Saturno, il Sole Nero dei primordi

Unโ€™approfondita analisi delle fonti piรน antiche in nostro possesso ci conduce alla conclusione che, โ€˜in illo temporeโ€™, in unโ€™ottica di โ€œsimbolismo stellareโ€ (e non ancora โ€œsolareโ€), Saturno era considerato il vero Re dei Cieli.


di Andrea Casella

ยซ Secondo lui [Epigene di Bisanzio], il pianeta
Saturno [stella Saturni] esercita un potentissimo
influsso sui movimenti di tutti i corpi celesti. ยป

(Seneca, Naturales Quaestiones, VII, 4, 2)

Si ha qualche sentore del fatto che le civiltร  antiche fossero state in qualche modo solari. La preminenza del dio del Sole emerge chiara: Shamash in Mesopotamia ha una parte fondamentale nellโ€™Epopea di Gilgamesh, Apollo in Grecia era il signore del tempio oracolare piรน importante di tutti, la preminenza di Amun-Ra in Egitto รจ persino superflua da sottolineare. Eppure, nei tempi realmente primordiali, rimontanti a quelli che Aristotele, nella Metafisica, chiama oi archaioi kai pampalaioiย (ยซgli uomini arcaici e antichissimiยป), il simbolismo non era stato solare, bensรฌ stellare [cfr. Simbolismo stellare e simbolismo solare]. Per la veritร , il Sole non era per nulla considerato tra gli attori cosmici se non per fornire la misura basilare del tempo (ยซlโ€™aurea cordaยปย di Omero), che in realtร  era detenuta da un altro attore cosmico, e cioรจ il pianeta Saturno, chronokrator supremo.

Piรน si va a fondo nella questione, piรน ci si rende conto di come il posto del Sole, in origine, fosse detenuto da Saturno, ed anzi, ci si accorge di come i successivi dรจi del Sole fossero in realtร  manifestazioni tarde di Saturno, a cui il Sole si era venuto a sovrapporre. Riporta Giorgio de Santillana (Le origini del pensiero scientifico, nota 2):

ยซ In unโ€™opera peraltro ottima ed autorevole sullโ€™Egitto troveremo che il Sole, Amun-Ra, รจ rappresentato dalla tradizione come il primo re dellโ€™Egitto, il che dimostra che la civiltร  egizia era solare, come tutte le civiltร  essenzialmente agricole. Ma altrove lโ€™autore deve ammettere lโ€™esistenza di un dio-re ancor piรน antico e cioรจ Ptah, Signore di Menfi, capitale originaria del โ€˜regno unitoโ€™ (Alto e Basso Egitto). Siamo cosรฌ costretti a concludere โ€“ insieme allโ€™autore โ€“ che Ptah fosse unโ€™altra versione del dio solare. Ma un ostracon demotico (1), la cui testimonianza ha il suo peso, afferma chiaramente che la stella di Ra รจ Kronos, cioรจ Saturno. Siamo quindi indotti a supporre che il Sole si fosse sovrapposto al ruolo originario di Saturno; tanto piรน che le tavolette cuneiformi astronomiche chiamano Saturno col nome del Sole, Shamash, e che vi sono motivi sufficienti per ritenere che il Sole dei Greci sia Kronos ogni volta che di esso si parla come โ€˜Helios il Titanoโ€™. Ciรฒ รจ irrilevante, dicono i filologi ferrati: si tratta solo di un ostracon tardo e il buon metodo filologico ci insegna a non tener conto di tutte le testimonianze tarde. Tutto bene, ma essi avrebbero potuto tener conto del fatto che Ptah, fin dagli inizi, porta il titolo di โ€˜Signore del Cielo Trentennaleโ€™, cioรจ del periodo di Saturno. Basterebbe questo a dimostrare che, antico o recente, lโ€™ostracon dice il vero. Se non che cinquantโ€™anni fa un grande egittologo, il Breasted, scrisse come cosa giร  nota che il culto stellare aveva preceduto il culto solare. Lo si dimenticรฒ. Sempre tutto da rifare. Un semplice controllo avrebbe poi dimostrato a quegli studiosi che lโ€™affermazione dellโ€™ostracon รจ esplicitamente confermata da Igino, โ€˜Astronomicaโ€™, 42, e da Diodoro, 2.30.3. E questo lo avrebbe poi portato a scoprire molti altri notevoli rapporti che sono stati sistematicamente trascurati: ad esempio in Cina (che fu certamente un altro stato agricolo) Saturno era la Stella Imperiale.ย ยป

Il riferimento a Igino lโ€™Astronomo รจ particolarmente interessante, in quanto costui riporta un elenco dei pianeti (gli ยซastri errantiยป, che cioรจ si sottraggono al moto cadenzato e regolare delle altre stelle) assai arcaico, che rimarca la maniera protobabilonese. Per Igino (De astronomia, II, 42 e IV 15 โ€“ 18) i pianeti sono cinque e non sette: essi sono Venere, Mercurio, Giove, Sole e Marte. Ebbene, in questo caso ยซSoleยป รจ in realtร  Saturno, chiamato Shamash dagli astronomi mesopotamici. Il Sole e la Luna non sono annoverati tra i pianeti, secondo la concezione protobabilonese, essendo astri di secondo piano, che non ยซerranoยป al pari dei cinque legislatori cosmici e del legislatore supremo, il ยซSoleยป Saturno (2).

Secondo i Greci lโ€™astro di Saturno rappresenta Fetonte (lo ยซSplendenteยป), il figlio di Helios che condusse il carro del Sole fuori del suo percorso abituale incendiando la terra. Ovidio dice che i cavalli si imbizzarrirono quando il Titano fu alla vista dello Scorpione. Zeus, adirato, lo colpรฌ con la folgore, e il giovane cadde morto nelle acque del fiume Eridano (il ยซfiume dei molti piantiยป, secondo Arato). In realtร , Fetonte รจ Kronos-Saturno sotto mentite spoglie (cosรฌ come lo รจ Prometeo, sulla cui figura non possiamo, in questa sede, soffermarci), il Titano che fu ยซsbalzato via dal cocchioยป dal figlio Zeus [cfr. Il โ€œFuoco celesteโ€: Kronos, Fetonte, Prometeo]ย (per questa immagine fr. 58 Kern). In una tradizione di Michele Scoto (il quale si riferisce a non meglio precisati poetae), riportata da Franz Boll (Sphaera, p. 542), Fetonte รจ detto essere figlio di Saturno, anzichรฉ del Sole (eo quod ei dicebatur non esse filium Solis sed Saturni).

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Fetonte sbalzato dal cocchio solare precipita nella โ€œcostellazioneโ€ di Eridano. Sala del Mappamondo, Palazzo Farnese, Caprarola.

La sua morte nelle acque dellโ€™Eridano รจ significativa, essendo questa costellazione australe il fiume dellโ€™aldilร  (chiamato anche Oceano, da Eratostene) che conduce allโ€™Elisio. Eridano รจ Eridu, sede del dio Enki-Ea, nella stella che costituisce la fine del fiume, ossia Canopo (a Carinae). Qui ha sede Kronos-Saturno detronizzato o ยซsbalzato dal cocchioยป [cfr. Apollo/Kronos in esilio: Ogigia, il Drago, la โ€œcadutaโ€]. Non ci soffermeremo oltre, avendolo fatto in altra sede, sulla reale collocazione della Ogigia plutarchea. In questa sede riportiamo solo il dato per cui Ogigio รจ un epiteto classico del fiume Stige (secondo Esiodo, Stige รจ la decima parte del fiume Oceano): lโ€™aggettivo Ogigio viene spesso riferito anche al Nilo, di cui Eridano, secondo gli astrologi egizi (parliamo di Nechepso e Petosiris), sarebbe lโ€™esordio celeste. Igino conserva ancora la denominazione di Nilo e Oceano per Eridano. รˆ il cielo australe la ยซstrada di Ea (Kronos-Saturno)ยป, secondo gli astronomi mesopotamici.

Rimanendo ancora un attimo in ambito egizio vorremmo porre in luce quello che secondo noi corrisponde ad un momento di passaggio tra lโ€™antico simbolismo stellare, con protagonista Saturno, e quello solare, con protagonista il Sole. Nel Libro delle Porte si dice che: ยซUnโ€™ora del viaggio notturno di Ra corrisponde a un intero tempo di vita in terraยป; ora, se Ra fosse effettivamente il Sole, una simile affermazione non avrebbe nessun senso. Essa, tuttavia, acquista senso se assumiamo che Ra sia Saturno, che compie la sua rivoluzione siderale in trentโ€™anni (secondo Plutarco [De facie in orbe lunae] anche i servitori di Kronos addormentato in Ogigia giungono a lui ogni trentโ€™anni). Ancor piรน โ€˜ambiguaโ€™ una preghiera proveniente da un papiro magico egizio, riportata da Nuccio Dโ€™Anna nel suo importantissimo Il gioco cosmico: ยซO signore di ogni cosa, Aion delle Etร  [Aiรฒn, tรฒn aiรฒnon], tu sei il signore del cosmo, tu sei Ra [il Sole], tu sei il Tuttoยป. Aiรฒn delle Etร  รจ chiaramente Kronos, anche se lโ€™epiteto รจ riferito a Ra. Egli รจ quellโ€™Aiรฒn, fanciullo che gioca, secondo Eraclito, muovendo i pezzi sulla scacchiera cosmica (3).

Kronos-Saturno รจ il signore del tempo, anzi รจ il tempo: sbaglia quindi Guรฉnon a pretendere che Kronos e Chronos siano figure distinte. Al grande metafisico, che tuttavia non รจ un astrologo, sfugge il nesso decisivo tra cielo e tempo.ย Dallโ€™alto della settima sfera Kronos รจ il Demiurgo che tiene in pugno la creazione (demiurgia) facendola e disfacendola secondo i suoi ยซmutevoli intentiยป. Egli รจ quasi immobile, il suo simbolo รจ il cubo, la pietra il suo elemento. Ma nonostante se ne stia al sommo del cosmo, la sua influenza viene esercitata dallโ€™abisso del Tartaro, al centro del cielo australe, o al ยซcentro della terraยป.ย Come riporta Eliade (Il mito dellโ€™eterno ritorno p. 29 ss.), sulla linea perpendicolare allโ€™abisso (apsu per i babilonesi, tehรฒm per gli ebrei, ecc.) gli antichi ponevano di solito la pietra angolare, o pietra di fondazione, delle loro cittร , assunte a immagini in miniatura del cosmo. La pietra (associata spesso anche a un albero) era di vitale importanza, poichรฉ impediva alle acque abissali di salire e invadere il mondo di superficie (sia ben chiaro che tutto questo deve sempre essere inteso in senso astronomico).

Questa pietra angolare, lโ€™Esagil sumerico (corrispondente allโ€™Eben Shetiyyah ebraico e che nellโ€™epopea di Gilgamesh viene detto ยซpari ad Apsuยป, rispetto al quale si pone in atteggiamento comparativo-contenitivo), non รจ altro che lโ€™immagine terrestre del Quadrato di Pegaso, o 1-iku in sumerico (cfr. Il mulino di Amleto, Appendice 45, pp. 565 โ€“ 566 [1, in sumerico 60, รจ lโ€™unitร  di misura agraria]), il Paradiso, o Campo Primordiale, secondo A. Ungnad; centro cosmico dove il Demiurgo Enki-Ea diede forma al primo uomo (cfr. a tal proposito il mito di Adapa di Eridu). La relazione tra Eridu e lโ€™Esagil รจ chiara in una tavoletta del VI sec. a. C. ritrovata a Sippar (Graves โ€“ Patai, I miti ebraici, cap. 1):

ยซย Tutte le terre erano mare. Poi vi fu un moto che scosse il centro del mare; allora fu fatta Eridu e venne costruita lโ€™Esagil, Esagil dove, tra le nebbie dellโ€™abisso, abita il dio Lugal-du-kuda.ย ยป

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โ€œMysterium Cosmographicumโ€, di Keplero. La sfera di Saturno, la piรน grande ed esterna, รจ circoscritta a un cubo.

Non bisogna neanche trascurare che il Quadrato di Pegaso (il campo [iku] di Eridu?) sorgeva eliacamente insieme ai Pesci al solstizio dโ€™inverno (ossia quando il sole รจ allo zenit sulla linea del Tropico del Capricorno) durante la cosiddetta Etร  dellโ€™Oro e immediatamente dopo: unโ€™interessante raffigurazione di questo campo, quasi costituente la base del triangolo formato dai Pesci (in sembianza della massonica pietra cubica a punta) รจ presente nel famoso Zodiaco di Dendera. Nel testo rituale del Capodanno babilonese (Il mulino di Amleto, Appendice 45 p. 566) si prescrive che il sacerdote-Urigallu uscirร  fino allโ€™Eccelso Cortile, si volterร  verso il Nord e benedirร  il tempio Esagil tre volte con la benedizione: ยซStella-iku, Esagil, immagine del cielo e della terraยป.ย Il cubo (o la sua controparte bidimensionale, il quadrato), o pietra cubica, a partire dalla dottrina platonica fino a Keplero (lโ€™ultimo degli astrologi), รจ associato a Saturno, e tale deve essere considerato, in definitiva, anche Enki-Ea.

Robert Graves (La dea bianca, p. 306), da parte sua, fa di Yahweh ยซuna forma di Bran, Saturno o Ninib [Ninurta]ยป. Precisa poi, il grande mitografo britannico, alla nota 1:

ยซย Ninib, il Saturno assiro, era il dio del Sud, e pertanto del sole meridiano, come pure del cuore dellโ€™inverno, quando il sole raggiunge la posizione piรน meridionale e si ferma per un giorno [si tratta evidentemente del solstizio dโ€™inverno n.d.r.]โ€ฆ Che Yahweh fosse apertamente identificato con Saturno-Ninib a Betel prima della cattivitร  di Israele รจ provato da Amos, V, 26, dove si dice che lโ€™immagine e la stella di Siccut-Chiin [la stella Chiin o Chiiรฒn รจ con tutta probabilitร  Saturno n.d.r.] sono state portate al santuario; che lo stesso si facesse a Gerusalemme prima della cattivitร  di Giuda รจ provato dalla visione di Ezechiele, VIII, 3 โ€“ 5, dove la sua immagine, lโ€™idolo della gelosia, era stata eretta alla porta settentrionale del Tempio, affinchรฉ gli oranti si volgessero verso sud per adorarlo; mentre lรฌ vicino (v. 14) cโ€™erano donne che piangevano Adone.ย ยป

Quante volte, nellโ€™A.T., Yahweh si dichiara apertamente ยซdio gelosoยป? Rimarchevole รจ anche la notizia intorno ad Adone, giacchรฉ questi era, nei primordi, Tammuz, figlio o allotropo di Enki-Ea e piรน tardi identificato con il Sole (morente). Bisogna dโ€™altronde domandarsi come mai Dio si riposi nel settimo giorno, il giorno dellโ€™ebdomade che i Babilonesi dedicavano a Saturno: si riposa perchรฉ la settima sfera, quella di Saturno, รจ la piรน lenta di tutte, e governa la demiurgia quasi in qualitร  di motore immobile.

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La pietra รจ inscindibile da Saturno, come testimonia anche il betilo di Apollo a Delfi, costituito dalla pietra ingurgitata e poi vomitata da Kronos. Nellโ€™inno orfico ad Apollo, il dio รจ definito, stranamente, ยซMenfitaยป, ossia, ยซdi Menfiยป, la cittร  di Ptah, il Kronos egizio. La pietra di Delfi, accessorio scopertamente saturnino, nel rimandare a una fondamentale idea di lentezza (quasi fermezza) del tempo scandito dalla sfera di Kronos-Saturno, che dร  le misure allโ€™intera creazione: la pietra, che ha nel cubo il suo solido elementare, รจ lโ€™unico materiale che la mano del tempo non puรฒ scalfire, รจ quasi un simbolo del tempo stesso.

Sorprenderร  con quanta frequenza Apollo sia associato a una pietra: in forma di pilastro era Apollo Agyieo; di pietra piramidale, segnatamente a Megara, era Apollo Karinos; di sasso, a Malea, era Apollo Lithesios, etimologia che il Nilsson e altri pacificamente riconducono a lithos. Ebbene, si dice che anche la pietra nera della Kaโ€™ba, custodita da Hobal, nellโ€™Arabia preislamica, avesse funzioni oracolari. Sovente Hobal viene accostato a Saturno, tanto piรน che lโ€™idolo del dio era in tempi preislamici posto sulla bocca di un pozzo, ora prosciugato, detto al-Akhsaf, a destra dellโ€™ingresso del santuario (3). A detta di al-Biruni, lโ€™idolo aveva la funzione di ยซimpedire allโ€™acqua di salireยป; finalitร , quindi, del tutto identica a quella rivestita dallo Eben Shetiyyah di Yahweh, a Gerusalemme. Ezechiele (Graves, La dia bianca, p. 303), durante una visione, vede le acque di un fiume (Eridano?) scorrere sotto la soglia della Casa di Dio.

Alle figure citate potrebbe, non senza fondamento, essere associato anche Shiva, ยซSignore del triplice tempoยป, il cui attributo, il lingam, รจ in genere rappresentato da una pietra nera. Lo stesso Poseidone, che dimora nelle profonditร  del mare, presenta insospettabili affinitร  con queste figure: secondo Plutarco (Iside e Osiride par. 10), i sacerdoti egizi lo chiamavano ยซil primo cuboยป. Unโ€™altra divinitร  ctonia che rivela insospettabili collegamenti con Kronos-Saturno รจ quello strano dio sincretico, sorto nellโ€™Egitto ellenistico, che va sotto il nome di Serapide, o Sarapide. รˆ spesso raffigurato con accanto Cerbero, il che sembrerebbe accostarlo ad Ade. Giorgio de Santillana, in base agli studi di Lehmann-Haupt, ne fa derivare il nome dallโ€™epiteto di Enki-Ea, Sar Apsi, ยซSignore dellโ€™Abissoยป. Secondo lโ€™Enciclopedia Treccani (voce Serapide), i sostenitori dellโ€™origine mesopotamica ne teorizzano lโ€™introduzione da Babilonia attraverso la cittร  di Sinope del Ponto:

ยซย I sostenitori dellโ€™origine sinopitico-babilonese si basano su un racconto di Tacito (Hist., IV, 83-4) e su di un passo di Plutarco (Iside e Osiride, 28), dai quali si puรฒ dedurre lโ€™ignoranza del dio da parte dellโ€™Egitto e della Grecia e lโ€™introduzione, dellโ€™immagine per lo meno, da Sinope. In questa antica colonia assira ellenizzata sarebbe stato venerato da tempo il semitico Baal o Bel o Ea detto ancheย Sar-Apsiย (signore delle profonditร  marine), dio oracolare che in Babilonia i generali dโ€™Alessandro avevano consultato durante lโ€™ultima malattia del conquistatore. In Sinope il dio non avrebbe conservato puro il carattere babilonese e avrebbe assunto anche qualitร  e poteri proprรฎ di divinitร  greche, formandosi una mescolanza greco-semitica la quale avrebbe condotto allโ€™identificazione di Bel-Ea-Sar-Apsi, con Zeus-Hades-Pluto: Sarapide. Lโ€™immagine adorata a Sinope presentava grandi analogie con quella di Pluto.ย ยป

Come sembra accertato dalle testimonianze tardo-antiche, Serapide era strettamente legato alle acque, e la sua influenza era ritenuta causa della vitale piena del Nilo. Dice Rufino (Historia Ecclesiastica, II, 20), argomentando sulla vanitร  delle superstizioni pagane: ยซTutti dicevano che, se la statua fosse stata demolita e consumata dal fuoco, Serapide, in risposta allโ€™offesa che gli era stata fatta, non avrebbe piรน donato le acque alte e la piena abitualeยป. Il legame di Enki-Ea con le acque sotterranee (abissali) รจ cosa nota, essendo il suo epiteto preciso ยซSignore della profonditร  acqueaยป, come riporta Ananda Coomaraswamy, associandolo ad al-Khidr (5). รˆ pur vero che alcuni autori antichi hanno teso a identificare Serapide con il Sole (e su questa base la gran parte degli studiosi piรน ortodossi ne hanno fatto derivare il nome da Api), ma se poniamo mente alla relazione tra il Sole e Saturno, con questโ€™ultimo in qualitร  di potenza planetaria antecedente, tutto si chiarifica. In fondo, Api, piรน tardi assurto a divinitร  solare, era chiamato anche ยซRipetizione di Ptahยป; e Ptah era il ยซSignore del cielo trentennaleยป, dunque, a sua volta, una ierofania di Kronos-Saturno.

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Il toro โ€œsolareโ€ Api, detto anche ยซRipetizione di Ptahยป.

Laddove vi sono pietre โ€œoracolariโ€ vi รจ Saturno. Non รจ purtroppo questa la sede per provare ad esporre la difficile dottrina plutarchea degli oracoli e del loro rapporto con il tempo di Kronos, ossia il tempo che si rivolge su se stesso. Basti qui dire che Kronos รจ il vero signore del tempo arcaico, deus faber, artifex del tempo che non conosce ancora il concetto di eternitร , ma, in forma di serpente che si morde la coda, si rivolge su se stesso, stabilendo in se stesso lโ€™origine e la fine, secondo la massima eraclitea: ยซComune รจ lโ€™inizio e la fine del cerchioยป. In modo del tutto analogo (poichรฉ, in definitiva, il cerchio non รจ altro che il cielo/tempo) la dottrina orfica attribuisce spesso a Kronos lโ€™epiteto ยซdai consigli tortuosiยปย (o ยซdal pensiero ricurvoยป) in greco แผ€ฮณฮบฯ…ฮปฮฟฮผฮฎฯ„ฮทฯ‚ (ankulomรจtes), (Fr. 107, 131, 140 Kern, Inno a Kronos) motivandolo con il fatto che egli si rivolge sempre su se stesso, o guarda se stesso (korรฒnous).ย Lโ€™epiteto ฮบฮฟฯฯŒฮฝฮฟฯ…ฯ‚ (korรฒnous), ยซche guarda se stessoยป, riferito a Kronos nei frammenti orfici, sembra un hapax legomenon, non avendo altri riscontri nella letteratura greca. Noi almeno, nonostante gli sforzi profusi, non siamo riusciti a rintracciarne un altro caso. Sembra perรฒ un ricalco dellโ€™aggettivo ฮบฮฟฯฯ‰ฮฝฯŒฯ‚ (koronรฒs), ยซcurvoยป, ยซricurvoยป.

Dato interessante รจ la stretta relazione che si stabilisce tra Kronos e tutti questi epiteti (assai simili al suo nome, come evidente) con un animale, assunto dal mito a suo compagno (vedi, ex plurimis, R. Graves, I miti greci, VII, nota 2), il quale, sulle prime, non desta alcun tipo di attenzione: il corvo. Ebbene, in greco il corvo รจ ฮบฮฟฯฯŽฮฝฮท (korรฒne), sostantivo che, tuttavia, ha anche il significato di ยซoggetto ricurvoยป, ยซanelloยป, evocante, insomma, qualcosa che ritorna su se stesso, e perciรฒ della stessa natura di Kronos/korรฒnous/koronรฒs. Coerentemente, anche il latino Saturnus prevedeva come suo associato il corvo (per non parlare di Odino).

Da sottolineare che, come ricorda Graves (La dea bianca, Adelphi 2009, p. 77), il corvo era utilizzato dagli ร uguri durante i vaticini e, secondo Plutarco (Gli oracoli della Pizia, 400 A), anche ad Apollo era sacro il corvo. Il simbolo (significante) rimanda sempre ad altro (significato), cui รจ legato (lโ€™etimologia di โ€œsimboloโ€ รจ esattamente syn-bร llein = legare/unire). Nellโ€™iconografia arcaica gli animali non sono mai meri esseri viventi, ornamenti tracciati con intento artistico (e quindi fittizio), ma contengono una natura superiore, o, come ottimamente si esprime Giovanni Ferrero (Il sapere di Apollo cit., p. 16), decifrando una misura temporale da alcune pitture vascolari greco-arcaiche:

ยซย Il bestiario mitologico non descrive la realtร  egli animali, non appartiene alla descrizione della fauna in zone terrestri, ma รจ da riferirsi a un paesaggio che รจ quello cosmico-simbolico.ย ยป

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โ€œMelencolia Iโ€ di Albrecht Dรผrer. Incisione colma di suggestioni saturnine: la pietra, la scala con sette pioli, il mare su sui spende una strana stella, il cane, la bilancia e altri strumenti demiurgici, la figura alata assorta in mesta meditazione.

E che dire poi di quellโ€™El Elyon, El lโ€™Altissimo il cui sacerdote sarebbe stato il misterioso Melkisedek (lett. ยซIl mio re รจ giustoยป)? El Elyon non sembra essere altro che una manifestazione primordiale di Kronos-Saturno. Secondo Graves-Patai (I miti ebraici, I, 17):

ยซย Nonostante il concetto rivoluzionario di un eterno, assoluto, onnipossente e unico Dio, proposto per prima dal faraone Akhenaton e accettato dagli Ebrei, da lui protetti, oppure reinventato da loro, tuttavia il nome โ€˜Elohimโ€™ (generalmente tradotto con โ€˜Dioโ€™), che troviamo nella prima Genesi, รจ la variante ebraica di un antico nome semitico per un dio o per parecchi: Ilu, fra gli Assiri e i Babiloesi, El, nei testi hittiti e ugaritici; Il, o Ilum, fra gli Arabi del sud. El era considerato capo del pantheon fenicio ed รจ spesso nominato nei poemi ugaritici (datati dal XIV secolo a.C.) come โ€œtoro Elโ€ che ricorda gli idoli a sembianza di vitello dโ€™oro fatti da Aronne (Esodo, XXXII, 16, 24, 35) e da Geroboamo (I Re, XII, 28 โ€“ 29) come emblemi di Dio; nonchรฉ la personificazione di Dio, fatta da Sedecia, rappresentata da un toro con le corna di ferro (I Re, XXII, 11).ย ยป

Questo El sarebbe stato dunque il dio supremo: lโ€™epiteto ยซAltissimoยป, tuttavia, noi lo associamo alla sfera di Saturno, che รจ la suprema: la sua sembianza di toro deriverebbe dal fatto che a quel tempo Saturno era entrato nella costellazione del Toro.ย Il vitello dโ€™oro che gli Ebrei fuoriusciti dallโ€™Egitto si portano appresso, si riferisce anchโ€™esso a Saturno.

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โ€œGli Ebrei adorano il Vitello dโ€™Oroโ€, di Nicolas Poussin.

Franz Boll riporta (Sphaera, p. 228): Auf dem runden tierkreis von Dendera steht unmittelbar hinter der Jungfrau eine stierkรถpfige gestalt, Hor-ka, der planet Saturnย (ยซSullo zodiaco rotondo di Dendera, appena alle spalle della Vergine, cโ€™รจ una figura con testa di toro: si tratta di Hor-ka, il pianeta Saturnoยป). Il sacerdote di El Elyon sarebbe stato Melkisedek, la cui figura ricorda tanto quella di Enki-Ea, quanto quella del coranico al-Khidr, e il cui nome significa ยซIl mio re รจ giustoยป: e chi potrebbe essere piรน giusto (dรฌkaios) del supremo Demiurgo, dispensatore di Giustizia e Misura dallโ€™alto della sua demiurgia? Dโ€™altronde El, o Elohim, fu sovrano โ€œterrestreโ€, al tempo in cui ancora camminava in Eden (cosรฌ come nel Lazio o in Grecia, secondo Fr. 139 Kern) in comunione con lโ€™uomo, prima del suo ritiro โ€œstabileโ€ nel polo meridionale dellโ€™eclittica.

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Questo nome semitico, del resto, presenta delle evidenti assonanze con Helios Yperion (6), il Titano solare nominato nei poemi omerici. Il nome significa letteralmente Helios ยซChe sta al di sopra di tuttiยป.ย รˆ noto, peraltro, che Helios sia una figura divina di scoperta provenienza orientale. Ma non รจ altri, ancora una volta, che Kronos-Saturno sussunto sotto il Sole. Per rendercene conto dobbiamo guardare al suo santuario maggiore, a Emesa, in Siria. Qui era presente il tempio del Sole, detto El-Gabal (ellenizzato in Elagร balos, da cui il latino Heliogabalus: notare lโ€™associazione โ€œnaturaleโ€ El/Helios), che prevedeva lโ€™adorazione di una pietra nera di forma conica, regolarmente oracolare, che venne portata a Roma quando il suo sommo sacerdote divenne imperatore, nel III secolo.

Ecco lโ€™accessorio saturnino! El-Gabal, del resto, pare abbia proprio il significato di ยซDio-Pietraยป (Luigi Nardi, Dei compiti, Pesaro, 1827, p. 75). รˆ stata proposta (Enciclopedia Treccani, voce Eliogabalo) anche la variante El-Gabel, ossia ยซdio creatoreยป, ยซdio formatoreยป, che pure ben si sposa con la conclusione โ€œsaturninaโ€. Non รจ raro rinvenire, nellโ€™area siro-arabica, lโ€™adorazione di pietre โ€œsolariโ€, solitamente nere. Celebre esempio, giร  citato: la pietra nera di La Mecca. Nรฉ si dimentichi la pietra nera di Cibele a Pessinunte. Giovanni Filoramo, nel suo testo sullโ€™Islam, ci ricorda che, anticamente, ai quattro angoli dellโ€™Arabia fossero custodite quattro pietre nere, di cui oggi solo una, quella di La Mecca, sopravvive.ย Persino il โ€œsolarissimoโ€ Mitra viene talvolta accostato a Saturno. A tal proposito Franz Boll (Sphaera, p. 313, nota 3):ย 

ยซย Nellโ€™etnografia astrologica del Tetrabyblos (II 3 p. 64, 14) si nota a proposito dei popoli dellโ€™Asia Centrale: โ€˜Venerano lโ€™astro di Afrodite chiamandolo Iside, chiamando invece quello di Saturno Mithra-Heliosโ€™. Il pianeta Saturno รจ quindi identificato con Mithra-Helios. ยป

Forte sorge in noi la suggestione che Mitra (nellโ€™antichissima religione vedica componente con Varuna il duo Mithra-Varuna, mentre in quella mazdea lโ€™omologo Mithra-Ahura) sia lโ€™aspetto benefico di Saturno, in contrapposizione alla faccia oscura, ossia lโ€™Avversario, Ahriman/Samael ยซpieno di morteยป, nello Zervanismo apertamente associato a Saturno-Kewan, il ยซdemone planetario piรน nefasto dei cieliยป. Secondo Zad Sparam IV, 7: ยซSaturno [Kewan] รจ morte per le creatureยป.

Potremmo ancora dire molto di questo dio degli dรจi, della sua identificazione con il fabbro Prometeo, che โ€œa monitoโ€ dovette indossare per sempre un anello fatto di ferro e pietra, a seguito della sua liberazione da parte di Eracle dopo, guarda caso, trentโ€™anni di prigionia sul Caucaso (cfr. questa cifra in Igino, Fabulae),ย della sua duplicitร ,ย ma il discorso ci porterebbe troppo lontano. Quel che abbiamo voluto esporre con questo breve scritto รจ un punto di vista raramente sfiorato dagli studiosi, che va sotto il nome di โ€œsimbolismo stellareโ€. Esso รจ stato lโ€™anima della religiositร  piรน antica dellโ€™uomo, di natura rigorosamente cosmo-teologica. La ierofania del dio supremo, lungi dallโ€™avere carattere metafisico, rivestiva connotati cosmologici. Chi furono quegli uomini cosรฌ attenti al cielo? Non lo sapremo mai, ma ciรฒ che sembra certo รจ che dovettero possedere una mente geniale.

Secondo Arato, i nomi delle costellazioni si devono a ยซun uomo di una generazione scomparsaยป che avrebbe individuato nelle stelle delle figure per orientarsi attraverso il tempo (รจ ormai noto, peraltro, che i pittogrammi delle grotte di Lascaux, datati al Paleolitico, e definiti capolavori di arte primitiva, sono in realtร  costellazioni, e non semplici raffigurazioni di animali o scene di caccia). Ed รจ certamente nella piรน antica preistoria dellโ€™uomo che dovette originarsi il discorso sul cosmo, in origine concepito come un racconto unico, sebbene in linguaggio mitico (ma il linguaggio mitico, lungi dallโ€™essere infantile, รจ in realtร  altamente tecnico). Questo grande disegno arcaico, per qualche oscuro motivo, andรฒ in frantumi allโ€™alba della Storia, e non fu piรน possibile rimettere insieme i pezzi, se non per sommi capiย (si ricordi a tal proposito lo strano discorso che Platone effettua nel Politico a proposito delle storie mitologiche).

Ma se gli antichi avevano giร ย smarritoย la chiave di quello che il compianto Giorgio de Santillana denominava ยซil tesoro perdutoยป (con rarissime eccezioni, come i Pitagorici), noi moderni non possiamo sospettare neppure che un tempo fosse esistito. Noi, per quanto possibile, possiamo cercare, con estrema fatica, di illuminare a tratti il buio che avvolge ormai queste cose, sperando di far cosa gradita a qualcuno. Riteniamo, dโ€™altronde, che la miglior motivazione della trasformazione degli dรจi celesti (e del dio supremo, Kronos-Saturno, su tutti) in principi metafisici (ecco il reale progresso!), lโ€™abbia data Mircea Eliade, nel suo Trattato di Storia delle Religioni:

ยซ Questi dรจi celesti supremi si sono potuti trasformare in concetti filosofici perchรฉ la ierofania uranica stessa era trasformabile in rivelazione metafisica; in altre parole, perchรฉ il carattere stesso della contemplazione del Cielo permetteva, accanto alla rivelazione della precarietร  dellโ€™uomo e della trascendenza della divinitร , la rivelazione della SACRALITร€ DELLA CONOSCENZA, della โ€˜forzaโ€™ spirituale. Lโ€™origine divina e il valore sacro della conoscenza, lโ€™onnipotenza di Colui che VEDE E COMPRENDE, di Colui che โ€˜saโ€™ย  โ€“ย  in quanto sta in ogni luogo, vede tutto, ha creato e domina tuttoย  โ€“ย  non si scorge in nessun luogo cosรฌ pienamente come davanti al cielo diurno o alla volta stellata. Ben inteso che, per la mentalitร  moderna, tali divinitร , con la scarsa precisione dei loro lineamenti miticiย  Iho, Brahman, ecceteraย  โ€“ย  sembrano astrazioni, da considerarsi piuttosto concetti filosofici che non divinitร  propriamente dette. Non dimentichiamo, tuttavia, che per lโ€™uomo primitivo, il quale le ha plasmate, il SAPERE, la CONOSCENZA eranoย  โ€“ย  e sono rimastiย  epifanie della โ€˜potenzaโ€™, della โ€˜forza sacraโ€™. Chi vede e sa tutto, PUร’ ED รˆ tutto. Talvolta simili Esseri supremi di origine uranica diventano fondamento dellโ€™Universo, autori e dominatori dei ritmi cosmici, e tendono a coincidere sia col principio o sostanza metafisica dellโ€™Universo, sia con la Legge, con quel che รจ eterno e universale nei fenomeni transitori, nel loro divenire. Legge che gli dรจi stessi non possono abolire. ยป

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Riproduzione del Sagittario, come raffigurato sui cippi confinari mesopotamici. Notare la coda di scorpione. Questa icona ritorna identica nellโ€™Apocalisse per descrivere gli uomini-cavalletta.

Note:

(1)ย A questo ostrakon si riferisce anche Franz Boll (Sphaera, p. 313, nota 3): ยซรˆ interessante notare che un ostrakon trovato di recente in Egitto con i pianeti e le immagini dello zodiaco elenca Saturno come Ra, chiamato anche Heliosยป.

(2)ย  Addirittura, anzichรฉ proporre la classica opposizione Luna-Sole, i Babilonesi usavano mettere in campo quella Luna-Saturno (cfr. Franz Boll โ€“ Carl Bezold, Interpretazione e fede negli astri, Sillabe, 1999, pp. 35, 85 e 105).

(3)ย  La natura cosmica degli scudi descritti da Omero รจ cosa nota. Riguardo a quello forse piรน famoso di tutti, quello di Achille (Iliade Liber XVIII), forgiato, guarda caso, da Efesto, il fabbro/demiurgo cosmico, si dice: ยซVi fece [Efesto] la terra e il cielo e il mare, il sole infaticabile e la luna piena, e le costellazioni tutte, di che il cielo si incorona, le Pleiadi e le Iadi e la possa di Orione, e lโ€™Orsa a cui danno il nome di Carro, che si volge intorno allo stesso punto e guata Orione, e sola ignora i lavacri dโ€™Oceano [cioรจ non tramonta mai]ยป. Dopo la descrizione di queste costellazioni veramente fondamentali, segue poi una scena di giurisdizione: ยซGli spettatori acclamavano allโ€™uno e allโ€™altro [dei due contendenti], divisi nel parteggiare; ma gli araldi allora facevano chetare la folla; e i giudici-seniori sedevano entro un sacro recinto circolare su levigate pietre e prendevano in mano gli scettri degli araldi dalla voce squillante, e appoggiandosi a quelli davano a turno la loro sentenza; e stavano in mezzo ad essi due talenti dโ€™oro, da darsi a chi avesse pronunciato il piรน retto giudizioยป. In tale scena, Nuccio Dโ€™Anna (Il gioco cosmico. Tempo ed eternitร  nellโ€™antica Grecia, p. 34) ha intravisto un motivo cosmologico, sebbene non sembri coglierne a fondo le implicazioni. Val la pena citarlo per sottoporlo meglio a critica: ยซI giudici siedono entro un sacro recinto circolare [tรจmenos] stringendo in mano lo scettro, mentre al centro si trovano โ€˜due talenti dโ€™oroโ€™. โ€˜Tร lantaโ€™ รจ formato con lo stesso radicale da cui si ottiene il verbo โ€˜talantรจuoโ€™, โ€˜pesareโ€™, โ€˜bilanciareโ€™, โ€˜misurareโ€™, โ€˜oscillareโ€™, sicchรฉ in realtร  il termine usato da Omero indica i โ€˜due piatti dโ€™oroโ€™ di una bilancia. รˆ lo stesso โ€˜gestoโ€™ di buttare la spada sul piatto della bilancia compiuto dal re celto Brenno quando invase Roma al tempo di Furio Camillo, che doveva โ€˜pesareโ€™ la sconfitta dei romani e sul quale, come nellโ€™arcaico prediritto, si posava lo scettro del giudice. In tal modo, il giudice omerico โ€˜pesavaโ€™ le colpe e premiava lโ€™innocente, come in un gioco, con due โ€˜talentiโ€™ dโ€™oro, simboli ambivalenti delle due metร  di un unico cerchio cosmico. Aggiungeremo che la descrizione omerica ci dร  i due piatti di una bilancia centrata sulla perpendicolare del polo, il punto di equilibrio cosmico, perciรฒ in diretta relazione con le due Orse quali corrispettivi celesti di questi โ€˜piattiโ€™. Il simbolo non potrebbe essere piรน preciso. Se, infatti, ci ricordiamo che la bilancia รจ un tipico attributo della dea della giustizia Themis, lโ€™Ordine cosmico per eccellenza, sembra potersi dedurre che Omero stia prospettando un arcaico equilibrio cosmico strutturato sullโ€™asse di una Bilancia celeste posta in corrispondenza del polo nord e non dellโ€™equinozio autunnale, come invece accade in ogni normale zodiacoยป. Lโ€™interpretazione fa leva su un accostamento tra gioco, diritto e simboli cosmici, ma la metafisica dimostra ancora una volta di annebbiare la vista dei piรน acuti. I due piatti della bilancia, che lโ€™autore associa alle due metร  del ยซcerchio cosmicoยป (?) dovrebbero essere correttamente intesi come le due metร  del cerchio dellโ€™eclittica che, โ€œoscillandoโ€, si solleva e si abbassa rispetto al perno dellโ€™equatore celeste, dando vita allโ€™alternanza delle stagioni. Da tale โ€œbilanciamentoโ€ di linee celesti ha vita lโ€™Ordine del Tempo, riflesso sulle coordinate dello skhamba-sfera-armillare-cosmico, tracciate secondo โ€œGiustiziaโ€, la Dรฌke (o Thรจmi) universale che incarna lo spirito di tali coordinate. Le stesse costellazioni illustrate da Omero, piรน che alludere a un generico asse polare, sembrano riferirsi allโ€™antico coluro solstiziale (personificato da Dรฌke, appunto). La giustizia รจ amministrata da alcuni seniori assisi su delle pietre, in sembianza di ministri del giudice supremo Kronos-Saturno, il pianeta kosmokrator associato alla pietra, che ยซdร  le misureยป allโ€™intero cosmo. Lo stesso autore riconosce che il gioco dโ€™azzardo e gli aspetti divinatori-astrologici connessi erano attributi specifici di Kronos-Saturno, la cui falce dovrebbe essere presa per il bastone-oracolo col quale il veggente decretava il destino e distribuiva la โ€œsorteโ€. Alfredo Cattabiani, da parte sua, ricorda come solo durante i Saturnalia fosse permesso giocare dโ€™azzardo (e a che cosa? Generalmente ai dadi, di forma cubica; la nostra tombola non sarebbe che un fossile misconosciuto di queste antiche pratiche). Del resto, lo ius, prima di divenire โ€œprofanoโ€, era stato appannaggio, nelle societร  piรน arcaiche, della casta sacerdotale. Pierre Grimal (cfr. Marco Aurelio, pp. 283 โ€“ 284) ha tentato una ricostruzione etimologica della parola latina fas, corrispondente alla greca Thรจmi, ed esprimente lโ€™essenza del sostrato sacro e profondo dello ius, il diritto umano. Ne ha rintracciato le radici nella parola facere, il ยซfareยป, il ยซdisporreยป, ma anche il ยซcreareยป. In questo senso la Giustizia cosmica รจ affare autenticamente demiurgico: รจ la norma che il Demiurgo impone alla sfera del cosmo tracciando le coordinate dello skhamba. Questa norma รจ il โ€œfuocoโ€ di Eraclito, che con misura divampa e con misura si spegne: fu giร  il fuoco di Prometeo e del Cervo dei Catloโ€™ltq; si esprime nei me sumerici, nel ล—ta indรน, nella maat egizia, nallโ€™aแนงa iranica; ed รจ la manifestazione visibile sul piano del periodare astrale di ciรฒ che, come dicevano i Pitagorici, a tutto รจ sovraordinato: il numero.

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(4)ย  ยซIl fatto che nel Corano compaiano esplicite condanne del politeismo e, in particolare, della triade femminile delle popolazioni del Hijaz, e manchi invece qualsiasi riferimento al Signore della Kaโ€™ba, ha fatto ipotizzare a Wellhausen (1887, p. 75) che Hubal e Allah costituissero una medesima divinitร  e non รจ mancato chi ha suggerito che il nome della divinitร  meccana potesse rappresentare lโ€™arabizzazione del dio arameo Baโ€™lยปย (G. Filoramo, Islam, p. 33). Da notare che Hobal era raffigurato come un vecchio con arco e sette frecce, dalle virtรน oracolari, al pari di Shani in India e di Apollo a Delfi. Massimo Campanini, tra i massimi esperti dellโ€™Islam, ne Il Corano e la sua interpretazioneย (pp. 43 โ€“ 44), paragona apertamente Allah a Marduk e a Ptah, i Demiurghi di Babilonia e dโ€™Egitto: ยซAllah crea, e crea con la parola [โ€ฆ]. La creazione attraverso la parola รจ un luogo comune delle antiche religioni del Vicino (o Medio) Oriente. La troviamo in Egitto, dove il dio Ptah produce lโ€™universo attraverso lโ€™intelligenza e il Verbo; la troviamo a Babilonia, dove il potere di creare attraverso il โ€˜fiatโ€™ รจ una facoltร  caratteristica del dio Marduk. La troviamo, ovviamente, nel libro del Genesi e, in fondo, nel Vangelo di Giovanni [โ€ฆ]. Allah ha imposto al cosmo il suo ordine [โ€ฆ]. Dio produce il creato e lo riproduce; comincia la creazione e la ripete [โ€ฆ]. Allโ€™origine, esisteva una materia primordiale, chiamata โ€˜fumoโ€™, da cui Dio iniziรฒ lโ€™opera creativa (XLI, 11), qualcosa di simile alle bibliche acque dellโ€™abisso del primo capitolo del Genesiยป. Appare chiaro, quindi, che neppure Allah โ€œcreiโ€ nel vero senso del termine. Egli non fa esistere qualcosa ex nihilo, ma (in perfetto stile demiurgico) si trova a modellare, tramite la parola, una ganga preesistente. La sua รจ unโ€™opera di perfezione, il Corano la tratteggia in guisa tale da rammentarci il Demiurgo platonico: ยซPoi, Allah ha separato la massa primordiale (XXI, 30) e quindi ha creato sette cieli, perfettamente ordinati (LXVII, 3: ยซColui che creรฒ i sette cieli lโ€™uno sullโ€™altro. Non vedi nella creazione del Misericordioso alcuna ineguaglianza. Volgi gli occhi [in alto]: vedi forse fratture?ยป). Come non vi รจ alcuna irregolaritร  e imprecisione nella creazione del cosmo, cosรฌ il moto degli astri รจ regolare e periodico e Dio ne ha stabilito le dimore in cielo (X, 5; LV, 5)ยป. รˆย noto, infine, che durante il pellegrinaggio annuale del Hajj, i pellegrini effettuino sette giri attorno alla Kaโ€™ba, imitando cosรฌ il moto delle sfere planetarie. Testimonianze, resti incompresi di antichi culti astrali soppiantati. Lo Hajj, del resto, si effettuava ben prima dellโ€™avvento dellโ€™Islam. Gli antichi Arabi sono stati grandissimi astrologi, e la denominazione che essi diedero alle stelle rivela ben piรน di quanto non appaia di primo acchito. Del resto, la maggior parte delle stelle, ancora oggi, reca nomi arabi.

(5)ย  Citando lโ€™Edda di Snorri Sturluson, Giorgio de Santillana (Il mulino di Amleto, pp. 516 โ€“ 517) riporta la sede del gigante Surtr: ยซAl limite del cielo rivolto a meridione vi รจ la sala piรน bella di tutte e piรน splendente del sole. Ha nome Gimlรจ, e rimarrร  anche dopo che cielo e terra saranno scomparsi, e gli uomini buoni e giusti vi abiteranno per lโ€™eternitร . Cosรฌ si dice nella Voluspร  (64): โ€œ- Vidi ergersi una sala / piรน bella del sole, / coperta dโ€™oro / in Gimlรจ: / lร  vivranno in eterno / le schiere fidate / e godranno la gioia / che mai perisce -. Allora Gagleri domandรฒ:ย โ€“ Che cosa proteggerร  quel luogo quando la fiamma di Surtr [il Nero] brucerร  cielo e terra? -. Har rispose: โ€“ Si dice che a sud, sopra il nostro cielo, ce ne sia un altro, che si chiama Vindhblร inn, e che sopra questo ve ne sia un terzo, che si chiama Andlangr, e che in questo cielo noi riteniamo che si trovi quel luogo. Ma pensiamo che ora soltanto gli Elfi luminosi abitino quelle contradeโ€ฆโ€. Il signore di questo luogo elisio deve essere Surtr, il Nero, cosรฌ almeno dice Rydberg: โ€œNel testo rinvenuto nel Codice di Uppsala, il Gylfaginning ne fa il signore di Gimlรจ, e parimenti re dellโ€™eterna beatitudine. Dopo il Ragnarok si dice: โ€œQui ci sono molte dimore buone e molte cattive; la cosa migliore รจ essere in Gimlรจ con Surtrโ€ยป.ย Da parte nostra non possiamo fare a meno di ripensare alla Siria (kathรนperthen), che sta โ€œal di sopraโ€ di Ogigia, laddove รจ โ€œil solstizio dโ€™invernoโ€. Signore di quel luogo รจ Kronos-Saturno addormentato. Nella mitologia norrena รจ Surtr, il Nero (si ricordi il riferimento giร  da noi effettuato a Suri, il Nero, degli Etruschi, quello che รจ detto comunemente Apollo Nero). Secondo lโ€™Edda di Snorri, Gimlรจ (Eridu/Canopo) sarร  lโ€™unico โ€œluogoโ€ a sottrarsi al Ragnarok e vivrร  per sempre in eterna pace. Secondo lโ€™etimologia Gimlรจ significa ยซpietra preziosaยป o anche ยซstellaยป. Canopo, da parte sua, รจ lโ€™ellenizzazione dellโ€™egizio kah-nub, ยซterra dellโ€™oroยป. Sarebbe troppo lungo esporre piรน approfonditamente questa questione, che pure riveste importanza decisiva.ย In questa occasione, dato che non lo abbiamo fatto altrove, vorremmo limitarci a strappare la maschera di certa pretesa โ€œmetafisicaโ€, la quale, quanto piรน si va a fondo, tanto piรน chiaramente mostra il suo โ€œvoltoโ€ astrologico. Renรฉ Guรฉnon, nel capitolo de Il Re del Mondo dedicato alla Shekinah e a Metatron, si lascia andare alla constatazione per cui il numero della Bestia, il famigerato 666, sia un numero solare. In nota 18, dice che il valore gematrico del nome di Sorath, il demone solare, รจ proprio 666. Ebbene, il nome Sorath รจ formato dal radicale ebraico Svrt, che vocalizzato restituisce, precisamente, Surtr, il โ€œNeroโ€, il gigante norreno da cui viene la distruzione finale, ma che รจ anche il sovrano di Gimlรจ, il soggiorno di beatitudine. Questo Sorath (si noti lโ€™assonanza col monte Soratte, dimora del โ€œcustosโ€ Apollo, Sorano, a sua volta omologo dellโ€™etrusco Suri [da Sur = Nero]) non รจ quindi il Sole, ma il ben piรน primordiale Sole Nero, Saturno. In veritร , il numero 666 รจ โ€œsolareโ€ (e qui si intende proprio il Sole) anche per un altro motivo, indicando esso la casa dello Scorpione, posto nellโ€™Era del Toro al sesto posto dellโ€™eclittica partendo dal Toro. Lo Scorpione, con la rossa Antares (Anti-Ares) รจ bensรฌ il domicilio astrologico di Marte, ma bisogna riconoscere che, in epoca piรน antica, esso era ben piรน ampio di quanto non sia ora: la Bilancia, infatti, costituiva un tempo le chele dello Scorpione. In Bilancia, secondo lo Zervanismo (che risente dellโ€™influsso dellโ€™astrologia babilonese), Saturno ottiene la sua esaltazione. Se, tuttavia, facciamo sรฌ che la Bilancia sia โ€œassorbitaโ€ nello Scorpione, osserviamo che questโ€™ultima costellazione zodiacale viene a essere contemporaneamente domicilio di Marte ed esaltazione di Saturno, gli antichi Nergal e Ninurta, lโ€™uno signore della morte e delle tempeste, lโ€™altro (volto โ€œoscuroโ€ di Enki), signore dei โ€œvincoli infrangibiliโ€, del tempo che stritola. Nella zona galattica posta tra Scorpione e Sagittario รจ da individuarsi lโ€™ingresso dellโ€™Ade. I terrificanti โ€œuomini-cavallettaโ€, che vengono fuori โ€œaccompagnati dal fumoโ€ (รจ il fumo che esala dalla costellazione di Ara, poco a sud dello Scorpione), cosรฌ come descritti nellโ€™Apocalisse, appaiono identici al Sagittario come raffigurato negli antichissimi cippi confinari mesopotamici. Il Sagittario, a sua volta, era identificato con Nergal-Marte; ed รจ proprio ai Centauri che Dante, sulla scorta di Virgilio, affida la custodia dei violenti immersi nel fiume Flegetonte. Il settimo cerchio dellโ€™Inferno non รจ infatti altro che il corrispettivo ctonio e rovesciato del cielo di Marte. Potremmo proseguire e precisare, esponendo il perchรฉ, col passaggio dal simbolismo stellare al simbolismo solare (o zodiacale) Saturno degradi al rango di demone nefando, ma dobbiamo fermarci qui, per sinteticitร , rimandando questo argomento a un eventuale futuro articolo.

(6)ย Oltre che nel sacro tripode di Delfi, la classica scansione temporale passato โ€“ presente โ€“ futuro sembrerebbe emergere in un altro dio del Sole, il vedico Surya, sovente rappresentato con tre volti. Suo figlio Shani (il pianeta Saturno) รจ possessore di arco e frecce, nonchรฉ del trishula, il che lo avvicina a Shiva, ยซSignore del Triplice Tempoยป. Surya e Shani sembrano lo sdoppiamento di un personaggio che in origine era stato unico, quando il ยซvero soleยป era Saturno, chronokrator primordiale.


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