Paolo Riberi: il “Rinascimento Gnostico” nel cinema moderno

Abbiamo il piacere di segnalare ai nostri lettori la pubblicazione del nuovo lavoro di Paolo Riberi, Pillola rossa o loggia nera? Messaggi gnostici nel cinema tra Matrix, Westworld e Twin Peaks (Lindau, Torino, 2017), in cui l’autore onora lo scrivente della menzione dell’articolo I segreti di Twin Peaks: il “Male che viene dal bosco”, pubblicato su questo sito.


In questa sua opera terza, che segue L’Apocalisse di Adamo. La Genesi degli gnostici (Lindau, 2013) e Maria Maddalena e le altre (L’Età dell’Acquario, 2015), Paolo Riberi, laureato nel 2011 in Filologia e Letterature dell’Antichità presso l’Università di Torino, si propone di decifrare il rapporto esistente tra gli antichi vangeli apocrifi e alcuni tra i film (Matrix, Eraserhead, Noah, V per Vendetta, Truman Show, Dark City, Jupiter, Donnie Darko, Ghost in the Shell, Fight Club) e serie tv (Twin Peaks, Westworld) cult degli ultimi decenni.

« Ragionando intorno ai tratti salienti di ogni sapere esoterico — in primo luogo la concezione del mondo in cui viviamo come un’illusione, una prigione virtuale a guardia della quale vi è la figura di un Demiurgo —, il libro inquadra la gnosi, l’alchimia e la Qabbalah nel racconto più ampio della cultura pop che caratterizza la post-modernità […] »

Così la quarta di copertina.

L’analisi del Riberi trae le fila dal mito platonico della caverna [La Repubblica, VII]: «Secondo Platone la dimensione in cui viviamo è una copia, una simulazione architettata da un dio-artigiano […] che ha organizzato la materia ispirandosi al mondo reale. Le anime umane, anche se provenienti da questo aldilà, dopo la morte rimangono sulla Terra, migrando in un nuovo corpo con la reincarnazione o metempsicosi» [p. 15]. Ignare della propria situazione ingannevole, esse non vedono che le ombre delle cose reali, ragion per cui è per loro impossibile evadere da questa prigione demiurgica. La simulazione materiale in cui viviamo altro non sarebbe infatti che una gigantesca prigione, sorvegliata da questo «falso dio» e dai suoi demoni, i cd. Arconti.

L’unico modo per evadere da questa simulazione illusoria e samsarica consiste nell’«aprire gli occhi» e permettere di conseguenza alla propria «scintilla divina» di tornare al posto che le spetta, il «Regno dei Cieli», che nulla ha a che vedere con il Demiurgo Yahweh, «il collerico Dio dell’Antico Testamento […] che nella Genesi crea la prigione terrena, plasma il corpo in cui viene rinchiusa l’anima e scatena periodicamente cataclismi e persecuzioni contro chi osa ribellarsi alla regole di questo carcere» [p. 18]. Questa la concezione gnostica, che nei primi capitoli del suo libro il Riberi integra con altre similari: quella manicheista, quella catara-albigese, per giungere fino alle illuminazioni di William Blake. 

Così l’autore riassume i tratti salienti di quella che viene definita «gnosi» [pp. 31-32]:

  1. esistono due realtà differenti (teoria dei due mondi);
  2. la realtà in cui viviamo è una prigione virtuale;
  3. a guardia della prigione vi sono dei carcerieri e/o un architetto, il Demiurgo;
  4. i tre punti precedenti sono un segreto di cui quasi tutta l’umanità è all’oscuro;
  5. il prescelto gnostico scopre la verità mediante una rivelazione divina o iniziatica;
  6. l’iniziato, mediante la conoscenza, acquisisce un potere ultraterreno;
  7. il mondo terreno è un’illusione: pertanto lo è anche il corpo e la sua sopravvivenza.
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The Matrix, 1999.

Questo per quanto riguarda la parte introduttiva sulle dottrine gnostiche [pp. 1-32]. Nella seconda parte, molto più corposa [pp. 33-196] — cui segue una breve conclusione —, il Riberi analizza la ripresa di queste suggestioni esoteriche all’interno del mondo del cinema e delle serie televisive.

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Cominciando da Matrix, l’autore sottolinea come [p. 43] «il mondo in cui vivono i protagonisti non è altro che una neuro-simulazione […] ed è lo strumento con cui, nel XXIII secolo, le macchine possono letteralmente coltivare gli esseri umani per nutrirsi della loro energia. Questa forma di parassitismo o vampirismo a cui è sistematicamente soggetta l’umanità è molto importante in quanto rappresenta un tratto gnostico ricorrente». Dal canto suo, l’Architetto, Signore della Matrix [p. 45] «è un programma: è il software che ha ideato l’intera realtà virtuale. Arrogante e presuntuoso […] considera gli esseri umani come mere variabili in un’equazione matematica». Lasciamo al lettore il piacere di scoprire gli altri punti in comune che l’autore ha sapientemente scovato fra l’antico gnosticismo e il celeberrimo film dei fratelli Wachowski.

Seguono i capitoli su Westworld, Jupiter, Truman Show e Dark City. In Jupiter a regnare sul nostro universo sono una schiera di potenti monarchi alieni, nella cui ottica «il nostro pianeta non è altro che una sorta di piantagione, e l’umanità prigioniera che lo abita è il frutto coltivato» [p. 76]. Questi Arconti alieni agiscono come parassiti, impossessandosi dei geni dell’umanità per assicurarsi l’immortalità e l’eterna giovinezza. Argomenti simili vengono trattati anche in Dark City, di cui il Riberi cita, tra le altre cose, questo dialogo particolarmente pregnante [p. 90]:

« Prima c’era l’oscurità. Poi vennero gli Stranieri: erano una razza antica quanto il tempo, ed erano padroni della più potente delle tecnologie, la capacità di alterare la realtà fisica con la sola forza di volontà. Loro chiamavano questa capacità “accordarsi”. Ma stavano morendo: la loro civiltà era vicina alla fine, e perciò abbandonarono il loro mondo in cerca di una cura per la loro mortalità. Un viaggio infinito li condusse fino a un piccolo mondo azzurro, nel più remoto angolo della galassia. Il nostro mondo. »

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Dark City, 1998.

Si passa poi al Noah di Aronofsky, che pesca a piene mani dal «Libro dei Vigilanti» di Enoch più che dall’Antico Testamento. E ancora, l’autore analizza le suggestioni gnostiche in Donnie Darko, Ghost in the Shell (dove il Ghost è lo spirito incorporeo intrappolato in un guscio corporeo, lo Shell appunto) e Fight Club, per giungere infine a uno dei registi più palesemente “esoterici” degli ultimi decenni, il David Lynch di cui l’autore analizza Eraserhead e la fortunatissima serie tv Twin Peaks.

Dal momento che i risvolti esoterico-iniziatici di quest’ultima sono stati trattati anche dallo scrivente sulle pagine di questo sito, in un articolo [cfr. I segreti di Twin Peaks: il “Male che viene dal bosco”] citato dallo stesso Riberi nel libro in analisi in questa sede, vogliamo rilevare qualche intuizione supplementare dell’autore, che ci permetterà anche di integrare quanto già detto in precedenza.

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A parere del Riberi [p. 160], «i tanti misteri di Twin Peaks rappresentano una vera e propria enciclopedia dell’esoterismo che non si limita affatto alla gnosi: si va dalla Quabbalah alla teurgia, da Aleister Crowley alle religioni orientali, e ancora dallo sciamanesimo all’alchimia». Segue un’analisi dei principali personaggi “demoniaci” della serie tv, da Bob a Mike fino al Nano e ai woodmen, e quindi un richiamo essenziale alla misteriosa garmonbozia, «ossia la sofferenza umana di cui queste creature si nutrono avidamente. Esisteva un patto per la ripartizione di questa sostanza, ma Bob ha smesso di osservarlo ed è sfuggito al loro controllo. Questi esseri non solo invadono i corpi degli uomini, possedendoli come fanno i demoni della tradizione cristiana, ma se ne nutrono come parassiti e per farlo al meglio manipolano tutto ciò che accade nel mondo terreno per aumentare le sofferenze umane di cui sfamarsi» [p. 163].

Sono argomenti cari anche a Jacques Vallée, fautore della cd. «ipotesi parafisica» di cui tratteremo in uno dei prossimi articolo del ciclo «Magonia». «Queste entità  fa notare il Riberi [p. 168] — vanno su e giù nell’atmosfera terrestre, bloccando la soglia tra questo mondo e quello ultraterreno. Del resto, che le forze del male che governano la Terra siano entità aeree era già opinione di Paolo, in uno dei suoi passi più citati e ripresi dai vangeli gnostici:

“La nostra battaglia non è contro creature fatte di carne e sangue, ma contro Principati e Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti.” (Lettera agli Efesini, 6, 12) »

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Twin Peaks, terza stagione, 2017.

Naturalmente nella serie tv questo «mondo di tenebra» è la sinistra Loggia Nera, dimensione sovrapposta alla nostra in cui queste entità proliferano e consumano la garmonbozia. Scrive l’autore [p. 175]: «Oltre ad essere un tempio consacrato al culto della materia, la Loggia Nera è anche il cuore pulsante del Caos, essendo un luogo in cui vacillano tutte le leggi che regolano il cosmo. In questa dimensione, ad esempio, il tempo non scorre in maniera lineare […]». Inoltre, «nelle profondità di questo inferno gnostico non dimorano soltanto Mike, il Nano e gli altri Arconti, ma anche le anime dei morti» e soprattutto «risiedono i doppelgänger, ossia le controparti oscure e corrotte di ogni uomo e donna, viventi o defunti che siano».

Contraltare della Loggia Nera è la Loggia Bianca, che si distingue dalla prima in quanto ciò che accade al suo interno è ineffabile [cfr. puntata 8 terza stagione]. Al contrario della Loggia Nera che è posta in una dimensione “sotterranea”, la Loggia Bianca è «situata in cima a una montagna che sorge proprio al centro dell’oceano viola primordiale» [p. 181]. Il suo reggitore è il Gigante che però [p. 179] «diversamente da quanto fanno gli Arconti […] non manipola la vita del suo ospite [il “cameriere rimbambito”, ndr] con una possessione sistematica, ma al contrario lo utilizza unicamente come messaggero per manifestarsi a Cooper quando è necessario». Gli unici personaggi che nella serie riescono ad accedere a questa dimensione di puro spirito sono il maggiore Briggs, «l’agente di polizia sempliciotto» Andy e l’agente Dale Cooper.

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Bisogna dare inoltre merito al Riberi di aver fornito a tempo record un’interpretazione personale e coerente della terza stagione di Twin Peaks, uscita quest’anno. Novità assoluta di questa nuova parte della saga è la presenza di entità del tipo di Dougie Jones, che a parere dell’autore [p. 188] «a ben vedere, non è neppure umano. È un golem, un automa modellato artificialmente a partire da una biglia dorata e da una massa di materia nera, informe e brulicante. Essendo un costrutto artigianale realizzato da un Arconte [Bob, ndr], non è un uomo; piuttosto, come direbbero gli alchimisti medievali, è una forma di vita sub-umana, un homunculus», il quale ricorda «la sagoma di argilla e fango che i signori della materia creano nell’Eden per imitare il modello divino di Uomo spirituale», vale a dire quello che gli gnostici definivano «uomo arcontico». Egualmente, anche la Diane che vediamo non sarebbe altro che una sagoma fittizia creata dagli Arconti per sviare i protagonisti: «la vera Diane è la donna senza occhi, imprigionata in un limbo tra le due Logge» [p. 189].

La “creazione” di Bob per mezzo dell’esplosione atomica di Los Alamos nel 1945, l’oscura formula rituale pronunciata dai “boscaioli” («Questa è l’acqua, e questo è il pozzo: bevi a fondo e discendi»), l’incarnazione nel nostro mondo dell’atavico arconte Judy, che nelle sembianze di un insetto prende residenza nel corpo della giovanissima Sarah Palmer e che all’autore ricorda la gnostica Achamoth, «versione corrotta e materiale di Sophia» — ogni punto saliente della nuova stagione viene sviscerato dal Riberi in maniera limpida e coerente.

Molto altro ci sarebbe da dire su questo interessante lavoro appena pubblicato da Lindau, ma vogliamo lasciare al lettore il piacere di indagare in prima persona sulle implicazioni di questo «Rinascimento Gnostico» nel cinema contemporaneo cui l’autore accenna. E magari, seguendo le tracce lasciate da Neo o dall’agente Cooper, anch’egli avrà l’opportunità di sviare la nefasta influenza degli Arconti e permettere alla sua «scintilla divina» di ritornare al posto che le spetta.

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Westworld, 2016.

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