In attesa della diretta di domani sera con Antonio Bonifacio, dedicata al suo libro I Dogon. Maschere e anime verso le stelle (Venexia 2015), ospitiamo questo vasto scritto inedito dell’Autore che riassume la cosmologia religiosa dei popoli del Sudan occidentale i suoi legami con lโantico Egitto.
di Antonio Bonifacio
…il Sigui prossimo sarร nel 2028 o mai piรน.
Jean Rouch
29 settembre: โNotte fresca a Bandiagara. Partenza. Impantanamento di quasi unโora. Arrivo a Sanga. Il capo Dounรจyron Dolo ci accoglie cordialmente. Viene altra gente e anche molti bambini. Qui siamo ben lontani dal servilismo della maggior parte degli uomini incontrati finora. Tutti quei negri e bianchi conosciuti fanno lโimpressione di canaglie, di villani, di lugubri mattacchioni, in confronto con questa gente. Straordinaria religiositร . Il sacro รจ presente ovunque. Tutto sembra saggio e graveโฆ Immagine classica dellโAsia.โ
Michel Leiris, Afrique fantome

Premessa
La โscopertaโ dei Dogon in Europa รจ coincisa soprattutto con la diffusione dei risultati della missione Dakar-Gibuti (da Oceano Atlantico al Mar Rosso), una spedizione etnografica che approdรฒ in Africa nel 1931, per terminare il suo tragitto nei territori coloniali francesi nel 1937, inviando in madrepatria una cospicua documentazione. Essa era stata preceduta da una missione praticamente in โsolitarioโ del comandante Louis Desplagnes, svoltasi nel biennio 1904-1905, avente per oggetto di studio lโaltopiano nigeriano e quindi esattamente il territorio Dogon. Quello di Desplagnes fu il primo incisivo incontro con unโantica popolazione, prima probabilmente nomade, poi stanziale che fruttรฒ un notevolissimo raccolto di osservazioni etnografiche, di recente rivalorizzate. A ciรฒ si associรฒ un piccolo patrimonio di reperti regolarmente acquisiti, che il Desplagnes, di sua iniziativa, portรฒ con sรฉ al suo ritorno in Francia. Lโavventura in solitario del militare francese arricchi la conoscenza dei luoghi e delle persone grazie a un gran numero di bei disegni e pregevoli fotografie, ritrovate solo di recente, nonchรฉ del volume da lui scritto Le Plateau central nigรฉrien: une mission archรฉologique et ethnographique au Soudan, allโepoca fondamentale per la conoscenza dei luoghi e delle persone.
La spedizione successiva, con a capo Marcel Griaule, si svolse oltre 25 anni dopo questa, con il mondo occidentale completamente cambiato, nei mezzi e nella mentalitร , dallโepoca di Desplagnes. Essa aveva tuttโaltro scopo, oltre a quello parallelo di effettuare unโinchiesta etnologica approfondita. La ricerca stavolta fu dichiaratamente multidisciplinare, condotta da sei studiosi di spicco, nelle loro rispettive specialitร , una missione economicamente impegnativa e per questo concorsualmente finanziata e che sostanziava la propria attivitร nel reperimento di oggetti locali atti a essere presentati a un pubblico evidente famelico di esotismo e di โnegritudineโ. Si trattava infatti di raccogliere testimonianze dellโartigianato autoctono ottenute anche, se non soprattutto, con mezzi assai discutibili e ciรฒ allo scopo di arricchire le spoglie sale del Museo del Trocadero che, singolarmente, languiva nell’abbandono, malgrado si fosse nel pieno della esplosione dโentusiasmo della Francia espansionista che celebrava se stessa a Parigi con la consueta grandeur dโOltralpe nellโExposizion Coloniale Universale del 1931, quindi in coincidenza con la partenza dellโequipe Griaule.
ร pure possibile che lโincontro dellโetnologo con I Dogon avvenisse per fato, in quanto si dubita che si avesse intenzione di visitare quel popolo, in quanto si riteneva tale popolazione ostile e di rude carattere, considerata tra le piรน arretrate di quel territorio subsaheliano che oggi รจ parte cospicua del Mali. Tuttavia, prescindendo da ciรฒ, la missione ebbe a sostare nelle falesie di Bandiagara grosso modo dal 25 settembre alโ30 novembre del 1931 cambiando molte cose nella concezione che si aveva delle popolazioni native africane e mutando, altresรฌ, la vita e il pensiero di molti partecipanti allโimpresa.

Griaule fu progressivamente colpito dalla ricchezza della sapienza dogon e dalla complessitร delle tradizioni che aveva rinvenuto in quei luoghi remotissimi, tanto che lo studio di questo popolo cominciรฒ ad occupare gradualmente la sua vita e si fece esclusivo nella successiva missione del 1946, cui parteciperร Germaine Dieterlen, sua infaticabile accompagnatrice, che ne continuerร lโopera in un ideale passaggio di testimone dopo la prematura morte del suo collega avvenuta esattamente un decennio dopo. In ogni caso il punto di svolta si verificรฒ dopo 17 anni di intensa frequentazione dei luoghi; alla coppia fu consegnata, in tutta la sua profonditร , lโermeneutica del mito dogon della creazione, stavolta riferito a un livello, per cosรฌ dire, anagogico (per alludere allโinterpretazione dantesca della Commedia).
Si tratta di quel racconto delle origini da cui scaturirร prima Dio dโacqua (responsabile, come Tristi tropici di Claude Levi-Strauss, di molte vocazioni antropologiche e …turistiche) e poi, con il procrastinarsi delle ricerche, con lo stupendo fascicolo di Le renard pale (la Volpe Pallida, entitร mitica originaria nata dalla terra escissa o creata dal dio unico Amma a seconda delle versioni mitiche) che doveva essere prodromico a uno studio ancor piรน vasto, tutto esplicato in questa modalitร .


A conclusione di questa brevissima introduzione vogliamo precisare che la materia che si andrร a esporre consentirebbe, piรน o meno, possibili facili sensazionalismi, tuttavia si anticipa che si affronterร quanto esposto con rigore il piรน possibile scientifico, affermando, al tempo stesso, che lo scopo dello scritto รจ mostrare, sia pure necessariamente per cenni, i profondi legami che la cultura dogon ha non solo con i viciniori popoli sudanesi, non solo con lโEgitto arcaico, ma con quella che qualcuno ha ritenuto di definire Tradizione originale dellโumanitร , ovvero un pattern di simboli che appare irriducibile a ogni storicizzazione (aspetto questo che costituisce quasi un inedito nello studio di questa popolazione).
Ciรฒ non รจ affatto solo unโinclinazione personale. Nella prima appendice dellโepocale saggio il Mulino di Amleto de Santillana e von Dechend rivolgono un piccolo e affettuoso buffetto a Germaine Dieterlen in relazione allโordine di idee che si era fatta la ricercatrice intorno allโastronomia sudanese, e il rimbrotto รจ stato espresso con queste parole: โInutile dire che non occorre condividere lโopinione dellโautrice secondo cui i mandingo abbiano inventato sistemi di astronomia propriโ. ร da credere che il delicato richiamo provenga direttamente dalla penna del de Santillana, ultimo allievo di Leo Frobenius, il ricercatore che aveva collocato lโAtlantide in Africa, e di Charles Franรงois Dupuis, autore del fondamentale saggio lโOrigine di tutti i culti, che vedevano nellโastronomia arcaica la chiave di volta per comprenderne lโorigine della sensibilitร religiosa dei popoli a partire da una originaria radice di arcaica profonditร .
Sirio (la stella cane, capo dei Pianeti) nellโantichitร
Sirio รจ stato concepito e โsperimentatoโ dai nostri arcani progenitori come il centro permanente dellโuniverso arcaico, secondo il titolo del cospicuo articolo di de Santillana e Von Dechend, tema cosmologico poi ampiamente ripreso nel successivo saggio il Mulino di Amleto. ร stato definito โcentro permanenteโ perchรฉ lโastro รจ apparso agli occhi dei nostri arcaici progenitori come millenario punto fisso nel sidereo moto dei corpo celesti, il che, tradotto in termini scientifici, significa che lโastro, a causa del suo moto proprio, appariva esente dai movimenti millenari dovuti alla rotazione precessionale.
Tralasciamo qui il tema dellโarrossamento periodico di Sirio, trasmessoci da fonti antiche (Tolomeo nellโAlmagesto descriveva Sirio una stella rossa, come cosรฌ รจ descritto nelle annotazioni astronomiche dellโantica Cina) e conservato nella ritualistica dogon, cui successivamente si accennerร , osserviamo che questa โscomparsaโ momentanea di Sirio non fu considerata un mera singolaritร osservativa, quanto piuttosto una vera e propria fine di unโera, come si evince dalla celebre dichiarazione plutarchea relativa al silenzio degli oracoli che, evidentemente, alludeva allโimpossibilitร di udire ancora la โVoce degli deiโ a causa dellโavvitamento catabasico delle ere. La civiltร egizia con la quale quella Dogon ha grandi apparentamenti fissรฒ nel calendario sotiaco la base della sua divina stabilitร .
Ne descrivono la singolaritร mitologica, comunque ubiquitaria, gli autori del Mulino di Amleto affermando: โDurante tutta la storia trimillenaria dellโEgitto antico Sirio sorgeva ogni 4 anni il 20 luglio del calendario: in altre parole non era influenzato dalla precessione, il che dovette portare alla convinzione che Sirio fosse ben piรน che una delle tante stelle fisse. Cosรฌ quando Sirio cadde, il grande grande di Pan morรฌโ (p. 342). Ciรฒ offre conto e ragione allโintuizione di Giordano Bruno per il quale la filosofia egizia, nella sua ancestrale radicalitร รจ nientโaltro che โastronomiaโ.
La catastrofica conseguenza del mancato appuntamento del Sole con Sirio รจ fatto corrispondere alla โmorteโ del Dio Pan, e ciรฒ fu interpretato quasi come se lโevento segnasse la fine del paganesimo. Un lucido commento al tema di Pio Filippani Ronconi puรฒ risultare estremamente illuminante, in quanto coniuga lโaspetto fisico a quello metafisico della circostanza con queste parole: โA voler riassumere, a parte la chiesa Bon-po, che ha assorbito i criteri fondamentali dellโavversario Buddhismo e si รจ perciรฒ organizzata e sistematizzata, lo Sciamanesimo presenta lโimmagine di un sapere estremamente arcaico, proprio ad una remotissima cultura, ormai crepuscolare, proprio perchรฉ si รจ rarefatto il tipo umano che la sostentava, per i quale era ancora naturale lโaccesso in diverse condizioni spirituali, nelle quali lโuomo odierno โ assiato su di unโesperienza astratta della realtร โ perde la coscienza. Si tratta di una fase culturale per la quale diciannove secoli fa Plutarco di Cheronea constatava smarrito la morte del grande Panโ (Pio Filippani Ronconi. I molteplici stati di coscienza nello Yoga e nello sciamanismo, Rivista Simmetria n. 3 , 2002).
Al mutarsi astrale, anche secondo anche la tesi principiale evoliana, espressa in Rivolta contro il mondo moderno, corrisponderebbe difatti un mutamento di percezione spirituale dellโumanitร in senso involutivo. Come si vede cโรจ una perfetta assonanza di idee.

Il mito dogon e il rito del Sigui
(il serpente che si morde la coda)
Il mito Dogon, la cui narrazione รจ incomprimibile in poche pagine , narra della caduta del cosmo per contaminazione originaria (da qui la โsingolareโ teodicea che ne scaturisce), dellโinvenzione della morte e della consegna della โparolaโ agli uomini, la parola รจ lo strumento principe della simbologia dogon e radice di quella conoscenza che i Primordiali trasmisero ai loro eredi, tutto questo nel dispiegarsi degli eventi mitici, oscillanti tra โcadutaโ e โrimedioโ alla stessa caduta. Si tratta infatti dellโarticolarsi di tre โparoleโ, cronologicamente successive, ognuna con un dominio di sacertร specifico, nonchรฉ del rinnovamento della intera societร dogon attraverso un rito essenziale, base insopprimibile dellโidentitร dellโetnia.
Il Sigui รจ il rito maximo che celebra lโinvenzione della morte e lโelargizione della โParolaโ agli uomini e che tende periodicamente a ristabilire il cosmo nella sua condizione di perfezione iniziale. Il rito si celebra ogni sessanta anni in forma itinerante, partendo dal luogo ove tutto รจ cominciato, ovvero dalla localitร in cui รจ caduta la prima incudine del primo fabbro, ossia il villaggio Yougou Dougurou . Questo โborgoโ รจ composto da tre agglomerati distinti ed รจ luogo di โmolti santuari e di poca acquaโ. Proprio da qui inizia la celebrazione che si dipana in localitร ierofaniche dellโintero territorio, percorrendo lโintero paese in sette anni.
Per la felice presenza di colui che รจ considerato lโinventore del documentario etnografico, ovvero Jean Rouch, che si trovava a lavorare in altra viciniore zona dellโAfrica in quel periodo, si ebbe lโoccasione di poter filmare lโintero Sigui. Rouch si trattenne nei luoghi, congiuntamente alla Dieterlen, per i sette anni (dal 1967 al 1973) richiesti dalle necessitร di portare a termine una inchiesta completa. Di questa attivitร di film maker ha lasciato una testimonianza preziosissima in quanto il contenuto del documentario coincide esattamente con la cerimonia che Marcel Griaule descrisse con accuratezza in Masques Dogon (ediz.1938) ricostruita in base alle testimonianze dei partecipanti locali al Sigui de 1910. Come narra Rouch, in un articolo dal titolo Le renard fou e la maitre pale, la felice circostanza della ripresa filmica si potรฉ concretizzare solo per il concorso di circostanze fortunatissime, per non dire provvidenziali. La Dieterlen, infatti, dopo unโampia e faticosissima trattativa con le autoritร statali e locali, venne ammessa al rito, facendole cosรฌ un onore eccezionale, come Yasigine (la donna che indossa la maschera satimbe, unica privilegiata presenza femminile nella societร delle maschere awa). Per conseguenza, eccezionalmente, tutta la cerimonia potรฉ essere osservata e filmata fornendo un documento inestimabile agli studiosi. Scrive Rouch:
โ…e da quel giorno non abbiamo mai smesso di seguire il Sigui. Durante i sette anni a partire da Yougo non siamo andati nel cammino sinuoso verso Tyougu, Bongo, Sangha, Amani, Iameye infine verso il riparo di Songo seguendo il Sigui sulle โali del ventoโ...โ
Lโaltra circostanza rilevantissima da sottolineare รจ questo passaggio, i cui contenuti sono suggeriti da Ambibรฉ Babadyi, informatore del celebre e poliedrico Michel Leiris, il quale scrive:
โ…il tempo della celebrazione di ogni nuovo sigui sarร marcato ogni sessanta anni per lโascesa ad est dโun segno celeste rosso osservabile da Yougo Dogorou villaggio considerato come il luogo dโorigine dellโistituzione dellโAwa ovvero il luogo dove i Dogon acquisirono le prime maschere (esse quindi non avrebbero fatto parte della loro cultura prima di una certa data ndr). Ora Ambinรฉ Babadyi indica in una localitร non dogon (โฆ) dove (โฆ) si produce lโapparizione di questo segno aggiungendo che il rito itinerante del Sigui si dispiega da questa regione fino a quella di Yougo prima di effettuare il suo percorso normale attraverso il paese dogon.โ
(Leiris 1948, p. 37)
Nellโintervista Hommage a Jean Rouch il cineasta, anzi, il maestro del documentario etnologico, ha introdotto al possibile significato dei diversi riti compiuti nel peregrinare della cerimonia per tutto il paese, in quanto essi sono differenti per ogni localitร annualmente toccata, pur se teleologicamente indirizzati. Nella circostanza, dal momento che siamo in possesso di questo raro documento cartaceo (il film รจ comunque visibile su Youtube), se ne puรฒ approfittare per condensare, a nostra volta, gli aspetti essenziali di questo fondante rito ancestrale, perchรฉ testimonianza unica, preziosa e probabilmente irripetibile di questo evento, dal momento che, viste le condizioni politico religiose attuali, รจ altamente improbabile che il prossimo Sigui, previsto nel 2027, possa essere celebrato, con tutto quel che dal mancato appuntamento consegue.
Il docufilm dal titolo Dogon Syntese รจ composto in un unico film derivante dallโunione dei riti locali (diversi tra loro) che accompagnano questo autentico pellegrinaggio, che potremmo paragonare, per suggestione, ai riti cristiani della Passione, Crocifissione e Resurrezione perchรฉ, grossolanamente accostando le due vicende, lโuna storica almeno per credenti, lโaltra mitica, o mitostorica per i dogon, cogliamo comunque la presenza di un pattern comune.
Le tappe del Sigui filmato da Rouch รจ articolato per luoghi di celebrazione specifici legati al mito nella seguente maniera:
L’enclume du Yougo. Riti di iniziazione, svolti in piazze pubbliche, dai Dogon vestiti in costumi rituali. La danza che effettuano in onore degli antichi padri รจ definita “la danse du serpent“.
- Les danseurs de Tyogou. ร una lunga processione fatta con oggetti ornamentali e simbolici, verso i luoghi sacri degli antichi villaggi.
- La caverne de Bongo. Rito di โpropiziazioneโ.
- Les clameurs d’Amani. Processione nella quale gli uomini, preceduti dagli anziani, seguono un percorso simbolico per raggiungere la meta del rituale.
- L’auvent de la circoncision. La circoncisione viene svolta in una localitร specifica, una sorta di santuario allโaperto e alla presenza di una โgalleriaโ pitture rupestri, come segno di consacrazione del fanciullo allโetร adulta, di ringraziamento e di propiziazione. La cruenta mutilazione riveste caratteri molto complessi dal punto di vista animico.
LโOpera di Rouch รจ stata successivamente ripresa, nei suoi passaggi essenziali, per essere inserita in un altro elaborato filmico da un altro cineasta-etnologo, Luc de Heusch. Qui Rouch svolge una parte, per cosรฌ dire, โattorialeโ (Sur les traces du Renard Pรขle. con Jean Rouch e Luc de Heusch, 1983).


Le maschere sono confezionate in ogni villaggio e per ogni Sigui, per poi essere conservate nella sacerrima caverna delle maschere, insieme a quelle dei Sigui precedenti fungendo da archivio storico della cerimonia. Di passata e quindi incidentalmente ricordiamo che Leo Frobenius aveva indicato la morfologia della caverna, come omologia della stessa caverna cosmica, indicazione rilevante che ricollega la ritualitร dogon a quella universale in considerazione della cura con cui i medesimi dogon, e i popoli viciniori, raffigurano lโeclittica e contrassegnano territorialmente i punti di osservazione degli equinozi e dei solstizi.


Le successive descrizioni tradotte, riassunte e adattate alla circostanza, riassumono le spiegazioni sinteticissime sul rito offerte dal regista allโintervistatore, esordendo lโinterpellato con queste parole: โAllora noi abbiamo cominciato a esplorare delle ipotesi intorno al valore rituale dei primi sei sigi che come detto sono legati alle localitร sovramenzionateโ, da cui segue la sinossi dellโintervistato:
– Il Primo Sigui รจ la caduta dellโincudine รจ la morte del primo anziano, รจ il rituale immediato che segue alla morte. ร come nel cimitero della falesia.
– Il secondo Sigui: si celebra con la danza sullo piazza del villaggio con la maschera che non รจ ancora dipinta, รจ la danza dei funerali dei danzatori di Tyogou.
– Il terzo Sigui:le maschere sono dipinte erette, รจ il dama. La fabbricazione delle maschere identiche a quelle che si fanno ogni cinque anni Nel dama gli anziani sono rappresentati per mezzo delle maschere com’erano quel giorno dalla grande maschera- serpente che rappresentava il primo antenato morto di cui la grande maschera raccoglie i principi spirituali per non disperderli pericolosamente.
Nel quarto anno del Sigui, si celebra la Parola, la danza del serpente rappresenta la procreazione, lโinizio di un ciclo vitale, lโesordio germinale di una nuova generazione.
Il quinto anno dei Sigui, compiuti tutti i riti che seguono il decesso, segna la ripresa del ciclo vitale: la nascita. Per simulare lโevento si realizza una pantomima in uno specifico lembo di territorio che offre delle caratteristiche morfologiche precise dal momento che esso รจ sabbioso. Questo consente agli โattantiโ di immergersi nelle dune e di fuoriuscire da esse come da una placenta . Dopo ciรฒ i simbolici neo-nati vanno a lavarsi e a danzare: la nuova generazione infine รจ nata. La presenza della danza, quale espressione sostanziale del rito e della musica che lโaccompagna, รจ assolutamente prioritaria dal momento che, come sosteneva Marius Schneider, lโevento centrale del rito รจ acustico.
Nel sesto Sigui ognuno รจ abbigliato in vesti femminili, รจ il โmaternageโ e per questo il โnuovo natoโ รจ nelle braccia della madre che lo accudisce.
Nel settimo anno a Sanga avviene la mutilazione sessuale che rende gli infanti definitivamente consegnati al loro sesso esteriore con lโeliminazione fisica di ogni commistione.
Rouch non potrร filmare questa parte del Sigui in questa circostanza (lo farร altrove) in quanto la localitร di Songo (quella gravida di pitture rupestri, altro capitolo essenziale della cosmovisione dogon che qui non si tratta) era negli anni 70 giร fortemente islamizzata con relativa proibizione delle cerimonie pagane, anche nel precedente Sigui, del 1910, gli autoctoni ebbero difficoltร a ultimare il rito.
Proprio questo passaggio, tanto crudele quanto essenziale, per uno sviluppo conforme alla tradizione della societร , cosรฌ come la intendono i Dogon, in cui i maschi perdono la loro parcella di femminilitร esteriore con lโablazione del prepuzio e le ragazze che perdono la loro mascolinitร per lโescissione della clitoride, appare misteriosamente legato ai momenti orbitali degli astri invisibili del sistema siriano. Si ribadisce cosรฌ lโarcaicitร della concezione stellare e lโinestricabile connessione retale che lega ogni aspetto della realtร .


Con ciรฒ il ciclo si รจ concluso, il serpente sโรจ come morso la coda e bisognerร attendere lo spirare dei 60 anni successivi per rinnovare il mondo e conferirgli nuovo impulso vitale.
Detto ciรฒ possiamo penetrare piรน profondamente nella polpa del nostro argomento che รจ costituito dalla relazione esistente tra i Dogon e la stella Sirio che, come cโinsegna la coppia de Santillana/Dechend, costituรฌ il perno immobile del divenire arcaico. Con essa si accompagna, nel pensiero dogon, la conoscenza di un misterioso astro, compagno orbitale di Sirio, che รจ assolutamente invisibile ad occhio nudo, una nana bianca composta da materia pesantissima, nozioni, queste, scientificamente corrette ma evidentemente del tutto fuori portata dei โprimitiviโ dogon. Tale โpicciolettaโ stella costituisce lโelemento essenziale del processo creativo dal momento che รจ proprio il fatto di essere minuscola e composta di materia immensamente compressa, che la rende cosรฌ miticamente attraente. Essa, per dirlo pitagoricamente (geometricamente e matematicamente), รจ il โpuntoโ ed รจ โlโunoโ, il principio di tutte le cose, il โsemeโ che possiede in nuce la totalitร . Da un punto, infinitamente compresso si genereranno tempo e spazio espandendosi in esso tutto il contenuto che, dallo stato latente di potenza. si manifesterร in atto: in sintesi da questo seme cosmico scaturirร tutta la realtร attraverso un grandioso e complesso processo di sistemazione universale, impossibile da sintetizzare nella circostanza.
Sirio B (questo รจ il nome scientifico della stella) รจ quindi omologata al grano di fonio (digitaria exilis) origine di tutti i semi (che sono legati ciascuno a un pianeta in singolare concezione astrale) che, in essa, sono come contratti, cosรฌ come a questo seme รจ omologato lโaltrettanto minuscolo uovo della clarias senegalensis, il pesce siluro (un pesce, โquasiโ anfibio, che ha ricevuto unโattenzione particolare negli studi etnologici di questo popolo per la sua importanza simbolica), che nel mondo acquatico assume caratteristiche parallele alla digitaria, essendo ritenuta la piรน piccola tra le uova. Inoltre per i Dogon Sirio รจ un sistema stellare formato non da due ma da tre stelle (Sirio C รจ paragonata al seme sorgo femmina) il che richiederร qualche breve annotazione successiva.
Prescindendo da questa singolaritร , la concezione dogon appare concettualmente sovrapponibile alle testimonianze offerte nel Mulino di Amleto a proposito dellโimmobilitร di Sirio, viste appena in precedenza. ร per mezzo della sua fissitร nel cielo che si gioca la stabilitร del cosmo, e quindi del mondo, in quanto essa quale “asse del mondo intero“. La Stella densa รจ reputata “come l’uovo del Mondo, …la fonte di tutte le cose” (M.Griaule, G. Dieterlen:1965; pp. 473, 474). โAsse del mondoโ e โfonte di tutte le coseโ sono attributi che, nel linguaggio storico religioso, conferiscono una maestร ineguagliabile al soggetto cui sono attribuite. In diverse parole secondo i Dogon, sarebbe Sirio B che renderebbe stabile Sirio A e la fissa nel cielo e con lei tutto lโuniverso.


Dal seme cosmico si genererร per espansione lโuovo cosmico da cui esploderร tutta la creazione/manifestazione, concezione presente in molteplici culture che rende impossibile fare un confronto comparativo, seppure sommario, in quanto ben esonda i limiti di questo scritto; malgrado ciรฒ non possiamo non evidenziare come una piรน corretta traduzione del passo genesiaco relativo al tema affermi โlo spirito di Dio covava le acqueโ. Ci permettiamo di osservare, facendo un piccolo strategico passo indietro, che nessuno tra i ricercatori ha posto un parallelo tra questo seme e il racconto evangelico del granello di senape, che poi รจ il dato che piรน ci interessa rilevare in funzione โtradizionaleโ, e il passo รจ questo:
โIl regno dei cieli si puรฒ paragonare a un granellino di senapa, che un uomo prende e semina nel suo campo. Esso รจ il piรน piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, รจ piรน grande degli altri legumi e diventa un albero, tanto che vengono gli uccelli del cielo e si annidano fra i suoi rami.โ
Matteo 13, 31-2
Parimenti nessuno ha proposto un confronto con lโinduismo in cui la similitudine di questa concezione — il piรน piccolo il piรน grande — รจ resa in maniera inequivocabile con queste parole:
โQuesto atma, lo spirito divino che risiede nel cuore, รจ piรน piccolo di un grano di riso, piรน piccolo dโun grano dโorzo, piรน piccolo di un granello di senape, piรน piccolo di un grano di miglio, piรน piccolo del germe di un grano di miglio, questo atma che risiede nel cuore รจ anche piรน grande della Terra, piรน grande dellโatmosfera, piรน grande del cielo, piรน grande di tutti i mondi interi.โ
Chรขndogya Upanishad, 3ยฐ Prapรขthaka, 14ยฐ Khanda, shruti 3
La levata eliaca di Sirio
Il tema della levata eliaca di Sirio รจ contenuto in due passaggi del mito fondativo ove si sono soffermati i due etnologi come si legge in questo passaggio: โTra gli altri termini annotati da Griaule-Dieterlen c’รจ anche l’associazione di Sirio e del Sole nella creazione del mondo Dogon che riporta: โGli uomini che avevano visto ‘sigi tolo’ (Sirio) brillare durante tutta la discesa (e al momento dell’impatto ) poi assistette alla prima alba che spuntรฒ ad est e da quel momento illuminรฒ l’universoโ โ (M. Griaule, G. Dieterlen:1965, p. 444).
In un altro passaggio sโintroduce il tema della discesa dellโArca contenente tutte le creature esistenti, rappresentate dai lori simboli, dimodochรฉ ogni essere sarร il corrispettivo teofanico di una creatura celeste. A quel punto accadde che: “Dopo il Nommo, tutti gli esseri che erano sull’arca scesero a turno sulla Terra. Quando fu svuotato (del suo contenuto) Amma sollevรฒ la catena che lo teneva al cielo e poi “chiuse” il cielo. ll Sole, come si descrive in questo passaggio, รจ direttamente associato a Sirio perchรฉโโฆsigi tolo e il Sole discese nel cuore della notte, sigi tolo indicรฒ la via, poi il Sole sorseโ (M. Griaule, G. Dieterlen: 1965, 461).


Grande รจ quindi lโimportanza che riveste nella ierostoria dogon questo evento. Da qui la possibilitร che esso abbia ricevuto una puntuale attenzione cultuale, come del resto รจ accaduto per altri segmenti del gigantesco mito. Proprio per questo poniamo lโattenzione su un intervento pubblicato dallo stesso Marcel Griaule nel 1957 – quindi postumo alla sua dipartita avvenuta nel 1956, ed evidentemente maturato dopo il โrivoluzionarioโ articolo Un sistema sudanese di Sirio – dal titolo Symbolisme dโun temple totemique soudanais (ISMEO): esso รจ un estratto da una raccolta significativa sulla tematica architettonica nellโambito religioso dal titolo Le symbolisme cosmiques des monuments religieux. Articolo senzโaltro complesso ma di eccezionale contenuto, in cui si affrontano diversi temi della locale cultura indigena riguardati tutti sotto il profilo cosmologico e, nello specifico, enucleiamo quel succo irrinunciabile che puรฒ interessare i lettori di un intervento come questo, che รจ stato redatto soprattutto in relazione al tema astronomico del sistema siriano e del levarsi eliaco della stella principale.
ร bene premettere (o comunque richiamare) il fatto che la cosmogonia sudanese occidentale in generale sembra costantemente risolversi in una cosmologia espressa in un linguaggio โvernacolareโ, seppur mitico, e in questa ottica andrebbe interpretata. Detto ciรฒ, vorremmo far risaltare come a questa cosmogonia esplicata nel momento aurorale della creazione che sembra fondare integralmente la realtร quotidiana, la cultualitร dogon ha dato grande rilievo a ciรฒ costruendo dei santuari-osservatorio attraverso cui scrutare tale levata eliaca (fenomeno che avviene solo per un giorno allโanno) attraverso due fori appositamente realizzati in queste modeste strutture templari.
Si tratta, in prevalenza, di tempietti piuttosto arcaici presenti in luoghi spesso ormai abbandonati per ragioni varie che ben documentano lโarcaicitร dellโosservazione sotiaca presso queste popolazioni. A p. 34 dellโarticolo citato lโautore narra di una sua visita a un villaggio apparentemente abbandonato nel XIX secolo dal nome brevissimo โIโ e in cui, tra i molti reperti, si trova un santuario la cui morfologia testimonia la bontร dellโottica astronomica scelta per i presenti fini espositivi. Scrive Griaule: โIl santuario edificato nella caverna offre lโinteresse di rappresentare, agli occhi dei Dogon, la replica simbolica di quello che esisteva nel paese mandรฉ di cui costoro conoscevano lโarchitettura teorica e la destinazioneโ. Considerazione assai rilevante in quanto testimonia la presenza di una certa perpetuitร dellโarchitettura religiosa e della sua finalitร astrale che si spinge ben indietro nel tempo, ovvero antecedentemente almeno al XIV sec. d.C.
Griaule prosegue nella descrizione delle caratteristiche edilizie del santuario introducendo, appena successivamente, questa riflessione estremamente rilevante: โAl disopra della porta guardando a est sono collocate due aperture rotonde dโun palmo di diametro, la distanza tra il centro del primo cerchio e il secondo รจ un cubito, essi sono i fori del santuario per vedere il Sole e Sirio per mezzo dei due occhi, il foro di destra รจ il โseggioโ di Sirioโ, il foro di sinistra quello del Soleโ (p. 36, testo lievemente rielaborato in traduzione). ร bene richiamare il fatto che il sorgere contemporaneo dei due astri allโorizzonte รจ fenomeno astronomicamente peculiare che avviene in circostanze calendariali precisa a seconda della latitudine del luogo e del giorno dellโanno.



Tuttavia, pur se ciรฒ non รจ di poco conto in relazione allo scetticismo di molti, tralasciando altre pur importanti ma non essenziali osservazioni che forniscono un quadro di enorme complessitร simbolica, รจ opportuno concentrare lโattenzione a quella straordinaria immagine contenuta bel testo dellโetnologo e rubricata come n. 4. Griaule premette al suo commento dellโimmagine che le osservazioni eliache erano effettuate, durante il suo soggiorno, limitatamente ai competenti โpretiโ della tribรน Arou, e ciรฒ avveniva nella โmiticaโ localitร di Yougo (quella da dove principia il Sigui).Tuttavia in santuari o โginnaโ (case totemiche) di altre regioni si realizzavano immagini dellโincontro di Sirio con il Sole. Una di queste, ottenuta con un impasto di riso nero, costituisce un documento che potrebbe davvero definirsi Out of Place Artifacts. Si tratta di una figura che qui si riproduce e che Griaule cosรฌ commenta:
โIl disegno sul lato est del santuario dellโincontro del Sole con Sirio. Il sole รจ dimensionato in un cerchio di diametro di circa 20 cm. ร rappresentato con quattro raggi a croce, a destra รจ posta una figura similare, due volte piรน piccola, rappresentante Sirio. Tra le due e piรน ravvicinata alla seconda un punto marca la posizione della stella Digitaria (Sirio B); piรน in basso un secondo punto, leggermente piรน spesso, rappresenta la stella sorgo femmina. Questi due astri fanno parte del sistema di Sirio.โ
[vedi infra: Il sistema di Sirio e i riti ad esso collegati]
In dettaglio รจ opportuno far notare che, sebbene per i Dogon il Sole e Sirio siano astri della stessa misura, la sproporzione pittorica deriva dallโimportanza che si conferisce al Sole per il suo compito di mantenere la vita sulla terra, e parimenti la differenza evidenzia la realtร dellโosservazione visuale. Precisato ciรฒ non puรฒ che risultare in maniera stupefacente come, antecedentemente alla visita di qualunque presunto missionario astronomo ipotizzata da alcuni studiosi scettici, la presenza della mitologia delle due stelle invisibili fosse profondamente incorporata operativamente nella complessa cultura dogon.

Lโargomento stellare รจ stato ripreso di recente, utilizzando le testimonianze contenute in Volpe pallida, dallโastrofisico J.M. Bonnet-Bidaud, che, come storico, oltrechรฉ che come astrofisico, si รจ recato in missione con la Dieterlen nel paese dogon nel 1998 (lโenergica etnologa aveva 95 anni e ancora trovava la forza e la tenacia di difendere il controverso articolo scritto nel 1950!), per compiere alcuni rilievi astronomici a Sanga, luogo miticamente assai significativo e in cui รจ presente un gigantesco โosservatorioโ (di tutto questo si parlerร piรน in avanti).
I risultati delle sue osservazioni ampiamente diffusi confermano che, inequivocabilmente, i Dogon si dedicavano allโosservazione eliaca in questa localitร da tempi remotissimi (quindi la presenza di Sirio non รจ affatto secondaria nella loro cultura) e parimenti va rilevato che il complesso megalitico di Sanga รจ, in qualche modo, da considerare un centro โsecondarioโ (per dirla alla Guรฉnon) in rapporto alla discesa dellโarca, insieme a quello della abitazione-santuario del grande Hogon di Arou (visto in precedenza), in quanto il centro principale di questo evento รจ situato sul monte Gurao che si affaccia sul lago Debo. In veritร qui non ci si trova di fronte esattamente a un lago in quanto tale superficie lacustre รจ, piรน che altro, unโimmensa zona golenale (delta interno del fiume Niger) che governa le esondazione del Niger e che ben si presta nellโimmaginazione simbolica โ e ciรฒ in parallelo con altre tradizioni – a rappresentare quella collina primordiale in cui occorsero gli eventi dei primordi e, se si vuole e ancor di piรน, il ritirarsi della acque diluviali nel racconto biblico.


Il sistema di Sirio e i riti ad esso collegati
Siamo ora giunti a parlare con maggiore attenzione del sistema di Sirio, di cui si รจ fatto cenno nelle pagine precedenti, in relazione allo stupefacente disegno realizzato con poltiglia di miglio in un santuario successivamente abbandonato. Si tratta di un documento assai rilevante che conferma quanto giร in precedenza avevano sostenuto i due etnologi. Come difatti anticipato, nel 1950 uscรฌ per il Journal des Africanistes, pubblicazione evidentemente settoriale, un articolo redatto a doppia firma da Marcel Griaule e Germaine Dieterlen dal titolo Un sistema sudanese di Sirio (Un Systeme soudanais de Sirius, T. XX 1950 pp. 273-294). Articolo sconvolgente per i suoi contenuti, pur nellโassoluta pacatezza dellโesposizione scientifica, perchรฉ assumeva che i Dogon, oltre ad avere conoscenza dei satelliti di Giove e degli anelli di Saturno, le cui immagini verranno pubblicate in Volpe pallida, fossero addirittura ben informati sul sistema siriano e sulle sue peculiari caratteristiche orbitali.
Naturalmente i due redattori erano assai ben consapevoli della straordinarietร della notizia che stavano riportando, essendo il sistema siriano assolutamente invisibile allโocchio umano in qualsiasi condizione osservativa, e, per questo, allโesordio dello stesso articolo, presentarono i loro quattro qualificati informatori, ovvero dei sacerdoti autoctoni, provenienti da localitร diverse e addirittura di lingua diversa (esattamente tre di lingua sanga e uno di lingua wazouba) che dettagliarono gli interlocutori in ogni particolare del delicatissimo tema.
Dopo questa premessa dovrebbe essere evidente a chiunque di come il sistema di Sirio, pur nella sua invisibilitร , sia penetrato cosรฌ profondamente e capillarmente in ogni istituzione dogon (per esempio nei riti fondamentali della circoncisione e dellโescissione) da rendere impossibile ipotizzare una semplice contaminazione epidermica. Malgrado ogni evidenza i due furono attaccati con veemenza da altri specialisti nella convinzione che essi avessero largheggiato in fantasia. Nelle pagine successive si riferirร , sia pur brevemente, della presenza nella profonditร della cultura dogon di ulteriori agganci con il mondo stellare e i suoi moti, la cui conoscenza e, soprattutto, la cui interpretazione, coinvolge non solo questa etnia, ma anche popoli ad essa viciniori. Difatti, in chiusa dello stesso articolo, Dieterlen e Griaule dichiarano che tali conoscenze sono condivise con i Bozo: โIl sistema siriano รจ conosciuto anche dai Bozo, i quali definivano Sirio sima kayne (โpantaloni sedutiโ) e il suo satellite tono malema (โstella dellโocchioโ)โ. Allo stesso modo, nella prima nota del medesimo articolo, i due autori scrivono: โAnche un membro della tribรน bambara che viveva a Bandiagara confermรฒ le caratteristiche piรน importanti del sistema. Si conferma quindi la diffusa conoscenza del sistema di Sirioโ.

Dieterlen e Egitto
Considerati i legami accertati tra le concezioni egizie e quelle dei Dogon, รจ lecito domandarsi: se costoro hanno appreso e/o condiviso il fenomeno della levata eliaca assumendone un significato comunque religioso. Allo stesso modo si dovrebbe rinvenire la conoscenza di astri siriani compagni. Come ha sottolineato, con grande enfasi, il ricercatore panafricanista Cheikh Anta Diop, la conoscenza dell’antico Egitto si รจ sicuramente diffusa in tutta l’Africa — e da taluno si sostiene che ciรฒ รจ accaduto, per quanto riguarda i Dogon, mercรฉ la polverizzazione del regno libico dei Garamanti a loro volta tributari della sapienza degli Egizi — grazie alla presenza di vie di comunicazione piรน facili in passato, dovute a un clima meno desertico. ร quindi ben possibile che questa tradizione astronomica sia stata cosรฌ trasmessa ai Dogon, costituendo la cornice che ha dato origine al mito del po-tolo. Sfortunatamente, siamo qui nel campo di ipotetiche speculazioni di cui sarร molto difficile fornire prove, che perรฒ non infirmano lโobiettiva enigmaticitร dei fatti. Indizi non secondari ci riportano in Egitto e trovano fonte nelle affermazioni di Schwaller de Lubicz sul sistema sotiaco:
โLa stella doppia di Sirio โ che gioca nellโEgitto faraonico il ruolo di un sole centrale per il nostro sistema tutto intero โ ci suggerisce oggi lโesistenza di un sistema cosmico atomico avente per nucleo questa ยซGrande approvvigionatriceยป che รจ lโantica Sothis ma a questo punto รจ possibile che in un tempo non lontano sโ imponga la revisione di tutta la nostra cosmologia.โ
Spingendoci in ulteriori comparazioni con la cultura egizia, alla ricerca della ancora piรน elusiva Sirio C, pur con tutta la prudenza dovuta alla circostanza, รจ da considerare lโipotesi che le tre stelle formanti il sistema possano trovare corrispondenza nelle tre dee egiziane Iside (Sothis), Anukis, e Satis o Satet, e ciรฒ a seguito delle osservazioni โsirianeโ di un noto storico dellโAstronomia antica, Otto Eduard Neugebauer. Si propone qui un passaggio segnalato da M. Hope, autrice de Antico Egitto: The Sirius Connection, dove si puรฒ leggere: โLa dea Satis e la compagna Anukis, non puรฒ essere considerata una costellazione separata, bensรฌ come associata a Sothisโ (M. Hope, 1996, p.107 della ed. italiana). A tale rilievo, prudentemente, si puรฒ aggiungere il fatto che Anukis e Satis, le mogli di Khnum, erano spesso ritratte con Sothis, in viaggio sulla stessa barca celeste, il che potrebbe ulteriormente attestare la complementaritร del sistema.
Da ciรฒ รจ possibile ipotizzare che le molte citazioni โfuori postoโ presenti nel Corano, ovvero non congruenti ai tempi, non derivino necessariamente dallโispirazione divina del calamo del Profeta, come sostengono gli uomini di fede, ma abbiano comunque fatto parte di un deposito sapienziale circolante almeno in medio Oriente. Per quanto riguarda specificamente il sistema siriano (limitandoci a Sirio B) la prova di ciรฒ sarebbe contenuta esattamente nella Sura LIII (La Stella) del testo sacro, in cui sono presenti due versetti particolarmente intriganti sulla tematica. Il primo che si segnala รจ il 49 ed รจ contenuto nel paragrafo Dio principio e fine di tutto, in cui nel testo si legge e lui รจ il signore di Sirio. Tale affermazione, secondo lโinterprete (islamico), va posta in relazione con il versetto 9, della medesima sura, in cui รจ contenuta una singolare esplicazione del moto orbitale della stella satellite di Sirio, la cui relazione con la stella principale sarebbe documentata da questa โenigmaticaโ locuzione fino a due tiri dโarco e ancor meno.
Tale poco comprensibile espressione diventerebbe solo odiernamente pienamente intellegibile potendosi osservare i moti stellari di quel lontano sistema. Sirio B assume, infatti, un moto sinuoso nel suo percorso, come le onde di un oscilloscopio, mentre orbita intorno alla stella principale, e la durata necessaria, affinchรฉ completi questa sua rivoluzione, รจ esattamente calcolata in 49,9 anni. Ciรฒ parrebbe in esatta coincidenza con lโespressione fino a due tiri dโarco e ancor meno. Se cosรฌ fosse, perchรฉ questo รจ il commento, lo ribadiamo, proposto dalla fonte islamica, questa pre-conoscenza del sistema sotiaco rappresenterebbe un fatto ben condiviso dalle culture prescientifiche arcaiche e contemporanee, un fatto su cui non ci si puรฒ non interrogare (fonte: L’รฉtoile Sirius – Les miracles du Coran โ ISLAM, https://www.youtube.com/watch?v=2VzFPPdFRmQ).
Altri temi astronomici
Lโaccanimento โterapeuticoโ degli scientisti nei confronti di Griaule e della Dieterlen ha fatto dimenticare ai critici lโesistenza di altre cospicue osservazioni astronomiche locali che sono ben documentate da fonti insospettabili, da cui sono stati ricavati alcuni disegni che sono stati utilizzati nel Mulino di Amleto a riprova della loro peculiaritร e che qui ci troveremo nuovamente a riprodurre.
Nella circostanza ci si riferisce a due articoli comparsi nel 1950 e nel 1951 nellโedizione londinese della rivista Africa. Del primo รจ autore lโetnologo Dominque (Dimitri) Zahan, perspicuo ricercatore, insieme alla Dieterlen (definita da Rouch โpitonessa ispirataโ), presso i Bambara, popolo limitrofo ai Dogon. Il secondo articolo รจ egualmente di Zahan per la sua prima parte, mentre la seconda, sempre di carattere cosmologico, reca un breve ma densissimo contributo di Solange de Ganay, una nobildonna attratta dagli studi etnologi che frequentรฒ lโAfrica per molti anni, partecipando alle missioni di Griaule e della Dieterlen, pubblicando poi i suoi rilevanti risultati in numerosi articoli che appaiono ancora perfettamente attuali. Il primo contributo reca il titolo Uno gnomone sudanese e il secondo, che nella circostanza interessa maggiormente e che comunque รจ ricollegato al primo, riguarda la nozione dโeclittica condivisa tra i Dogon e i Bambara.
Premettiamo che lo gnomone, in forma di granaio, รจ principalmente utilizzato per la determinazione della data dei solstizi e degli equinozi, fornendo cosรฌ un calendario che ha manifesti aspetti sacrali non evidentemente limitati allโutilitร delle operazioni agricole. Dallo gnomone, che รจ un misuratore del corso del Sole, si passa per traslato allโeclittica che qui principalmente ci interessa; per conseguenza, della proposta interpretativa offerta dallo Zahan, si citeranno alcuni passaggi essenziali, indirizzati a mostrare la complessitร del sistema astronomico indigeno e quindi della relativa cosmogonia (che poi รจ una cosmologia espressa in altre parole) che รจ sempre strettamente correlata allโapparato rituale.
Come detto, i Bambara condividono con i Dogon la medesima attitudine a dare rilievo allโeclittica, il che testimonierebbe una certa possibile comunanza dโorigine tra le due etnie o, comunque, la condivisione arcaica dโun comune sapere. Per documentare queste comunanze e affinitร Zahan ha proposto alcuni schemi cosmologici tratti dallโiconografia dei Dogon e uno di questi, che rappresenta lโUovo del mondo, รจ stato commentato con grande e giusta โenfasiโ nel Mulino di Amleto perchรฉ fornisce ai due autori un contributo motivazionale essenziale. Qui, se ne trae parte del commento e il disegno.

Nel contributo dello Zahan il passaggio per noi fulcrale รจ quello in cui questi tratta della relazione di una celebrazione del rinnovamento dellโanno presso bambara, il rito komo, ritmato dal movimento del sole nel cielo, stabilendo unโintrigante relazione foriera di molti sviluppi: โNoi lasciamo ai linguisti la cura di determinare il valore semantico del fonema โsaโ, serpente, e โsaโ anno, ma costante รจ la rappresentazione tipica del komo con un serpente, sia tagliato, sia dipinto, e indiscutibilmente sempre messo in rapporto presso i Bambara con il movimento annuale del sole e con il ciclo della precessione degli equinoziโ. Una locuzione, precessione degli equinozi, gettata lรฌ con nonchalance ma che si sostanzia in unโaffermazione di straordinaria rilevanza in quanto testimonia della presenza del tema precessionale anche presso questi โprimitiviโ popoli sudanesi e che, come si vedrร appena dopo, รจ attestata iconograficamente.
Anche in questa circostanza รจ lโEgitto la piรน accreditata cultura di riferimento, in quanto in essa si rinverrebbe, in maniera ben evidente, la presenza della conoscenza della ritmica precessionale e della sua applicazione, come ben ha suggerito Schwaller de Lubicz nei suoi testi sullโEgitto faraonico parlando dello scorrimento zodiacale delle costellazioni al punto vernale cui viene correlativamente relazionato un cambiamento dei simboli della regalitร faraonica, esprimendosi cosรฌ la volontร di fare della terra lo specchio del cielo.
Dopo questo bagaglio di informazione sโintroduce finalmente la possibilitร di dare conto del ciclo sessantennale del Sigui attraverso alcuni passaggi esplicativi. Si รจ appena visto che โserpenteโ e โannoโ nella cultura bambara coincidono, mentre, in precedenza, si รจ incontrato un manufatto singolare, la grande maschera del Sigui, raffigurante il serpente primordiale nel cui lungo corpo ligneo sono rappresentate scaglie disegnate a โdente di segaโ. Questi apparenti โdecoriโ sono invece le tacche di un calendario scandito per periodi ventennali. A questo punto facciamo un passo ulteriore per legare questi computi ai moti celesti, distinguendo tra loro i cicli in cui ci si รจ imbattuti, in modo da cogliere una visione completa e sinottica dei periodi cosmologici dellโetnia.
Il ciclo sessantennale riguarda il Sigui, rito di rinnovamento cosmico, motore spirituale in cui le generazioni scorrono tra di loro, i morti diventano infine antenati, mentre una nuova classe dโetร รจ circoncisa assumendo, attraverso la fissazione definitiva della sua sessualitร , un ruolo qualificato e stabile nella societร dogon (รจ il serpente che si morde la coda). Il computo cinquantennale รจ invece legato alla rotazione di Sirio B intorno a Sirio, e non coincide quindi con il Sigui, errore (grave) in cui รจ caduto Monserrat Palau Marti nel suo libro Les dogon del 1957. Il ciclo trentennale รจ intermedio ed esso รจ indicato solo dal Leiris nel suo libro dedicato alla lingua segreta, unโosservazione basata sulla documentazione raccolta dal Desplagnes nella sua esplorazione e che ha a che vedere con un segnale fotico celeste che segna il momento in cui รจ necessario procedere al ristabilimento dellโaxis mundi pericolosamente vacillante. Della qual cosa si ha un intrigante parallelo con il ristabilimento della colonna vertebrale di Osiride nellโEgitto faraonico in un rito, appunto, di cadenza trentennale.
Il computo ventennale risulta ben possibile attraverso lโosservazione visuale della congiunzione Giove โ Saturno, sulla quale Keplero costruรฌ il suo mirabolante diagramma circolare (pressochรฉ un serpente che si morde la coda, secondo lโaffermazione di Rouch), che vede i due astri congiungersi nel cielo notturno e quindi anchโessi maggiormente brillare nel medesimo segno dellโeclittica-ouroboros per tre volte, ogni venti anni (3×20:60). ร proprio attraverso questo sistema che si puรฒ tenere conto della precessione, come si evidenzia nei disegni allegati al presente testo. Non si sa se anche qui qualche missionario astronomo (magari lo stesso), vero deus ex machina, particolarmente ferrato in materia, sia intervenuto a istruire questi โprimitiviโ su tali dettagli che, comunque, costituiscono certamente delle ipotesi. Aldilร di questo, ciรฒ che oggettivamente si rileva รจ il carattere costantemente cosmologico degli eventi, invariabilmente connessi a un aumento della luminositร stellare e ai riflessi che tali cangiamenti producono sulla Terra.


La seconda parte del lungo articolo astronomico, cui faremo solo un breve cenno, รจ, come detto, affidata alla penna di Solange de Ganay e reca un titolo assai intrigante Grafici dโun viaggio mitico pressi i bambara. Citiamo lโarticolo, sia perchรฉ questo titolo costituisce lโennesima conferma che tutti i viaggi mitici si risolvono alla fine in una โavventuraโ astrale, sia, correlativamente, per un fondamentale disegno ripreso anchโesso con la medesima giusta enfasi nel Mulino di Amleto e che qui si ripropone, avente come fonte il predetto scritto della Ganay. Esso rappresenta esattamente il vorticare conico della precessione, suggello indiscutibile delle profonde e senzโaltro enigmatiche conoscenze di questi lontani popoli candidati legittimi allโereditร della Tradizione Primordiale.
Per finire
Chiunque abbia di recente visitato i Dogon, non ha potuto che constatare come le condizioni di vita di questa etnia fosse alquanto miserevole e ai limiti della sussistenza. La scomparsa della selvaggina e lโagricoltura stentata e dagli incertissimi raccolti non sono certo le condizioni per rendere la vita materiale di un popolo quantomeno passabile. Lโunica risorsa extra, che soccorre alla scarsa varietร di alimentazione, รจ prodotta dallโintroduzione della piantagione delle cipolle, che i Dogon, da ottimi agricoltori, hanno imparato a ben coltivare al fine di esportare il prodotto e hanno fatto tutto ciรฒ tanto bene da essere conosciuti dintorno come โil popolo delle cipolleโ, con buona pace di Sirio B e altri ammennicoli.
Tuttavia quello che spicca, osservando le pietre e gli altari incrostati di poltiglia di miglio e sangue, รจ lโintensitร dei sacrifici che si compiono quotidianamente e che sono indirizzati sostanzialmente agli โInvisibiliโ per favorirne la benevolenza e quindi per scongiurare la โfameโ, sollecitando la feconditร , essendo sostanzialmente la sopravvivenza legata alla copiositร e alla regolaritร delle piogge e, in subordine, alla caritร occidentale. Ciรฒ farebbe superficialmente ritenere che la religione dogon sia etichettabile sotto lโorrida locuzione di religione naturale. Il piccolo sforzo di questo scritto รจ stato quello di evidenziare il contrario, ovvero, come la lettura metafisica della religione locale operata da Griaule e dai suoi, fosse corretta (e quindi se metafisica non puรฒ certo essere โnaturaleโ), e che questa religione ha radice nella โparolaโ, nel โverboโ del mito che reca stratificate ermeneutiche che lo rendono profondamente esoterico.
Parimenti complessa รจ la โcristologia etnicaโ fondata sullโautosacrificio del settimo Nommo, morto anchโegli consapevolmente per salvare gli uomini e poi โrisortoโ e che comunica con la propria lingua umida la Parola ogni notte leccando il corpo del suo vicario terreno (lโHogon). Tutto ciรฒ pertanto merita la massima considerazione, scorgendosi, al di lร delle pervasiva dimensione immanente, la finalitร precipua della ritualitร dogon, che trae fonte da una concezione, per cosรฌ dire, โpaolinaโ, dellโessere umano il cui corpo va seminato nelle necropoli rupestri per poi risorgere nel mondo sottile (Corbin a commento direbbe probabilmente imaginale), regno degli Antenati, destinazione che costituisce lโaspirazione esistenziale/soteriologica assoluta. Lโindividuo dogon non รจ semplice โcorpo e animaโ ma coagulo di forze universali, ognuna destinataria di complessi riti di distacco. Marcel Griaule ha presentato la predetta soteriologia dogon con questo incisivo brano:
โQuesti uomini che badavano come tutti gli altri alle loro occupazioni, che sbraitavano al mercato sulle carni troppo care e faticavano sui campi, erano dei morti, bevevano per i morti. Diventavano vivi solo dopo quando erano promossi al rango di antenati, quando i loro corpi erano rinsecchiti nelle necropoliโ.
TESTI, ARTICOLI E FILM SUI DOGON
Testi
Giacomo Albano: Astronomia sacra. I cicli millenari delle stelle e le grandi tappe della storia e della spiritualitร umana, Youcaprint, Lecce,2000
Marco Aime: Diario Dogon, Bollati Boringhieri, Torino 2000
Antonio Bonifacio: Maschere e anime verso le stelle, Venexia, Roma 2018
Antonio Bonifacio: Viaggio Alla fine del tempo (romanzo โdogonโ), La caravella, Capranica (VT) 2020
Germaine Dieterlen: Les ames del dogon, Edition Antรฉ Matiรจrie, s.l. 1941
Germaine Dieterlen Les Dogon, LโHarmattan, Paris, 1999
Ferdinando Fagnola: Viaggio a Bandiagara, Officina Libraria, Milano 2015
Geneviene Calame Griaule: Il mondo della parola, Boringhieri, Torino 1982
Marcel Griaule: Dio dโacqua Bompiani, Milano 1968
Marcel Griaule; Masques Dogon Istitut dโEthnologie, Musรฉรฉ de Lโhomme – Paris 1994
Marcel Griaule Germaine Dieterlen: Le renard Pale, Institut dโEtnologie, Paris 1965
Muttay Hope: ll segreto di Sirio, Corbaccio, Milano 1996
Schwaller de Lubicz: La teocrazia faraonica, Mediterranee, Roma, 1994
Schwaller de Lubicz: La scienza sacra dei faraoni, Mediterranee, Roma 1994
Michel Leiris: La langue secrete de Dogon de Sanga, Institut dโetnologie, Parigi 1948
Michel Leiris; Africa Fantasma, Quodlibet Humboldt, Macerata 2020
Ferdinando Fagnola: Viaggio a Bandiagara, LโOfficina Libraria, Milano 2015
Giorgio de Santilllana, Hertha Von Dechend: Il mulino di Amleto, Adelphi, Milano 1983
Giorgio de Santilllana, Hertha Von Dechend: Sirio, Adelphi, Milano 2020
Robert Temple: il mistero di Sirio, Piemme, Casale Monferrato 2001
Articoli
Antonio Bonifacio; La croce, il cranio, la maschera. La dottrina della fondazione e dellโorientamento dogon e i suoi paralleli con altre tradizioni https://www.simmetriainstitute.com/it/articoli/articoli-per-autore.html
Jean Marco Bonnet Bidaud: La dรฉcouverte dโun observatoire Dogon,in ยซ Lโastronomie Afrique ยป, rivista digitale. https://lastronomieafrique.com/la-decouverte-dun-observatoire-dogon/
Germaine Dieterlen: Contribution a lโEtude des fogeron en Afrique, Ecole pratiques des Hautes รtudes, Section de Sciences religieuses, tome 73 (1964)
Marcel Griaule, Germaine Dieterlen: Un Systeme soudanais de Sirius, ยซJournal des Africanistes ยป,XX (1950 )
Marcel Griaule: Symbolisme dโun Temple totemique soudanis, ISMEO, Roma, 1957
Solange de Ganay; Etudes sur la cosmologie des dogon e del bambara du Sudan Franรงais, II, Graphes de voyage mythique chez les bambara, ยซAfrica ยป, London, 1951
Dominique Zahan: Un Gnomon sudanaise, ยซAfrica ยป, London, 1950
Dominique Zahan: Etudes sur la cosmologie des dogon e del bambara du Sudan Franรงais, I, La notion dโescliptique chez les dogon e les bambara, ยซAfrica ยป, London, 1951
Film
Jean Rouch: Sigui Synthรจse (1967-1973), https://www.youtube.com/watch?v=EJ7bDis6ddE
SIRIUS, L’รTOILE DOGON (Confรฉrence part. 2), https://www.youtube.com/watch?v=ThfC9vkN_p4
Il mistero dei Dogon, https://www.youtube.com/watch?v=Emz0siJkiDg)
“Sirius, l’รฉtoile Dogon” (CNRS 1999), https://images.cnrs.fr/video/887
Enquรชte sur Sirius, l’รฉtoile mystรฉrieuse, https://www.youtube.com/watch?v=MEBvFk6noJA
Luc de Heusch – Sur les traces du renard pรขle (Recherches en pays Dogon, 1931-1983), https://www.youtube.com/watch?v=ocJb13LeG3M
Le lever de Sirius, https://www.youtube.com/watch?v=bOm1PtXqSs0 (dove sono riportate lโesatta proporzione di Sirio e il Sole e le dimensioni di Sirio B)
Vision africaine du ciel, par Jean Marc Bonnet Bidaud, chercheur ร L’Irfu du CEA Saclay, https://www.youtube.com/watch?v=YYVrw8Cm42w
L’รฉtoile Sirius — Les miracles du Coran โ ISLAM, https://www.youtube.com/watch?v=Emz0siJkiDg

Un commento su “I Dogon e il calendario sotiaco”