Esattamente 25 anni fa, Il 19 aprile 1996, usciva nei cinema italiani “LโArcano Incantatore”: variazione di Pupi Avati sul tema dโun genere da lui stesso ideato e codificato โ il โGotico padanoโ. Per l’occasione siamo andati a intervistare il regista e abbiamo ripercorso il “making of” del film e il risultato finale.
di Tommaso de Brabant
Esattamente 25 anni fa, il 19 aprile 1996, usciva nei cinema italiani LโArcano Incantatore: variazione di Pupi Avati sul tema dโun genere da lui stesso ideato e codificato โ il โGotico padanoโ (o, come riporta lโepigrafe del suo romanzo Il signor Diavolo: โgotico maggioreโ). Ma sarร fuori dai confini nazionali che il film avrร il successo e i riconoscimenti che gli spettano: premiato nel 1998 con il Corvo dโArgento al festival del cinema fantastico di Bruxelles e col premio della giuria al festival internazionale di Puchon (Corea del Sud), LโArcano Incantatore รจ tuttora un punto di riferimento per cineasti e cultori dellโhorror in tutto il mondo.

Stato Pontificio, secolo XVIII: lโex seminarista Giacomo Vigetti racconta, confessandosi a un frate, le vicende che lo hanno portato alla dannazione e alla follia. Dopo aver indotto una fanciulla ad abortire il bimbo che sarebbe nato dalla loro unione, Giacomo si รจ rivolto a una misteriosa dama, adoratrice del Maligno, per sfuggire allโInquisizione che lo bracca. Costei, dopo aver stretto con Giacomo un patto di sangue, lo invia ad assistere Monsignore: un eruditissimo spretato in odore dโeresia, confinato perciรฒ in una rocca, tra boschi e colline.
Per anni nessuno ha visto in volto Monsignore, rimasto con la sola compagnia di Nerio, lโassistente che secondo alcune dicerie lo avrebbe traviato, trascinandolo in studi e pratiche occulte (su tutte, lโevocazione dei defunti); ma รจ giunta notizia che Nerio sia morto, perciรฒ sarร Giacomo ad aiutare Monsignore, facendogli da segretario e curando la sua corrispondenza con le converse dโun convento nei paraggi della rocca. Indeciso se credere a Monsignore, che professa la liceitร dei suoi studi, oppure a un inviato dellโInquisizione che lo mette in guardia, Giacomo scoprirร che โil Maligno non si fa servitore, se non per essere maestroโ.
โFola esoterica dalle nostre campagneโ: il cartello che compare nei titoli di testa riassume i due elementi fondanti dellโavatiano โGotico padanoโ: il mondo rurale e le sue storie di paura (che furono dโispirazione, giร ventโanni prima, per La casa dalle finestre che ridono). Uno dei due termini รจ perรฒ qui contraddetto: pur idealmente ambientato nelle campagne intorno a Bologna (lโaccento dโalcuni caratteristi รจ eloquente), il film รจ stato girato tra lโUmbria e il Lazio, per lo piรน nelle campagne fra Todi e il lago di Corbara [1]: e il fatto che questo lago, allโepoca nella quale il film รจ ambientato, non esistesse [2] contribuisce allo straniamento dello spettatore โ lo stesso nel quale sprofonda Giacomo lungo il corso del film โ trasponendo la vicenda in un mondo che non cโรจ.
Lโarcano incantatore si distingue tra gli horror avatiani anche perchรฉ segna un punto dโincontro con i topoi piรน comuni al โcinema di pauraโ: dai romanzi gotici che ne ispiravano le sceneggiature, agli stereotipi delle produzioni Hammer [3]. Pur restando una vicenda originalissima, riconoscibilissima creazione di Pupi Avati, Lโarcano incantatore abbonda di โmarchi di fabbricaโ dei film dellโorrore: inquadrature della luna piena, un castello diroccato degno del Conte Dracula (non per nulla compare un pipistrello, che per di piรน beve sangue), un eremita che ha qualche tratto da โscienziato pazzoโ, cornacchie che gracchiano in continuazione (ricordando il miagolio fintissimo che si ode in La casa dalle finestre che ridono).
Soprattutto, รจ lโhorror avatiano piรน buio, almeno fino a Il signor Diavolo: fra i tratti distintivi di La casa dalle finestre che ridono e Zeder vi era invece lโabbondanza di luce (che non toglieva nulla alla loro carica dโinquietudine). Ma se nella forma accetta qualche tratto convenzionale, Lโarcano incantatore resta un film originalissimo e intelligente: โfola esotericaโ unica e affascinante, fiaba occulta intrigante e spaventosa.

Con la gentilezza che รจ uno dei suoi tratti distintivi, lo stesso Mยฐ Avati โ sempre lieto di parlare di una tra le sue creazioni preferite [4] โ ci ha rilasciato unโintervista, lo scorso 19 marzo โ un mese prima della ricorrenza. Punto di partenza della conversazione รจ stato Il mattino dei maghi. Introduzione al realismo fantastico, celebre saggio pubblicato nel 1960 dal giornalista e occultista parigino Louis Pauwels e dallo scienziato russo-francese Jacques Bergier e riferimento fondamentale della cultura avatiana.
Pupi Avati โ Mi colpisce che tu abbia trovato Il mattino dei maghi proprio dopo aver partecipato a un mio film, perchรฉ per me e per la mia formazione, per il mio panorama e per il mio immaginario, รจ un testo fondamentale.
Tommaso de Brabant โ Jung parlerebbe di sincronismo, โcoincidenza significativaโ.
PA โ Proprio cosรฌ. Tieni da conto quel volume, รจ introvabile. Il mattino dei maghi fa parte di quella cultura esoterica alla quale ho dedicato tanto interesse, ancora prima che arrivasse Dan Brown col suo โCodice da Vinciโ a gettarla in caciara. Ma sono studi che mi interessano ancora, e che mi hanno portato a realizzare Lโarcano incantatore. Sono arrivato allโidea per quel film da lunghi studi, da una documentazione che assieme a mio fratello ho curato per anniโฆ ma si รจ anche trattato di pura ispirazione. Soprattutto dallโispirazione.
Nonostante Avati si schermisca affermando dโaver seguito lโispirazione piรน immediata, i suoi film โ e quelli dellโorrore in particolare โ dimostrano una cultura vasta e profonda [5]. Proprio Lโarcano incantatore, fiaba gotica sospesa tra scorci bellissimi dโun Settecento realistico e sognante al contempo [6], รจ forse il suo film piรน colto. Cultura che traspare dalla bellezza del film e della ricostruzione che offre dellโepoca in cui รจ ambientato, ma non solo. I riferimenti letterari (e non solo) ci sono: precisi, documentati, accurati. Tutta una cultura sta dietro la crittografia [7] per la quale Monsignore si avvale del suo novello segretario, Giacomo. Ed รจ uno dei testi capitali di questa cultura a fare da โmanualeโ [8] per i communiquรฉ che il sospettoso (ma per lo piรน ignaro) ex seminarista affida a Severina, la conversa (diversamente da lui, consapevolissima) che lo traghetta attraverso il lago: novella Caronte sia per il ruolo di rematrice, che per il mondo infernale al quale pertiene.
T โ Nella biblioteca di Monsignore รจ stato visto un riferimento a Borges.
PA โ Borges รจ grandissimo, ma non stavo pensando a lui.
T โ Uno scrittore colto quanto Borges, che lo ammirava, Lovecraft, riteneva il Settecento lโepoca in cui avrebbe voluto vivere. Cโรจ in Monsignore qualcosa dei suoi di Lovecraft, magari Curwen, lโalchimista bibliomane di Il caso di Charles Dexter Ward?
PA โ No, non pensavo nemmeno a Lovecraft, anche se piรน tardi mi ha incuriosito quel mockumentary [9] girato nelle zone a me famigliari. Mi rendo conto che quella libreria possa fare pensare a Borges, e forse inconsciamente mi sono ispirato alle sue biblioteche labirinticheโฆ ma a Lovecraft proprio non ho pensato. Quella biblioteca รจ bellissima, la cosa piรน grande e complessa che sia mai comparsa in un mio filmโฆ con quello splendido lampadario che sale e scende. Sembrava un trucco semplice, ma non lo era. ร stato un lavoraccioโฆ ma come tutti i miei film, รจ stato girato con mezzi minimi, quasi artigianali, in quella bella atmosfera famigliare che hai vissuto tu stesso sul set di Lei mi parla ancora.

T โ Ho notato due figure di traghettatrici: la bambina porta informazioni da un mondo allโaltro, la conversa traghetta Giacomo da una sponda allโaltro del lago. Questa loro affinitร รจ intenzionale?
PA โ Sono sincero, ammetto di non averle immaginate cosรฌ.
T โ Quindi la conversa in combutta con Nerio non รจ Caronte? Penso al vostro grande interesse per Dante.
PA โ Puoi immaginarla cosรฌ.
T โ La bambina perรฒ รจ tratta da un episodio accaduto nella vostra famiglia.
PA โ Sรฌ, la resuscitata. Una ragazza colpita da forti febbri, le era stata data lโestrema unzione, dopo di che parve morta. Qualche ora dopo saltรฒ su dal letto e chiese le tagliatelle. Soprattutto, mi ha guidato il pensiero della scena piรน bella che abbia visto in un film: la ragazza che apre gli occhi nel Dies Irae di Carl Theodor Dreyer. Una scena, unโimmagine con una bellezza, una graziaโฆ [10] come ti ho detto, ispirazione. Il resto arriva dopo, senzโaltro quello che leggo affiora, piรน o meno inconsciamenteโฆ ma sono guidato soprattutto dalle immagini.
T โ Trovo le prime scene di Lโarcano incantatore, dagli scorci di Todi al patto con la dama sino allโincontro con la bimba resuscitata, i momenti piรน belli del film, e considero una delle scene horror piรน belle che abbia visto il dialogo durante il quale Giacomo stringe il patto di sangue con la dama che gli parla da dietro un affresco, mascherata da civetta: un simbolo notturno e “demoniaco” eloquentissimo. Sia Giacomo che lo spettatore sanno con chiarezza quale dichiarazione stia dietro questa immagine, senza che la si debba spiegare a parole: il suo messaggio รจ nitido come fosse scritto, o persino di piรน. Questa eloquenza mi ha fatto pensare alla predilezione di una certa cultura โ quella, per esempio, dei tarocchi โ per il linguaggio simbolico rispetto a quella verbale. La scena della civetta mi sembra riassuma questa idea, questa cultura del simbolo.
PA โ Non avevo lโambizione di fare un discorso cosรฌ importante: sono sincero, e ti dico che dietro quello che metto in scena cโรจ soprattutto lโispirazione: metto in scena quello che immagino, il ragionamento arriva dopo. Perรฒ riconosco quello che dici: รจ un discorso vicino a quello di Fulcanelli, quellโalchimista che ha dimostrato che le cattedrali sono costruite seguendo un linguaggio simbolico preciso. A me perรฒ interessava soprattutto narrare una storia, raffigurare delle scene affascinanti. Se dici che la scena della civetta ti ha affascinato, sono contento perchรฉ il mio scopo era quello. Poi si puรฒ discutere di quel che cโรจ dietroโฆ
T โ Mi sembra che lโelemento, lโimmagine centrale del film siano le mani. Giacomo e la dama stringono un patto con unโincisione sulla mano, poi la bambina porta a Giacomo un messaggio da sua madre tracciandogli un disegno sul dorso della mano; quindi, a Monsignore manca una mano, e proprio questa mano mancante sarร la chiave per la risoluzione del mistero, cosรฌ come la mano guantata della dama. Da dove giunge questa idea?
PA โ Per scegliere il tema della mano mozzata, ho seguito lโispirazione che mi ha dato unโimmagine in un taroccoโฆ
T โ Il tredicesimo? [11]
PA โ Tu pensa, parlavamo di coincidenze significative. In cinquantโanni che faccio film, soltanto una volta ai provini per i ruoli secondari si รจ presentato un ragazzo senza una mano. Quando รจ successo? Durante i preparativi di Lโarcano incantatore! Ho fatto decine di film, e il solo per il quale si sia presentato un ragazzo con la mano monca รจ stato quello in cui al protagonista manca una mano! Sul set eravamo tutti sbalorditi.
T โ Avete poi ingaggiato il ragazzo?
PA โ No. Nascondere la mano di Cecchi fu complicato. Ora รจ tanto semplice, col digitale puoi far sparire o apparireโฆ ma girammo tutto con mezzi artigianali. Qual รจ il trucco maggiore del film? Quel candelabro che sale e scendeโฆ
TA โ Ci sono anche il calice che vola, il pipistrello, il fantasma infuocatoโฆ
P โ Tutte cose artigianali! Complessissime da realizzare. Magiche.

Nello stesso anno di Lโarcano incantatore, Avati presenterร Festival, un film drammatico con protagonista Massimo Boldi (spesso il cineasta bolognese fa sperimentare a comici ruoli per loro non consueti: si pensi anche a Christian De Sica in Il figlio piรน piccolo, Ezio Greggio in Il papร di Giovanna e la formidabile prova di Renato Pozzetto, nel suo splendido primo ruolo tragico a 80 anni: Lei mi parla ancora; il primo di questi โconvertitiโ, Diego Abatantuono, grazie a Regalo di Natale comincerร una bella carriera โseriaโ) nel ruolo di un comico in crisi. Proprio con Festival comincerร un lungo periodo senza horror nella filmografia di Avati, un decennio abbondante (con lโeccezione di una scena dโiniziazione satanista in I cavalieri che fecero lโimpresa, 2001): dal 1996 (Lโarcano incantatore) al 2007 (Il nascondiglio).
Al 1994 (due anni prima di Lโarcano incantatore) risale la trasferta statunitense (tre anni dopo Bix โ Unโipotesi leggendaria) per Lโamico dโinfanzia (il primo dei due thriller girati da Avati negli USA: seguirร , nel 2007, Il nascondiglio con protagonista Laura Morante). Tra Lโamico dโinfanzia (storia dโun conduttore televisivo giustizialista perseguitato da un compagno di college, con il preludio del Parsifal di Richard Wagner sui titoli di testa) e Lโarcano incantatore sta una breve (cinque puntate) serie televisiva ideata e scritta (ma non diretta: la regia fu affidata al romano Fabrizio Laurenti, in arte Martin Newlin) da Avati per la RAI, Voci notturne (1995). Al momento fuori commercio [12], Voci notturne รจ un โcultโ per gli esperti dellโhorror italiano.
Protagonisti Lorenzo Flaherty e il veterano del cinema avatiano Massimo Bonetti, con un ruolo assegnato allo statunitense Jason Robards III (giร protagonista di Lโamico dโinfanzia), racconta le indagini riguardanti lโomicidio sacrificale dโuno studente di architettura. Ambientato in una Roma contemporanea inquietante almeno quanto quella di Il segno del comando (epocale sceneggiato RAI del 1971), Voci notturne รจ stato vittima dโuna programmazione televisiva pasticciata e dei reclami di (potenti) circoli che si riconobbero nella sanguinaria โSocietร Teosofica per il ritorno allo Spirito Originarioโ del telefilm; ma resta un validissimo proseguimento di Lโarcano incantatore: un suo aggiornamento ai giorni nostri, e una bella trasferta capitolina del โGotico padanoโ.
Tra i film appena citati, quello piรน vicino a Lโarcano incantatore รจ forse Il nascondiglio: come il Giacomo Vigetti di Stefano Dionisi, la donna senza nome interpretata da Laura Morante รจ attratta irresistibilmente da un mistero la cui soluzione non puรฒ rinunciare a cercare (cosรฌ anche Stefano, il personaggio di Lino Capolicchio in La casa dalle finestre che ridono); come il seminarista rinnegato di Lโarcano incantatore, porta sulla coscienza una colpa che lโha costretta ad abbandonare la sua vita precedente (ha sparso delle calunnie che sono state letali al marito); come lui, รจ sullโorlo della pazzia (Giacomo รจ presentato, quando racconta la sua storia al principio del film, delirante in una cella; โLeiโ รจ reduce da un lunghissimo soggiorno in una clinica psichiatrica).
La vicenda di entrambi vede coinvolti (come anche La casa dalle finestre che ridono, Zeder e piรน avanti Il signor Diavolo) sacerdoti spretati, o addirittura dannati, o quantomeno ambigui e disonesti: ne Lโarcano incantatore, Giacomo รจ un ex seminarista braccato dallโInquisizione, e inviato al servizio dโun sacerdote sospetto dโeresia; in Il nascondiglio, โLeiโ incappa nei misfatti avvenuti decenni prima in una residenza di suore e converse, e ha lโingenuitร di affidarsi a padre Emil (interpretato da Treat Williams), un sacerdote ‘piacione’ e viziato che per conservare i suoi privilegi (si veda in che ristorante puรฒ permettersi di cenare) contribuisce allโomertร regnante nella cittadina (Davenport, Iowa: i fratelli Avati vi comprarono la casa โ ribattezzata, ne Il nascondiglio, โSnakesโ Hallโ โ del jazzista Bix Beiderbecke, dedicatario del film biografico Bix โ Unโipotesi leggendaria, presentato nel 1991 a Cannes) teatro dei delitti.
Dicevamo, โSnakesโ Hallโ: ne Il nascondiglio, la bella donna senza nome interpretata da Laura Morante progetta di aprire un ristorante italiano nellโinquietante magione circondata dalla nomea (sparsa per coprire i fatti di sangue che vi sono realmente accaduti) dโessere edificata su di un cimitero pellerossa. Evidente il riferimento a The Shining, romanzo di Stephen King e film di Stanley Kubrick. Riferimento che ancor piรน accomuna Il nascondiglio a Lโarcano incantatore, che citazioni al libro di King e alla pietra miliare del cinema horror di Kubrick ne ha due: le sorelline (che sia Giacomo che il piccolo Danny vedono sia โintereโ che cadaveri) e, ancor piรน chiaramente, Carlo Cecchi abbatte una porta a colpi di picozza, come faceva Jack Nicholson (munito invece dโaccetta) nei panni di Jack Torrance in una famosissima scena di Shining.

Pupi Avati ha riconosciuto che โsenza Carlo Cecchi il film non si sarebbe potuto fareโ. Tra i tanti elementi che fanno de Lโarcano incantatore un grande film, cโรจ anche lโinterpretazione dellโattore teatrale fiorentino; eppure, il film avrebbe dovuto avere per protagonista Marcello Mastroianni, che aveva invitato a pranzo Pupi Avati (โil solo grande regista italiano in attivitร per il quale non ho ancora recitatoโ) confidandogli lโintenzione di girare un film assieme. Lโancora attivissimo divo di Fontana Liri era perรฒ in fin di vita, perciรฒ il ruolo dellโArcano Incantatore, pur scritto pensando a Mastroianni, fu affidato a Cecchi [13].
Avati ha definito il duetto di Cecchi e Dionisi, il teatrante esperto e taciturno e lโattor giovane di bellโaspetto, uno โscontro pugilisticoโ. Intorno a loro, vari caratteri cari al pubblico avatiano: Arnaldo Ninchi, Renzo Rinaldi (allora popolare per una pubblicitร di biscotti), Eliana Miglio (anche lei in un momento di notorietร televisiva), Consuelo Ferrara, Saverio Laganร ; oltre a Vittorio Duse, Mario Erpichini, il comico Michelangelo Pulci (dal gruppo genovese dei Cavalli Marci).
Il patto con la dama e il finale sono stati girati a Todi (cittร cara al regista): sulla scalinata del duomo, alle Fonti di Scarnabecco e nel Palazzo Pongelli. La chiesa (sconsacrata) al cui esterno Giacomo riceve dalla bambina resuscitata un messaggio della di lui madre dal Purgatorio รจ quella di S. Girolamo al castello di Rota, nel comune di Tolfa (in provincia di Roma); la rocca nella quale รจ esiliato Monsignore รจ il Castello Petaccioli (a Todi).
Direttore della fotografia รจ il fidatissimo Cesare Bastelli; le musiche, premiate col Nastro dโArgento, sono di Pino Donaggio (il musicista veneziano dalla doppia vita: prima cantante della super-hit sanremese Io che non vivo (senza te), poi affermatissimo compositore di colonne sonore, soprattutto per Brian De Palma, ma debuttando con A Veneziaโฆ un dicembre rosso shocking di Nicholas Roeg, tratto dalla novella di Daphne Du Maurier), che per Avati musicherร anche Festival. Gli occhi cerulei che spuntano dietro la maschera di civetta sono di Marina Francini, arredatrice del film (realizzatrice dei titoli di testa e del dipinto dietro il quale parla la dama); ma la voce non รจ sua.
La filastrocca cantata dalla dama prima e dopo lโincontro con Giacomo รจ una preghiera alla Madonna del re poeta Alfonso X โel Sabioโ di Castiglia:
Rosa di rose, fiore di fiori,
Donna di donne, Signora di signori;
Rosa di bellezza e fascino,
Fiore dโallegria e di gioia,
Donna nellโessere pietosa,
Signora nel togliere pene e doloriโฆ
Quel che Pupi Avati, per modestia, dice non รจ contraddittorio. Lโispirazione e lโerudizione non si escludono: cosรฌ come la sua ricerca di immagini da mettere in scena e la documentazione con cui scrive la sceneggiatura. Questo doppio registro vale forse anche per la lettura che del film si puรฒ dare?
Quello di Giacomo รจ un percorso iniziatico โ fallimentare, come quello di J. Robards/Alan Gardner in Lโamico dโinfanzia, (nonostante le benauguranti, meravigliose note wagneriane del Parsifal)? Ennesimo apologo della curiositร punita, come succede ai due Stefano protagonisti di La casa dalle finestre che ridono (Lino Capolicchio) e Zeder (Gabriele Lavia)? Spassionato elogio della ricerca spirituale, costi quel che costi (ma a differenza dei due Stefano citati, e di โLeiโ ne Il nascondiglio, Giacomo ha motivi concreti per risolvere il mistero: gli altri invece vi sono irresistibilmente attratti, sono creature dellโAltrove)? [14] La ricorrenza dei temi fa pensare a un discorso coerente.
Ad esempio, Avati considera i sacerdoti figure liminali, tra due mondi (uno visibile, uno occulto): e nei suoi film dellโorrore, ricorrono preti anomali: alcuni non sono quel che dicono (La casa dalle finestre che ridono), altri sono stati spretati (Zeder, Monsignore in Lโarcano incantatore) o sono stati cacciati ancora seminaristi (Giacomo); oppure sono semplicemente pigri e avidi (Il nascondiglio). Particolarmente varia la rassegna di Il signor Diavolo: un parroco in combutta con i satanisti, un sagrestano fanatico, un esorcista allucinato. Discorso che torna con forza ed evidenza in Lโarcano incantatore: Giacomo e Monsignore consumano la loro esistenza (uno dannandosi, lโaltro estinguendo con salassi una salute giร minata dalla sifilide) nella ricerca di risposte che non possono trovare โquiโ, dalla parte visibile della soglia.
Oppure ci si puรฒ far guidare dalla semplice ispirazione, e leggere il film con la sola fantasia, guardarne lโaspetto piรน immediatamente visibile: ne resta una bellissima fiaba dellโorrore. Lโerudizione di Avati cosรฌ non si perde: resta nella bellezza del film, in questo bellissimo squarcio di Settecento, nellโintelligenza della messinscena, in questa vicenda ammaliante e terrificante. Letto in profonditร o semplicemente osservato, Lโarcano incantatore รจ un grande film dellโorrore: e fa di Pupi Avati un punto di riferimento per lโhorror internazionale, come giร successe con La casa dalle finestre che ridono (1976) e Zeder (1983), e come sarร riconfermato da Il signor Diavolo (2019).
Note:
[1] Sul sito Davinotti.com si trova un dettagliatissimo reportage sui luoghi del film: โLe location esatte dellโArcano Incantatoreโ.
[2] Si tratta di un bacino idroelettrico, formato nel 1962 con la costruzione dโuna diga lungo il corso del fiume Tevere.
[3] Canzone di Kate Bush, scherzoso omaggio alla Hammer Film Productions.
[4] ยซIl film che mi piace di piรน tra i miei gotici, Lโarcano incantatore, รจ decisamente metafisico, quello che maggiormente si confronta con una dimensione altra e ha intrecci che sono insondabiliยป (Intervista rilasciata a R. Adamovit & C. Bartolini, Il gotico padano. Dialogo con Pupi Avati; Bietti, Milano 2019; pag. 192.).
[5] La contraddizione in cui Avati incappa per modestia si rileva anche dalle interviste raccolte da R. Adamovit e C. Bartolini in Il gotico padano. Dialogo con Pupi Avati: anche lรฌ, alla pretesa avatiana dโessere stato guidato dalla semplice ispirazione, fa da contraltare lโevidenza dโuna preparazione colta e documentata.
[6] Stefano Dionisi era reduce dal successo internazionale (nomination allโOscar e vittoria del Golden Globe per il miglior film straniero) del film belga Farinelli โ Voce regina (G. Corbiau, 1994); con tutte le sue imprecisioni (su tutte, la diffamazione di Handel) una ricostruzione del โ700 assai piรน degna di quella, risalente a dieci anni prima, di quello che รจ forse il film piรน noto dโambientazione settecentesca, lโesecrabile Amadeus (M. Forman, da un musical di P. Shaffer). Nello stesso anno del kolossal hollywoodiano, lo stesso Pupi Avati ha dedicato un film al soggiorno bolognese di Mozart adolescente: Noi tre, con Lino Capolicchio nel ruolo di Leopold Mozart, padre di Wolfgang Amadeus.
[7] Per la storia della criptografia si veda I. P Culianu, Eros e Magia nel Rinascimento (Bollati Boringhieri, Torino 2006): il particolare quel che scrive riguardo la Steganographia dellโabate Tritemio di Wurzburg, maestro di Cornelio Agrippa (cap. 5, โLa magia pneumaticaโ, pag. 189).
[8] La bibliografia del film รจ stata studiata da Andrea Scarabelli: โDiabolus in pellicula. Scavo nellโocculto di Lโarcano incantatoreโ, saggio reperibile su http://www.bietti.it, sito della casa editrice Bietti. Scrive Scarabelli: ยซil libro attorno al quale ruota la narrazione, la Pseudomonarchia daemonum del medico e demonologo olandese Johann Weyer (1515-1588), allievo del Cornelio Agrippa di De Occulta Philosophiaโฆ Weyer รจ passato alla storia per il suo De praestigiis daemonum et incantationibus ac veneficiis, concluso nel 1562 e pubblicato a Basilea lโanno successivoโฆ in opposizione al Malleus Maleficarum di Sprenger & Kramer (1487), criticava i processi alle stregheโฆ rifiutando lโidea stessa di โstregaโยป. Scarabelli cita poi il romanzo Gomรฒria (1921) di Carlo H. deโ Medici, che italianizza il nome di Weyer in: Giovanni Wierus di Brabante. Citando infine Scarabelli: ยซGrazie allโimpegno di Mondadori, un estratto dal De praestigiis invade le librerie italiane nel 1994, tradotto e curato da Pietro Pizzarri, studioso di angelologia e demonologia, nonchรฉ ideatore dโuna curiosa edizione del Necronomicon, lo โpseudobibliumโ di
Lovecraft. Due anni dopo questa prima e unica edizione italiana, lo troviamo in Lโarcano incantatore, usato da Monsignore per cifrare le sue missive e da Nerio per compiere evocazioni e materializzazioni. Lo rivelano gli appunti trovati da Giacomo nella sudicia soffitta ove viveva lo scritturale, puntuali citazioni dal libro di Weyerยป.
[9] F. Greco & R. Leggio, Il mistero di Lovecraft โ Road to L. (2005).
[10] Qui la nostra intervista ha avuto una battuta dโarresto: il Maestro Avati si รจ commosso pensando al Dies Irae di Dreyer.
[11] Nel tredicesimo arcano maggiore (comunemente, e non del tutto appropriatamente, nominato โLa Morteโ) dei tarocchi, sul campo percorso dalla figura centrale compaiono delle mani mozzate (cosรฌ nei tarocchi marsigliesi di Conver e in quelli di Wirth; le mani per terra sono invece assenti dalla carta in questione nei tarocchi Rider-Waite).
[12] Voci notturne รจ perรฒ visibile su internet: in streaming, oppure su YouTube, dove รจ disponibile sia in puntate che in un unico filmato di sette ore e sei minuti (โVoci notturne (serie completa)โ: https://www.youtube.com/watch?v=gZAzsluEwQE ).
[13] Gli elogi di Avati a Cecchi, e il racconto dellโincontro e della mancata collaborazione con Mastroianni si trovano in A. Maioli, Pupi Avati. Sogni, incubi, visioni (ed. Cineteca di Bologna, 2019).
[14] Proprio riguardo โLeiโ-Morante e Giacomo-Dionisi, Pupi Avati dice: ยซSono personaggi portatori di tensioni nei riguardi di questo mistero seducente dellโaldilร , dellโaltrove, che sentono vicino e da cui non sanno sganciarsi. Sono persone che hanno qualche problemaยป (intervista a Adamovit & Bartolini, op. cit., pag. 157).
[15] Lo dichiara nelle interviste a Adamovit & Bartolini: ยซDa cattolico e credente, reputo โdiversoโ anche il prete. Nei miei film goticiโฆ cโรจ sempre un uomo di chiesa con qualcosa di strano [โฆ] Questo perchรฉ sono stato educato a vedere il religioso come qualcosa di diverso, che non si muove nella nostra stessa dimensione ma un poโ piรน in alto, e vive in un interregno tra la terra e il cielo o tra la terra e lโinfernoโฆ ha una certa consuetudine con lโaltroveยป (op. cit., pag. 156).







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