze di prima mano riguardo ai rapimenti dei bambini da parte dei membri del Piccolo Popolo (Milligan 1980), che qui riportiamo:

When I first heard stories of the Little People I assumed they were like the fairies that danced among the moonlit dewdrops of my own childhood or like the Leprechauns of Irish folklore. I dismissed them as statements of the imagination of children-creatures that disappeared in mist as adulthood and reality forced themselves upon the children… Not so. I heard many stories of family members who have been stolen away by Little People and returned days later, well fed, though without visible food, and dry despite rainstorms, warm the midst of snow-covered fields. Always, to the child had become wise as the Ancients. He knew things he could not possibly have learned about mortal means.

I bambini scomparsi, nelle testimonianze riportate dalla Milligan, sono sempre ritornati ai villaggi, a volte presentandosi in vestiti perfettamente asciutti nonostante durante il periodo della scomparsa avesse piovuto copiosamente. Inoltre, riferisce l’autrice, in tutti i casi, i bambini “sono diventati saggi come gli Antichi“, dal momento che inspiegabilmente erano entrati in possesso di un determinato tipo di conoscenza occulta di norma inaccessibile alle persone comuniLa elder Chickasaw Adeline Brown aggiunge (Milligan 1980): 

I always hoped to see the little people, but I was never smart enough. Only a few are chosen for this. My great uncle, the medicine man, tells me they are about so high and in all colors-white men, brown men, and black men. The little people take the chosen child into the woods and teach him all their wisdom. Sometimes when I walk in the woods, they throw chips at me. I know that’s a sign they are near, but I never get to see them. Great uncle tells me Little People love the excitement of thunderstorms. When high winds come, they know it’s going to storm, and they jump and holler on the creek bank, and you can hear them. Sometimes little people ride deer. You can tell [when] this happens. Hair of deer will be twisted.”

La Brown, dunque, conferma che solo a pochi è concesso incontrare il Popolo Nascosto, sottolineando inoltre la loro predilezione per i temporaliuna possibile connessione con quei misteriosi esseri sovrannaturali denominati “Uccelli del Tuono” (Thunderbirds) presenti in pressoché tutti i corpus mitici delle tribù amerindie? Nella tradizione Sioux, per esempio, troviamo detto che “nei Tempi Antichi” gli “Uccelli del Tuono” avevano sconfitto e sterminato i mostruosi rettili detti Unktehila. Sia le tribù Muskogee che i vicini Cherokee condividono la credenza che “guerrieri fantasma” invisibili abitino i tumuli antichi e che talvolta sia possibile udirli cantare e danzare all’alba (credenze identiche si ritrovano ovunque nell’area dell’Europa Settentrionale, dall’Islanda alle isole Britanniche). In un’intervista al leader dei Muskogee-Creek Mose Lasley, si dice che il Piccolo Popolo “appaia solo alle persone malate che cadano sotto la loro influenza o sortilegio”. Lasley spiega anche che:

The Little People make their homes in the trees of the woods and those homes can be distinguished by the extra thick growth with small twigs of branches in the trees.

Creek

Il folklore della tribù Mikasuki, inoltre, parla di un nano chiamato Fastachee (“little giver”), che miticamente ha dato all’uomo il granoturco e le erbe curative. Si tratta dell’equivalente, tra i Seminole, di Este Fasta (“person-give”). William S. Lyon descrive questa figura leggendaria nella sua Encyclopedia of Native American Healing:

Little is known of Seminole shamanism, but the medicines contained in a medicine bundle are given to the Seminole by Este Fasta, “person-give”, who acts as an intermediary between the Creator and the people. When a new medicine is needed, it is Este Fasta who brings it to Earth and places it in the shaman’s medicine bundle. 

A questa figura se ne oppone un’altra, simile ma complementare, chiamata Este Lopocke (o Este Lubutke). Secondo quanto riportato da Jack B. Martin e Margaret McKane Mauldin nel Dictionary of Creek/Muskogee si tratta di una “piccola persona che fa smarrire la gente nei boschi”. Siamo nuovamente di fronte ad una eterogeneità di figure leggendarie ascrivibili al Piccolo Popolo, suddivisibili in categorie definite esattamente come proposto dalla tradizione Cherokee. Anche in questo caso, se di alcuni gruppi ci si può fidare, da altri è altresì consigliabile tenersi alla larga. In Native American Legends of the Southeast George E. Lankford riporta:

The Creek Indians… call them i’sti lupu’tski, or “little people,” but distinguish two sorts, the one being longer, the others shorter, in stature. The taller ones are called, from this very peculiarity, i’sti tsa’ptsagi [i.e, este cvpcvke, “tall people”]; the shorter, or dwarfish ones, subdivide themselves again into (a) itu’-uf-asa’ki and (b) i’sti tsa’htsa’na… The i’sti tsa’htsa’na are the cause of a crazed condition of mind, which makes Indians run away from their lodges. 

Chickasaw

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Lo studioso John Swanton, nella sua opera Chickasaw Society and Religion, descrive i già menzionati Iyaganasha come esseri invisibili che vivono sotto gli argini più alti dei fiumi. Seguendo il solito leitmotiv dei racconti già riportati, leggiamo con l’autore (Swanton 2006):

When they saw a person whom they liked, a man of good health, dreaming good dreams, they would make a doctor out of him. Having selected him, they would lead him off into the woods where others could not find him… After a certain time, however, the little people would conduct him to a place near his home, and tell him to return to his family. Sometimes, when a child disappeared, the people knew that the little people had carried him off and they would not trouble to look for him for several days, knowing who had him and that they would bring him back. 

I Chickasaw li descrivono come abili cacciatori, che non di rado aiutano i nativi a scovare la selvaggina durante le battute di caccia. Nonostante la loro piccolezza sono molto vigorosi, e gli viene riconosciuta l’incredibile capacità di saltare fiumi molto larghi, anziché guadarli. Pare che vivano nella foreste, dentro caverne nascoste sotto grandi massi o lungo gli argini dei corsi d’acqua. Si dice—piuttosto curiosamente—che il loro principale nemico siano le vespe e che temano i loro alveari.

Oltre a tutte queste informazioni, Swanton parla anche del foedŭs che il Piccolo Popolo intrattiene con i nativi iniziati. Egli, infatti, racconta che alcuni medicine men parlano di questi esseri e li descrivono ai “profani” e che essi sono visti come stregoni. Inoltre, a causa della loro “facilità di favella”, questi “stregoni” attirano su di sé il malcontento degli Iyahanasha, al punto che talvolta questi ultimi ordiscononon solo di sottrargli i poteri occulti precedentemente conferiti, ma addirittura—di ucciderli. Tuttavia, se di primo acchito si potrebbe ritenere, a buona ragione si direbbe, riprovevole questo atteggiamento da parte del Piccolo Popolo, subito l’autore specifica che “Questi stregoni-medici devono la loro origine” (nel senso esoterico di nascita iniziatica o piuttosto di discendenza ancestrale?) “al Piccolo Popolo” e che sono loro stessi in prima persona a causare la sofferenza degli innocenti, per esempio rallentandone di proposito la guarigione, allo scopo di percepire un compenso più elevato: 

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In questo modo, gli indiani Chickasaw riconoscono agli Iyahanasha il potere di conferire una sorta di “investitura” (o di ammissione iniziatica, se si preferisce) a chi si dimostrasse potenzialmente in grado di utilizzare le conoscenze occulte per nobili scopi, salvo poi riservarsi di “ripensarci” qualora il beneficiario ne facesse un uso egoistico. La questione, sul piano umano della “moralità”, è in un attimo ribaltata: la scelta del bene e del male rimane un onere prettamente umano, e al Piccolo Popolo si riconosce semplicemente la capacità di colpire, quasi per contrappasso, chiunque scelga di adoperare il dono soprannaturale da essi conferitogli per scopi nefasti. “Chi semina vento, raccoglie tempesta”—se così si vuol dire.

Una rivelazione ancora più ermetica, infine, ce la fornisce Jean Hill Chadhuri, quando scrive che quando i membri del Piccolo Popolo (i quali sono “grandi trickster”) sono presenti, “everything is right and safe as it should be”. Iroquois_fairies_from_Stories_the_Iroquois_Tell_Their_Children_by_Mabel_Powers_1917Il Piccolo Popolo, aggiunge subito dopo, “ha rivelato ai Creek che la Pianta del Mondo è viva e sta bene” e che “il Piccolo Popolo si sposterà quando il disastro sarà sul punto di accadere”. Reminiscenze provenienti da epoche ancestrali di un cataclisma che causò, “nei Tempi Antichi”, l’inclinazione dell’orbita terrestre e la caduta dell’Axis Mundi (albero cosmico, montagna sacra, palo, liana, etc) che precedentemente avrebbe consentito l’accesso al Cielo—presente nei miti di pressoché tutte le tradizioni arcaiche planetarie? Profezie su un futuro cataclisma di dimensioni bibliche? O soltanto superstizioni di nessun conto, il cui significato originario si è perso strada facendo, nelle sabbie dei millenni, proprio come quel bizzarro reperto denominato dagli scienziati “mummia di S.Pedro”, rinvenuto nel 1934 dai due cercatori d’oro Cecil Mayne e Frank Carr a Carbon County, in Pennsylvania [nome che—ironia della sorte—sembrerebbe quasi essere etimologicamente composto da Pan– e –Selvans, divinità dei boschi e della natura selvaggia, la prima ellenica, la seconda etrusco-latina]?


Bibliografia:

  • Conley, Robert Jr. 2005. Cherokee Medicine Man: The Life and Work of a Modern-Day Healer. (Norman: University of Oklahoma Press).
  • Greywolf, Alan and John Eaglespirit. 1998. Blowgum A Gift of the Little People: A Story of how the Cherokee Began Using Their Blowguns. (Birchwood: Red Clay Publications).
  • Howard, James H. 1984. Oklahoma Seminóles: Medicines, Magic, and Religion. (Norman: University of Oklahoma Press).
  • Lossiah, Lynn King. 1980. The Secrets and Mysteries of the Cherokee Little People Yunwi Tsunsdi. (Summertown,TN: Book Publishing Company).
  • Milligan, Dorothy. 1980. The How Book of Being Indian. (Burnet, TX: Eakin Press).
  • Swanton, John. 2006. Chickasaw Society and Religion. (Lincoln: University of Nebraska Press).

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