Simbolismo stellare e simbolismo solare

di Andrea Casella
copertina: “Lo zodiaco e i pianeti” di Bartholomeus Anglicus, tratto dal De proprietatibus rerum, Ahun 1480

[segue da Il tempo ciclico e il suo significato mitologico: la precessione degli equinozi e il tetramorfo e Una scienza a brandelli: sopravvivenze delle dottrine del tempo ciclico dal Timeo all’Apocalisse]

Per riprendere il filo conduttore delle immagini che abbiamo introdotto nei primi due appuntamenti di questo ciclo, alla luce delle precedenti considerazioni, potrebbe essere utile riportare un passo della mitologia norrena.

Pachacuti: cicli di creazione e distruzione del mondo nella tradizione andina

di Marco Maculotti
copertina: tessile della cultura Paracas (Perù costiero)


Un concetto centrale nella tradizione cosmogonica andina è la credenza in cicli regolari di creazione e distruzione che darebbero inizio e porrebbero fine alle varie ere cosmiche. Il tempo veniva concepito in maniera circolare; in accordo a tale dottrina, esso aveva solo due dimensioni: il presente (
Kay Pacha) che al suo termine sfocia nel “tempo antico” (Nawpa Pacha), dal quale si ritornerà nuovamente al tempo presente [Carmona Cruz p.28].

Tale dottrina, paragonabile a quella indiana degli yuga e a quella esiodea delle età, si fonda su un principio di ciclicità che governerebbe ogni cosa nel cosmo e che viene denominato dalla tradizione andina Pachacuti, letteralmente “una rivoluzione, una processione dello spazio e del tempo”. Con tale termine, nei miti, vengono descritti una serie di eventi catastrofici che prevedono la distruzione generale dell’umanità del ciclo e la sua successiva sostituzione con una nuova umanità—vedi i miti di origine del lago Titicaca, in cui si narra che Viracocha sterminò una precedente razza di giganti con il diluvio o con una pioggia di fuoco per poi creare una successiva umanità, quella attuale [cfr. Viracocha e i miti delle origini: creazione del mondo, antropogenesi, miti di fondazione].