Un’indagine sul sincretismo tra il “culto del fungo sacro” in area messicana e il cattolicesimo di importazione spagnola, incentrata sulla figura della “sabia” e “curandera” mazateca Maria Sabina. A seguire, qualche riflessione sulle bizzarre ma interessanti raffigurazioni fungine nell’ambito cultuale cristiano, rese note da autori come John Allegro, ElΓ©mire Zolla, Gianluca Toro e Giorgio Samorini.
di Antonio Bonifacio
βPiΓΉ ti addentri nel mondo di Teonanacatl [1], piΓΉ cose si vedono. E vedi anche il nostro passato e il nostro futuro, che se ne stanno lΓ¬, insieme, come unβunica cosa giΓ vissuta, giΓ accaduta. […]. Ho visto cavali rubati e cittΓ sepolte, la cui esistenza era sconosciuta e che verranno portate alla luce. Milioni di cose, ho visto e saputo. Conoscevo e vedevo Dio: un immenso orologio che ticchetta, le sfere che si muovono lentamente attorno e dentro le stelle, la terra, lβuniverso intero, il giorno e la notte, il pianto e il sorriso, la felicitΓ e il dolore. Colui che conosce fino in fondo il segreto di Teonanacatl puΓ² persino vedere quellβinfinito ingranaggio.β
Maria Sabina
“Sorella mia, se tu avessi un uccello in gabbia, e lo liberassi in giardini con acque e frutti, e poi distruggessi la gabbia e la bruciassi, pensi forse che ciΓ² potrebbe causare dolore a questo uccello? Ella disse: no. Egli disse: cosΓ¬ sono io.”
da una visione ricevuta in sogno dalla sorella di αΈ€usayn Al-αΈ€allΓ’j, profeta e martire, narrata da Louis Massignon
Il titolo che si propone per questo intervento può sembrare una provocazione bella e buona, un attentato alla sacralità stessa della religione cattolica. Tuttavia, passato il comprensibile trasalimento, proviamo a spiegare le limpide ragioni che ci hanno portato ad adottare una così inconsueta titolazione per presentare questo lavoro.

PREMESSA
Lβidea di questo intervento Γ¨ nata dalla volontΓ di proporre un breve ed essenziale ritratto di unβesperienza spirituale, nata dopo la prima metΓ del secolo scorso, che ha coinvolto in maniera totalmente inaspettata una sciamana mazateca, una βSabiaβ (e non una βsempliceβ curandera come si riporta in alcune biografie), la celebre Maria Sabina. In quelle terre, oltremodo oltraggiate da una predazione secolare, era da tempo in atto un processo sincretistico in cui gli elementi propri dello sciamanesimo dellβarea, che ha forti e ovvie comunanze con tutto lo sciamanesimo centro e sud americano ed in cui lβuso delle βpiante degli dΓ¨iβ era elemento costitutivo della consultazione o, comunque, della liturgia, si sono commischiati con il provato cattolicesimo di Maria Sabina che, nonostante lβinsorgere della sua vocazione sciamanica e la pedissequa pratica che da certi eventi scaturΓ¬, mai smise di partecipare attivamente al processo di apostolato presso il suo popolo, mantenendosi parte attiva di un paio di confraternite, quale, ad esempio, quella del Sacro Cuore di GesΓΉ.
In alcune foto la si vede ritratta mentre procede ad incensare i βfunghi bambiniβ (di cui subito dopo si parlerΓ ), prima della seduta di Velada (veglia notturna) a dimostrazione che non vβera contraddizione tra la sua fede e la sua pratica scamanica. VβΓ¨ da dire, a premessa di tutto, che quindi Lei, come altri sciamani locali, non fece mai opera di proselitismo di una religione basata su un ipotetico βculto del fungoβ, non propose revivals nativi, piuttosto Maria Sabina spese i sui naturali e/o soprannaturali talenti, lasciando libero lβinterprete di qualificarli secondo il proprio orientamento, in una instancabile opera di soccorso e guarigione rivolta ai suoi conterranei afflitti da numerosi malanni che, da tempo immemorabile, li perseguitano.
In questβopera di sostegno Maria Sabina ha probabilmente compiuto dei veri e propri βmiracoliβ, visto il frequente insuccesso delle terapie βordinarieβ, ma non Γ¨ il lato eventualmente sensazionalistico della sua opera a interessarci. Per βcomprendereβ la sua attivitΓ Γ¨ essenziale rifarsi al suo βprogrammaβ, che puΓ² essere rappreso in questa sintetica affermazione: βSecondo me, gli stregoni e i guaritori praticano arti inferiori. Gli stregoni e i guaritori hanno anche un loro Linguaggio, ma diverso dal mio. Loro chiedono aiuto al βChicon NindΓ²β [2] (entitΓ locale). Io lo chiedo a Dio Cristo, a San Pedro, a Magdalena e a Guadalupe’. Γ perchΓ© in me non esiste stregoneria, non esiste collera non esiste falsitΓ . PerchΓ© dentro di me non c’Γ¨ nΓ© sporcizia, nΓ© polvere.β
La lunga vita di Maria Sabina — Γ¨ nata infatti nel 1894 ed Γ¨ deceduta nel 1985 –, sciamana e poetessa mazateca, Γ¨ stata, come tutte le esistenze dei poveri abitanti in questa regione, contrassegnata da eventi sfavorevoli e spesso tragici. Rimasta orfana da piccolissima, cresciuta da parenti, lβappena adolescente, aveva 14 anni, Γ¨ andata in sposa, comβΓ¨ consuetudine in molti luoghi in cui la volontΓ delle nubende non Γ¨ mai libera dai condizionamenti sociali e familiari, a un militare quasi sempre assente, poi deceduto in uno scontro. La sua vita, sempre condotta sul fino di una dignitosa povertΓ , non Γ¨ stata perΓ² molto diversa da quella dei suoi compaesani, lβindigenza, lβalcolismo, lo smarrimento culturale costituivano un comune rassegnato modo di vivere degli allora abitanti della regione e questo Γ¨ un tema su cui non si insisterΓ ulteriormente.
Di converso, straordinariamente coincidente alle piΓΉ elevate esperienze mistiche dei pastorelli di Fatina, e di La Salette, nonchΓ© di Bernardette a Lourdes, Γ¨ stato il suo vissuto incontro con il βsacro localeβ, ovvero lβingestione βispirataβ di un peculiare fungo, le cui proprietΓ psichedeliche [3] verranno certificate scientificamente molto piΓΉ tardi, in circostanze parallele. La giovane, difatti, ingerΓ¬ un miceto crudo e coperto di terra, mentre pascolava galline e capre con sua sorella e nel tempo, divenuta abitudine alimentare la consumazione fungina durante il pascolo, le si aprirono orizzonti conoscitivi insospettati, quelle porte di cui Huxley invocava la schiusura nel piccolo saggio Aprite le porte della percezione.
A premessa ribadiamo che lβesperienza, comunque solitaria nella circostanza, della giovane donna fu, quasi fin da subito, unβesperienza radicalmente religiosa, che giustifica lβaccostabilitΓ che si Γ¨ proposta della sua biografia a quella di altre pastorelle di piΓΉ conosciuti lidi. Allβinizio lβeffetto dellβingestione fu solo euforizzante e i parenti che sβaccorsero del fatto non sβintromisero, perchΓ© quei funghi sono tradizionalmente molto rispettati nella regione e perchΓ©, allo stesso tempo, la dimensione dello βsballoβ, inteso come euforia, Γ¨ troppo radicata in quelle zone, perchΓ© essa desti scandalo alle anime belle. Maria Sabina continuΓ² a masticare i suoi frutti amari e, crescendo, avvertΓ¬ che i funghi ingeriti manifestavano una personalitΓ propria, erano βpersoneβ o, meglio, βpiccoli bambini sacriβ che lβavevano scelta per βdivenire se stessaβ, ovvero essere una Β«SabiaΒ» e quindi la figlia dei Β«NiΓ±os SantosΒ». I miceti, cosΓ¬ eucauristicamente assunti, erano destinati a βiniziareβ un predestinato alla comprensione della βParolaβ, termine che assume molteplici significati legati, in primis, alla guarigione spirituale delle persone.
Maria Sabina, era, comunque, votata alla realizzazione di questo suo destino in quanto imparentata e discendente di altri sciamani di lunga tradizione. La giovane donna fu quindi presto consapevole della sua speciale βelezioneβ, tantβΓ¨ che, in quel misto di umiltΓ e di orgoglio, che contrassegnerΓ le sue trascritte conversazioni, si attribuΓ¬ una caratteristica di predestinazione affine a quella di Giacomo il Giusto, affermando: βEro giΓ Saggia nel ventre di mia madreβ e di questo ebbe una precisa visione, questa: βEd Γ¨ vero che i funghi mi hanno rivelato com’ero nel momento in cui mi trovavo nel ventre di mia madre: Γ¨ una visione in cui mi vedo sotto forma di feto. Un feto illuminato. E so che nel momento in cui sono nata, gli Esseri Principali erano presenti. C’era anche il Cuore di Cristoβ.

βI BAMBINI SONO IL SANGUE DI CRISTOβ
VβΓ¨ da dire che nelle culture βetnicheβ la causa della malattia Γ¨ sempre ascritta allβinvisibile ordine spirituale; lβuniverso Γ¨ minaccioso e il male di cui Γ¨ imbibito Γ¨ sempre sul punto di tracimare nel fragile ordine costituito e metterlo in crisi. Oltre una sottile barriera protettiva, separante lβordine dal caos, agiscono libere delle potenti forze che sovrastano lβuomo, forse indifferenti al suo destino e sempre pronte a scatenarsi contro di lui ad ogni minima infrazione di quell’βordine implicitoβ che solo esse conoscono a fondo. Si muovono, in ciΓ², o per spontanea iniziativa vendicativa o perchΓ©, magari, sono invocate a tale scopo.
Allβirruzione del male e alla sua affermazione nella sfera umana concorre infatti attivamente la malvagitΓ dellβuomo stesso, il quale asserve la sua intelligenza allβazione delittuosa allo scopo di danneggiare gli altri e questo accade per i piΓΉ futili motivi. Al fine di raggiungere questo scopo si mettono a disposizione di queste oscure forze diversi agenti che danno concretezza alle intenzioni e alle inclinazioni dei loro committenti. Sono gli βstregoniβ e le βstregheβ che, dietro compenso, si pongono ben volentieri a servizio dellβinvidioso o del rancoroso di turno per provocare un danno, piΓΉ o meno grave, alla vittima designata. Per questo il βmaleβ si palesa in forma concreta nel corpo al momento della guarigione, esso infatti compare in forma di pietruzze, insetti, cristalli e altro materiale estraneo, e solo dopo lβestromissione di questi testimoni del maleficio si ha garanzia di guarigione.
La medicina tradizionale locale Γ¨ praticamente un esorcismo permanente, la causa seconda, quella strettamente biologica, lβunica che interessa lβeziologia della βmedicina ortodossaβ, Γ¨ invece, secondo una lettura spirituale dellβevento dannoso, solo una conseguenza, un riflesso della causa prima e a questa Γ¨ necessario risalire per debellare il male alla radice. Sul tema facciamo tuttavia parlare la stessa Maria Sabina in questa testimonianza diretta:
βNon ho mai visto i demoni, anche se per andare lΓ dove devo andare, attraverso i domini della morte. Mi sprofondo e arrivo fino in fondo. So cercare nelle ombre e nel silenzio. In questo modo, arrivo lΓ dove le malattie si nascondono. Molto in fondo. PiΓΉ in basso delle radici e dell’acqua, del fango e delle pietre. Altre volte, salgo, molto in alto, piΓΉ in alto delle montagne e delle nubi. Quando giungo lΓ dove devo arrivare, vedo Dio e Benito Juarez. Vedo tutte le persone buone. LΓ si sa tutto. Di tutto e di tutti, perchΓ© lΓ tutto Γ¨ chiaro. Sento delle voci. Mi parlano. Γ la voce del piccolo che spunta (il fungo ndr). Il Dio che vive in loro entra nel mio corpo. Cedo il mio corpo e la mia voce ai bambini sacri. Sono loro che parlano, nelle veglie lavorano nel mio corpo e io dico…β
Ecco dunque che viene posta in piena evidenza la causa essenziale del malanno ed essa Γ¨ sempre, come anzidetto, riferibile allβordine spirituale e lβannichilimento di questa causa remota Γ¨ posta a fondamento dellβefficacia terapeutica dellβazione, ovvero il βfungo sacroβ, un medium spirituale che quale ricettacolo βvegetaleβ della bontΓ divina Γ¨ efficacemente risanante. Esso ha certamente delle caratteristiche farmacologiche che modificano in ogni caso lβesperienza coscienziale dellβassuntore, tuttavia i suoi poteri vanno ben al di lΓ e si svelano e si dispiegano soltanto alla persona religiosamente incline alla loro comprensione e qualificata al loro utilizzo, solo in questi casi, forse, Γ¨ possibile qualificarlo come enteogeno. Infatti, secondo un ricercatore indigeno Aguirre Beltran, la pianta da sola non Γ¨ sufficiente a produrre un autentico stato mistico, in quanto essa deve essere raccolta in certi luoghi e con certe precauzioni da una persona pura o comunque purificata:
“Un altro elemento essenziale deve essere preso in considerazione le piante sacre, deitΓ , in sΓ©, agiscono in virtΓΉ delle loro proprietΓ mistiche; cioΓ¨ non Γ¨ la pianta propriamente detta che guarisce, ma la divinitΓ , una parte della divinitΓ , o il potere magico con essa nascosto. AffinchΓ© la pianta conservi questo potere, e indispensabile adottare tutto un complicato rituale, sia per la raccolta che per la preparazione e la somministrazione; se questo rituale non viene rispettato, essa non ha alcun effetto curativo, poichΓ© non sono le proprietΓ farmacologiche delle piante che agiscono, ma le loro proprietΓ mistiche.”
in Medicina y Magia, Β«Materia IndianaΒ», p. 123



Un βaudaceβ (eufemismo!) tentativo di interpretazione anzichΓ© fitomorfica, quanto piuttosto micotica del Cristo fu compiuto da John Allegro, uno dei traduttori del manoscritto di Qumran, che arrivΓ² a negare la persona di Cristo, ritenendolo semplicemente la personalizzazione di un fungo allucinogeno. Sotto certi aspetti cβΓ¨ del βveroβ in entrambi i casi. Nella prima circostanza (Cristo vite), se abbandoniamo la metafora del Lotto per entrare nel simbolo, si potrΓ dire che il prodotto fermentato della vite, almeno in alcune iniziazioni pagane, rappresenta il secondo e ultimo grado dellβiniziazione ed Γ¨ proprio dei grandi misteri, quindi il vino Γ¨ proprio dellβapex iniziatico e la sua assunzione conferisce Sapienza delle cose celesti: bere vino Γ¨ quindi una teofagia iniziatica che produce Conoscenza.
Non Γ¨ un caso che un libro della nota specialista del primo cristianesimo, Vittoria Luisa Guidetti, sβintitoli Il Pane la Vita e la Conoscenza. Allo stesso modo lβingestione del fungo (nato dal sangue di Cristo e quindi da ciΓ² che Γ¨ destinato a diventare vino) dona la conoscenza — conoscenza che Γ¨ comunque il teleologico risultato di pratiche presenti in alcune linee gnostiche cristiane perfettamente βortodosseβ che lβantepongono alla βfedeβ (San Clemente Alessandrino, Origene che, ovviamente erano ben lungi dal parlare dellβamanita muscaria e altri miceti nel loro contesto di gnosi).
Detto ciΓ² Γ¨ da domandarsi: perchΓ© si puΓ² ritenere che questa forma religiosa basata sullβeucarestia fungina sia una forma sincretistica ma non eretica di cristianesimo? La risposta puΓ² assumere profili molteplici a seconda di come sβinquadri la tematica, tuttavia Γ¨ lo sfondo teologico βcattolicoβ che sorregge le modalitΓ βpaganeβ di applicazione rituale di Maria Sabina, Ella, nel suo agire cerimoniale, fa difatti costante rimando allβuniverso spirituale cristiano, come si puΓ² constatare nei successivi riferimenti in cui si afferma inequivocabilmente che βI funghi hanno questo potere perchΓ© sono carne di Dioβ, dal momento che essi nascono dalle gocce di sangue versato da Cristo sulla croce. Come se ogni albero della foresta, ai cui piedi nascono questi miceti, fosse un Albero della vita e, congiuntamente, della Passione. Γ in diretta conseguenza di questo loro immenso potere sacrale che essi agiscono e curano, curano perΓ² solo coloro che βcredonoβ, contrariamente βcoloro che non credono non guarisconoβ.

Anche la cerimonia di guarigione Γ¨ scandita da precise regole di sincretistica organizzazione e per questo βI bambini si mangiano di notteβ; e, per farlo, βsi celebra una veglia davanti alle immagini di santi della Chiesa. I bambini sacri curano le piaghe, le ferite dello spiritoβ. Γ difatti lo spirito malvagio che provoca le malattie che investono lβintera dimensione antropologica, corpo, anima, spirito. Alla dimensione spirituale sβarresta difatti la capacitΓ ispettiva dei curanderos o guaritori. Essi, infatti,
βnon sanno che le visioni che i bambini provocano rivelano l’origine del male.I guaritori non sanno usarli. Gli stregoni neanche. Gli stregoni hanno paura dei Β«SabiosΒ» come me, perchΓ© sanno che io posso scoprire se hanno fatto un sortilegio, se hanno rubato di nascosto lo spirito di un bambino, di un uomo o di una donna.”
Diversamente Maria Sabina descrive la sua capacitΓ come travalicante ogni limite affermando:
βI funghi mi danno il potere della contemplazione universale. Posso vederla sin dall’origine. E posso arrivare fin dove nasce il mondo. Non sono una guaritrice perchΓ© non faccio bere infusioni di piante strane. Io curo con il Linguaggio. Nient’altro. Non sono una strega perchΓ© non faccio il male. Sono una Β«SabiaΒ». E nient’altro. Vengono anche uomini a chiedermi di aiutare le loro, donne a partorire. Sono levatrice, ma non Γ¨ questo il mio lavoro. Io sono colei che parla con Dio e con Benito Juarez.”

Γ evidente il fatto di come Maria Sabina non offra un semplice medicamento, non sia semplicemente una vegetalista, ma sia capace di raggiungere la radice stessa del male. Nella sua narrazione Γ¨ costante il riferimento al βLibro Sacroβ, fonte della βParolaβ che ispirerebbe e darebbe forza alle sue positive azioni. Questo βlibroβ sembra un adattamento culturale del sacro codice miniato (lβamoxtli), dei mazatechi che era riservato ai sacerdoti, in quanto destinato alla conoscenza esoterica e che, ovviamente, aveva unβimportanza eccezionale nella pregressa cultura nativa, prima che ne fosse distrutto praticamente ogni esemplare durante la conquista. Esso era una sorta di βTavola celesteβ (il parallelo con i libri di Enoch Γ¨ pertinente) in cui si potevano leggere, acronicamente, tutti gli eventi (passato, presente e futuro) e che, nella concezione nativa successiva Γ¨ stato sostituito con il βnuovo Libroβ, venuto dal vecchio mondo, portato dagli invasori e odiernamente venerato sugli altari delle chiese con identica intensitΓ . Maria Sabina, a propria volta, ha ricevuto la privata rivelazione di un ulteriore Β«Libro Β» mistico personale che, appunto, sostituisce gli amoxtli, i sacri libri dei tempi precedenti la conquista. Questo Libro Γ¨ lβelemento fondante della sua attivitΓ ed esso le Γ¨ stato consegnato da una categoria di Esseri denominati βEsseri principaliβ, la cui presenza Γ¨ stata mediata dai “bambini sacri”. Questo passaggio parla di questo evento clou della vita di questa sciamana:
βSapevo che era una rivelazione che i bambini sacri mi consegnavano. All’improvviso, udii una voce. Una voce dolce ma allo stesso tempo autoritaria. Come la voce di un padre che ama i propri figli, ma che li alleva con severitΓ . Una voce saggia che disse: Β«Ecco gli Esseri Principali … Β» Capii che i funghi mi parlavano. Provai una felicitΓ infinita. Sul tavolo degli Esseri Principali apparve un libro, un libro aperto che si ingrandΓ¬ fino a raggiungere le dimensioni di un uomo. Sulle pagine c’erano delle scritture. Era un libro bianco, tanto bianco che risplendeva. Uno degli Esseri Principali mi parlΓ² e mi disse: Β« Maria Sabina, ecco il Libro della Saggezza. Γ il Libro del Linguaggio. Tutto quello che vi Γ¨ scritto Γ¨ per te … Il Libro Γ¨ tuo, prendilo per fare il tuo lavoro … Β» Io esclamai emozionata: Β« Γ per me. Lo ricevo…Β» Gli Esseri Principali scomparvero e mi lasciarono sola davanti all’immenso Libro. Sapevo che era il Libro della Saggezza…β

A cagione di questa elezione prenatale Maria Sabina ottenne per conseguenza la capacitΓ di leggere nellβoltremondo, anche predittivamente, e, per questo, affermava che quando βIl Libroβ le appare, lei impara parole nuove. βSono figlia di Dio ed eletta per essere Saggia. Sull’altare che ho a casa mia, ci sono le immagini della Nostra Signora di Guadalupe, e la tengo in una nicchia. Ho anche San Marcos, San Martin Caballero e Santa Magdalena. Mi danno il loro aiuto per curare e parlare.β Poi insieme a ciΓ² Maria Sabina giunge a esprimersi in maniera davvero inaudita βDurante le veglie, batto le mani e fischio, in quei momenti mi trasformo in Dioβ. Unβasserzione, questa, davvero ancora piΓΉ categorica di quella relativa alla sua saggezza prenatale
Malgrado lβaperta esternazione delle affermazioni sopra riportate, necessariamente compilate in forma di florilegio e tratte dal libro biografico che descrive la parabola della vita della donna – dichiarazioni che in altre epoche avrebbero portato direttamente le persone al rogo – ,la chiesa non si oppose alla celebrazione di questi riti βpaganiβ, anzi quasi li incoraggiΓ². Il sacerdote Antonio Reyes Hernandez, titolare per lungo tempo (21 anni) della parrocchia di Huautla, dove viveva la Sabia, ebbe modo di conoscere bene la donna, e partecipava del valore transculturale, e quindi universale, dellβinsegnamento sincretistico da lei promulgato. CosΓ¬, difatti, il sacerdote testimoniava che Maria Sabina era tuttβaltro che un pericolo per la fede, anzi, ella β…Γ¨ qui per portare la parola di Dio a tutti e convincere sulla veritΓ cristiana il piccolo numero di persone che mescolano ancora le credenze locali con la religione cattolicaβ. Maria Sabina spendeva infatti molta parte del proprio tempo e dei suoi modesti introiti come membro attivo dell’Associazione dell’Apostolato dell’Orazione, come giΓ anticipato allβesordio e, come evidenzia il predetto sacerdote:
βElla assiste alla messa il primo venerdΓ¬ di ogni mese. Porta uno scapolare. Γ una persona umile, da quel che mi risulta, e noi non fa male a nessuno. Al contrario, la pubblicitΓ scandalosa che si fa su di lei por!a pregiudizio e viene malvista dalle autoritΓ . Bisogna lasciarla in paceβ¦β βE i Sabios, e i guaritori?β, domandava lβintervistatore al sacerdote che rispondeva: βI Sabios e i guaritori non fanno concorrenza alla nostra religione e neanche gli stregoni. Sono tutti molto religiosi ed assistono alla messa. Non fanno opera di proselitismo, e quindi non sono considerati eretici; Γ¨ impossibile lanciare su di loro anatemi, anzi, neanche col pensiero ...β

PSILOCYBE & CRISTIANESIMO IN OCCIDENTE
A questo punto, dopo aver descritto la relazione βnaturaleβ che stringe i funghi magici a quello che puΓ² definirsi lβAlbero della vita, non possiamo certo abbandonare il tema del cristianesimo psichedelico βfunginoβ senza aprire una parentesi perlustrativa e fare cosΓ¬ un breve cenno alle sorprendenti aperture che si potrebbero cogliere nella stessa arte cristiana in relazione a questo spinoso e, allo stesso tempo, trascurato argomento. Si premette che la successiva Γ¨ una sintetica esposizione dei fatti per quello che essi sono e quanto si dirΓ non costituisce unβacritica adesione o unβaltrettanto acritica negazione dei contenuti che si andranno a riferire.
Lo spunto occasionale per questa escursione tra continenti nasce da un ovviamente dimenticato articolo pubblicato sul Giornale di Brescia (venerdΓ¬ 7 settembre 1979), nato dalla penna prestigiosa di Elemire Zolla, proposto con lβeloquente titolo; I funghi bambini di Maria Sabina. Non solo Γ¨ assai rilevante il fatto che Elemire Zolla si sia occupato dellβargomento con cosΓ¬ grande serietΓ , ma Γ¨ da evidenziare la circostanza che forse lui per primo abbia rivelato come le esperienze di Maria Sabina con i funghi trovino un inaspettato riscontro in alcuni esempi dellβarte sacra occidentale, ovvero nella prestigiosa chiesa-abbazia benedettina di Saint Savin Sur Gartempe (patrimonio dellβUmanitΓ ) che contiene dei veri capolavori di pittura romanica. Zolla, diversamente da altri ricercatori, non ha dubbi circa la natura fungino-allucinatoria del miceti ritratti tra quelle severe mura e, difatti, stabilisce una clamorosa associazione tra quanto ritratto nellβaustera abbazia e le pratiche sciamaniche di Maria Sabina. Con lβaffermarsi dellβetnobotanica e, ancor di piΓΉ, con lβetnomicologia, grazie alle investigazioni dei coniugi Wasson, Giorgio Samorini, un ricercatore molto noto in questo settore e che ha condotto numerose indagini sul campo, forte della sua esperienza micologica, ma anche mitologico-simbolica, ha affrontato il tema iconografico del fungo nellβarte sacra cristiana, raccogliendo, non solo numerose testimonianze che suggeriscono la non occasione presenza di certe scene di evidenza βmiceticaβ (soprattutto nelle pitture), ma anche la loro precisa localizzazione nel tessuto narrativo della raffigurazione.

CosΓ¬ non puΓ² essere un caso che, ad esempio, in una circostanza (Cappella di Plaicourault, Indre, Affresco della Tentazione del XII sec) si trovino raffigurate delle precise forme fungine a rappresentare lβalbero paradisiaco della conoscenza, in cui il serpente offre ad Eva proprio un fungo e che esso sia identificabile, come gli altri dellβalbero del resto, in una ben precisa e non βinnocuaβ specie. A questo punto non puΓ² certo controvertirsi che Fungo e Conoscenza siano strettamente correlati tra loro, visto lβesplicito suggerimento offerto dallβautore del dipinto. Samorini poi, limitandoci qui a un cenno a volo dβuccello, ancor piΓΉ audacemente propone, sempre utilizzando documenti iconografici difficilmente contestabili, che il fungo, da un certo momento della storia delle immagini in poi, sostituisca addirittura lβimmagine dellβAlbero della Vita, rappresentato normalmente come Croce, sulla quale Γ¨ appeso il corpo di Cristo grondante sangue, come si Γ¨ potuto vedere nella descritta rappresentazione dello splendido mosaico di San Clemente. A questo punto, sul tema, lasciamo parlare lo stesso Samorini che ben illustra i mutamenti iconologici di questo pattern rappresentativo:
βLa religione cristiana fu uno degli ultimi e piΓΉ importanti veicoli di diffusione dello schema artistico dei due animali e dellβAlbero della Vita. I diversi tipi di Albero della Vita si ripresentano nellβarte cristiana, compreso lβAlbero Fungo. I due animali piΓΉ frequenti diventeranno gradualmente due agnelli e due pesci. Allo stesso Albero della Vita si sostituirΓ sempre piΓΉ il cantharos (coppa) dellβAcqua della Vita e la croce. Cambia anche il significato della scena come ha sottolineato Charbonneau Lassay (1997:54). Quando nellβiconografia dei primi secoli cristiani due pesci o due animali racchiudono un emblema, questo rappresenta sempre, e direttamente, GesΓΉ Cristo; e gli animali che lo accompagnano sono la rappresentazione simbolica dei fedeli cristiani. Nella trasformazione dellβAlbero della vite in croce vβΓ¨ quindi lβidentificazione del primo con la figura di Cristo. Lβacqua della vita, raccolta nel cantharos e che sgorga dallβAlbero della Vita, verrΓ sempre piΓΉ identificata con il sangue di Cristo.β
Per conseguenza, lβimmagine forte che ci propone Maria Sabina, per la quale certi funghi sapienziali troverebbero la loro origine dalla dispersione del sangue ai piedi della croce, trova un riscontro davvero impressionante in diverse circostanze e in contesti continentali totalmente diversi che escludono una loro possibile e reciproca influenza. Il lavoro del Samorini, qui estremamente sunteggiato, ha destato lβinteresse di altri suoi colleghi. Uno di essi, Gianluca Toro, facente parte della redazione di Β«AltroveΒ» e membro del S.I.S.S.C., ha di recente pubblicato un corposo volume di ben 500 pagine e con circa 300 illustrazioni in bianco e nero (piΓΉ di 100 di rappresentazioni fungine) dal titolo Alberi-fungo e funghi nellβarte cristiana. Origini e sviluppo di unβiconografia, che forse odiernamente rappresenta lo studio piΓΉ avanzato sullβargomento. In sostanza nellβarte cristiana sarebbe inspiegabilmente presente una massiccia presenza fungina rappresentata da specie contenenti sostanze psicoattive. Sta ora alla controparte dare ragione di ciΓ².




Note:
[1] La parola teotlnanΓ‘catl Γ¨ composta dal nahuatl, dio + nanacatl, fungo e si identifica con la Psilocybe mexicana, specie riconosciuta dal botanico Roger Heim nel 1957.
[2] Chicon NindΓ² (Uomo della Montagna), essere mitologico. Si dice che sia il Signore e Padrone delle Montagne, che sia un uomo bianco e che abbia il potere di fare sortilegi e di scongiurare le cattive influenze o gli spiriti che provocano la malattia. Alcuni lo identificano con Quetzalcoatl.
[3] βCiΓ² che rivela la menteβ (definizione di Humprey Hosmond).
Bibliografia:
Intervista di Stanislav Grof ad Albert Hofmann, Β«AltroveΒ» n. 15, SISSC (SocietΓ Italiana per lo Studio degli Stati di Coscienza)
Gilberto Camilla – Fulvio Grosso: Allucinogeni e cristianesimo nuove acquisizioni, Β«AltroveΒ» n. 14, SISSC SocietΓ Italiana per lo Studio degli Stati di Coscienza
Albrile Enzo: Lβillusione infinita, vie gnostiche di salvezza, Mimesis 2017, Milano
Raffaele K. Salinari: In cammino verso Eleusi, in AAVV: Eleusi cuore sapienziale dβEuropa, Padova University press
Kalweit Roger: Guaritori sciamani e stregoni, Ubaldini editore, Roma, 1996
Giorgio Samorini: Gli alberi-fungo nellβarte cristiana, Β«EleusisΒ» n.1, Museo civico di Rovereto 1998
Richard Evans Schultes – Albert Hoffman – Gregory Ratsch: Piante degli dΓ¨i, Venexia Roma 2021
Alvaro Estrada: Vita di Maria Sabina, la sciamana dei funghi allucinogeni, Savelli editori Roma 1982
Gianluca Toro: Alberi-fungo e funghi nellβarte cristiana. Origini e sviluppo di unβiconografia, Autopubblicato, Avvicinamenti (Pinerolo) 2021
Elemire Zolla: I funghi bambini di Maria Sabina, sul Β«Giornale di BresciaΒ»

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