Il tempo ciclico e il suo significato mitologico: la precessione degli equinozi e il tetramorfo

di Andrea Casella

Non sarร  sicuramente passato inosservato, a chi รจ avvezzo almeno un poco alla scienza sacra, un simbolo cristiano che da sempre campeggia sulle facciate delle chiese, adorna manoscritti e si trova persino su una lama dei tarocchi: il tetramorfo. Tale simbolo trae la sua origine dalla celebre visione di Ezechiele (Ez. 1, 4-28) che S. Giovanni riversรฒ in seguito nella sua Apocalisse. Si tratta di quattro figure che contornano il trono di Dio: il primo ha lโ€™aspetto di leone, il secondo di toro, il terzo dโ€™uomo e il quarto dโ€™aquila in volo (Ap. 4, 7). Tradizionalmente, si attribuisce a queste strane figure (che lโ€™Apocalisse chiama i โ€œViventiโ€), una valenza letteraria: si tratterebbe, infatti, dei quattro evangelisti, Matteo, Marco, Luca e Giovanni. Tali figure, tuttavia, come accennato, si possono trovare (ancor piรน stranamente, verrebbe da dire) anche su una lama dei tarocchi, e precisamente la numero XXI, che designa il Mondo.

Invero, Ireneo di Lione (Contro le eresie, 3, 11 โ€“ 8), sostiene la necessitร  che i Vangeli siano quattro, cosรฌ come quattro sono gli angoli del mondo. รˆย dunque probabile che lโ€™arcano dei tarocchi citato abbia qui la sua fonte iconografica. Dโ€™altra parte, questa soluzione non ci permette di andare oltre; non ci permette di sviscerare lโ€™essenza del tetramorfo. Perchรฉ proprio quelle quattro figure? La risposta non sta sulla terra (o almeno, non su quella terra come noi tutti comunemente la intendiamo), ma in cielo. I quattro angoli del mondo (la cui vera nozione, probabilmente, sfuggiva allo stesso Ireneo) sono in realtร  i due punti solstiziali e i due punti equinoziali, cioรจ i quattro punti dellโ€™anno che segnano un cambiamento fondamentale nel corso apparente del sole, e con esso lโ€™alternanza del giorno e della notte. Ma di questo si darร  debito conto in seguito; ora, ci si consenta una breve digressione-introduzione, atta a chiarire lo scopo del nostro articolo.

La dottrina tradizionale del tempo ciclico

Nella piรน remota concezione degli antichi, ciรฒ che davvero assumeva importanza ai loro occhi era il tempo, scandito dagli eventi celesti. Fin dalla notte dei tempi lโ€™uomo ha scrutato il cielo, vedendo in esso un grande corpo in movimento, molto simile a un essere vivente. Alzando il naso allโ€™insรน, egli poteva ben rendersi conto di come gli astri non stessero fermi, ma fossero in continuo, benchรฉ lento, movimento. Di certo, una tale โ€œanima del mondoโ€ dovette apparire straordinaria agli occhi sgomenti dei nostri padri, che non sapevano spiegarsene il motivo e si trovavano nella completa impossibilitร  di governarne il corso. Gli uomini osservavano, e le stelle passavano, silenziose e indifferenti; il sole sembrava ogni anno โ€œmorireโ€ e poi โ€œrinascereโ€; mensilmente, la faccia della luna si oscurava per poi tornare a splendere [cfr. Cicli cosmici e rigenerazione del tempo: riti di immolazione del โ€˜Re dellโ€™Anno Vecchioโ€™].

โ€œNon era un universo clemente,โ€ scrivono Santillana e Dechend ne Il mulino di Amleto (p. 25) โ€œun mondo di misericordia, decisamente no. Inesorabile come le stelle nel loro corso, miserationis parcissimae, dicevano i Romaniโ€. Tuttavia, da un certo momento in poi, gli uomini dovettero rendersi conto che โ€œtutto tornavaโ€: il cosmo appariva sรฌ in movimento costante, ma non un movimento indefinito, senza approdi sicuri, bensรฌ un movimento che โ€œaveva un sensoโ€, circolare. Continuano gli Autori che abbiamo pocโ€™anzi citato: โ€œEppure, in un certo qual modo, era un mondo non immemore dellโ€™uomo, un mondo dove ogni cosa trovava, di diritto e non solo statisticamente, il suo posto riconosciutoโ€ฆ Perchรฉ lโ€™ordine del Numero e del Tempo era un ordine totale che tutto conservava e a cui tutti โ€“ dรจi, uomini e animali, alberi e cristalli, gli stessi assurdi astri vaganti โ€“ appartenevano, tutti soggetti a legge e a misuraโ€.

Ecco allora che grazie alla rivoluzione del sole, la vegetazione morta rifioriva e dava il grano e la vite per il pane ed il vino, in accordo al ciclo mensile della luna la donna aveva il proprio ciclo mestruale, che ne testimoniava la fertilitร . I nostri padri ruotavano sul tempo, anzichรฉ sullo spazio, come facciamo noi, che il tempo ciclico abbiamo del tutto obliterato. Ma non puรฒ darsi tempo, per gli antichi, senza cielo: cielo e tempo, per cosรฌ dire, simul stabunt et simul cadent. Dice Platone (Timeo, 38 c): โ€œIl tempo, dunque, ha avuto origine insieme con il cieloโ€. Non si capirebbe, altrimenti, come mai il mito attribuisca Kronos in qualitร  di figlio a Urano. รˆ il cielo lโ€™oggetto venerabile degli antichi: esso รจ il custode del tempo, ossia dellโ€™ordine, poichรฉ rispecchia lโ€™anima universale, la cui vita รจ il numero e la proporzione. Platone spiega bene tutto questo nel suo Timeo (par. 28 ss.), lui che era imbevuto di conoscenze orfiche e pitagoriche, dirette filiazioni della scienza astronomica primordiale, per cui tutto, in fondo, โ€œรจ numeroโ€. E il numero รจ precisione somma. Eraclito (Fr. 25) disse che Hรจlios non andrร  oltre la sua misura, altrimenti lo sorprenderanno le Erinni, ministre di Dike. Cโ€™รจ dunque una โ€œgiustiziaโ€ che governa il cosmo. Essa รจ manifesta, รจ sotto gli occhi di tutti.

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Per questo motivo Platone dichiara che il senso della vista รจ il principe dei sensi (Timeo 47 b): โ€œLa vista รจ diventata per noi la causa della piรน grande utilitร , perchรฉ nessuno degli attuali discorsi sullโ€™universo avrebbe mai potuto essere pronunciato, se non avessimo visto gli astri, il sole e il cielo. Adesso, la visione del giorno e della notte, dei mesi, dei periodi degli anni, degli equinozi e dei solstizi ci ha procurato il numero, la nozione del tempo e lโ€™indagine sulla natura dellโ€™universoโ€. Nessuna metafisica primordiale, nessun innatismo, insomma: innanzitutto cโ€™รจ lโ€™osservazione empirica del moto degli astri. Colui che vuole essere veramente saggio, dice Platone in un altro luogo (Epinomide, 989 c โ€“ 990 b), deve farsi astronomo. Anzi, dice ancoraย  (Timeo 47 b), che proprio dallo studio degli astri discende la filosofia, bene inestimabile degli uomini. Non puรฒ darsi, in pratica, alcuno studio dei principi metafisici (benchรฉ essi siano i primi), senza il preliminare studio del cielo, custode del tempo, che (Timeo 37 d โ€“ 38 b) dellโ€™eternitร  รจ unโ€™immagine mobile che procede circolarmente secondo il numero. In questo cerchio tutto passa e ritorna, cosรฌ come giร  aveva proferito, con misteriosi accenti, Anassimandro: โ€œLร  dove tutte le cose hanno nascimento, devono anche andare a finire, secondo necessitร . Esse devono infatti fare ammenda ed essere giudicate per il loro astio reciproco, secondo lโ€™ordine del tempoโ€. Chronos e Ananke, Tempo e Necessitร , erano anche le due divinitร  supreme dellโ€™orfismo. Ma non bisogna perdere di vista il dato essenziale: in principio, per gli antichi le โ€œcoseโ€ che passano e ritornano sono squisitamente gli astriย [cfr. Tempo ciclico e tempo lineare: Kronos/Shiva, il ยซTempo che tutto divoraยป]

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Un esempio di rappresentazione medioevale del tetramorfo.

Il significato esoterico del tetramorfo

Se poniamo mente al cielo, che รจ il tempo, allora, le quattro figure del tetramorfo gettano, per cosรฌ dire, la maschera, e si rivelano per quello che veramente sono, ossia le quattro costellazioni nelle cui case il sole si trovava agli equinozi e ai solstizi in un periodo ben preciso della storia. Ciรฒ si spiega come segue. Il mondo รจ in realtร  la โ€œterraโ€ quadrangolare, costituita dal piano ideale che passa per i suddetti quattro punti, ma questi, nel caso specifico, fanno riferimento alla condizione equinoziale e solstiziale cosรฌ comโ€™era fra il 4200 a. C. circa e lโ€™anno 2200 a.C. circa. Il tetramorfo presenta le figure del Toro, dellโ€™Uomo dellโ€™Aquario, dellโ€™Aquila, che sostituisce lo Scorpione in quanto paranatellon (i paranatellonta sono costellazioni che sorgono contemporaneamente ad altre) e del Leone. In quel tempo lโ€™equinozio di primavera scoccava sotto il segno del Toro, il solstizio dโ€™inverno sotto il segno dellโ€™Aquario, lโ€™equinozio dโ€™autunno sotto il segno dello Scorpione (o il paranatellon dellโ€™Aquila) e il solstizio dโ€™estate sotto il segno del Leone.

A causa della precessione degli equinozi, queste costellazioni furono in seguito sostituite: cosรฌ, al posto del Toro lโ€™Ariete, al posto dellโ€™Aquario il Capricorno, dello Scorpione la Bilancia e del Leone il Cancro. Questi sono, peraltro, i segni astrologici che continuano a persistere sui nostri calendari, sebbene le relative costellazioni, nel corso degli ultimi 2000 anni, siano state a loro volta sostituite. Benchรฉ, infatti, sul calendario giuliano siano rimasti immutati i segni astrologici (che sono quelli dellโ€™epoca in cui fu composto, intorno al 50 a.C.), non cosรฌ, perรฒ, le costellazioni in cielo. Attualmente, il sole sorge allโ€™equinozio di primavera non nellโ€™Ariete, bensรฌ in un punto imprecisato posto fra i Pesci e lโ€™Aquario; una sorta di โ€œterra di nessunoโ€ astrologica. Segni astrologici e costellazioni non coincidono piรน. Per effetto della precessione queste ultime, che sorgono eliacamente agli equinozi e ai solstizi, sono cambiate. Il nostro tempo รจ come cristallizzato in uno strano passato che non passa. Si progredisce indefinitamente, ma, verrebbe da dire, in un tempo fuori dal tempo.

Lโ€™Apocalisse di Giovanni, allora, ci mostra la celebrazione, in linguaggio misterico, della costellazione dellโ€™Ariete, la quale sorgeva eliacamennte allโ€™equinozio di primavera allโ€™incirca 2000 anni fa. Ecco cosโ€™รจ il trionfo dellโ€™Agnello di cui si parla in quel testo. Ma, nel contempo, il mistagogo deve celebrare anche lโ€™apertura del tempo finale, che viene con lโ€™Era dei Pesci, Etร  dellโ€™Oro eterna. E allora (Ap. 21, 4): โ€œNon vi sarร  piรน la morte, nรฉ lutto, nรฉ grida, nรฉ travagli, perchรฉ le cose di prima se ne sono andateโ€. I cicli temporali ancestrali cedono allโ€™escatologia [cfr. La dottrina dellโ€™Eterno Ritorno dellโ€™uguale: da Beroso ad Eliade].

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Il dio vedico Agni e il suo veicolo, lโ€™ariete.

Un moto lungo 26.000 anni

Lโ€™asse del mondo, che รจ la linea immaginaria (assimilabile a un palo o a un tronco dโ€™albero) che trapassa la Terra dal polo nord al polo sud, non รจ perfettamente perpendicolare allโ€™equatore celeste (che รจ lโ€™estensione ideale della linea dellโ€™equatore terrestre nello spazio), ma inclinato di 23ยฐ circa. Questo fatto, unito alle forze gravitazionali contro cui la Terra deve lottare in relazione alla Luna e al Sole, fanno sรฌ che questo asse sia piuttosto โ€œbasculanteโ€. Sul piano bidimensionale corrisponde ad unโ€™oscillazione, mentre nella dimensione tridimensionale corrisponde al movimento di una trottola che si stia per fermare. Per compiere unโ€™oscillazione completa (o il corrispondente giro di trottola) impiega circa 26.000 anni (per la precisione 25.776).

Questo movimento รจ chiamato โ€œprecessione degli equinoziโ€ ed รจ un movimento lentissimo, quasi impercettibile, se confrontato agli altri movimenti terrestri come la rotazione o la rivoluzione. Nondimeno, รจ un movimento che puรฒ essere osservato, se si ha la pazienza necessaria. Durante lโ€™anno (nel corso di circa trenta giorni) il sole pare spostarsi lungo ognuna delle dodici costellazioni (o case) dello zodiaco, di modo che, ponendoci con la faccia a est in un qualsiasi giorno dellโ€™anno, potremmo vedere, di volta in volta, il sole sorgere nella porzione di cielo occupata da una delle dodici costellazioni zodiacali. I giorni โ€œcrucialiโ€ dellโ€™anno sono evidentemente i due equinozi e i due solstizi, perchรฉ i primi due sono i punti in cui lโ€™equatore celeste incrocia lโ€™eclittica, mentre gli altri due sono i punti in cui lโ€™asse del mondo incrocia lโ€™eclittica. Lโ€™importanza maggiore รจ tradizionalmente attribuita agli equinozi, e in special modo allโ€™equinozio di primavera, che anticamente apriva lโ€™anno.

La geometria cosmica cosรฌ delineata fa apparire nel cosmo una sorta di โ€œterraโ€, che รจ il piano ideale dellโ€™eclittica passante per gli equinozi e i solstizi.ย  Sovente, questa terra รจ definita quadrangolare, perchรฉ se si uniscono tra loro i vertici dei quattro punti ne risulta una specie di losanga: a tal proposito le antiche monete cinesi con un foro quadrato nel centro sono rivelatrici; quel quadrato non รจ altro che il piano passante per i quattro punti cardinali del cielo. In effetti, conviene immaginare un quadrato iscritto in un cerchio, dove il cerchio rappresenta lโ€™eclittica a 360ยฐ (il โ€œcieloโ€), e il quadrato la โ€œterraโ€ delle costellazioni comprese fra i quattro punti cardinali. Questa terra, osservata dal piano dellโ€™equatore celeste, รจ parzialmente โ€œsommersaโ€: una parte di essa, con sei costellazioni circa, a nord dellโ€™equatore, culminante nel solstizio dโ€™estate, costituisce la terra โ€œemersaโ€, mentre lโ€™altra metร , con altre sei circa, a sud dellโ€™equatore, culminante con il solstizio dโ€™inverno, costituisce la terra โ€œsommersaโ€ dal mare. รˆ qui che รจ lโ€™emisfero delle โ€œacqueโ€, e diversi indizi tradizionali fanno pensare che queste โ€œacqueโ€ fossero a loro volta suddivise in due fasce, la prima, quella del โ€œmare salatoโ€, dallโ€™equatore al tropico del capricorno, la seconda, quella del โ€œmare di latteโ€, dal tropico meridionale al polo sud.

Il fatto critico รจ che i punti equinoziali (e di conseguenza anche quelli solstiziali) non rimangono fissi laddove li si รจ osservati per un certo periodo, ossia nella stessa posizione rispetto alla sfera delle stelle fisse. Essi, al contrario, si spostano lungo lโ€™eclittica in direzione opposta a quella seguita dal sole nel suo corso annuale, vale a dire contro lโ€™ordine progressivo โ€œgiustoโ€ dei segni zodiacali: Toroโ€“Arieteโ€“Pesci-ecc., anzichรฉ Pesciโ€“Arieteโ€“Toro-ecc. Questo fenomeno รจ dovuto al fatto che il senso di lenta rotazione precessionale dellโ€™asse del mondo รจ orario, mentre il senso di rivoluzione attorno al sole รจ antiorario, e perciรฒ il โ€œpunto vernaleโ€ (o punto equinoziale) viene raggiunto ogni anno con qualche frazione di anticipo, con il risultato che esso si sposta molto gradatamente a ritroso attraverso tutte e dodici le case dello zodiaco, sostando in ognuna di esse per 2200 anni ca. (che corrispondono, graficamente, a uno spicchio di circa 30ยฐ su un planisfero suddiviso in dodici sezioni), e compiendo un giro completo in circa 26.000 anni.

Scrivono gli Autori de Il mulino di Amleto (pp. 85 โ€“ 86): โ€œLa posizione del sole fra le costellazioni dellโ€™equinozio di primavera era la lancetta che segnava le ore del ciclo precessionale, ore davvero lunghe, dal momento che il sole equinoziale occupa ciascuna costellazione zodiacale per circa 2200 anni. La costellazione che sorgeva a oriente immediatamente prima del sole (cioรจ quella che sorgeva eliacamente) segnava il โ€œpostoโ€ dove il sole sostava. Veniva chiamata โ€œportatriceโ€ del sole e principale โ€œpilastroโ€ del cielo, poichรฉ lโ€™equinozio di primavera veniva riconosciuto come linea di fede del โ€œsistemaโ€, quella che determina il primo grado del cerchio percorso dal sole durante lโ€™anno, nonchรฉ il primo giorno dellโ€™anno. Al Tempo Zeroโ€ che gli Autori indicano nel 5000 a.C., poichรฉ corrispondente alla mitica Etร  dellโ€™Oro, sulla base di un particolare (quasi โ€œaureoโ€) incrocio di tutte le principali linee celesti โ€œil Sole era nei Gemelli; poi passรฒ lentissimamente dai Gemelli al Toro, indi allโ€™Ariete e infine ai Pesci, dove si trova tuttora e dove continuerร  a rimanere per alcuni secoli ancora. La nostra etร  รจ segnata dallโ€™avvento di Cristo il Pesce. Virgilio, poco prima dellโ€™Anno del Signore, la salutava con le parole โ€œnasce di nuovo una grande serie di secoliโ€, che gli procurarono lo strano titolo di profeta del cristianesimo. Lโ€™etร  precedente, quella dellโ€™Ariete, era stata annunziata da Mosรจ disceso dal Sinai โ€œcon le due cornaโ€, cioรจ incoronato con le corna dellโ€™Ariete, mentre il suo gregge disubbidiente si ostinava a danzare intorno al โ€œvitello dโ€™oroโ€, meglio inteso come un โ€œtoro dโ€™oroโ€, il Toroโ€.

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il toro solare Api, sacro agli antichi Egizi.

Conclusione

รˆ agevole constatare come nel corso della storia, le civiltร  a noi vicine abbiano adottato di volta in volta un simbolo particolare, attribuendogli prerogative solari. Se una costellazione sorge eliacamente allโ€™equinozio, dando lโ€™abbrivio allโ€™anno, essa si identificherร , evidentemente, con il Sole. E cosรฌ, ad esempio, abbiamo in Egitto il sacro bue Api, che รจ attestato fin dalla piรน remota antichitร , intorno al 3000 a. C. (cosรฌ secondo Eliano). Diffusissime sono le raffigurazioni di Api con il disco solare posto tra le corna. Cosรฌ gli Ebrei idolatri, usciti dallโ€™Egitto, adoravano ancora il vitello dโ€™oro; il toro era parimenti importante a Creta (si pensi al famoso Minotauro, icona utilizzata ancora in epoca posteriore per alcune strane raffigurazioni di Dioniso), cosรฌ come in Persia era presente il sacro toro Gavaevordata, il capostipite di tutti gli esseri viventi, creato da Ahura Mazda.

Certo, adattare i culti agli eventi celesti non รจ agevole, e puรฒ capitare che le antiche divinitร  solari convivano al fianco delle nuove: cosรฌ, in mezzo ai tori androcefali, i re Persiani assumono il titolo di โ€œAgnelloโ€, sotto le cui sembianze sono visti da Daniele (Dn., 8, 20), e Kay Khusraw puรฒ dichiarare (Shah Namah) โ€œIl mondo intero รจ il mio reame, tutto รจ mio dai Pesci giรน fino alla testa del Toroโ€œโ€“ intendendo che รจ il sovrano dellโ€™Era dellโ€™Ariete, che sullโ€™ideale planisfero zodiacale occupa lo spicchio di 30ยฐ tra il Toro e i Pesci. Egli รจ pertanto un sovrano che regna sul tempo, non sullo spazio. Allo stesso modo, in Egitto, al bue Api si associa piรน tardi Ammone, dalle corna di ariete, ed รจ significativo che finanche il Corano (Sura XVIII) conservi per Alessandro Magno, riconosciuto come figlio di Giove Ammone dallโ€™oracolo di Siwa, lโ€™epiteto di โ€œBicorneโ€. In India, parallelamente, abbiamo Agni (il cui sacro nome apre i Veda allโ€™insegna del celeberrimo Agni mile purhoitamโ€ฆ) con un ariete come abitacolo; sua controparte norrena รจ Thor, il cui carro รจ trainato da una coppia di arieti.

Di questa โ€œsopravvivenzaโ€ di mondi โ€œantecedentiโ€ รจ esempio anche il culto tardo-antico di Mitra: lโ€™atto dellโ€™uccisione del toro simboleggia lโ€™apertura dellโ€™anno nuovo. Al toro (sorgente eliacamente allโ€™equinozio di primavera nellโ€™era omonima) fa opposizione lo Scorpione (spesso raffigurato nellโ€™atto di aggredire i testicoli del toro mitraico), ossia la costellazione che sorgeva un tempo eliacamente allโ€™equinozio dโ€™autunno. รˆ chiaro infatti che se sulla โ€œterra emersaโ€ il sole sorge eliacamente, lo stesso farร  la sua โ€œcontroparteโ€, nel punto esattamente opposto, โ€œsotto terraโ€. Tutte queste immagini giungono fino a noi ammantate dallโ€™alone del mito, e non รจ facile districarsi fra esse, tanto piรน che il linguaggio del mito รจ esattamente agli antipodi di quello discorsivo a cui noi moderni siamo abituati. Anteriormente al logos cโ€™รจ il mythos, e questโ€™ultimo, per ovvi motivi, non sa esprimersi con terminologia tecnica.

Simili a sordi, ascoltano e non intendonoโ€ฆ

(Eraclito, Fr. 50)

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Dioniso sotto forma di toro conduce le sette sorelleย Pleiadi.

Bibliografia:

  1. Charlesโ€“Francois Dupuis: Lโ€™origine di tutti i culti, compendio, (Fratelli Martini, Milano, 1862).
  2. Giorgio de Santillana โ€“ Herta von Dechend: Il mulino di Amletoย (Adelphi, Milano, 2003).
  3. Graham Hancock: Impronte degli deiย (Corbaccio, Milano, 1996).
  4. Angelo Tonelli, Eraclito: dellโ€™Origineย (Feltrinelli, Milano, 2012).
  5. Platone, Timeoย (BUR, Milano, 2014).

8 commenti su โ€œIl tempo ciclico e il suo significato mitologico: la precessione degli equinozi e il tetramorfoโ€

  1. Io penso che il tetramorfo potrebbe essere anche essere legato a una metafora dei Quattro Elementi della tradizione:
    โ€“ Il Leone (da sempre associato a calore-fuoco) legato al Fuoco;
    โ€“ Lโ€™Aquila legata allโ€™Aria;
    โ€“ lโ€™Angelo (la creatura alata con testa di Uomo)legato allโ€™Acqua;
    โ€“ Il Toro legato alla Terra;

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