Nellโantico Egitto era fondamentale propiziarsi le forze manifestate dalle incarnazioni divine, attraverso i rituali religiosi e afferenti alla sfera magica, principalmente sfruttando correttamente riti e funzioni, in modo da trasformare la pericolositร dellโanimale in una protezione potente: proprio per questo infatti, il coccodrillo era invocato nel tentativo di salvaguardare il popolo egizio, in particolare dai pericoli del Nilo.ย
Lโesperienza del divino nel mondo egizioย
Fin dal periodo piรน antico della storia la religione egizia si distingue dal resto del mondo mediterraneo per la sua composita pluralitร e per il suo carattere mutevole, che ne rende altrettanto complesse interpretazioni e teorie definitive.ย
Come spesso evidenziato dalle ricerche effettuate dagli studiosi moderni, peculiaritร del mondo egizio รจ un elevato sentimento di partecipazione individuale alla sfera del sacro, che non si isola in una categoria ontologica irraggiungibile ma che al contrario fa parte in modo indissolubile della vita quotidiana, radicandosi nel contesto sociale e stratificandosi nella storia. La religione egizia si pone di conseguenza come un contesto in costante divenire, nel quale immagine ed essenza si alternano, in un completo dinamismo ciclico che trasforma sembianze in sostanze, realtร in apparenza, descrivendo allโinterno di una sequenza terrestre unโesperienza tutta celeste.ย
Senza prescindere dalle coordinate storiche e dai riferimenti antropologici, si dimostra necessario addentrarsi con cautela in un tentativo di illustrazione di ciรฒ che in modo assolutamente reale doveva rappresentare il divino, con quale criterio si sceglieva di dare forma a questโultimo e attraverso quali simbologie, giungendo infine alle sue rappresentazioni.
Uno dei temi fondamentali che caratterizza la religione egizia del mondo antico risiede nellโimportanza della parola e nel ruolo che essa ricopre nellโambito della creazione e della manifestazione del divino: la parola assume in questo caso la funzione di vero e proprio veicolo attraverso cui lโindividuo intraprende una comunicazione profonda con il mondo ultraterreno e riesce a intrattenere una relazione con la divinitร .ย Si puรฒ affermare che nella visione del mondo egizia la parola sia il mezzo migliore per oggettivare il divino nei termini di una realizzazione concreta, rendendo predicabile lโessenza stessa della sfera celeste.
Il legame che sottende al principio di identitร tra il nome e la sostanza รจ di carattere strettamente corrisposto e si nutre della corrispondenza che intercorre tra i due insiemi; inoltre, la conoscenza fa parte di questa interdipendenza, rendendosi propria di entrambi gli ambienti: come infatti lโessenza si mostra attraverso la parola, cosรฌ la parola si compone della sostanza stessa, alternando un continuo scambio di autoritร e potere.ย
Coerentemente con ciรฒ appena scritto, il termine โdivinitร โ o โdioโ si descrive con un profilo dai contorni sfumati. Le parole del divino spaziano nella varietร e nellโinterpretazione e risulta quasi impossibile darne una traduzione univoca e sicura: a partire dalla definizione piรน neutra, indicando โciรฒ che รจ veneratoโ, i significati alternano un carattere statico, il principio divino stesso, e un carattere creativo, come la manifestazione del potere o lโemanazione del soprannaturale straordinario.ย
Cercando di mantenere una linea di ricerca che consenta una discreta chiarezza si puรฒ considerare la terminologia egizia del divino come un mezzo intimamente condiviso dalla collettivitร degli individui per rappresentare il reale e descrivervi la propria esperienza umana, come la possibilitร di intraprendere un dialogo crescente con lโinvisibile e come una trasposizione del sovrumano nel sistema della parola, entro i confini del temporale e dellโaspettuale.ย
Se uno dei modi piรน antichi per chiamare il dio era Sekhem, che sembra rimandare a un significato proprio della sfera dellโautoritร e del potere elevati oltre il livello fisico, manifestati nello spazio spirituale attraverso il suo possessore, altrettanto fondamentali sono i termini piรน generici, come la parola Netjer, i concetti relativi allโappartenenza al divino, come lโAkh e il Ba o ancora i concetti astrattati divinizzati.
Mentre la parola Netjer, fa riferimento al geroglifico del feticcio in epoca predinastica e muta gradatamente la sua rappresentazione in una forma antropomorfica solo dopo la prima metร dellโAntico Regno, venendo tradizionalmente identificato come la forma base di determinativo per la divinitร , si dimostrano forse di maggiore complessitร altri elementi del divino che si trovano in una posizione di sottile demarcazione tra naturale e soprannaturale. In questโultima accezione, infatti, si possono inscrivere lโAkh e il Ba, due concetti il cui rapporto con lโumano acquisisce valore e costituisce uno dei piรน importanti tasselli della cosmologia egizia antica, oltre che definirne potenzialmente lโintero orientamento spirituale. Il legame diretto ed esplicito che si esprime tra mondo divino e individuo si riflette nelle parole Akh, letteralmente riconducibile allโenergia e alla luce, e Ba, tradotto dai moderni come โcapacitร โ o โmanifestazioneโ, oltre che nei loro derivati, aprendo cosรฌ un orizzonte che comprende tutti i livelli del cosmo [1]. In tal modo ogni individuo ed entitร divina รจ animato da queste forze e ne dispone in maniera molteplice, attingendo da fonti simili che altro non sono che sfumature diverse dello stesso principio.ย
Nella religione egizia si puรฒ quindi assumere questa alternanza semantica come un motivo simbolico di una rigenerazione ciclica, nella cui disposizione gli elementi sopra citati devono essere intesi come energie non esclusive, che scorrono nelle profonditร dellโuniverso attraverso le creazioni terrene, coinvolgendo ogni fase dellโesistenza umana, dalla nascita alla morte.ย
Alcuni di questi particolari tratti distintivi della visione egizia del mondo terreno e ultraterreno, che qui abbiamo solo accennato, sono in grado di offrire unโidea, seppur indefinita, piuttosto esplicita di ciรฒ che il divino rappresentasse per la collettivitร : non si tratta quindi solo del dio ma della sua stessa e contemporanea rappresentazione, unitamente alla commistione di caratteri astratti e concreti, reali e immaginari. Si deve prescindere da unโinterpretazione lineare delle vicende mitiche e degli sviluppi concettuali religiosi poichรฉ nella visione egizia, tutto รจ fase di un ciclo e come in una sorta di percorso metonimico senza fine, ogni singola parte riassume in sรฉ lโintera ciclicitร . Infine, come in gran parte della storia delle religioni antiche, si rende necessario rinunciare alla pretesa di una completa comprensione e di unโinterpretazione finita, in quanto molto di ciรฒ di cui ci accingiamo a trattare o che abbiamo fin ora citato รจ il risultato, eccezionale e meritevole, di secoli di ricerche storiche, tuttavia lontane nel tempo e nello spazio dalla cultura egizia di quei secoli.ย
Nel contesto di un sistema religioso che vive lโesperienza dellโessere non come riproduzione del reale, ma come una ricerca di elementi in comunione con la sacralitร , si leggono significati nuovi che ricoprono in duplice alternanza il positivo e il negativo, il mondo divino e il mondo terreno, lโumano e lโanimale.
La divinitร nel mondo egizio:
tra zoolatria e antropomorfismo
Come abbiamo accennato nel paragrafo precedente la religione egizia ha sempre mantenuto come costante di specificitร una componente di dinamismo e multiformitร . In questo senso, procediamo con una breve descrizione delle rappresentazioni della divinitร e quali le caratteristiche fisiche e simboliche che lโhanno caratterizzata dal periodo piรน antico a quello di dominazione romana.ย
NellโAntico Egitto le prime rappresentazioni della divinitร non sono propriamente simili a quelle immaginate dai moderni: lโiconografia religiosa si compone nelle sue prime fasi di quel fenomeno chiamato zoolatria e di cui sarร necessario spendere alcune considerazioni.ย Nel mondo egizio il culto degli animali sacri fu praticato fin dal periodo Protodinastico (ca. 3000-2686 a.C.) e progressivamente si intensificรฒ in modo decisamente piรน puntuale e determinato fino a raggiungere anche il Nuovo Regno (ca. 1550-1069 a.C.) e le sue formulazioni successive ancora piรน elaborate [2].
La pratica religiosa della zoolatria รจ quindi da ricercare nellโantichitร , piรน precisamente dal IV millennio a.C., periodo in cui si moltiplicano in modo considerevole le inumazioni di animali considerati sacri, specialmente selvatici, e che si presenta come una fase storica di estremo sviluppo culturale per le societร del Vicino Oriente. Si rende necessario specificare lโentitร dellโattivitร di sepoltura abituale, che avveniva per qualsiasi animale che avesse un qualche tipo di interazione con lโambiente sacro, ma si distingueva in due forme allโapparenza simili ma di significato assai differente: se infatti si trovavano sepolture di animali in onore della divinitร , con la funzione di offerta sacrificale, e quindi definibili come necropoli votive, ben diverse erano invece le inumazioni di animali sacri, ovvero singoli esemplari scelti tra la vastitร della specie presente sul territorio.ย
Per quanto riguarda lโiconografia, a cominciare dagli strumenti di uso cosmetico spesso recanti la forma di pesce, forse con funzione di amuleto, proseguendo con gli oggetti sacri decorati da figure di animali in rilievo, si giunge infine alle palette votive, che rendono evidente lโimportanza dellโelemento animale nellโambiente del divino e della sua rappresentazione. Su questโultime sono infatti visibili diversi episodi, solitamente combattimenti e battaglie dai toni tipicamente umani, i cui protagonisti sono coinvolti in trasformazioni simboliche e diventano emblema di disposizioni e qualitร soprannaturali. Solo gli sconfitti di tali scontri mantengono la forma umana, messa in risalto dalla nuditร assegnata loro dalle illustrazioni, i vincitori assumono invece le sembianze di animali forti e vigorosi, come leoni e tori, a immagine di quella simmetrica analogia propria del rapporto tra potere e mondo ultraterreno.ย
Questo tipo di figure provenienti dallโarte egizia ci consentono di immaginare piรน chiaramente quale fosse il reale rapporto che gli Egizi vivevano con lโambiente naturale e fisico che li circondava, per cui elementi propri dallโambiente vegetale e animale del territorio diventano un veicolo di comunicazione sociale e collettivo oltre che unโoccasione unica di contatto con il divino. Una manifestazione nel reale di concetti appartenenti alla sfera del cosmo, che si intrecciano in modo indissolubile al quotidiano, esprimendosi cosรฌ anche a un livello proprio della quotidianitร e che mette in luce lโassenza di confine tra animale e umano.ย Nelle espressioni della religione egizia, tale concezione sarร ciรฒ che consentirร la presenza consistente di divinitร dai tratti fluidi, che si manifestano con testa umana e corpo animale e viceversa, o che ancora presentano caratteristiche tipiche di piรน animali contemporaneamente, rendendone difficile lโindividuazione nel regno fisico.ย
Le figure ibride, che con una buona dose di stupore e dichiarata difficoltร ci sono state prima di tutti riportate dagli storici greci e romani del periodo antico, sono una prova tangibile del fatto che, almeno inizialmente, il mondo animale era considerato certamente piรน forte dellโuomo secondo il pensiero comune egizio. Di conseguenza, secondo questa interpretazione, lโanimale era necessariamente legato al mondo divino in modo piรน solido e inoltre conservava dentro di sรฉ una potenza che difficilmente lโuomo sarebbe riuscito a eguagliare.
Nel contesto della storiografia un reperto di impressionante bellezza, la cui interpretazione ci permette di effettuare unโanalisi dellโevoluzione del pensiero egizio in relazione alla divinitร , al rapporto con il potere e con il mondo animale, รจ rappresentato dalla tavoletta votiva di Narmer, risalente probabilmente alla fine del periodo Predinastico e le cui raffigurazioni mostrano un mutamento di prospettiva.ย
Sulla famosa paletta รจ possibile osservare alcuni animali tipici della simbologia egizia legati al potere, alla protezione e alla forza, come le teste di vacca dai connotati umani nella parte piรน alta, il toro nella parte inferiore intento ad abbattere le mura di una cittร e a calpestare un avversario e infine il falco che, tenendo tra gli artigli un laccio, stringe il collo di un nemico. Si ritiene ormai certa lโinterpretazione che individua nel toro e nel falco la simbologia del faraone, nellโAntico Egitto considerato alla stregua di una divinitร e in qualche modo tramite indiscusso e privilegiato tra mondo ultraterreno e mondo umano.ย
Tuttavia, ciรฒ che rende ancora piรน interessante lo studio della tavoletta di Narmer รจ la presenza di una raffigurazione del faraone anche in forma antropomorfa e dal cui gonnellino pende una coda di toro, ultima traccia di una zoolatria superata e di una visione eterogenea e nuova del divino, nella quale antropomorfismo e zoomorfismo si completano.ย Gli elementi e le forme propri del contesto animale diventano cosรฌ strumenti tradizionalmente riconosciuti per affermare lโautoritร del ruolo faraonico, oltre che la sua appartenenza al mondo divino.ย
Non dovrebbe stupire che tutte le caratteristiche appena descritte siano riscontrabili nellโiconografia religiosa egizia, dove รจ possibile trovare divinitร dai tratti ibridi presenti contemporaneamente, oppure rappresentati a volte in forma umana, altre volte in forma animale. Allo stesso modo la statua, che nel mondo egizio altro non รจ che un vero e proprio Ba del dio, ovvero una sua reale manifestazione, presenta i medesimi tratti e lo svolgimento del rituale avveniva, come sostenuto da diversi studiosi, indossando maschere di animale da parte dei sacerdoti che impersonavano il dio della mitologia.
Il ruolo degli animali era assolutamente primario nellโAntico Egitto, occupandone uno spazio inviolabile e degno di unโincondizionata considerazione: si puรฒ dire che il rapporto dellโuomo con il regno animale sia stata una delle occasioni piรน frequenti di indagine dei confini del sacro, nei limiti di una relazione complessa e articolata.ย
Nel caso di alcuni animali, lโattestazione del culto insieme alle sepolture, si rilevano a partire dalle dinastie piรน antiche, ma รจ fondamentale ricordare che nellโAntico Egitto la venerazione degli animali era qualcosa di piรน di una semplice similitudine visiva o un mero sacrificio alla divinitร celeste: la forma animale era un vero e proprio tramite tra umano e divino e rappresentava la divinitร in terra. Il dio si incarnava in un animale che non era sua proprietร ma incarnazione della sua forza attiva e della sua grandiositร : per questo motivo, gli animali venerati in Egitto non erano mai comprendenti lโintera specie, ma erano solo alcuni e selezionati esemplari che presentavano caratteristiche specifiche, in concordanza con lโimmagine della divinitร e lโevidente manifestazione del suo potere.
Attraverso questo scambio continuo e ciclico di comunicazione e rappresentazione, partendo dalla venerazione e giungendo fino allโiconografia sacra, il giardino zoologico e ultraterreno serviva da intermediario e dispiegava attraverso i suoi funzionari, primo tra tutti il faraone seguito dai sacerdoti specialisti del sacro, i poteri interminabili, le forze rigenerate, la fertilitร travolgente e tutto ciรฒ che, come detto in precedenza, oscillava come un pendolo tra la sfera dellโuomo e la sfera del dio.ย
Il coccodrillo nellโAntico Egitto:
animale divino o dio incarnato?
Il coccodrillo รจ uno dei piรน frequenti animali il cui culto si riscontra giร nel periodo antico dellโiconografia religiosa egizia. Descritto come un rettile temibile e un pericoloso predatore, considerato spesso un simbolo di forza e fertilitร , nellโimmaginario divino egizio il coccodrillo ispira sentimenti di profonda magia e si intreccia alla mitologia, ricoprendo ruoli mostruosi e dal potere indiscusso: il suo muoversi tra lโambiente acquatico e quello terrestre con destrezza, lo inserisce in una dimensione mutevole e di duplice interpretazione, rappresentando una creatura potenzialmente letale ma al tempo stesso connessa al mondo della feconditร e dellโabbondanza.ย
Nellโantico Egitto era fondamentale propiziarsi le forze manifestate dalle incarnazioni divine, attraverso i rituali religiosi e afferenti alla sfera magica, principalmente sfruttando correttamente riti e funzioni, in modo da trasformare la pericolositร dellโanimale in una protezione potente: proprio per questo infatti, il coccodrillo era invocato nel tentativo di salvaguardare il popolo egizio, in particolare dai pericoli del Nilo.ย
Un eccellente esempio della funzione simbolica assunta dal coccodrillo, anche nella sua semplice forma animale, รจ visibile nel famoso Cippo di Horus sui coccodrilli, una piccola stele di basalto utilizzata per scopi magico-medici, probabilmente risalente al periodo di dominio dellโultima dinastia egizia (Epoca Tarda ca. 664-332 a.C.), ricoperta di formule e iscrizioni su tutti i suoi lati.
In ragione del funzionamento della stele e del manifestarsi della divinitร , la presenza di parole insieme alle immagini era fondamentale: lโacqua che scorreva su di essa assorbiva il potere delle iscrizioni ed รจ probabile che chi la bevesse potesse percepire la forza del dio nel proprio corpo. La scena che riguarda Horo sui coccodrilli si trova nel punto centrale della stele: si tratta di Horo, dio falco connesso al potere faraonico, raffigurato completamente nudo con un corpo di fanciullo, in piedi su un coccodrillo, che stringe tra le mani due scorpioni e due serpenti, la coda di un leone e le corna di unโantilope. Lโinvincibile forza della divinitร รจ qui resa concreta dallโiconografia, attraverso la scelta di creature pericolosi e forti, come scorpioni, leoni, antilopi e naturalmente, coccodrilli: questโultimi a differenza degli altri animali, non si trovano tuttavia in una posizione costrittiva, ma in qualche modo al servizio della divinitร , a dimostrazione che il rapporto con tali animali doveva essere costruito e potenzialmente sfruttato come strumento di protezione.
Il dio coccodrillo: il potere di Sobekย
Andando oltre la simbologia animale, un vero e proprio dio coccodrillo รจ adorato nellโAntico Egitto con il nome di Sobek: nei testi sacri il dio รจ descritto con toni di magnificenza e splendore, e il suo ruolo รจ ambiguo e a tratti provocatorio.ย Uno dei testi piรน famosi riportato dalle fonti e cronache del periodo romano รจ il cosiddetto โLibro del Fayyumโ, uno scritto antico nel quale si narrano vicende mitiche e celebrative del dio Sobek in parte riportate sulle pareti del tempio di Kom Ombo.
Nelle iscrizioni relative, il dio Sobek รจ spesso associato alla divinitร solare, comunemente indicata con il nome di Ra, e ne assume anche il ruolo di potente dio originario connesso alla creazione; alcune di queste rappresentazioni sembrano intendere Sobek come una vera e propria manifestazione del dio Ra, che compie il suo viaggio lungo il Nilo a bordo della barca solare per tuffarsi nella Duat (o nel lago Moeris) al termine del percorso giornaliero di morte e rinascita. Inoltre come accennato in precedenza, lโassimilazione di Sobek al dio primordiale e il suo legame con lโambiente acquatico, oltre che lโelevata prolificazione del coccodrillo, ne trasferisce lโinflusso anche alla sfera della sessualitร e della riproduzione:
Egli ha creato il Nun nel suo tempo, dio grande dai cui occhi sono usciti i due astri (il sole e la luna, occhi del cielo), il suo occhio destro che brilla durante il giorno, e il suo occhio sinistro durante la notte [โฆ] Il Nilo scorre come suo sudore vivente e feconda i campi. Egli agisce col suo fallo per inondare le Due Terre di ciรฒ che ha creato. [โฆ] Come รจ dolce pregarlo, lui che ascolta e che viene a chi lo chiama, perfetto di vista, ricco di orecchie, che รจ presente alle parole di chi ha bisogno di lui, forte, vincitore, al quale nessuno somiglia. ร il piรน prestigioso degli dรจi nella sua forza, Sobek-Ra signore di Kom Ombo, che ama la clemenza dopo la collera.
[3]
Il suo corpo รจ descritto come grande e possente, ricoperto di verdi piume e dalle sfumature metalliche e i cui occhi sono sempre vigili [4]. Nonostante Sobek mantenga quasi del tutto inalterata la sua forma animale, il dio manifesta una potente divinitร , spesso descritta alternando una carica sessuale dirompente a un atteggiamento di potere che sconfina nella violenza: nello stesso modo attraverso cui puรฒ impossessarsi del trono e iniziare il ciclo solare e faraonico di nascita, morte e rinascita, egli puรฒ accoppiarsi con le donne che desidera, senza preoccuparsi dei loro compagni.ย
Soprattutto in relazione alla connessione di Sobek con la sfera sessuale, il rapporto tra lโuniverso femminile e il coccodrillo sarร interpretato nellโimmaginario egizio come problematico e potenzialmente pericoloso, infatti come riportato in alcuni papiri, le donne che sognavano di unirsi sessualmente a un coccodrillo erano prossime alla morte. Il dio Sobek rappresenta una delle divinitร piรน mutevoli e versatili del mondo egizio in quanto il suo ruolo, da sempre legato allโacqua, si trasforma nelle sue rappresentazioni in un dio partecipe della sfera celeste e personificazione del dio solare, oltre che possibile incarnazione o vicario di Osiride, assumendone la funzione funeraria.ย
Le rappresentazioni iconografiche di Sobek sono quindi di diverso tipo: spesso raffigurato in forma di semplice coccodrillo o di coccodrillo mummificato, questi aveva anche una forma ibrida, composta di corpo umano e testa di coccodrillo.ย Secondo alcuni testi, la madre di Sobek era Neith [5], divinitร creatrice e guerriera, associata alle acque primordiali del Nun, spesso definita in modo neutro dagli epiteti di โMadre delle madriโ, โPadre dei padriโ: una delle divinitร piรน antiche della religione egizia, lโiconografia dei periodi meno arcaici raffigura Neith in forma antropomorfa e portatrice della corona rossa del Basso Egitto.
Il territorio maggiormente coinvolto nel culto del coccodrillo era certamente lโarea corrispondente al Fayyum, una zona originariamente palustre, successivamente bonificata e trasformata in una pianura coltivata, e nella cui capitale Shedet, o Krokodilopolis (letteralmente โCittร del Coccodrilloโ, secondo gli autori greci che la descrivono), era edificato il suo piรน grande santuario. Lโarea del Fayyum, e in particolare la sua capitale, si trovano nella zona centrale della regione e di conseguenza il culto del coccodrillo rappresenta un elemento fondamentale che assume un ruolo oltre che geograficamente strategico anche ideologico e religioso.
Lo storico del I secolo a.C. Diodoro Siculo ci narra di come il culto di Sobek risalga al periodo in cui regnava il sovrano Menes, forse una versione leggendaria del faraone Narmer, che inseguito da un branco di cani, venne salvato da un coccodrillo che lo fece salire sulla schiena: una volta sceso sulla riva, il sovrano fece edificare un santuario e insieme la cittร , e ordinรฒ ai suoi abitanti di venerare il coccodrillo. Naturalmente si trovavano molti altri luoghi sacri a Sobek in tutte le cittร dislocate sul territorio egizio, come quelli individuati nelle cittร di Euhemeria, Karanis e Kom Ombo, allโinterno dei quali doveva essere presente unโincarnazione del dio.ย
La descrizione di ciรฒ che avveniva allโinterno dei templi dedicati alla divinitร coccodrillo puรฒ essere unโoccasione eccellente per comprendere la dimensione pratica che il culto egizio assumeva nelle sue forme quotidiane e di quanto fosse fondamentalmente unitaria lโesperienza spirituale e materiale:
I coccodrilli sono sacri per alcuni Egiziani [โฆ] Quanti abitano intorno alla cittร di Tebe e al lago di Meride li ritengono assolutamente sacri: in entrambe queste regioni provvedono al mantenimento di un coccodrillo scelto fra tutti, ammaestrato e addomesticato: gli ornano le orecchie con ciondoli di smalto e dโoro, e con anelli le zampe anteriori, lo nutrono con cibi scelti e vittime di sacrifici, trattandolo insomma nel modo migliore finchรฉ รจ in vita. Quando muore lo imbalsamano e lo seppelliscono in loculi sacri.
[6]
Nei santuari di Sobek si trovavano delle vere e proprie vasche dedicate allโallevamento dei coccodrilli sacri che, secondo le cronache degli autori greci e romani, erano nutriti con prelibatezze di ogni genere, offerte inimmaginabili e adornati di gioielli e pietre preziosissime. Come da citazione dello storico greco Erodoto, i coccodrilli sacri erano ovviamente anche mummificati e sepolti in apposite aree destinate, delle quali abbiamo diversi riscontri archeologici in alcuni siti dellโEgitto, come Tell Maharaqa, Tuna el Gebel e Kom Ombo.ย
Un caso unico che merita particolare attenzione รจ quello legato al sito di Medinet Madi, nel quale durante il periodo del Medio Regno (ca. 2025-1773 a.C.) fu edificato un tempio dedicato alla dea Renenut associata al serpente, e affiancato da un altro tempio dedicato al culto di Sobek in epoca tolemaica (ca. 332-30 a.C.). In questo luogo รจ stata individuata, durante gli scavi avvenuti negli ultimi decenni del 1900 e condotti da una squadra di archeologi guidati dallโUniversitร di Pisa, la presenza di un doppio sacrario, si ipotizza destinato alla venerazione di due esemplari sacri di coccodrillo, forse una coppia. Infine, sempre a questo sito รจ legato il ritrovamento di vasche dedicate con molta probabilitร allโallevamento dei piccoli coccodrilli e allโinterno delle quali sono state rinvenute alcune uova di coccodrillo ancora intatte [7].
Oltre Sobek: lโimmagine del coccodrillo funzionale alle divinitร
Sebbene Sobek resti il dio coccodrillo principale e dallโiconografia piรน chiara, รจ per desiderio di esaustivitร e completezza che citiamo altre divinitร che assumono caratteri fisici propri di questo animale nellโimmaginario egizio.ย Una delle piรน famose รจ certamente Ammet, figura mitologica a metร tra dea e mostro, conosciuta anche con gli epiteti di โDivoratrice dei mortiโ e โMangiatrice di cuoriโ e, secondo alcuni, rappresentante divina del lago di fuoco che si trovava nellโaldilร : nel capitolo 125 del Libro dei Morti รจ rappresentata nellโattesa di divorare il cuore del defunto dopo il rituale della pesatura del cuore. Ammet รจ raffigurata solitamente come una divinitร ibrida, con la parte del corpo anteriore simile a quella di un leone, la posteriore come quella di un ippopotamo e la testa di coccodrillo.
Il suo ruolo รจ emblematico e come giร descritto in precedenza, fortemente caratterizzato dalla simbologia animale legata alla forza e al potere distruttivo di creature feroci ed estremamente pericolose: leone, ippopotamo e coccodrillo sono tutti animali che nellโEgitto antico rappresentavano senzโaltro uno dei piรน grandi e temibili pericoli del territorio.ย
La feroce dea Ammet era protagonista del momento del giudizio al termine della vita: chiamato anche โCapitolo del cuoreโ, era spesso riportato su amuleti dalla forma di scarabeo, simbolo solare e faraonico, posti in prossimitร del cuore del defunto al momento della sepoltura, come auspicio e protezione nel viaggio dellโaldilร . Una volta giunto alla sua seconda dichiarazione di innocenza, durante il viaggio nella Duat, il mondo ultraterreno, il defunto era sottoposto a giudizio da una schiera di divinitร , tra cui Thot, dio della sapienza e garante di giustizia, che assicurava il corretto svolgimento del processo, e la dea Maat, personificazione dellโordine cosmico e dellโequilibrio, la cui piuma del capo posta sulla bilancia doveva risultare piรน leggera del cuore del defunto.
Se giudicato innocente, una volta terminato il rituale, il defunto poteva proseguire il suo percorso nellโaldilร funerario per raggiungere il corpo di Osiride, al quale si sarebbe unito compiendo cosรฌ il ciclo giornaliero solare e partecipando al viaggio di Ra sulla barca solare. Se il cuore del defunto fosse risultato invece troppo pesante, conseguentemente a cattive azioni compiute dal condannato in vita, sarebbe stato inghiottito dalla dea mostruosa Ammet e la sua anima sarebbe stata cosรฌ destinata a una condizione di eterna irrequietezza e oblio. Si puรฒ dire che la dea Ammet sia lโincarnazione del castigo, inflitto indistintamente allโindividuo che non abbia agito in conformitร con i principi della Maat, divinitร femminile alata e personificazione di concetti astratti che, come accennato, riguardavano armonia, giustizia, equilibrio, oltre al rifiuto di eccesso e disordine.ย
Unโaltra divinitร femminile dal corpo ibrido รจ la dea Taweret, del cui culto abbiamo evidenza fin dallโAntico Regno e il cui ruolo รจ stato spesso reinterpretato. Raffigurata con un corpo di ippopotamo, cresta di coccodrillo, zampe di leone e braccia umane, la dea Taweret รจ una dea mite, associata alla sfera della fertilitร e della maternitร : le sue grandi mammelle sono evidenti e il ventre rotondo, a dimostrazione del suo ruolo di protettrice delle partorienti oltre che delle madri, inoltre il suo nome si trova in numerose formule magico-mediche per assicurare la salute del neonato.
La dea Taweret era spesso invocata durante il parto affinchรฉ questโultimo potesse avvenire con facilitร , evitando complicazioni e difficoltร , unendo inoltre simbolicamente il momento della nascita allโambiente divino: come divinitร materna, Taweret era sempre presente al sorgere del dio solare Ra a Oriente, momento considerato come una vera e propria rinascita dallโoceano primordiale del Nun. Il suo simbolo era lโamuleto denominato Sa, il cui significato era quello di โprotezioneโ, e che veniva rappresentato graficamente come un insieme di canne di papiro tenute alle estremitร da un laccio. Non si รจ ancora certi di quale fosse il reale utilizzo di tale strumento, ma sicuramente gli era stata associata la funzione di strumento efficace contro il male e i pericoli: spesso la dea Taweret, come nella statua poco sopra poggia le zampe sullโamuleto come immagine rafforzativa del suo potere.ย
Alcune figure dallโaspetto simile a Taweret e spesso unificate sotto la stessa iconografia o lo stesso nome sono la dea ippopotamo Ipet, conosciuta con altri nomi come Ipy, anche lei associata alla sfera femminile e rappresentata mentre allatta il faraone dal suo seno e la giร citata Neith, madre di Sobek, connessa alla creazione e conseguentemente alla maternitร .
Alcune stelle e altre divinitร hanno legami con lโimmagine del coccodrillo, sempre in relazione alla sfera del potere e della forza: la costellazione che oggi conosciamo con il nome di Orsa Maggiore, citata diverse volte nei testi sacri egizi, era considerata imperitura e perpetua, infatti il loro nome egizio letteralmente significa โquelle che non tramontanoโ.ย Le stelle dellโOrsa Maggiore erano rappresentate in forma divinizzata con lโintera colonna vertebrale composta da un coccodrillo, probabilmente un ibrido tra il dio Sobek e Ra, e assicuravano la rinascita del faraone attraverso il viaggio percorso tra terra e cielo.ย
Anche se raramente, il dio violento e sanguinario Khonsu, protettore del faraone, รจ rappresentato talvolta con corpo umano e testa di coccodrillo.ย Il dio Khonsu era adorato principalmente nella cittร di Tebe ed era descritto come un dio lunare, di antica venerazione e che subisce tuttavia numerose trasformazioni nel corso della storia religiosa egizia: tale divinitร infatti, si trasforma da dio mangiatore di uomini, garante della forza del faraone, a un dio del tempo, con testa di falco e corpo umano, e ancora nel Medio Regno diventa un dio bambino legato alla triade tebana con Amon e Mut.ย
Shed, dio connesso allโambiente del Nilo e allโattivitร di cacciatore, venerato a partire dal Nuovo Regno come fanciullo, รจ rappresentato in piedi sui coccodrilli; viene assimilato a Horus soprattutto in virtรน delle sue raffigurazioni mentre stringe tra le mani animali selvatici e pericolosi come antilopi o serpenti. Spesso il dio Shed porta con sรฉ anche un arco e delle frecce, a dimostrazione del suo ruolo di signore della caccia e padrone del regno animale selvatico.ย
NOTE:
[1]ย R. Buongarzone, Gli dรจi egizi, Carocci Editore, 2007.ย
[2]ย Per informazioni sulla storia dellโAntico Egitto si rimanda a N. Grimal, Storia dellโAntico Egitto, Laterza, 1998.
[3]ย E. Bresciani, Testi religiosi dellโAntico Egitto, Mondadori, 2001, p. 238.
[4]ย Per le formule complete si rimanda a Testi delle Piramidi, formula 317.
[5]ย E. Bresciani, Sobek, Lord of the Land of the Lake. Inย Divine Creatures: Animal Mummies in Ancient Egypt, cur. Salima Ikram, Cairo: The American University in Cairo Press, 2005, pp. 199-206.
[6]ย Erodoto, Storie, Libro II, Bur Rizzoli, p. 241.
[7] E. Bresciani, Sobek, Lord of the Land of the Lake. Inย Divine Creatures: Animal Mummies in Ancient Egypt, 2005.
BIBLIOGRAFIA:
C. Riggs, Ancient Egyptian magic, Thames&Hudson, 2020.ย
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E. Bresciani, Grande enciclopedia illustrata dellโAntico Egitto, Ed. De Agostini, 1998.
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Il vocabolo Sekhem che identifica il dio egizio rimanda al potere autoritario del Sachem presso le popolazioni indiane d โAmerica .Temi molto interessanti da approfondire in una lettura meditata
colgo lโoccasione di questo articolo per condividere una piccola suggestione che mi assilla da tempo: invito, dunque, ad una riflessione autonoma sullโarchitrave allโingresso della Collegiata di San Quirico DโOrcia
As usual, the โesotericโ or โoccultโ websites while interesting for a while, leave me with the feeling of time wasted with myths generated by dualistic mind imaginings entirely within the mirage known as maya, the mundane samsara.
If โcivilizationโ is ever to escape the dark age in this time cycle, instigated by the self-chosen tribe, one must venture beyond the wall, out of the sleep-walking West to the Ancient superior knowledge (vidya is knowledge, not of things or ideas but direct knowledge) .. of the East. Thereby re-gaining slowly the former powers of man, held before the Fall (the instigation of Abrahamic Religions โ Religare: to hold back, block from progress.