Come l’antropologo britannico, studiando sul campo la tribΓΉ centro-africana degli Azande (o Zande), intuΓ¬ l’aspetto “razionale” del loro sistema cultuale “magico-stregonesco”.
di Maurilio Ginex
Edward E. Evans-Pritchard rappresenta una delle figure piΓΉ importanti dellβantropologia sociale della scuola britannica e riveste la figura dellβideatore di alcuni mutamenti di prospettive che tale branca sociale ha subito nel Novecento. Evans-Pritchard ha dato modo di potersi approcciare alle diversitΓ del culturalmente altro, senza perΓ² invadere i processi di identificazione della cultura sotto esame, affiancando allβessere di tali diversitΓ β tra lβaltro β una certa legittimitΓ e coerenza. Nel 1937 Evans-Pritchard pubblica Stregoneria, oracoli e magia tra gli Azande, una delle piΓΉ celebri opere di cui lβetnografia mondiale abbia potuto mai usufruire. In questo testo, lβautore mette in risalto quanto sia logicamente costituita la razionalitΓ di un popolo definito come βprimitivoβ o βselvaggioβ da un giudizio occidentale.
Certamente non Γ¨ questa la sede in cui ci si occuperΓ di recensire il testo qui citato, ma ci occuperemo, attraverso questβultimo, di un aspetto in particolare che potrΓ far luce sulle innovazioni allβinterno di questa scienza sociale che fecero dellβautore unoΒ dei piΓΉ grandi antropologi del secolo passato. Lβaspetto Γ¨ rappresentato dalla natura del pensiero magico allβinterno di quella popolazione conosciuta come gli Azande (o Zande) dellβAfrica centrale, stanziata tra il Sudan e il Congo attuali, presso cui lβautore aveva condotto ricerche tra il 1926 e il 1930. Attraverso lβanalisi che ci condurrΓ a comprendere lo spazio che la magia occupa nella cultura zande sarΓ messa β parallelamente β in risalto come in realtΓ la differenza, che vi Γ¨ tra una civiltΓ definita come selvaggia/primitiva e una civiltΓ civilizzata, risieda nel fatto che, rispettivamente, il pensiero della prima si esercita su cose astratte mentre nel caso della seconda su cose concrete e nello stesso tempo vi Γ¨ nella prima una predisposizione alle rappresentazioni di tipo collettivo. Questo aspetto sul primitivo verrΓ anche enfatizzato e sviluppato ulteriormente negli anni β60 del Novecento da Claude Levi-Strauss, a proposito dellβanalisi del pensiero selvaggio e delle ricerche sul totemismo come sistema di classificazione sociale.

Evans-Pritchard spiega come la magia in questa popolazione sia un qualcosa di normalizzato e pensato quotidianamente. Non rientra nella cultura come un qualcosa di negativo, come per esempio potrebbe accadere nella cultura occidentale che risente dellβesclusivitΓ della religione cattolica e scorge in altre manifestazioni di entitΓ divine una forma di negativitΓ della propria religione dβappartenenza. La magia o per meglio dire ciΓ² che Evans-Pritchard chiama nel suo testo β virgolettandolo appositamente β βstregoneriaβ, rappresenta ciΓ² in cui si innesta e da cui si dirama il principio di causalitΓ di ogni cosa agli occhi degli Azande. Per questa motivazione:
Β« β¦essa rappresenta un avvenimento del tutto banale e quasi non passa giorno senza che egli vi si riferisca. Laddove noi parliamo di raccolti, di caccia o delle condizioni dei nostri vicini, lo zande introduce nellβargomento della conversazione il tema “stregoneria”β¦ Β»
Essa Γ¨ una struttura che determina la condizione esistenziale degli individui Azande. Se per noi occidentali le cose accadono in base a categorie di fortuna o sfortuna, motivo per cui β a seconda di come si evolva una situazione β saremo fortunati o sfortunati, per gli Azande ciΓ² che accade trova come spiegazione il risultato del rapporto che intercorre tra stregoneria e vita degli individui. Lβautore britannico, nella sua lungimirante ricerca, evidenzia una viva struttura identificativa della loro esistenza. La stregoneria, anche se non ha unβesistenza reale come lo stesso autore afferma nel suo scritto a riguardo (1937: p. 51), rappresenta unβentitΓ attraverso cui lβindividuo possa in realtΓ essere-agito-da, per dirla con lβErnesto de Martino di Sud e Magia (1959), un qualcosa che ne determini la psicologia e la credenza. Scrive lβautore:
Β« Dobbiamo tener presente che, non avendo la stregoneria unβesistenza reale, una persona non sa di aver stregato unβaltra, anche se Γ¨ consapevole di portargli malanimo. Ma, al tempo stesso, egli crede con convinzione alla stregoneria e alla precisione dellβoracolo del veleno, cosΓ¬ che quando lβoracolo afferma che egli sta uccidendo un uomo, verosimilmente Γ¨ grato per essere stato avvertito in tempo. Β»
Queste parole mettono in risalto un esempio di ciΓ² che Γ¨ la persuasione psicologica (e dunque esistenziale) di fronte a delle entitΓ , come il trovarsi di fronte a un oracolo o a uno stregone, che β collettivamente e inconsciamente β sono capaci di determinare lβagire umano. Come dice il tedesco Gerardus Van deer Leeuw, in Fenomenologia della religione (1933), a proposito di ciΓ² che viene definito come βdivinazioneβ, questβultima Β«si preoccupa soltanto in seconda linea di prevedere lβavvenire; chi interroga non vuol sapere quel che avverrΓ , vuol sapere che avverrΓ quel che lui desideraΒ».

Dunque, la persuasione presenta anche un velo di illusione della veritΓ , poichΓ© i segni che interpreta lo stregone, nellβeffettivo e finito poi rappresentano la causa di ciΓ² che avviene di fronte agli occhi. PerΓ² Γ¨ pur sempre un dato strutturale, allβinterno della stregoneria e delle sue conseguenze, il fatto che in questa persuasione si innesti quella razionalitΓ logica che Evans-Pritchard, di fronte al mondo, ha voluto evidenziare mettendo in luce che anche tra i primitivi vi Γ¨ una razionalitΓ che identifica una cultura specifica e che β nello stesso tempo – ha dei connotati logicamente necessari (la magia Γ¨ un tale esempio) e non per forza riadattabili a una dicotomia (forse, eccessivamente positivista) vero/falso. Non vi Γ¨ solo un Occidente che funga da tribunale con i suoi giudizi sulla superioritΓ etnocentrica, ma vi Γ¨ anche un mondo che sta allβestremitΓ , capace di dar luogo a una linearitΓ identitaria che resti oggetto di studio.
Questo Γ¨ il nocciolo di quella parte di etnologia che da Lucien Levy-Bruhl a Claude Levi-Strauss abbraccia la ricerca condotta allβinterno dei popoli incontaminati, marginalizzati e primitivi. Popoli, che per lβappunto, nellβoggi attuale esistono ancora rappresentando una diversitΓ culturale con una propria logica di esistenza strutturata secondo determinate categorie riconducibili allβuniverso di ciΓ² che E.B. Tylor definiva come βanimismoβ. Questβultimo rappresenta la base teorica e ideologica del mondo primitivo, come lo stesso Tylor in principio affermava e come successivamente avrebbe teorizzato il Frazer del magistrale Il ramo dβoro (1890). Su questo concetto si innesta la ricerca condotta e lβintenzione posseduta da Evans-Pritchard, ovvero lo spiegare, alla maniera del Levy-Bruhl de Les fonctions mentales dans les sociΓ¨tΓ¨s infΓ¨rieures (1910), come nellβosservare una popolazione in cui la stregoneria e le varie forme di agire riconducibili alla magia fossero in realtΓ degli elementi costituenti una logica ben specifica che si sintetizza e viene identificata in virtΓΉ dellβatto di normalizzazione da parte di un diverso che ne studia il divenire da un punto di vista differente.

Temi, questi, che da James Frazer a Lucien Levy-Bruhl erano stati giΓ affrontati al fine di carpire lβentitΓ di questa specifica razionalitΓ del primitivo, ma con Evans-Pritchard si Γ¨ propriamente assistito a un processo che abbia messo in luce la coerenza di questa razionalitΓ e la circoscrizione di una logica di fronte a un agire. Nellβopera in questione dellβautore britannico, tra lβaltro, vi Γ¨ una caratteristica che Levy-Bruhl scorse a suo modo nella struttura ontologica del pensiero dei primitivi. Questa caratteristica risiede in ciΓ² che viene definito da questβultimo come βimpermeabilitΓ allβesperienzaβ: caratteristica che puΓ² trovare modo di manifestarsi nel fatto che anche se quella magia, di cui per esempio gli Azande in questione si servono, non avesse nessun riscontro nella realtΓ , ugualmente, si ritornerebbe ad usarla senza nessuna delusione nei confronti dei risultati prodotti. Questa mancanza di adesione a delle specifiche risposte empiriche da parte della realtΓ risulta identificativa per il fatto che le rappresentazioni collettive diffuse nelle varie strutture sociali dei popoli primitivi allontanino lβindividuo dallβesperienza oggettiva della realtΓ .
Questo studio sulla popolazione Azande mise in atto, dunque, uno sviluppo del pensiero antropologico che si ritrovΓ² a collocare allβinterno delle proprie ricerche idee come quelle di un superamento di ciΓ² che Levy-Bruhl definiva come βpre-logicoβ, riguardo al pensiero primitivo. Pre-logico non indicava un qualcosa che nello sviluppo temporale dellβintelletto rappresentava unβinferioritΓ , ma rappresentava β come Ugo Fabietti faceva presente in Storia dellβantropologia (1990) β Β«una differenza di tipo qualitativo e non quantitativo tra lβattivitΓ mentale del primitivo e quella del βcivilizzatoβΒ». Questo prelogismo, con Evans-Pritchard, vide segnato il suo definitivo crollo epistemologico, in quanto a partire dalle sue ricerche i primitivi e il loro mondo vide di fronte ad esso una ricerca e unβanalisi basata sullβidentificazione di una coerenza logica della struttura costitutiva della societΓ che gli apparteneva, al fine di porli (i primitivi) in relazione con quella stessa struttura sociale che cerca di esprimerne gli usi e i costumi.
Evans-Pritchard, con il suo approccio analitico ha messo in atto, anche, gli insegnamenti di quel maestro che passΓ² poi alla storia dellβantropologia come il padre dellβantropologia sociale, ovvero Bronislaw Malinowski. Di questβultimo venne reso concreto il senso che si incarnava allβinterno di ciΓ² che era la ricerca sul campo. Come per i Trobiandesi fece a suo tempo Malinowski, lo stesso fece dopo Evans-Pritchard per gli Azande. Vivendo tra di loro, diventando intimo portavoce della cultura che li ha identificati e, stando a contatto diretto tra quegli individui che nellβanalisi antropologica vestono il sacro ruolo di attori sociali, ne sfaccettΓ² lβessenza incarnata nella natura della loro cultura.


Hallo, das auf dem Foto ist nicht E. E. Pritchard mit den Azande, sondern Malinowski mit Trobriandern. Dieses Foto wird jetzt leider sogar angezeigt, wenn man bei Google “Pritchard Azande” eingibt.