Tutti conoscono βLe avventure di Pinocchioβ dello scrittore fiorentino Carlo Collodi; ma molti ignorano che egli si servΓ¬, per la sua stesura, di archetipi, episodi e sceneΒ tratti dal patrimonio leggendario e favolistico dellβEuropa del nord.
di Piervittorio Formichetti
Pare che negli USA la maggior parte dei cittadini creda che Pinocchio sia soltanto il cartone animato prodotto dallβazienda di Walt DisneyΒ [1] e ignori del tutto il racconto italiano originale di Carlo Lorenzini (1826-1890), che assunse lo pseudonimo di Collodi in omaggio al borgo natale di sua madre. I registi e gli sceneggiatori che crearono il film dβanimazione nel 1940 si presero molte libertΓ filologiche nei confronti del libro: dai capelli biondi anzichΓ© turchini della Β«Fata AzzurraΒ», al nome di Mangiafuoco che diventa nome dβarte di Stromboli, dallβabbigliamento di Geppetto e dello stesso Pinocchio, che piΓΉ che essere quello della Toscana di metΓ XIX secolo Γ¨ quello tradizionale sudtirolese, con penna sul cappello e bretelle Lederhosen, al Pescecane che diventa una balena, anzi, a giudicare dalla conformazione della testa, precisamente un capodoglio.
Ovviamente non cβΓ¨ nessun dubbio che lβopera originale sia quella italiana. Tuttavia,Β Γ¨ possibile, anzi verosimile, che Collodi abbia creato il proprio capolavoro servendosi almeno in parte di alcuni elementi estranei o marginali rispetto alla tradizione favolistica classica: archetipi, episodi e scene, adattati Β«in forma domestica, dimessa, puerile» [2], tratti dal patrimonio leggendario e favolistico dellβEuropa del nord, e particolarmente da quello che Γ¨ considerato il poema tradizionale finlandese: il Kalevala. Questβopera, il cui titolo significa Β«La patria di KalevaΒ», si compone di una serie di Β«runiΒ» (cioΓ¨ di canti, brani recitati) tramandati oralmente per secoli finchΓ© non furono trascritti e pubblicati da Elias LΓΆnnrot (1802-1884) tra il 1835 e il 1849.
Il Kalevala fu tradotto per la prima volta in italiano da Paolo Emilio Pavolini nel 1910, quando Collodi era morto esattamente da ventβanni, ma era stato tradotto giΓ in francese da LΓ©ouzon Le Duc nel 1867 e poi nel 1879, con aggiunti i diciotto Β«runiΒ» scoperti da LΓΆnnrot prima del β49. In questi stessi anni, Collodi aveva tradotto in italiano e pubblicato, con il titolo Racconti delle Fate (1876) unβantologia di favole francesi di Charles Perrault (1628-1705), Marie Catherine DβAulnoy (1650-1705, autrice dei quattro volumi dei Racconti delle Fate) e Jeanne Marie Leprince de Beaumont (1711-1780, autrice della versione piΓΉ famosa de La bella e la bestia): dunque Collodi conosceva abbastanza la letteratura leggendario-favolistica francese, e verosimilmente anche quella nordeuropea e scandinava. Tra alcuni racconti del Kalevala e alcuni episodi delle Avventure diΒ Pinocchio, infatti, esistono analogie e somiglianze che difficilmente possono essere pure coincidenze.

Uno dei protagonisti del Kalevala Γ¨ Kullervo, discendente di Kaleva, bambino precocemente dotato di forza sovrumana (come lβEracle greco). Suo padre Kalervo e suo zio Untamo sono nati dalle due parti di uno stesso pezzo di legno, il tronco di un albero spaccato in due [3]; allo stesso modo, Pinocchio viene creato da un pezzo di legno (cap. III). I due fratelli Kalervo e Untamo litigano (Β«runoΒ» XXXI), cosΓ¬ come allβinizio di Pinocchio (cap. II) cβΓ¨ la zuffa tra i due falegnami vicini di casa, mastro Antonio detto Ciliegia Β«per via della punta del suo naso, che era sempre lustra e paonazza come una ciliegia maturaΒ», e mastro Geppetto detto Polendina, Β«a motivo della sua parrucca gialla che somigliava moltissimo alla polendina di granturco. Geppetto era bizzosissimo: guai a chiamarlo Polendina! Diventava sΓΉbito una bestia e non cβera piΓΉ verso di tenerloΒ». La lite delΒ Kalevala perΓ² finisce con lβomicidio di Kalervo da parte di Untamo, che poi, conscio della futura volontΓ di vendetta di Kullervo, cerca di uccidere il bambino: prima col fuoco, gettandolo su una pira in fiamme: ma il bambino sopravvive e viene ritrovatoΒ [4]
seduto nelle ceneri fino alle ginocchia,
nelle braci fino ai gomiti;
teneva in mano un attizzatoio,
e così ravvivava il fuoco;
poi con lβacqua, gettandolo in mare: ancora invano;Β infine impiccandolo a un albero (una quercia), maΒ [5]
Kullervo non Γ¨ ancora perito, nΓ© Γ¨ morto sulla forca.
Similmente Pinocchio, in una delle sue prime disavventure
si pose a sedere appoggiando i piedi fradici e impillaccherati sopra un caldano pieno di brace accesa. E lì si addormentò, e nel dormire, i piedi, che erano di legno, gli presero fuoco e, adagio adagio, gli diventarono cenere. (cap. VI)
E Geppetto glieli rifΓ nuovi (cap. VIII). SeguirΓ lβacqua: dopo le bravate nel Paese dei Balocchi, Pinocchio trasformato in asinello (cap. XXXII) viene comprato dal direttore di una compagnia circense Β«per ammaestrarlo e farlo saltare e ballareΒ»; durante lβesibizione, Pinocchio-ciuchino si azzoppa e viene rivenduto a un compratore che vuole annegarlo per poi fare un tamburo con la sua pelle: gli appende quindi un masso al collo e lo butta nel mare, attendendo poi che muoia (cap. XXXII), ma Pinocchio in acqua ridiventa burattino vivente e fugge via a nuoto (cap. XXXIV).
Γ perΓ² nei capitoli XIV-XVI che vediamo il protagonista scampare alla stessa serie di minacce mortali nello stesso ordine. I due Assassini β la Volpe e il Gatto mascherati β vogliono rapinarlo, Pinocchio si arrampica Β«su per il fusto di un altissimo pinoΒ» e qui si rifugia tra i rami; gli Assassini, Β«raccolto un fastello di legna secche a pieβ del pino, vi appiccarono il fuocoΒ». Pinocchio salta giΓΉ, corre via e sβimbatte in Β«un fosso largo e profondissimo, tutto pieno dβacquaccia sudiciaΒ», ma non vi annega perchΓ© riesce a saltarlo, e riprende la fuga; quando gli Assassini lo raggiungono, lo pugnalano, ma anche questa volta senza che egli soccomba; decidono quindi di impiccarlo:
Gli legarono le mani dietro le spalle e, passatogli un nodo scorsoio intorno alla gola, lo attaccarono penzoloni al ramo di una grossa pianta detta la Quercia Grande.

Il Β«runoΒ» X del Kalevala descrive azioni simili a quelle βincluseβ nella fuga di Pinocchio dagli Assassini: il fabbro divino, Illmarinen, si arrampica lungo lβaltissimo abete dalla chioma fiorita; lβabete, sentendosi toccare, parla (per lamentare lβardimento di Illmarinen che vuole raggiungere il sole, la luna e le stelle), cosΓ¬ come allβinizio delle Avventure di Pinocchio il tronchetto non ancora scolpito parla, spaventando mastro Ciliegia e mastro Geppetto che non capiscono di dove venga quella Β«vocinaΒ».
Nel Kalevala, dunque, Kullervo sopravvive ai tentati omicidi [6]Β e annuncia che al momento opportuno vendicherΓ lβuccisione di suo padre; allo stesso modo, Pinocchio, grazie allβintervento della Fata dai capelli turchini che manda un falco a spezzare la corda, si salva e si mette alla ricerca del suo Β«babboΒ» Geppetto, che a sua volta vuole ritrovare il figlio-burattino disperso. Nel capitolo XXIII, un colombo parlante rivelerΓ a Pinocchio che Geppetto,
tre giorni fa sulla spiaggia del mare, si fabbricava da sΓ© una piccola barchetta per attraversare lβOceano. Quel poverβuomo sono piΓΉ di quattro mesi che gira il mondo in cerca di te: e non avendoti potuto trovare, sβΓ¨ messo in capo di cercarti nei paesi del Nuovo Mondo.
Il colombo porta in volo Pinocchio sulla spiaggia; similmente, nel runo VII del Kalevala Vainamoinen, uno dei figli di Kaleva e antenato di Kullervo, viene portato in volo sul dorso di unβaquila fino alla spiaggia settentrionale di Pohjola. Geppetto, giΓ salpato, riconosce Pinocchio e vuole tornare indietro, ma
il mare era tanto grosso che glβimpediva di lavorare col remo e di potersi avvicinare alla terra. Tuttβa un tratto venne una terribile ondata e la barca sparΓ¬.
Pinocchio si getterΓ in mare per tentare di salvare suo padre: in entrambe le narrazioni cβΓ¨ un figlio che vuole ristabilire un legame con suo padre che Γ¨ βal di lΓ β: Kalervo nel mondo dei trapassati, Geppetto al di lΓ del mare, o forse sul fondo dellβOceano, anche lui morto. Nel Kalevala, Untamo, falliti tutti e tre i tentativi dβinfanticidio, Γ¨ costretto a tenere con sΓ© lβimbattibile Kullervo, o ad affidarlo ad altri: un pastore o un fabbro (secondo le due versioni del mito), ma Kullervo si rende autore di disastri ben peggiori delle marachelle di Pinocchio: fa morire un bambino che avrebbe dovuto cullare, disbosca una foresta, fa a pezzi una barca, distrugge un campo di grano, rompe un corno a una vacca. Viene quindi cacciato e Β«mandato in Estonia ad abbaiare sotto lo steccatoΒ» di Illmarinen, il fabbro degli dΓ¨i; e quiΒ [7]
AbbaiΓ² un anno, un altro anno, un poβ del terzo, due anni abbaiΓ² al fabbro come a suo zio, alla moglie [o alla serva] del fabbro come a sua nuora.
Un destino molto simile attende Pinocchio: affamato, entra in una vigna e tenta di rubare dellβuva, ma resta intrappolato in una tagliola per le faine e viene trovato dal contadino:
βSiccome oggi mβΓ¨ morto il cane che mi faceva la guardia di notte, tu prenderai subito il suo posto. Mi farai da cane di guardiaβ. Detto fatto, glβinfilΓ² al collo un grosso collare tutto coperto di spunzoni di ottone e glielo strinse in modo da non poterselo levare passandoci la testa di dentro. Al collare cβera attaccata una lunga catenella di ferro, e la catenella era fissata al muro. [β¦] βE se per disgrazia venissero i ladri, ricΓ²rdati di stare a orecchi ritti e di abbaiareβ (cap. XXI).
Giungono le faine, che tentano di corrompere Pinocchio come facevano con Melampo, il vero cane; ma il burattino Β«abbaiando proprio come se fosse un cane di guardia, faceva colla voce bu-bu-bu-bu!Β» (cap. XXII). In ricompensa della sua lealtΓ e del furto sventato, Pinocchio viene liberato e si rimette alla ricerca di Geppetto.
Trasformatosi in asinello nel Paese dei Balocchi e ridiventato burattino dopo essere stato gettato in mare dallβuomo che voleva ricavare un tamburo dalla sua pelle dβasino, Pinocchio fugge a nuoto,
quandβecco uscir fuori dallβacqua e venirgli incontro unβorribile testa di mostro marino, con la bocca spalancata come una voragine e tre filari di zanne che avrebbero fatto paura anche a vederle dipinte. Quel mostro marino era nΓ© piΓΉ nΓ© meno quel gigantesco Pescecane [β¦] che per le sue stragi e per la sua insaziabile voracitΓ era soprannominato βlβAttila dei pesci e dei pescatoriβ (cap. XXXIV),
di cui Pinocchio aveva giΓ sentito dire cose terribili da un delfino parlante:
βΓ piΓΉ grosso di un casamento di cinque piani, ed ha una
boccaccia così larga e profonda che ci passerebbe tutto il treno
dellaΒ strada ferrata con la macchina accesaβ (cap. XXV).
Pinocchio non fa in tempo a sfuggirgli: il Pescecane lo ingoia e il burattino si ritrova nel suo stomaco con Β«da ogni parte un gran buio [β¦] nero e profondoΒ». Seguendo una fioca luce, proprio qui Pinocchio ritrova Geppetto, che vive lΓ¬ dentro ormai da circa due anni grazie alle scorte di un bastimento mercantile affondato dalla stessa burrasca che aveva travolto la sua misera barca a remi:
I marinai si salvarono tutti, ma il bastimento colò a fondo, e il Pescecane, che quel giorno aveva un appetito eccellente, dopo aver inghiottito me, inghiottì anche tutto il bastimento (cap. XXXV).
Viene in mente unβimmagine proveniente ancora dal contesto scandinavo:Β quella dei giganteschi mostri dellβOceano Atlantico che aggrediscono iΒ vascelli nella Carta marina del 1539 del vescovo svedese Olaf Mansson, piΓΉΒ noto con il nome latinizzato Olaus Magnus [8], filologicamenteΒ dipendenti dalle molte leggende antiche e medievali sui mostri mariniΒ (ad esempio il famigerato Kraken, piovra tanto enorme da poter essere confusa con unβisola) [9]. Ora perΓ² i viveri stanno finendo, e Geppetto deve necessariamente tentare la fuga dalle viscere del Pescecane: babbo e burattino risalgono il corpo del mostro addormentato fino alla bocca spalancata, ma mentre camminano sulla sua lingua, il Pescecane starnutisce e li ricaccia indietro. Al secondo tentativo, i dueΒ riescono a uscire:
camminando sempre in punta di piedi, risalirono insieme su per la gola del mostro: poi risalirono tutta la lingua e scavalcarono i tre filari di denti (cap. XXXV).
Questa ardua prova β la caduta nel ventre del Pescecane e la fuga β attraverso cui passano Geppetto e Pinocchio, Γ¨ situata nei penultimi capitoli del libro, ma ha anchβessa un parallelo interessante nel Kalevala, dove perΓ² la vicenda Γ¨ situata nel runo XVII,Β nellβantefatto alle avventure di Kullervo, quando il bambino-eroe ancora non esiste: Vainamoinen, uno dei tre figli del suo antenato Kaleva,Β [10]
intraprende la costruzione di una barca, ma quando si tratta di inserirvi la prora e la poppa, scopre che il suo runo [il canto il cui potere magico lo avrebbe aiutato nella costruzione] necessita di tre parole che, nonostante leΒ sue assidue ricerche, gli rimangono sconosciute. [β¦] Un pastore gliΒ dice allora di cercarle nella bocca di Antero Vipunen, lβorco gigante.Β [β¦] Il gigante giace sottoterra, sul capo gli crescono gli alberi.Β [β¦] Destatosi, apre lβenorme bocca, e Vainamoinen vi scivola dentro,Β e viene inghiottito, ma Γ¨ appena giunto dentro il suo vastissimoΒ stomaco, che giΓ pensa a come uscirne. Costruisce una zattera e navigaΒ su e giΓΉ per le viscere del gigante: questo si sente fare ilΒ solletico, [β¦] ma non gli cede nemmeno una parola magica.
Vainamoinen costruisce allora una fucina, e batte con incudine e martello; Antero Vipunen β figura che, in parte, potrebbe avere suggeritoΒ a Collodi il personaggio del vorace Pescatore Verde, che Β«invece di capelli aveva sulla testa un cespuglio foltissimo di erba verdeΒ» (cap. XXVIII) β cede, e canta per giorni e notti intere il suo runo, che contiene anche le tre parole magiche, finché [11]
Vainamoinen fa tesoro di tutto e alla fine acconsente a uscire.
Vipunen spalanca le sue enormi fauci, lβeroe esce
e puΓ² finalmenteΒ costruire la sua barca.
Abbiamo Vainamoinen che si costruisce una barca, e ciΓ² ricorda anche Geppetto che si avventura sullβOceano per cercare Pinocchio. Anche Vainamoinen viene ingoiato, non dal Pescecane ma dal gigante, e riesce ad uscirne dopo un dato tempo. A questo proposito si puΓ² notare che la fuga con la zattera costruita durante la permanenza nel ventre del gigante, riappare esattamente nel Pinocchio di Disney, dove si ritrova forse anche un βresiduoβ della fucina: il fuoco con cui Pinocchio decide di infiammare lβorganismo della Balena fino a farla tossire e starnutire e cosΓ¬ farsi espellere e salvarsi. LβΓ©quipe disneyana, a differenza della maggior parte dei lettori di Pinocchio in tutto il mondo, aveva forse individuato lβanalogia, o meglio, riconosciuto il legameΒ esistente tra lβepisodio di Pinocchio e quello di Vainamoinen nel Kalevala?Β

A questo punto le analogie tra il Kalevala e PinocchioΒ potrebbero essere terminate, ma emerge unβultima stranezza proprio poche pagine prima che il burattino si trasformi finalmente in ragazzino in carne e ossa. Lβanziano Geppetto, scampato con il figlio al Pescecane, si ammala e ha bisogno di latte caldo. Per comprare il latte per il babbo, Pinocchio Γ¨ costretto a lavorare presso lβortolano Giangio prendendo il posto dellβasino che aziona il Bindolo, un Β«ordigno di legno che serve a tirar su lβacqua dalla cisterna, per annaffiare gli ortaggiΒ» (cap. XXXVI). Estratte Β«cento secchie dβacquaΒ», Pinocchio potrΓ avere un bicchiere pieno di latte.Β Enrico Mazzanti (1850-1910), lβillustratore che realizzΓ² i disegni per la prima edizione di Pinocchio (Firenze, Paggi, 1883), accennΓ² soltanto alla struttura complessiva del Bindolo. Anche Mazzanti, come lo stesso Collodi, sembra quasi porre un rompicapo al lettore: che cosβΓ¨ veramente il Bindolo? Un marchingegno con questo nome non Γ¨ soltanto frutto della fantasia dello scrittore toscano: si tratta di unaΒ [12]
macchina per il sollevamento dellβacqua a scopo irrigatorio. ΓΒ formata da una noria disposta verticalmente dentro un pozzo e mossa, per mezzo di una trasmissione a ingranaggi, da un maneggio al quale Γ¨ attaccato un quadrupede.
Questo strumento, chiamato con nomi differenti nelle diverse regioni italiane e caratterizzato dalla struttura di base a ingranaggi (sebbene di forma non sempre rispondente a un unico modello), era abbastanza diffuso nelle campagne italiane fino alla prima metΓ del Novecento [13]. Il bindolo disegnato da Mazzanti, perΓ², presenta alcune anomalie. Della noria β ossia la ruota esagonale (F) munita di vaschette o vasi quadrangolari (G) orientati con lβapertura nella medesima direzione β al di sopra del pozzo (K) della cisterna (M), Γ¨ visibile soltanto la metΓ sinistra per il lettore, ma ci si accorge ugualmente che il suo mozzo (il cilindro centrale) non Γ¨ attraversato da un palo orizzontale (I) che sarebbe necessario per reggere la grande ruota e permetterne il movimento. Il palo orizzontale dovrebbe incastrarsi a sua volta in un palo verticale (J) di sostegno, che nel disegno di Mazzanti sarebbe βtagliatoβ fuori dalla visuale a destra del pozzo (e dellβosservatore).

Non si comprende quindi come possa sorreggersi e funzionare lβintera macchina del Bindolo. Il meccanismo implicato Γ¨ il medesimo di un mulino a vento o ad acqua, ma funzionante al contrario: il movimento non Γ¨ generato dalla grande ruota (munita di pale nel caso del mulino a vento, di vasche raccoglitrici nel caso di quello ad acqua) che aziona il sistema di ingranaggi interno, bensΓ¬ dallβingranaggio interno (B) azionato dalla barra orizzontale (A) spinta da braccia umane o tirata dallβasino, che per mezzo di un palo orizzontale (C) munito di una ruota dentata o di una puleggia, trasmette il movimento alla noria mediante una catena o una cinghia di trasmissione (D) che collega la puleggia ad un prolungamento del mozzo (E) della ruota. A uno dei sei lati di questβultima, stando al disegno di Mazzanti, Γ¨ fissata una catena (H) che scende nel pozzo, con presumibilmente attaccato il secchio (L) da riempire. Ma allora perchΓ© ai sei lati della noria sono fissati ugualmente i vasi in forma di parallelepipedo (o quasi), con lβapertura su una delle due facce minori? I vasi, oΒ vaschette, non raggiungono lβacqua (N), che non arriva allβorlo del pozzo: altrimenti perchΓ© appendere alla noria un secchio da calare nel pozzo?
Il Bindolo risulta allora un Β«ordignoΒ» eccessivamente complicato, insieme lacunoso e contraddittorio. Non si capisce quindi perchΓ© Collodi e Mazzanti abbiano dato spazio a un tale meccanismo, materialmente realizzabile, ma tecnicamente alquanto strambo, quando per estrarre una data quantitΓ dβacqua da un pozzo sotterraneo o semi-sotterraneo basterebbe un semplice meccanismo a carrucola, una leva con fulcro centrale o, al limite, a Β«vite di ArchimedeΒ», e non una macchina che, in modo assurdo, Γ¨ allo stesso tempo una noria e una carrucola (!). LβAutore potrebbe avere incluso qui, adattandolo, un altro elemento tipico del patrimonio mitologico e leggendario scandinavo: il mulino gigantesco β simbolo, agli occhi dellβuomo protostorico e antico, della rotazione della Terra intorno al proprio asse e del movimento apparente delle costellazioni β oggetto del volume di Giorgio de Santillana e Hertha von Dechend Il mulino di Amleto.
Nel Kalevala, il mulino Γ¨ chiamato SampoΒ β nome da far risalire al sanscrito skambha, cioΓ¨ Β«paloΒ» o Β«pilastroΒ» β che indica Β«lβalbero del mulino [che] Γ¨ anche lβasse del mondoΒ», costruito dal fabbro Illmarinen (Β«runoΒ» X), presso il quale Kullervo aveva preso il posto del cane da guardia [14]. Nel Grottasongr, brano poetico incluso nellβEdda di Snorri Sturlusson (1178-1241) ma probabilmente Β«il piΓΉ antico documento di poesia scΓ ldica giunto fino a noi, di gran lunga anteriore al racconto di SnorriΒ», appare FrΓ³dhi, Β«proprietario di un enorme mulino, o macina, che nessuna forza umana poteva smuovereΒ», chiamato Grotti, ossia Β«lo stritolatoreΒ». FrΓ³dhi convinse Β«per aviditΓ , a lavorare giorno e notteΒ» al Grotti due ragazze giganti, Fenja e Menja, che nonostante la loro forza faticarono enormemente per far girare la macina [15]; cosΓ¬ Pinocchio si adatta a far girare lo strano Bindolo,
ma prima di avere tirato su le cento secchie dβacqua, era tutto grondante di sudore dalla testa ai piedi. Una fatica a quel modo non lβaveva durata mai (cap. XXXVI).
Nelle Avventure di Pinocchio, dunque, si ritrovano e si intrecciano temi e situazioni la cui somiglianza con quelli presenti nelle tradizioni mitologiche e leggendarie germaniche e scandinave molto difficilmente puΓ² essere una casuale coincidenza. La medesima intuizione dei legami tra la favola di Collodi e la mitologia nordeuropea, seguita da alcune ipotesi abbastanza valide, lβha espressa recentemente Eugenio Dario Lai in Pinocchio, il sentiero nordico, un breve libro che chi scrive ignorava, fin quando non lo ha scoperto, in modo del tutto inaspettato, quando questo articolo era giΓ quasi concluso. Il testo di Lai si basa su altri racconti del patrimonio leggendario germanico e scandinavoΒ [16]Β e cita soltanto una volta il Kalevala, quattro versi a proposito del gigante Vipunen [17]:
Cento parole puoi ottenere,
mille formule magiche puoi trovare
nella bocca di Vipuno,
nel ventre del ricco di consigli;
forse ignora Il mulino di Amleto di de Santillana e von Dechend e i brani del Kalevala in esso citati, e indulge a un certo autocompiacimento per la dissacrazione della favola di Collodi, ma merita certamente la lettura. Lai ritiene, tutto sommato, certa la presenza di importanti figure mitologiche norrene nei panni βumiliβ dei personaggi principali delle Avventure di Pinocchio. Il burattino sarebbe modellato sul dio Loki, bugiardo e beffardo, ma anche su alcuni aspetti di Odino β lβimpiccagione a un albero enorme β e di Thor: brandisce il martello con cui uccide il Grillo Parlante, azione che lβAutore collega allβuccisione del dio solare Baldur (che, come il Grillo Parlante, rappresenta la saggezza) da parte di Loki, che lo fa colpire con un ramo di vischio lanciato inconsapevolmente dal dio cieco HΓΆdr, ma che ha un parallelo piΓΉ stretto con lβEdda di Snorri, dove si narra che Thor combattΓ© contro il serpente di Midgard fin quandoΒ [18]
gli lanciΓ² il martello, e alcuni dicono che spezzΓ² la testa del mostro, scagliandola in fondo al mare, ma Γ¨ quasi certo che il mostro sia ancora vivo, in fondo al mare;
il Grillo Parlante, similmente, Γ¨ colpito mortalmente alla testa, ma lo si ritroverΓ vivo, nei panni di uno dei tre Dottori animali, al capezzale di Pinocchio salvato in extremis dallβimpiccagione (cap. XVI). In Geppetto, Lai ritrova Odino in qualitΓ di creatore (il dio crea la prima coppia umana da due pezzi di legno) e di anziano errante (Geppetto Β«gira il mondoΒ» per mesi alla ricerca di Pinocchio).
La Fata dai capelli turchini lascia trasparire, secondo lβAutore, attributi caratteristici della dea Freya: la conoscenza del mondo dei morti (quando appare per la prima volta, la Fata si presenta come bambina morta; in seguito farΓ credere a Pinocchio di essere morta di dolore; quando Pinocchio rifiuta la medicina, lei ordina che entrino i quattro Conigli neri che portano la bara per lui); lβobbedienza da parte degli animali: il Falco (Freya ha un mantello di penne di falco, la Fata invia il Falco a rompere il cappio che tiene Pinocchio impiccato), i Conigli necrofori, il can-barbone Medoro, i topi bianchi che trainano la sua carrozza; il potere magico e Β«sciamanicoΒ» di trasformarsi lei stessa in animale: la Fata, nel cap. XXXIV, si mostra nelle sembianze di una capra dalla lana Β«di un color turchino sfolgoranteΒ», nella mitologia scandinava uno degli animali simbolici di Freya Γ¨ la capra, a causa della sua Β«lasciviaΒ».
Vi Γ¨ quindi da considerare seriamente la probabilitΓ che Carlo Collodi abbia voluto davvero ripercorrere un Β«sentiero nordicoΒ», mediante lβestrazione dal loro contesto originario e la ricollocazione funzionale alla trama di Pinocchio, di Β«indizi spezzettati, frammenti identificabili correttamente solo se vengono incastrati nel posto corretto del puzzle favolistico che ha creatoΒ» [19].
Note:
[1]Β Cfr. ad esempio http://blog.terminologiaetc.it/2012/05/31/pinocchio-e-il-castoro/, e http://anni70-latvdeiragazzi.over-blog.it/2015/03/pinocchio-1947-non-quello-della-disney-ma-quello-italiano.html.
[2]Β Elemire Zolla, cit. in Carlo Collodi, Le avventure di Pinocchio, a cura di Marina Paglieri, Milano, Mondadori, 1981, p. 11 (tutte le successive citazioni da Pinocchio sono tratte da questa edizione).
[3] CiΓ² attenendosi alla citazione dal Kalevala, trad. it. di Paolo Emilio Pavolini cit. (con alcuni adattamenti) in Giorgio de Santillana, Hertha von Dechend, Il mulino di Amleto. Saggio sul mito e sulla struttura del tempo, Milano, Adelphi, VIII ed.-2000. Secondo la versione in prosa di Gabriella Agrati e Maria Letizia Biagini (Kalevala. Miti, incantesimi, eroi nella grande saga del popolo finlandese, Milano, Mondadori, 1988) i due fratelli assunsero forma umana dopo essere stati due cigni, o due colombi, separati alla nascita.
[4]Β Kalevala, trad. it. cit., in Il mulino di Amleto cit., p.Β 51.
[5] Ivi.
[6]Β Nella versione Agrati-Magini del Kalevala (cit.) le prime due trappole mortali a cui Kullervo scampa, appaiono in ordine inverso: prima Kullervo viene gettato tra le onde, poi si tenta di bruciarlo.Β
[7]Β Il mulino di Amleto cit., p. 53.Β Questo episodio Γ¨ assente nella versione in prosa del Kalevala Agrati Magini cit.; in teoria dovrebbe essere collocato tra la fine del runo XXXI e lβinizio del XXXII.
[8]Β Riprodotta anche in parte in Il mulino di Amleto cit., p. 437 (figura n. 15).Β Β Β
[9]Β Cfr. ad esempio Anthony S. Mercatante, Dizionario universale dei miti e delle leggende, Roma, Newton & Compton, 2001, p. 376.
[10]Β Il mulino di Amleto cit., pp. 134-135.
[11]Β Ivi.
[12]Β La piccola Treccani. Dizionario enciclopedico, vol. II, Roma, Istituto per lβEnciclopedia Italiana, 1995, p. 197.
[13]Β Cfr. Nino Giaramidaro, Dalla parte dello scecco di senia, βDialoghi mediterraneiβ, 1 novembre 2014: http://www.istitutoeuroarabo.it/DM/dalla-parte-dello-scecco-di-senia/.
[14]Β Il mulino di Amleto cit., pp. 1 e 130.
[15]Β Ivi, p. 118.
[16]Β Tratti dai riassunti di Massimo Centini, Le tradizioni nordiche, Milano, Xenia, 2006, e di Gianna Isnardi Chiesa, I miti nordici, Milano, Longanesi, 1991.
[17]Β Eugenio Dario Lai, Pinocchio, il sentiero nordico, Torino, Miraggi edizioni, 20, p. 60. Sono le parole con cui un pastore consiglia a Vainamoinen di cercare il gigante sepolto.
[18]Β Cit. in Mercatante, Dizionario universale dei miti e delle leggende cit., p. 564.
[19]Β E. D. Lai, Pinocchio, il sentiero nordico cit., p. 28.Β