Lo-Shu e il labirinto

Un viaggio dalla Cina primordiale dei sovrani leggendari ai meandri del palazzo di Cnosso alla sovranità di Saturno, nel tentativo di dipanare un intreccio che — come una danza — si rivela fondato su regole animate da una perduta scienza del ritmo le cui vestigia si manifestano in diagrammi cosmologici informati dall’osservazione del più alto dei cieli: la regione circumpolare quale doveva apparire nel 3000 a.C., diversa dall’attuale per effetto del ciclo precessionale.

di Roberto Milazzi

Articolo originariamente pubblicato in lingua inglese su Caerdroia N.43/2014. Traduzione di Marco Maculotti.

Hermann Kern apre il suo catalogo di labirinti storici di tutto il mondo — dal titolo Through the Labyrinth. Designs and Meanings over 5,000 years — con alcune considerazioni sulla storia del labirinto come concetto:

Non sappiamo come sia nato il concetto originario di labirinto, probabilmente minoico. In ogni caso era più concreto di quanto non indichino i riferimenti greci citati, perché la definizione di “notevole struttura (di pietra)” suona derivativa e vagamente metaforica. È ipotizzabile che il nome di una certa struttura attribuita a Dedalo sia diventato una designazione generica — come è accaduto, ad esempio, con il nome proprio “Cesare”, che è venuto a significare l’epitome del potere e del rango sovrano, come si riflette nella parola tedesca “Kaiser” e in quella russa “zar”.

[1]

Kern ritiene più probabile che l’uso primario della parola fosse legato a una danza, il cui schema si sarebbe “cristallizzato” molto più tardi in forme permanenti, come graffiti, petroglifi e — infine — strutture costruite. Per quanto possa sembrare verosimile, questa ipotesi non fa molta luce sul primo significato di questo disegno e sulle ragioni della sua forma consolidata, quella a cui di solito ci riferiamo come cretese o cnossiana. Né spiega perché una “struttura” così importante come il palazzo di un re debba avere la forma di un percorso di danza.

Se da un lato è vero che un nome proprio latino come Cesare è venuto a significare “l’epitome del potere e del rango sovrano”, dall’altro lato possiamo scoprire che la parola inglese King e quella tedesca König possono condividere una radice comune con la parola che ha lo stesso significato nelle lingue turche e mongole: Khan [2].

Ci sono prove che il labirinto di tipo cretese debba la sua forma a qualche archetipo precedente? Un’appendice alla fine del primo capitolo del libro di Kern suggerisce una possibile relazione tra il disegno del labirinto e i “quadrati magici[3] costituiti da un numero dispari di quadrati per lato. L’origine dell’uso di associare quadrati magici di diverse dimensioni ai sette “cieli” è estremamente difficile da determinare, sia storicamente che geograficamente. Ne troviamo menzione nel trattato De Occulta Philosophia libri tres di Cornelio Agrippa [4]. Anche se basato su opere precedenti [5], è il primo ad aver conosciuto una grande diffusione nel mondo occidentale. Secondo questi resoconti, gli elementi della sequenza sono ordinati come segue:

A proposito di quest’ordine, inteso dal cielo più alto a quello più basso, si può notare che differisce da quello tradizionalmente utilizzato per numerare i sette giorni della settimana: a questo proposito vale la pena ricordare una delle due spiegazioni fornite dallo storico romano Cassio Dione nella sua monumentale opera Historia Romana:

Quanto all’uso di riferire il nome dei giorni alle sette stelle chiamate pianeti, sappiamo che fu inventato dagli Egiziani, ma è praticato anche da tutte le genti. La sua introduzione è relativamente recente: infatti gli antichi Greci, per quanto io sappia, non lo conoscevano. Poiché lo troviamo presso tutti i popoli e presso gli stessi Romani, che ormai lo considerano in certo modo loro proprio, voglio parlare brevemente di esso e dire come e in che maniera si è formato. Ho sentito che ci sono due spiegazioni, non difficili, a dire il vero, ad essere comprese, che poggiano su un diverso criterio. Infatti se uno applicasse l’armonia cosiddetta «del tetracordo», che siamo concordi nel ritenere la base della musica, a quelle stelle di cui è costituito l’ornamento del cielo, nell’ordine secondo il quale ciascuna stella si muove, e cominciando da Saturno, il cui giro è il più lontano, e poi saltando le due stelle che seguono, si fermasse sulla quarta, e dopo di essa, saltando altre due stelle, giungesse alla settima, e ripercorrendo nella stessa maniera tutto all’intorno i pianeti, assegnasse ai giorni i nomi degli dèi che sovrintendono ai pianeti, troverebbe che tutti i giorni concordano in un certo modo musicale con l’armonia del cielo.

[6]

Il tracciamento di questa doppia sequenza rivela, sorprendentemente, la stessa logica illustrata da un altro diagramma cosmologico [7] appartenente a una delle poche civiltà antiche durate fino ai giorni nostri: quella cinese.

La caratteristica sorprendente dei quadrati magici composti da un numero dispari di quadrati è che il modo in cui sono disposti i numeri dispari forma lo schema generatore dal quale è possibile ricavare un labirinto di tipo cretese a sette circuiti. Questo fatto diventa più evidente nei quadrati magici di dimensioni maggiori [8].

Le prime testimonianze scritte che abbiamo di un quadrato magico sono cinesi e riguardano il più semplice, quello legato a Saturno. In particolare, il figlio del Cielo e della Terra era l’unico dio del pantheon latino di cui si dice che un tempo abbia regnato su dei e mortali in una primavera perpetua. Saturno è il dio che presiede all’agricoltura e al tempo del raccolto, il re dell’età dell’oro. Questo può farci concludere che, almeno nell’antichità classica, la divinità corrispondente al settimo cielo incarnasse l’archetipo stesso della regalità.

Lo studio della regalità nella Cina primitiva rivela una stretta relazione con l’astronomia, che a sua volta risulta associata a un’istituzione nota come Ming T’ang, Sala dell’Illuminazione, della Luce o, letteralmente, Sala Luminosa, dove le cose venivano chiarite. Il carattere Ming (明) del suo nome è composto dai due grandi luminari del cielo, il sole e la luna, messi in contrapposizione, ed è significativamente applicato alla sala in cui erano oggetto di osservazione.

[9]

Su quali principi è stata fondata questa istituzione? Chi era il suo fondatore e quando è stata fondata?

[…] l’autorità dei Ming T’ang risiedeva “nello Yi di Fu Hsi”, il primo sovrano leggendario, la cui datazione è fissata dall’antica tradizione intorno al 2852 a.C., e che era uno dei Cinque Ti divinizzati come sovrani delle stagioni. Il Pa-kua (letteralmente: “Gli otto diagrammi”) a lui attribuito era la forma ottagonale dello Yi, o “cambiamenti” astronomici, per i quali sembra essere stato inventato. 

[10]

Il disegno del Ming T’ang si basava sul Pa-kua, solitamente di forma ottagonale, ma le fonti tradizionali usano correlarlo numerologicamente al Lo-shu, il quadrato magico di ordine tre. La sua rappresentazione figurata ricorda la forma di una tartaruga. Il numero centrale è una croce composta da cinque punti collegati. L’elemento corrispondente del Pa-kua è il simbolo Yin-Yang.

Marcel Granet [11] ha messo in rilievo la presenza di uno svastica implicito sia nel Lo-shu che in un altro quadrato magico che ne è la controparte celeste. I due erano incisi su tavolette di legno, libere di ruotare attorno a un asse centrale comune. Questo strumento era utilizzato per l’orientamento rituale degli edifici.

È stato considerato un parallelo tra il meandro dello svastica e il disegno del Labirinto (Kern, Cook): 

Solo l’influenza dei meandri rettangolari dello svastica può spiegare il fatto singolare che la maggior parte dei primi labirinti monetali provenienti da Cnosso somiglino allo svastica nella loro forma rettangolare. Tenendo conto di ciò, Arthur Cook potrebbe avere ragione nel considerare lo svastica come un simbolo del labirinto.  

[12]

Questo è particolarmente degno di nota, se teniamo presente che — perlomeno in origine — lo svastica non è un simbolo del sole. Dice Confucio:

Governare con significa essere come la stella polare, che rimane al suo posto mentre tutte le altre stelle si inchinano verso di lei.

[13]

Questa idea è strettamente connessa alla nozione taoista di Wu Wei (letteralmente tradotto come “senza azione”), che non è un atteggiamento passivo ma — al contrario — è la condizione ideale da cui il sovrano può esercitare la sua attività polare. Il sovrano ideale deve essere per il regno ciò che la stella polare è per il cielo. Questo risultato richiede che il governante si conformi al Mandato divino e la perdita di questa conformità implica necessariamente una perdita di legittimità per il governante stesso. Il Lo-shu è un diagramma sintetico del Mandato Divino.

L’archeologa e antropologa americana Zelia Nuttal è stata la prima autrice accademica a sostenere la teoria dell’origine polare dello svastica con osservazioni empiriche [14]. Ella tuttavia associava tale disegno ad una stilizzazione delle sole due Orse. Questo potrebbe dare un’idea dell’origine del motivo del doppio meandro nella sua forma quadrata, ma potrebbe non essere altrettanto soddisfacente per spiegare il disegno del simbolo Yin-Yang: se ci fosse un’esatta corrispondenza tra lo svastica e lo Yin-Yang cosa rappresenterebbero i due punti? Perché quest’ultimo è costituito da un doppio meandro e da due punti invece che da quattro punti o quattro meandri [15]? La risposta potrebbe venire da una fonte inaspettata: il planisfero di Bianchini, una mappa del cielo di epoca ellenistica i cui frammenti sono stati ritrovati a Roma durante gli scavi sul colle Aventino avvenuti nel 1705 [16].

Il nucleo della mappa del cielo è centrato al centro di un drago, che circonda con le sue spire l’Orsa Minore dalla parte della testa del drago e l’Orsa Maggiore dalla parte opposta. A causa di un fenomeno noto come precessione degli equinozi, la posizione della stella polare è cambiata nel corso dei millenni. Il momento in cui si trovava a metà strada tra l’Orsa Maggiore e l’Orsa Minore può essere fissato intorno al 3000 a.C., l’epoca di Fu Hsi, il primo dei tre sovrani a cui il Pa-kua — secondo la tradizione — deve la sua origine. Needham non riuscì a trovare alcuna prova documentale che permettesse di datare il Lo-shu prima del I secolo a.d. [17], ma — come osservò in seguito il sinologo americano John Major [18] — il diagramma dei cinque processi (Wu Xing) potrebbe essere derivato da esso. L’esatta corrispondenza tra numeri ed elementi nella loro associazione tradizionale sarebbe altrimenti una straordinaria coincidenza. Ciò consentirebbe di retrodatare il Lo-shu di ben cinque secoli.

Il Ming T’ang fu costruito per la prima volta secondo il progetto di Shên Nung”, il Divino Agricoltore e secondo imperatore leggendario, la cui data è tradizionalmente indicata tra il 2736 e il 2705 a.C., e che fu il secondo dei Cinque Ti.

[19]

Shên Nung, il Divino Agricoltore, che insegnò agli uomini l’impiego dell’aratro e l’agricoltura di base. Il Libro del Signore Shang parla dei suoi tempi come di un’età dell’oro e dell’abbondanza, quando poteva governare senza bisogno di un sistema giudiziario o di un’amministrazione pubblica e poteva regnare senza bisogno di armi o armature. A volte è rappresentato simbolicamente con la testa di un bue su un corpo umano [20]. A Shên Nung sono attribuiti i “sacrifici ai predecessori” nei Ming T’ang. I “cinque chicchi” che crescevano in estate, raccolti in autunno e conservati in inverno venivano assaggiati e offerti ai Cinque Ti, i sovrani delle direzioni e delle stagioni [21].

Il Ming T’ang è stato il primo centro di canto nazionale e le danze erano accompagnate da strumenti musicali. Era la musica che faceva discendere gli spiriti; e questa credenza, o almeno questa pratica, è continuata fino ai nostri giorni, soprattutto in occasione dei sacrifici più importanti. La musica è sempre stata usata per richiamare gli spiriti in occasione dei due sacrifici solstiziali, degli equinozi e del benvenuto alle quattro stagioni.

[22]

Vale la pena notare che nell’antica Cina (almeno dal VII secolo a.C., secondo gli storici della dinastia Sung) la morte di un capo era seguita da una danza nota come “Danza della Gru“, e alla fine i ballerini potevano essere sepolti vivi insieme al capo morto [23]. La Danza della Gru (in greco: Γερανός) è lo stesso nome che troviamo associato alla celebrazione dell’uccisione del Minotauro da parte di Teseo, eseguita dai giovani ateniesi, uomini e donne, altrimenti destinati a essere ritualmente sacrificati al sovrano straniero.


NOTE:

[1] Hermann Kern, Through the Labyrinth – Designs and Meanings over 5,000, Prestel publishing, 2000, I. The Fundamentals of Labyrinths: Effect, Hypotheses, Interpretations, p. 25.

[2] René Guénon, Le Roi du Monde, Gallimard, Paris 1958, cap. 6, p. 54.

[3] “Un singolo quadrato è diviso in uno schema di quadrati più piccoli, ciascuno dei quali è numerato in modo tale che tutte le righe, sia orizzontali che verticali, così come le diagonali, sommino la stessa somma”. Ibidem, p. 38.

[4] Il primo volume fu pubblicato a Parigi nel 1531, mentre l’intera serie (dove viene mostrata l’associazione tra i quadrati e i pianeti) fu pubblicata due anni dopo a Colonia.

[5] Ad esempio Luca Pacioli, De Viribus quantitatis, Ms cod. 250, Università di Bologna. 

[6] Cassio Dione, Storia romana, volume I (libri XXXVI-XXXVIII), testo greco e traduzione italiana a fronte: BUR, 1995. Traduzione di Giuseppe Norcio. Libro XXXVII, capp. 18-19.

[7] Il Wu Xing (五行), uno strumento applicato a campi diversi come la geomanzia, le arti marziali, la medicina e la musica. La sequenza ottenuta procedendo in senso orario descrive un processo di “Generazione”, mentre quella ottenuta seguendo un percorso a stella corrisponde a un processo di “Conquista”. 

[8] In Kern troviamo solo gli ultimi tre quadrati i cui lati sono composti da un numero dispari di quadrati, più il quadrato relativo a Mercurio (nonostante il suo lato sia composto da otto quadrati). Questa inclusione è dovuta a una ricerca di Sig Lonegren, che ha evidenziato la stretta somiglianza dell’orbita del pianeta Mercurio vista dalla Terra con il percorso del labirinto di tipo cretese.

[9]  Soothill, The Hall of Light – A Study of Early Chinese Kingship, James Clarke & Co., Cambridge, 2002, p. 8 (ristampa dell’edizione 1951 di Lutterworth Press).  

[10] Ivi, p. 70.

[11] Granet, La pensée chinoise, Albin Michel, Parigi, 1950, pag. 201.

[12] Kern, op. cit., p. 33

[13] Confucio, Analecta II, i (citato in Soothhill, p. 1).

[14] Nuttal, The Fundamental Principles of Old and New World Civilizations, Peabody Museum of American Archaeology and Ethnology, Harvard University, 1900.

[15] Questa variante, ben documentata, potrebbe riferirsi alle stazioni solstiziali ed equinoziali di una prima forma della costellazione del Dragone e dei due asterismi che essa avviluppa, come vedremo.

[16] Planisfero astrologico di stile egizio, particolare dell’incisione da L’Origine de tous les cultes, ou religion universelle di Charles-François Dupuis, 1795, vol. I, p. 180

[17] Needham, Science and Civilization in China, vol. 3, Cambridge University Press, 1959, pagg. 55-62.

[18] Major, The Five Phases, Magic Squares and Schematic Cosmography, pp. 133-166 in Explorations in Early Chinese Cosmology, Journal of the American Academy of Religion, Studies, vol. 50.2, 1984. 

[19] Soothill, p. 70.

[20] Ibidem.

[21] Ivi, pp. 134-135, 161.

[22] Ivi, p. 207.

[23] Granet, Danses et légendes de la Chine ancienne, Les Presses universitaires de France, 1926, parte I, cap. 3.

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