Conoscere se stessi e il mondo delle idee tramite il mito, o, in altri termini, giungere al Logos tramite il Mythos: questa lโidea principale che regge la sapienza greca, come ha divinamente illustrato Platone nelle sue opere. Il mito della caverna, il mito di Er, quello dellโauriga e di Eros ci illustrano che in quella che noi chiamiamo โrealtร โ nulla รจ certo, tutto รจ in continuo movimento: la veritร si trova al di fuori del fuoco, al di fuori della caverna e della mente stessa, dunque nel mondo delle idee, che Platone chiama โiperuranioโ; ovvero, โal di lร del cieloโ.
di Samuele Baricchi
copertina: Jean Delville, โSchool of Platoโ
Il mito nella cultura greca rappresenta il fondamento della societร delle cittร -stato e della vita dellโuomo greco. In etร arcaica le popolazioni micenee guardano con ammirazione al cielo, e, riprendendo un tipo di sapienza ancora piรน antica, prevedono gli eventi futuri, rileggono il passato, analizzano il presente. I Greci avevano una mitologia collettiva molto ben strutturata, per esempio da Esiodo e da Omero; noi uomini contemporanei e moderni ce li creiamo da soli, in quanto padroni del nostro destino, grande ereditร e lascito dellโumanesimo e del periodo storico del Rinascimento.
Gli Eroi, figli degli Dรจi, e il Fato
La grecitร pone le sue fondamenta in unโera ancestrale, in cui il sangue degli eroi si mescola con quello degli dรจi. Le dinastie greche giustificavano il proprio potere politico tramite una discendenza divina, e questo non solo in etร arcaica, bensรฌ anche in unโera piรน recente, e persino nellโepoca ellenistica, successiva alle conquiste di Alessandro il Grande. Achille, il piรน potente e veloce degli eroi della guerra di Troia, discende per parte di madre dalla stirpe delle creature divine e immortali, Teti, legata al mare, allโacqua, allโinconscio, nella simbologia comune. Lโacqua, anche junghianamente, rappresenta sempre la mente stessa.

Lo stesso Alessandro fece in modo di essere considerato da tutti i popoli da lui conquistati il discendente di Amon, per gli Egizi, e di Zeus o di Eracle, inizialmente, o di Dioniso, da parte di madre, una madre che aveva origini orientali come lo stesso dio Dioniso, che secondo il โmythosโ si spinse oltre i confini della terra allora conosciuta, e viaggiรฒ fino in India, sulle sponde del fiume Oceano, che avvolge le terre emerse, secondo la visione della terra per i Greci.
Ma gli eroi greci non sono solo โsemidiviniโ per nascita. Analizzando i miti, il loro stato semi-divino (o eroico) emerge anche nella misura in cui, durante la loro vita, abbiano saputo comprendere la potenzialitร della loro stessa psiche, della profonditร dellโaspetto inconscio, utilizzando queste potenzialitร ognuno, per quanto concerne il mito omerico, secondo le rispettive predisposizioni.
Odisseo รจ un capo tribale, al pari di Achille, e nonostante sia uomo comune, riesce in ogni caso ad essere considerato โeroicoโ in quanto utilizza la sua intelligenza per poi vincere la stessa guerra di Troia. Si potrebbe quasi affermare che il vero eroe della mitologia omerica, e della grecitร , sia Odisseo, lโuomo legato al โlogosโ piรน di tutti gli altri, che con i suoi stratagemmi e ragionamenti, riesce, anche durante lโOdissea, poema di cui รจ protagonista, a sopravvivere e ad andare oltre ogni avversitร . Ogni eroe omerico ha di per sรฉ un diverso approccio alla realtร .

Agamennone, devoto agli dei al punto da sacrificare la sua stessa figlia, Ifigenia, ma devoto alla causa della conquista della Tessaglia piรน di ogni altra cosa, perpetua il sacrificio per avere venti favorevoli per partire verso Troia. Il significato morale di questo gesto, dal punto di vista degli dei, si esplica nel momento in cui viene imposto dagli dรจi proprio perchรฉ, per quante morti quella guerra avrebbe causato, Agamennone sarebbe stato lโuomo ad aver sofferto piรน di tutti gli altri.
Nel mito greco antico vi รจ sempre una sorta di devozione cieca al Fato e ai capricci degli dรจi, ma anche un significato profondo che riflette il desiderio di conoscenza di tutta la popolazione che sโaffaccia sul mar Egeo. Le mura di Troia, non a caso, sono concentriche e ricordano le mura di Atlantide, simili ad orbite celesti. Lโuomo antico guardava il cielo e, dai movimenti degli astri, comprendeva in parte la sua stessa vita, il suo stesso modo di essere, e la sua predisposizione alla creativitร , al costruire, e rifletteva lโuniverso sopra di sรฉ, trasponendolo sulla terra, con le sue opere architettoniche.
Anche le cittร di derivazione celtica sono costruite in quel modo, mentre in epoca piรน recente gli antichi Romani iniziarono a costruire le cittร seguendo lo schema dei propri accampamenti militari, a pianta quadrata. Il quadrato รจ comunque inscrivibile in una sfera: tutto ritorna al cerchio, allโUroboro e allโeterno ritorno del tempo ciclico, che lโuomo รจ portato a percepire per via della sensibilitร derivata dallโosservazione, anche inconscia, dei cicli delle stagione, del giorno e della notte. Sole, Luna e notte, e poi di nuovo Sole, Luna e ancora notte. Cosรฌ allโinfinito, nella mente dellโuomo; eย quindi anche nella sua facoltร immaginativa.

Platone e il mito della caverna
Il mito รจ infatti, secondo Platone, filosofo discepolo di Socrate, lโiniziatore del metodo di ragionamento scientifico, interrogare gli altri e mai credere ciecamente, chiedersi sempre perchรฉ, e arrivare alla causa prima delle cose e delle questioni, una โmenzognaโ esplicata alle persone comuni per argomentare tramite degli esempi, delle storie, delle fiabe, problematiche e questioni filosofiche estremamente complesse. Platone nelle sue opere usa il โmythosโ proprio affermando il fatto che questi miti sono spiegazioni verosimili della realtร , non dimostrazioni comprovate delle sue teorie, ma bensรฌ degli esempi archetipici, esemplificativi, redatti per spiegare questioni molto complesse.
Il mito piรน famoso di Platone riguarda la caverna. Vi รจ un fuoco, al centro della caverna: il filosofo Eraclito vedeva nel fuoco lโelemento principale e primigenio della realtร , in continuo movimento. Il principio del reale si estrania nellโelemento del fuoco. Le persone sono legate di schiena, e vedono sul fondo della caverna le ombre mutevoli proiettate dal fuoco, che fa filtrare la sua luce attraverso dei simulacri, poggiati alle spalle degli uomini.
Il filosofo, e lo stesso Socrate, per Platone, svolge questโazione: si slega, tramite la facoltร della ragione, del โlogosโ, e si volta di faccia e di petto verso i simulacri, scoprendo che proiettavano ombre mendaci e false sul fondo della caverna. Svolgendo un altro passaggio, scopre addirittura che la luce che era convinto di vedere, รจ alimentata da un fuoco, la stessa realtร fisica, in continuo movimento, in continuo mutare, dove nulla รจ certo, ma il filosofo, oltrepassando il fuoco, giunge allโuscita della caverna, per vedere infine il Sole. In questo mito vi รจ lโelemento della caverna, la coscienza umana, la mente, la psiche, che รจ abituata a vedere immagini proiettate da un fuoco, la realtร , direttamente sulla sua profonditร ; ma la veritร , secondo Platone, si trova al di fuori del fuoco, al di fuori della caverna e della mente stessa dunque, nel mondo delle idee, che chiama โiperuranioโ. Ovvero, โal di lร del cieloโ.

Platone sostiene che le idee degli uomini, qualsiasi idea, in realtร esista giร in uno stato che va oltre ogni cielo e ogni universo, a uno stato molto sottile, ma anche molto โaltoโ, molto profondo, al di lร di ogni percezione e osservazione. Le idee terrene, le idee degli uomini mortali, sono semplicemente lโimitazione della natura che si trova al di lร delle sensazioni. La sensazione ultima, la percezione finale, รจ quindi per Platone la โnonโ sensazione, solo lรฌ, uscendo completamente dalla propria psiche, turbata dalle ombre proiettate dal fuoco, e dalla propria percezione, addirittura quella razionale, che รจ comunque limitata perchรฉ si trova โdentroโ la caverna, lโuomo puรฒ uscire completamente da se stesso, e dai suoi limiti, e vedere il Sole, lโautentico โlogosโ. Il Sole dal punto di vista archetipico รจ anche elemento di vita, luce che si contrappone al buio delle profonditร della caverna. Il Sole e il cielo azzurro al di fuori della caverna rappresentano lโiperuranio stesso, dove Platone pone la โveraโ realtร .
Questo tuttavia porta non tanto Platone, ma il platonismo e il neoplatonismo a svilire la realtร sensibile, e lo stesso Platone considerava lโarte in modo negativo, in quanto โimitazioneโ di una realtร che giร di per sรฉ imita la realtร sovrasensibile, la โveraโ realtร per il filosofo greco antico. Si potrebbe quasi dire, quindi, che dallโarte, andando a ritroso, si puรฒ conoscere la realtร , anche se essa รจ โmimesiโ del reale. Tuttavia Platone utilizzava come metodo fondamentale di conoscenza la reminiscenza, ovvero il โricordareโ, lโanamnesi.
Nella mente degli uomini sono giร presenti le idee, cosรฌ come sono nellโiperuranio, sta tutto nel ricordare. ร quindi un processo a ritroso, e si potrebbe affermare che anche dalle manifestazioni estetiche dellโarte รจ possibile compiere questโanamnesi, questo ricordare, anche dalla letteratura fantastica. Lo stesso Platone infatti usa esempi tratti dallโambito immaginativo per spiegare concetti molto complicati: la stessa letteratura fantastica, come si puรฒ notare, รจ pregna di quellโarchetipica e ancestrale ricerca del sรฉ autentico, attraverso miti inventati da scrittori, storie e fiabe per uomini adulti.
Le cittร -stato greche, la โRepubblicaโ e il Logos
Un altro mito che usa Platone per giustificare politicamente il potere, da filosofo, รจ quello della creazione degli uomini. Essi infatti sono stati creati, secondo il mito platonico raccontato nella โRepubblicaโ dagli dei che hanno mescolato in essi, nella loro essenza e sostanza, diversi elementi. I governanti hanno in sรฉ lโoro. A scendere, nelle classi sociali, lโargento, il bronzo e, infine, il ferro. Platone divide la societร ideale della โRepubblicaโ secondo caste, per usare un termine relativo alla cultura indiana, dove questโaspetto รจ sempre stato molto forte. La casta governante, nella societร ideale, รจ quella dei filosofi, e non quindi di coloro che discendono da stirpe divina, ma di coloro che hanno in sรฉ lโoro. Lโoro ricorda il Sole e il Sole รจ lโimmagine visibile del โlogosโ.
Gli uomini che governano, quindi, nella visione platonica della societร , non devono essere coloro che si fregiano di essere uomini โcomuniโ, come tanto va in voga oggi giorno nella politica, nรฉ tanto meno chi si fregia di avere particolari titoli e competenze. Il governante, per Platone, devโessere il filosofo, ossia colui che sa, e socraticamente, essendo Platone allievo di Socrate, colui che sa di non sapere, e quindi, sapendo di non sapere, non si accontenta dei dogmi e delle credenze, ma continua a cercare, continua a osservare, continua a ragionare e, quindi, scopre sempre qualcosa di nuovo e si avvicina al Sole fuori dalla caverna, fuori dalla propria mente, dalla propria psiche, fuori di sรฉ, nellโiperuranio, al di lร di ogni cielo e universo.
Lโessenza stessa delle cose ha una natura invisibile, molto sottile, ma esiste, ed esiste al di fuori del reale, il reale รจ solo imitazione della โveraโ realtร . Il governante deve necessariamente corrispondere al filosofo, nella โRepubblicaโ di Platone. Il filosofo รจ colui che cerca il principio, che per la filosofia greca โ mettendo da parte i presocratici che ricercavano il principio negli elementi naturali, negli archetipi della terra che si dispiegava davanti ai loro occhi, il fuoco, lโaria, lโacqua, la terra, lโinfinito, lโโapeironโ, lโillimitato โ coincide con il โlogosโ, da Socrate in poi.
Ovvero, coincide con la stessa facoltร psichica umana, con la stessa mente umana, con il ragionamento, il verbo, la parola, ma anche perchรฉ per i Greci tutto ha un aspetto duale โ e i primi filosofi avevano scambi e comunicavano con le culture orientali, sia nellโambito commerciale sia dal punto di vista intellettuale โ la parola allโinterno di sรฉ, quindi lโinconscio. Il governante nella โRepubblicaโ di Platone รจ colui che segue il โlogosโ. Fregiarsi di essere persone โnormaliโ, vuole anche dire di ammettere di essere mediocri, cosรฌ come รจ impossibile definire che gli uomini siano tutti uguali, come afferma Nietzsche: sarebbe un vero e proprio delitto contro il โlogosโ stesso. Tuttavia, nella visione platonica della societร , solo il filosofo puรฒ comandare in quanto dubita di se stesso in continuazione: sa di non sapere.

Dunque ogni prospettiva politica in cui ci si fregia di essere โmeglioโ degli altri, piรน competente, oppure ci si vanta quasi di essere โcomuneโ, perchรฉ gli uomini sono e devono essere tutti uguali, non puรฒ funzionare nella โRepubblicaโ di Platone. Solo chi รจ veramente assennato, e riesce ad andare al di fuori della caverna, al di fuori di ogni preconcetto, e riesce a seguire la luce del Sole in un viaggio verso di esso, deve governare, perchรฉ gli dรจi hanno creato colui che segue il โlogosโ con dellโoro, non con dellโargento, o del bronzo, o del ferro. Da questo concetto Platone snocciola tutta la societร dividendola in classi, e queste classi non si devono mescolare tra loro, altrimenti la societร si sbriciola, e si svilisce, e si allontana dalla veritร , diventando mimesi di unโulteriore mimesi che giร la realtร stessa รจ, rispetto al mondo delle idee, lโiperuranio. In questo Platone riecheggia idee che ricordano le caste indiane.
Tuttavia, รจ bene ricordare che lโuomo greco mai sโinginocchia o si sottomette, quindi il filosofo che governa devโessere abbastanza assennato da evitare di diventare un tiranno. Alessandro il Grande non ebbe difficoltร a governare quei popoli che anticamente erano giร abituati a inginocchiarsi, come i Persiani, che da sempre erano abituati alla tirannia, ma invece, non riuscรฌ mai a governare i suoi stessi Greci, che si rifiutavano dโinginocchiarsi e di aderire a costumi per loro estranei e โbarbariโ, nel senso di non provenienti dal territorio greco delle poleis, le cittร -stato.
Queste cittร -stato derivano da una visione tribale della societร ; durante la guerra di Troia, secondo il mito omerico, i vari โwanaxโ, i comandanti delle cittร -stato, che allโepoca erano poco piรน che piccole tribรน e congregazioni di villaggi, si uniscono in un unico assedio della cittร di Ilio. Achille era al comando dei mirmidoni, Agamennone dei micenei, Menelao degli spartani.

Il mito di Er e lโimmortalitร dellโanima
Il mito di Er parla dellโimmortalitร dellโanima, insieme al mito della biga alata. Ognuno di noi, secondo Platone, รจ una creatura millenaria, che ha scelto questa vita in base al tipo di esistenza che ha avuto prima. Questo mito escatologico รจ influenzato fortemente dal mito orfico della metempsicosi, ripreso anche dai pitagorici, e Platone adduce alla metempsicosi un aspetto morale, mentre per lโorfismo la metempsicosi rappresentava semplicemente un fenomeno naturale, senza responsabilitร da parte dellโanima dellโindividuo.
Er, figlio di Armenio, un soldato valoroso originario della Panfilia, morto in battaglia, mentre stava per essere arso sul rogo funebre, si ridestรฒ dal sonno mortale e raccontรฒ quello che aveva visto nellโaldilร . La sua anima appena uscita dal corpo si era unita a molte altre e camminando era arrivata in un luogo divino dove i giudici delle anime sedevano tra due coppie di abissi, una diretta in cielo e lโaltra nelle profonditร della terra. I giudici esaminavano le anime e ponevano sul petto dei giusti e sulle spalle dei malvagi la sentenza ordinando ai primi di salire al cielo e agli altri di andare sotterra. Avevano quindi ordinato a Er di ascoltare e guardare ciรฒ che avveniva in quel luogo per poi raccontarlo. Dalle voragini intanto uscivano delle anime sporche e lacere che avevano viaggiato per 1000 anni, in cielo o sottoterra, per espiare le loro colpe.
Chi in vita aveva commesso ingiustizie veniva punito con una pena 10 volte superiore al male commesso, mentre le buone azioni venivano premiate nella stessa misura. Tutti i castighi inflitti erano temporanei, meno quelli riservati a pochi, come per esempio ad Ardieo, despota di una cittร della Panfilia che aveva ucciso il vecchio padre e il fratello maggiore e aveva compiuto molte altre nefandezze. Quando i piรน malvagi, come i tiranni, tentavano di uscire dalla voragine, questa emetteva una sorta di muggito ed allora venivano presi, scorticati e rigettati negli Inferi. Questo mito riecheggia fortemente certe dottrine orientali, come per esempio il ciclo delle reincarnazioni nellโInduismo, attraverso le infinite ronde del Samsara, e la dottrina del karma.

Le anime rimaste per sette giorni in quel luogo venivano poi costrette a camminare per quattro giorni fino a quando giungevano in vista di una specie di arcobaleno dove a un capo pendeva il fuso, simbolo del destino, posato sulle ginocchia della dea Ananke (Necessitร ). Il fuso aveva un contrappeso formato da otto vasi concentrici rotanti, disposti uno dentro lโaltro. Su ogni cerchio vi era una sirena che emetteva il suono di una sola nota che unendosi alle altre formava unโarmonia.
Le figlie di Ananke, le tre Moire, sedevano in cerchio poco distanti dalla madre: Cloto filava e cantava il presente, Lachesi il passato, e Atropo, โcolei che non puรฒ essere dissuasaโ, il futuro. Un araldo presentava le anime disposte in fila a Lachesi e, dopo aver preso dalle sue ginocchia un gran numero di sorti e modelli di vita, procedeva al sorteggio avvertendo che ognuno sarebbe stato responsabile della sua scelta e che nessuno sarebbe stato favorito poichรฉ anche chi avesse scelto dopo il primo avrebbe avuto dei paradigmi di vita sempre piรน numerosi di coloro che dovevano ancora scegliere.
Er raccontava poi come le anime commettessero degli errori nello scegliere: ad esempio unโanima che era venuta dallโalto dei cieli e che era stata virtuosa solo per abitudine, avendo vissuto in una cittร ben governata, per desiderio di novitร aveva scelto frettolosamente la vita di un tiranno per accorgersi poi, rimproverando la sua cattiva sorte, come questa fosse carica di dolori. Le anime provenienti dal basso invece avevano imparato dalle loro esperienze terrene e avevano scelto con maggiore giudizio. I piรน perรฒ sceglievano seguendo il modo in cui hanno vissuto precedentemente: ma non tutti. Per esempio, se Agamennone aveva scelto di vivere come unโaquila, Odisseo, stanco di rischiose avventure, aveva preferito la vita di un qualsiasi uomo tranquillo.

Dopo aver compiuto la scelta ogni anima riceveva da Lachesi il โdaimonโ, il genio tutelare, che avrebbe sorvegliato che si compisse la vita prescelta; quindi lโanima doveva andare da Cloto a confermare il suo destino e infine da Atropo che lo rendeva immutabile. Le anime poi sโincamminavano attraverso la deserta e calda pianura del Lete, e, fermatesi per riposare sulle sponde del fiume Amelete (โfiume della dimenticanzaโ), tutte, tranne Er, furono obbligate a bere lโacqua che dร lโoblio e chi non era saggio ne beveva smoderatamente. Giunta la notte, le anime stavano dormendo quando a mezzanotte un terremoto le gettรฒ nella nuova vita assieme a Er che, svegliatosi sulla pira funebre, potรฉ raccontare la sua esperienza nellโaldilร .
Il caso non assicura una scelta felice mentre determinanti potranno essere i trascorsi dellโultima reincarnazione. Scegliere, nella visione platonica, significa infatti essere coscienti criticamente del proprio passato per non commettere piรน errori e avere una vita migliore. Le Moire renderanno poi la scelta della nuova vita immodificabile: nessuna anima, infatti, una volta operata la scelta potrร cambiarla e la sua vita terrena sarร segnata dalla necessitร . Le anime si disseteranno con le acque del fiume Lete, ma quelle che lo hanno fatto in maniera smodata dimenticheranno la vita precedente, mentre i filosofi, che guidati dalla ragione hanno bevuto poco o niente, manterranno il ricordo dellโiperuranio di modo che, riferendosi ad esse, potranno ampliare la loro conoscenza durante la nuova vita ispirata e guidata dal proprio โdaimonโ.

La biga alata e il mito di Eros
Il mito del carro e dellโauriga, o mito della biga alata, raccontato nel โFedroโ di Platone, serve a spiegare la teoria platonica della reminiscenza dellโanima, un fenomeno che durante la reincarnazione produce ricordi legati alla vita precedente. Racconta di una biga su cui si trova un auriga, personificazione della parte razionale o intellettiva dellโanima (logistikรฒn [ฮปฮฟฮณฮนฯฯฮนฮบฯฮฝ]). La biga รจ trainata da una coppia di cavalli, uno bianco e uno nero: quello bianco raffigura la parte dellโanima dotata di sentimenti di carattere spirituale (thymoeidรจs [ฮธฯ ฮผฮฟฮตฮนฮดฮญฯ]), e si dirige verso il mondo delle Idee; quello nero raffigura la parte dellโanima desiderativa (epithymetikรฒn [แผฯฮนฮธฯ ฮผฮทฯฮนฮบฯฮฝ]) e si dirige verso il mondo sensibile. I due cavalli sono tenuti per le briglie dalla ragione, che non si muove in modo autonomo ma ha solo il compito di guidare.
Lโanima deve muoversi, per Platone, sempre verso lโiperuranio, al fine di conoscere lโessenza della realtร , che รจ mimesi del mondo delle idee. Nel โSimposioโ troviamo il mito di Eros, figlio di Penรฌa e di Poros, che rappresenta lo spirito vitale che รจ fondamento ed energia dellโanima e del โlogosโ. Eros รจ ciรฒ che smuove e anima lโauriga del mito della biga alata raccontato nel โFedroโ. Penรฌa rappresenta la povertร , Poros invece lโingegno.
ยซ Perciรฒ, in quanto figlio di Poros e di Penรฌa, Amore si trova in questa condizione: in primo luogo รจ sempre povero e tuttโaltro che tenero e bello, come invece ritengono i piรน, anzi รจ aspro, incolto, sempre scalzo e senza casa, e si sdraia sulla terra nuda, dormendo allโaperto davanti alle porte e per le strade secondo la natura di sua madre, e sempre accompagnato dallโindigenza. Invece per parte di padre insidia i belli e i virtuosi, in quanto รจ coraggioso e ardito e veemente, e cacciatore astuto, sempre pronto a tessere intrighi, avido di sapienza, ricco di risorse, e per tutta la vita innamorato del sapere, mago ingegnoso e incantatore e sofista; e non รจ nato nรฉ immortale nรฉ mortale, ma in unโora dello stesso giorno fiorisce e vive, se la fortuna gli รจ propizia, in altra invece muore, ma poi rinasce in virtรน della natura del padre, e quel che acquista gli sfugge sempre via, di modo che Amore non รจ mai nรฉ povero nรฉ ricco, e dโaltra parte sta in mezzo fra la sapienza e lโignoranza. ยป
โ Platone, โSimposioโ
Eros รจ rivolto al mondo delle idee, alla conoscenza di un iperuranio che รจ estraniazione e raffigurazione della mente stessa dellโuomo. Conoscere il mondo delle idee, e tutto ciรฒ che si trova al di lร dei cieli e di ogni universo, รจ conoscere se stessi.

Vivere il mito e conoscere se stessi oggi
Questo รจ quanto emerge, oggi come allora, da unโattenta lettura dei miti platonici. A questo punto ci viene automatico chiederci: come conoscere se stessi oggi? Quali miti nella nostra epoca possono considerarsi validi โaggiornamentiโ di quelli messi per iscritto dai piรน grandi filosofi e cantori greci, piรน di duemila anni fa?
Nella letteratura fantastica, noi crediamo, si puรฒ rinvenire il naturale anelito umano verso la creazione mitopoietica; e tale creazione รจ strettamente connessa alla capacitร degli autori di rendere in una forma poetica o letteraria gli accadimenti mitici rappresentazioni inconsce di sรฉย che il rispettivo โdaimonโ ha destinato loro al momento della reincarnazione nel piano sublunare.
La letteratura del Fantastico per esteso, il Fantasy e lo โsword & sorceryโ raccontano miti, โcanalizzatiโ da scrittori come Robert E. Howard, Clark Ashton Smith, C. L. Moore e il piรน recente Michael John Moorcock che nientโaltro sono che percezioni estatiche della facoltร immaginativa umana, dello spirito dellโuomo che anima ogni sua opera, quellโEros del โSimposioโ platonico, quellโauriga che cerca disperatamente lโiperuranio e guida la biga alata verso il cielo, e dal cielo oltre lโinfinito.
ยซ Verrai con me ad Atlantide? Lร , per vie di marmo giallo e azzurro, scenderemo ai moli dโoricalco e sceglieremo una galea con le vele in seta di Tiro e la polena dโoro che rappresenta Eros. Insieme ai marinai che conobbero Odisseo e a belle schiave dai seni ambrati, giunte dalle valli montane di Lemuria, alzeremo lโancora per isole sconosciute e fortunate del mare esterno; finchรฉ, navigando sulla scia di un tramonto dโopale, smarriremo quellโantica terra nel crepuscolo di latte, e su divani di raso e avorio vedremo il sorgere di stelle ignote e astri morti. Forse non torneremo, ma seguiremo lโestate tropicale da unโisola di alcioni allโaltra, sui mari dโamaranto del mito e della fiaba; mangeremo il loto, i frutti di terre che Odisseo non ha visto neppure in sogno, berremo i vini chiari delle fate distillati sotto lโeterno chiaro di luna. Ti troverรฒ una collana di perle rosa e una di rubini gialli, ti metterรฒ una corona di coralli preziosi simili a fiori di sangue. Vagheremo nei mercati di cittร perdute fatte di diaspro e in porti di corniola oltre il Catai; ti comprerรฒ una veste color azzurro pavone damascata dโoro, rame e vermiglio, e una nera di sciamito con rune arancio, tessuta per magia, senza usare le mani, in un oscuro paese di filtri e incantesimi. ยป
โ Clark Ashton Smith, โFrom a letterโ

Verissimo. Sono totalmente dโaccordo.