Il Viaggio degli Argonauti e la navigazione astrale

Il viaggio Γ¨ avventura e sfida, impresa e conquista, svelamento di orizzonti e di possibilitΓ . Il viaggio Γ¨ un volano avvolto in se stesso: la preparazione e le attese della partenza, le prove e gli incontri imprevisti, i pericoli che ad ogni passo minacciano l’andare, l’angoscia che non ci sia ritorno. CosΓ¬ Γ¨ stato per gli Argonauti che s’inoltrarono per mari e terre ignote alla ricerca del Vello d’oro, accompagnati dalla magica lira di Orfeo che cantava la nascita del cosmo e gli antichi dΓ¨i. Il viaggio Γ¨ rito di vita e di morte: Γ¨ un rito che conduce alla vita portando la vita al di lΓ  di se stessa. 

Alla guida di una cerchia di eroi, gli Argonauti, Giasone salpΓ² alla conquista di un oggetto portentoso, il Vello d’oro. Il Vello d’oro era la pelle di un Ariete dai poteri magici, figlio di Poseidone, che attraverso alterne vicende giunse in Colchide. Sacrificato a Zeus, il suo soffice e aureo manto venne donato al re della Colchide Eeta, che l’appese ad una quercia nel giardino sacro ad Ares, custodito da un Drago insonne. Grazie ai balsami di Medea e alla sua Β«schiuma lunareΒ», Giasone riuscΓ¬ ad impadronirsi dell’anelato Vello, conseguimento che a suo modo rappresentΓ² lo stigma della futura rovina.

L’impresa degli Argonauti ha all’inizio un carattere strambo. I navigatori approdano a Lemno, dove Γ¨ accaduta la sciagura piΓΉ terribile conosciuta in Grecia. Le donne dell’isola, la piΓΉ grande della Grecia, avevano sentimenti ostili agli uomini, e non tributavano omaggi ad Afrodite. La dea le aveva punite dotandole di un odore insopportabile, di un acre fetore. Il fetore di Lemno era una conseguenza della maledizione di Afrodite. I mariti fedifraghi avevano abbandonato le loro donne sedotti dall’avvenenza delle giovani ragazze tracie. Le donne infuriate cospirarono fra loro e sterminarono tutti i maschi dell’isola: padri, mariti e figli. Un massacro che correva il rischio di replicarsi con gli Argonauti. Ma cosΓ¬ non andΓ²; vinta la puzza, tutti si dettero al sesso estremo.

Medea, sorella di Circe, altra potentissima maga, erano entrambe profonde conoscitrici di erbe e piante, ingredienti per esiziali pozioni. Ed Γ¨ proprio grazie a tali intrugli narcotici che Giasone riuscΓ¬ ad afferrare l’anelato Vello, segno di un potere acquisito sul tutto; si ricordi che il punto iniziale dello Zodiaco (e quindi dell’anno) Γ¨ fissato al grado zero dell’Ariete. Il moto del Sole, della Luna e dei Pianeti al suo interno crea i presupposti per una biopolitica la cui importanza Γ¨ pienamente condivisa dalla cultura antica, come chiaramente esplicitato nel cosiddetto Β«oroscopo del mondoΒ», il thema mundi. Ma il trono ottenuto da Giasone dipende dal potere di Medea, un’evidenza che presto egli scorderΓ . Il mito Γ¨ chiaro in proposito: il tradimento di Giasone ne sancirΓ  la rovina e, di riflesso, l’apoteosi di Medea. Il potere Γ¨ un oggetto sfuggente come il Vello, lo si insegue bramandolo, ma poi fatalmente sfugge: era capitato a Pitagora e ai suoi discepoli a Crotone, e poi ad Archita, β€˜autocrate’ tarantino e manipolatore di Platone nella infelice esperienza siracusana.

Il naviglio degli Argonauti Γ¨ metafora della navigazione astrale, Apollonio Rodio dice che quando salpΓ² apparirono stelle brillanti in un cielo nuvoloso. Argo porta alla conquista del Vello d’oro, al manto dell’Ariete, dell’aurora sorgente dell’anno, del Sole o oro nascente. Con un Vello d’Ariete ancor oggi si filtrano le acque aurifere, e il pelame trattenendo l’oro, risplende. PerciΓ² l’Ariete Γ¨ nell’Iran antico simbolo della gloria, del destino regale; in esso Γ¨ racchiusa l’aura gloriae, il farr (< pahlavi xwarrah < avestico xvarǝnah), la fortuna che s’irradia dal capo degli esseri eletti. Ardashir, il futuro fondatore della dinastia sasanide, era paggio del gran re dell’impero partico Artabano IV; un giorno temette il rancore del re, e chi lo vide in fuga scorse anche un ariete che lo seguiva [1]. I bizantini racconteranno che il Vello d’oro Γ¨ una pergamena in cui sono celati segreti alchimici.

I sacerdoti di Fauno su velli di pecora si sdraiavano nella notte silenziosa chiedendo sogni, narra il settimo libro dell’Eneide, e il matrimonio del flamen dialis voleva gli sposi seduti su una pelle ovina. Quel vello Γ¨ il simbolo di una trasmutazione, d’un rinnovamento aureo, come quello che sulla terra avviene sotto l’Ariete, come quello che nei cieli annunciano le pecorelle. A Palazzo Schifanoia in Ferrara, l’affresco dell’Ariete contiene anche il trionfo di Minerva tra dotti, ricamatrici e tessitrici. 

La costellazione dell’Ariete appare nei cieli sgombri composta di astri che Tolemeo dice d’influsso marziale e saturnino nel capo, mercuriale e saturnino nella bocca, venereo nella coda, marziale nelle zampe. Si ode nei tuoni il cozzo delle corna ricurve dell’ariete celeste, ed Γ¨ esso ancora che si getta alla carica nelle grandinate primaverili. Si dice che il Sole in Ariete Γ¨ esaltato: infatti, dopo il lungo, umido, freddo inverno, regno di Luna e di Morte, incomincia per lui una vita nuova. Si dice altresΓ¬ che Ariete Γ¨ sede di Marte felice. Infatti questo segno e Marte sono entrambi caldi e secchi. Β«ArietiΒ» erano in Grecia gli eroi marziali e gioviali; a marzo, nella tradizione romana, si dΓ  inizio alle campagne militari. Il mese infatti da Marte prende nome. GiΓ  in Grecia Γ¨ evidente l’assonanza linguistica tra Aries = Ariete e Ares = Marte.


[1] Tuttavia secondo Matteo Compareti, che mi onora della sua amicizia, Β«la storia dell’ariete che segue Ardashir l Γ¨ un’invenzione dei traduttori contemporanei del Karnamag. In realtΓ , il termine relativo alla creatura che seguiva Ardashir nella sua fuga e che esplicitamente rappresentava la gloria, non Γ¨ leggibile in nessun manoscritto medio persiano. Tant’Γ¨ vero che qualcuno l’ha tradotto come uccello rapace, altri come “cane volante” et similia. Paragonando il passo del Karnamag in questione con il medesimo episodio nello Shahname, compare il termine ghorm al seguito di Ardashir. Per capire che cosa simbolizza la gloria iranica in quei testi, bisogna capire come apparisse il ghormΒ» (comunicazione privata tra il Compareti e lo Scrivente).

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