25 anni di “Arcano Incantatore”: conversazione con Pupi Avati

Esattamente 25 anni fa, Il 19 aprile 1996, usciva nei cinema italiani “Lโ€™Arcano Incantatore”: variazione di Pupi Avati sul tema dโ€™un genere da lui stesso ideato e codificato โ€“ il โ€œGotico padanoโ€. Per l’occasione siamo andati a intervistare il regista e abbiamo ripercorso il “making of” del film e il risultato finale.

di Tommaso de Brabant

Esattamente 25 anni fa, il 19 aprile 1996, usciva nei cinema italiani Lโ€™Arcano Incantatore: variazione di Pupi Avati sul tema dโ€™un genere da lui stesso ideato e codificato โ€“ il โ€œGotico padanoโ€ (o, come riporta lโ€™epigrafe del suo romanzo Il signor Diavolo: โ€œgotico maggioreโ€). Ma sarร  fuori dai confini nazionali che il film avrร  il successo e i riconoscimenti che gli spettano: premiato nel 1998 con il Corvo dโ€™Argento al festival del cinema fantastico di Bruxelles e col premio della giuria al festival internazionale di Puchon (Corea del Sud), Lโ€™Arcano Incantatore รจ tuttora un punto di riferimento per cineasti e cultori dellโ€™horror in tutto il mondo.

Stato Pontificio, secolo XVIII: lโ€™ex seminarista Giacomo Vigetti racconta, confessandosi a un frate, le vicende che lo hanno portato alla dannazione e alla follia. Dopo aver indotto una fanciulla ad abortire il bimbo che sarebbe nato dalla loro unione, Giacomo si รจ rivolto a una misteriosa dama, adoratrice del Maligno, per sfuggire allโ€™Inquisizione che lo bracca. Costei, dopo aver stretto con Giacomo un patto di sangue, lo invia ad assistere Monsignore: un eruditissimo spretato in odore dโ€™eresia, confinato perciรฒ in una rocca, tra boschi e colline.

Per anni nessuno ha visto in volto Monsignore, rimasto con la sola compagnia di Nerio, lโ€™assistente che secondo alcune dicerie lo avrebbe traviato, trascinandolo in studi e pratiche occulte (su tutte, lโ€™evocazione dei defunti); ma รจ giunta notizia che Nerio sia morto, perciรฒ sarร  Giacomo ad aiutare Monsignore, facendogli da segretario e curando la sua corrispondenza con le converse dโ€™un convento nei paraggi della rocca. Indeciso se credere a Monsignore, che professa la liceitร  dei suoi studi, oppure a un inviato dellโ€™Inquisizione che lo mette in guardia, Giacomo scoprirร  che โ€œil Maligno non si fa servitore, se non per essere maestroโ€.

โ€œFola esoterica dalle nostre campagneโ€: il cartello che compare nei titoli di testa riassume i due elementi fondanti dellโ€™avatiano โ€œGotico padanoโ€: il mondo rurale e le sue storie di paura (che furono dโ€™ispirazione, giร  ventโ€™anni prima, per La casa dalle finestre che ridono). Uno dei due termini รจ perรฒ qui contraddetto: pur idealmente ambientato nelle campagne intorno a Bologna (lโ€™accento dโ€™alcuni caratteristi รจ eloquente), il film รจ stato girato tra lโ€™Umbria e il Lazio, per lo piรน nelle campagne fra Todi e il lago di Corbara [1]: e il fatto che questo lago, allโ€™epoca nella quale il film รจ ambientato, non esistesse [2] contribuisce allo straniamento dello spettatore โ€“ lo stesso nel quale sprofonda Giacomo lungo il corso del film โ€“ trasponendo la vicenda in un mondo che non cโ€™รจ.

Lโ€™arcano incantatore si distingue tra gli horror avatiani anche perchรฉ segna un punto dโ€™incontro con i topoi piรน comuni al โ€œcinema di pauraโ€: dai romanzi gotici che ne ispiravano le sceneggiature, agli stereotipi delle produzioni Hammer [3]. Pur restando una vicenda originalissima, riconoscibilissima creazione di Pupi Avati, Lโ€™arcano incantatore abbonda di โ€œmarchi di fabbricaโ€ dei film dellโ€™orrore: inquadrature della luna piena, un castello diroccato degno del Conte Dracula (non per nulla compare un pipistrello, che per di piรน beve sangue), un eremita che ha qualche tratto da โ€œscienziato pazzoโ€, cornacchie che gracchiano in continuazione (ricordando il miagolio fintissimo che si ode in La casa dalle finestre che ridono).

Soprattutto, รจ lโ€™horror avatiano piรน buio, almeno fino a Il signor Diavolo: fra i tratti distintivi di La casa dalle finestre che ridono e Zeder vi era invece lโ€™abbondanza di luce (che non toglieva nulla alla loro carica dโ€™inquietudine). Ma se nella forma accetta qualche tratto convenzionale, Lโ€™arcano incantatore resta un film originalissimo e intelligente: โ€œfola esotericaโ€ unica e affascinante, fiaba occulta intrigante e spaventosa.


Con la gentilezza che รจ uno dei suoi tratti distintivi, lo stesso Mยฐ Avati โ€“ sempre lieto di parlare di una tra le sue creazioni preferite [4] โ€“ ci ha rilasciato unโ€™intervista, lo scorso 19 marzo โ€“ un mese prima della ricorrenza. Punto di partenza della conversazione รจ stato Il mattino dei maghi. Introduzione al realismo fantastico, celebre saggio pubblicato nel 1960 dal giornalista e occultista parigino Louis Pauwels e dallo scienziato russo-francese Jacques Bergier e riferimento fondamentale della cultura avatiana.

Pupi Avati โ€“ Mi colpisce che tu abbia trovato Il mattino dei maghi proprio dopo aver partecipato a un mio film, perchรฉ per me e per la mia formazione, per il mio panorama e per il mio immaginario, รจ un testo fondamentale.

Tommaso de Brabant โ€“ Jung parlerebbe di sincronismo, โ€œcoincidenza significativaโ€.

PA โ€“ Proprio cosรฌ. Tieni da conto quel volume, รจ introvabile. Il mattino dei maghi fa parte di quella cultura esoterica alla quale ho dedicato tanto interesse, ancora prima che arrivasse Dan Brown col suo โ€œCodice da Vinciโ€ a gettarla in caciara. Ma sono studi che mi interessano ancora, e che mi hanno portato a realizzare Lโ€™arcano incantatore. Sono arrivato allโ€™idea per quel film da lunghi studi, da una documentazione che assieme a mio fratello ho curato per anniโ€ฆ ma si รจ anche trattato di pura ispirazione. Soprattutto dallโ€™ispirazione.

Nonostante Avati si schermisca affermando dโ€™aver seguito lโ€™ispirazione piรน immediata, i suoi film โ€“ e quelli dellโ€™orrore in particolare โ€“ dimostrano una cultura vasta e profonda [5]. Proprio Lโ€™arcano incantatore, fiaba gotica sospesa tra scorci bellissimi dโ€™un Settecento realistico e sognante al contempo [6], รจ forse il suo film piรน colto. Cultura che traspare dalla bellezza del film e della ricostruzione che offre dellโ€™epoca in cui รจ ambientato, ma non solo. I riferimenti letterari (e non solo) ci sono: precisi, documentati, accurati. Tutta una cultura sta dietro la crittografia [7] per la quale Monsignore si avvale del suo novello segretario, Giacomo. Ed รจ uno dei testi capitali di questa cultura a fare da โ€œmanualeโ€ [8] per i communiquรฉ che il sospettoso (ma per lo piรน ignaro) ex seminarista affida a Severina, la conversa (diversamente da lui, consapevolissima) che lo traghetta attraverso il lago: novella Caronte sia per il ruolo di rematrice, che per il mondo infernale al quale pertiene.

T โ€“ Nella biblioteca di Monsignore รจ stato visto un riferimento a Borges.

PA โ€“ Borges รจ grandissimo, ma non stavo pensando a lui.

T โ€“ Uno scrittore colto quanto Borges, che lo ammirava, Lovecraft, riteneva il Settecento lโ€™epoca in cui avrebbe voluto vivere. Cโ€™รจ in Monsignore qualcosa dei suoi di Lovecraft, magari Curwen, lโ€™alchimista bibliomane di Il caso di Charles Dexter Ward?

PA โ€“ No, non pensavo nemmeno a Lovecraft, anche se piรน tardi mi ha incuriosito quel mockumentary [9] girato nelle zone a me famigliari. Mi rendo conto che quella libreria possa fare pensare a Borges, e forse inconsciamente mi sono ispirato alle sue biblioteche labirinticheโ€ฆ ma a Lovecraft proprio non ho pensato. Quella biblioteca รจ bellissima, la cosa piรน grande e complessa che sia mai comparsa in un mio filmโ€ฆ con quello splendido lampadario che sale e scende. Sembrava un trucco semplice, ma non lo era. รˆ stato un lavoraccioโ€ฆ ma come tutti i miei film, รจ stato girato con mezzi minimi, quasi artigianali, in quella bella atmosfera famigliare che hai vissuto tu stesso sul set di Lei mi parla ancora.

T โ€“ Ho notato due figure di traghettatrici: la bambina porta informazioni da un mondo allโ€™altro, la conversa traghetta Giacomo da una sponda allโ€™altro del lago. Questa loro affinitร  รจ intenzionale?

PA โ€“ Sono sincero, ammetto di non averle immaginate cosรฌ.

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T โ€“ Quindi la conversa in combutta con Nerio non รจ Caronte? Penso al vostro grande interesse per Dante.

PA โ€“ Puoi immaginarla cosรฌ.

T โ€“ La bambina perรฒ รจ tratta da un episodio accaduto nella vostra famiglia.

PA โ€“ Sรฌ, la resuscitata. Una ragazza colpita da forti febbri, le era stata data lโ€™estrema unzione, dopo di che parve morta. Qualche ora dopo saltรฒ su dal letto e chiese le tagliatelle. Soprattutto, mi ha guidato il pensiero della scena piรน bella che abbia visto in un film: la ragazza che apre gli occhi nel Dies Irae di Carl Theodor Dreyer. Una scena, unโ€™immagine con una bellezza, una graziaโ€ฆ [10] come ti ho detto, ispirazione. Il resto arriva dopo, senzโ€™altro quello che leggo affiora, piรน o meno inconsciamenteโ€ฆ ma sono guidato soprattutto dalle immagini.

T โ€“ Trovo le prime scene di Lโ€™arcano incantatore, dagli scorci di Todi al patto con la dama sino allโ€™incontro con la bimba resuscitata, i momenti piรน belli del film, e considero una delle scene horror piรน belle che abbia visto il dialogo durante il quale Giacomo stringe il patto di sangue con la dama che gli parla da dietro un affresco, mascherata da civetta: un simbolo notturno e “demoniaco” eloquentissimo. Sia Giacomo che lo spettatore sanno con chiarezza quale dichiarazione stia dietro questa immagine, senza che la si debba spiegare a parole: il suo messaggio รจ nitido come fosse scritto, o persino di piรน. Questa eloquenza mi ha fatto pensare alla predilezione di una certa cultura โ€“ quella, per esempio, dei tarocchi โ€“ per il linguaggio simbolico rispetto a quella verbale. La scena della civetta mi sembra riassuma questa idea, questa cultura del simbolo.

PA โ€“ Non avevo lโ€™ambizione di fare un discorso cosรฌ importante: sono sincero, e ti dico che dietro quello che metto in scena cโ€™รจ soprattutto lโ€™ispirazione: metto in scena quello che immagino, il ragionamento arriva dopo. Perรฒ riconosco quello che dici: รจ un discorso vicino a quello di Fulcanelli, quellโ€™alchimista che ha dimostrato che le cattedrali sono costruite seguendo un linguaggio simbolico preciso. A me perรฒ interessava soprattutto narrare una storia, raffigurare delle scene affascinanti. Se dici che la scena della civetta ti ha affascinato, sono contento perchรฉ il mio scopo era quello. Poi si puรฒ discutere di quel che cโ€™รจ dietroโ€ฆ

T โ€“ Mi sembra che lโ€™elemento, lโ€™immagine centrale del film siano le mani. Giacomo e la dama stringono un patto con unโ€™incisione sulla mano, poi la bambina porta a Giacomo un messaggio da sua madre tracciandogli un disegno sul dorso della mano; quindi, a Monsignore manca una mano, e proprio questa mano mancante sarร  la chiave per la risoluzione del mistero, cosรฌ come la mano guantata della dama. Da dove giunge questa idea?

PA โ€“ Per scegliere il tema della mano mozzata, ho seguito lโ€™ispirazione che mi ha dato unโ€™immagine in un taroccoโ€ฆ

T โ€“ Il tredicesimo? [11]

PA โ€“ Tu pensa, parlavamo di coincidenze significative. In cinquantโ€™anni che faccio film, soltanto una volta ai provini per i ruoli secondari si รจ presentato un ragazzo senza una mano. Quando รจ successo? Durante i preparativi di Lโ€™arcano incantatore! Ho fatto decine di film, e il solo per il quale si sia presentato un ragazzo con la mano monca รจ stato quello in cui al protagonista manca una mano! Sul set eravamo tutti sbalorditi.

T โ€“ Avete poi ingaggiato il ragazzo?

PA โ€“ No. Nascondere la mano di Cecchi fu complicato. Ora รจ tanto semplice, col digitale puoi far sparire o apparireโ€ฆ ma girammo tutto con mezzi artigianali. Qual รจ il trucco maggiore del film? Quel candelabro che sale e scendeโ€ฆ

TA โ€“ Ci sono anche il calice che vola, il pipistrello, il fantasma infuocatoโ€ฆ

P โ€“ Tutte cose artigianali! Complessissime da realizzare. Magiche.


Nello stesso anno di Lโ€™arcano incantatore, Avati presenterร  Festival, un film drammatico con protagonista Massimo Boldi (spesso il cineasta bolognese fa sperimentare a comici ruoli per loro non consueti: si pensi anche a Christian De Sica in Il figlio piรน piccolo, Ezio Greggio in Il papร  di Giovanna e la formidabile prova di Renato Pozzetto, nel suo splendido primo ruolo tragico a 80 anni: Lei mi parla ancora; il primo di questi โ€œconvertitiโ€, Diego Abatantuono, grazie a Regalo di Natale comincerร  una bella carriera โ€œseriaโ€) nel ruolo di un comico in crisi. Proprio con Festival comincerร  un lungo periodo senza horror nella filmografia di Avati, un decennio abbondante (con lโ€™eccezione di una scena dโ€™iniziazione satanista in I cavalieri che fecero lโ€™impresa, 2001): dal 1996 (Lโ€™arcano incantatore) al 2007 (Il nascondiglio).

Al 1994 (due anni prima di Lโ€™arcano incantatore) risale la trasferta statunitense (tre anni dopo Bix โ€“ Unโ€™ipotesi leggendaria) per Lโ€™amico dโ€™infanzia (il primo dei due thriller girati da Avati negli USA: seguirร , nel 2007, Il nascondiglio con protagonista Laura Morante). Tra Lโ€™amico dโ€™infanzia (storia dโ€™un conduttore televisivo giustizialista perseguitato da un compagno di college, con il preludio del Parsifal di Richard Wagner sui titoli di testa) e Lโ€™arcano incantatore sta una breve (cinque puntate) serie televisiva ideata e scritta (ma non diretta: la regia fu affidata al romano Fabrizio Laurenti, in arte Martin Newlin) da Avati per la RAI, Voci notturne (1995). Al momento fuori commercio [12], Voci notturne รจ un โ€œcultโ€ per gli esperti dellโ€™horror italiano.

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Protagonisti Lorenzo Flaherty e il veterano del cinema avatiano Massimo Bonetti, con  un ruolo assegnato allo statunitense Jason Robards III (giร  protagonista di Lโ€™amico dโ€™infanzia), racconta le indagini riguardanti lโ€™omicidio sacrificale dโ€™uno studente di architettura. Ambientato in una Roma contemporanea inquietante almeno quanto quella di Il segno del comando (epocale sceneggiato RAI del 1971), Voci notturne รจ stato vittima dโ€™una programmazione televisiva pasticciata e dei reclami di (potenti) circoli che si riconobbero nella sanguinaria โ€œSocietร  Teosofica per il ritorno allo Spirito Originarioโ€ del telefilm; ma resta un validissimo proseguimento di Lโ€™arcano incantatore: un suo aggiornamento ai giorni nostri, e una bella trasferta capitolina del โ€œGotico padanoโ€.

Tra i film appena citati, quello piรน vicino a Lโ€™arcano incantatore รจ forse Il nascondiglio: come il Giacomo Vigetti di Stefano Dionisi, la donna senza nome interpretata da Laura Morante รจ attratta irresistibilmente da un mistero la cui soluzione non puรฒ rinunciare a cercare (cosรฌ anche Stefano, il personaggio di Lino Capolicchio in La casa dalle finestre che ridono); come il seminarista rinnegato di Lโ€™arcano incantatore, porta sulla coscienza una colpa che lโ€™ha costretta ad abbandonare la sua vita precedente (ha sparso delle calunnie che sono state letali al marito); come lui, รจ sullโ€™orlo della pazzia (Giacomo รจ presentato, quando racconta la sua storia al principio del film, delirante in una cella; โ€œLeiโ€ รจ reduce da un lunghissimo soggiorno in una clinica psichiatrica).

La vicenda di entrambi vede coinvolti (come anche La casa dalle finestre che ridono, Zeder e piรน avanti Il signor Diavolo) sacerdoti spretati, o addirittura dannati, o quantomeno ambigui e disonesti: ne Lโ€™arcano incantatore, Giacomo รจ un ex seminarista braccato dallโ€™Inquisizione, e inviato al servizio dโ€™un sacerdote sospetto dโ€™eresia; in Il nascondiglio, โ€œLeiโ€ incappa nei misfatti avvenuti decenni prima in una residenza di suore e converse, e ha lโ€™ingenuitร  di affidarsi a padre Emil (interpretato da Treat Williams), un sacerdote ‘piacione’ e viziato che per conservare i suoi privilegi (si veda in che ristorante puรฒ permettersi di cenare) contribuisce allโ€™omertร  regnante nella cittadina (Davenport, Iowa: i fratelli Avati vi comprarono la casa โ€“ ribattezzata, ne Il nascondiglio, โ€œSnakesโ€™ Hallโ€ โ€“ del jazzista Bix Beiderbecke, dedicatario del film biografico Bix โ€“ Unโ€™ipotesi leggendaria, presentato nel 1991 a Cannes) teatro dei delitti.

Dicevamo, โ€œSnakesโ€™ Hallโ€: ne Il nascondiglio, la bella donna senza nome interpretata da Laura Morante progetta di aprire un ristorante italiano nellโ€™inquietante magione circondata dalla nomea (sparsa per coprire i fatti di sangue che vi sono realmente accaduti) dโ€™essere edificata su di un cimitero pellerossa. Evidente il riferimento a The Shining, romanzo di Stephen King e film di Stanley Kubrick. Riferimento che ancor piรน accomuna Il nascondiglio a Lโ€™arcano incantatore, che citazioni al libro di King e alla pietra miliare del cinema horror di Kubrick ne ha due: le sorelline (che sia Giacomo che il piccolo Danny vedono sia โ€œintereโ€ che cadaveri) e, ancor piรน chiaramente, Carlo Cecchi abbatte una porta a colpi di picozza, come faceva Jack Nicholson (munito invece dโ€™accetta) nei panni di Jack Torrance in una famosissima scena di Shining.

Bozzetto della scenografia della camera del Monsignore, G. Pirrotta

Pupi Avati ha riconosciuto che โ€œsenza Carlo Cecchi il film non si sarebbe potuto fareโ€. Tra i tanti elementi che fanno de Lโ€™arcano incantatore un grande film, cโ€™รจ anche lโ€™interpretazione dellโ€™attore teatrale fiorentino; eppure, il film avrebbe dovuto avere per protagonista Marcello Mastroianni, che aveva invitato a pranzo Pupi Avati (โ€œil solo grande regista italiano in attivitร  per il quale non ho ancora recitatoโ€) confidandogli lโ€™intenzione di girare un film assieme. Lโ€™ancora attivissimo divo di Fontana Liri era perรฒ in fin di vita, perciรฒ il ruolo dellโ€™Arcano Incantatore, pur scritto pensando a Mastroianni, fu affidato a Cecchi [13].

Avati ha definito il duetto di Cecchi e Dionisi, il teatrante esperto e taciturno e lโ€™attor giovane di bellโ€™aspetto, uno โ€œscontro pugilisticoโ€. Intorno a loro, vari caratteri cari al pubblico avatiano: Arnaldo Ninchi, Renzo Rinaldi (allora popolare per una pubblicitร  di biscotti), Eliana Miglio (anche lei in un momento di notorietร  televisiva), Consuelo Ferrara, Saverio Laganร ; oltre a Vittorio Duse, Mario Erpichini, il comico Michelangelo Pulci (dal gruppo genovese dei Cavalli Marci).

Il patto con la dama e il finale sono stati girati a Todi (cittร  cara al regista): sulla scalinata del duomo, alle Fonti di Scarnabecco e nel Palazzo Pongelli. La chiesa (sconsacrata) al cui esterno Giacomo riceve dalla bambina resuscitata un messaggio della di lui madre dal Purgatorio รจ quella di S. Girolamo al castello di Rota, nel comune di Tolfa (in provincia di Roma); la rocca nella quale รจ esiliato Monsignore รจ il Castello Petaccioli (a Todi).

Direttore della fotografia รจ il fidatissimo Cesare Bastelli; le musiche, premiate col Nastro dโ€™Argento, sono di Pino Donaggio (il musicista veneziano dalla doppia vita: prima cantante della super-hit sanremese Io che non vivo (senza te), poi affermatissimo compositore di colonne sonore, soprattutto per Brian De Palma, ma debuttando con A Veneziaโ€ฆ un dicembre rosso shocking di Nicholas Roeg, tratto dalla novella di Daphne Du Maurier), che per Avati musicherร  anche Festival. Gli occhi cerulei che spuntano dietro la maschera di civetta sono di Marina Francini, arredatrice del film (realizzatrice dei titoli di testa e del dipinto dietro il quale parla la dama); ma la voce non รจ sua.

La filastrocca cantata dalla dama prima e dopo lโ€™incontro con Giacomo รจ una preghiera alla Madonna del re poeta Alfonso X โ€œel Sabioโ€ di Castiglia:

Rosa di rose, fiore di fiori,
Donna di donne, Signora di signori;
Rosa di bellezza e fascino,
Fiore dโ€™allegria e di gioia,
Donna nellโ€™essere pietosa,
Signora nel togliere pene e doloriโ€ฆ

Quel che Pupi Avati, per modestia, dice non รจ contraddittorio. Lโ€™ispirazione e lโ€™erudizione non si escludono: cosรฌ come la sua ricerca di immagini da mettere in scena e la documentazione con cui scrive la sceneggiatura. Questo doppio registro vale forse anche per la lettura che del film si puรฒ dare?

Quello di Giacomo รจ un percorso iniziatico โ€“ fallimentare, come quello di J. Robards/Alan Gardner in Lโ€™amico dโ€™infanzia, (nonostante le benauguranti, meravigliose note wagneriane del Parsifal)? Ennesimo apologo della curiositร  punita, come succede ai due Stefano protagonisti di La casa dalle finestre che ridono (Lino Capolicchio) e Zeder (Gabriele Lavia)? Spassionato elogio della ricerca spirituale, costi quel che costi (ma a differenza dei due Stefano citati, e di โ€œLeiโ€ ne Il nascondiglio, Giacomo ha motivi concreti per risolvere il mistero: gli altri invece vi sono irresistibilmente attratti, sono creature dellโ€™Altrove)? [14] La ricorrenza dei temi fa pensare a un discorso coerente.

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Ad esempio, Avati considera i sacerdoti figure liminali, tra due mondi (uno visibile, uno occulto): e nei suoi film dellโ€™orrore, ricorrono preti anomali: alcuni non sono quel che dicono (La casa dalle finestre che ridono), altri sono stati spretati (Zeder, Monsignore in Lโ€™arcano incantatore) o sono stati cacciati ancora seminaristi (Giacomo); oppure sono semplicemente pigri e avidi (Il nascondiglio). Particolarmente varia la rassegna di Il signor Diavolo: un parroco in combutta con i satanisti, un sagrestano fanatico, un esorcista allucinato. Discorso che torna con forza ed evidenza in Lโ€™arcano incantatore: Giacomo e Monsignore consumano la loro esistenza (uno dannandosi, lโ€™altro estinguendo con salassi una salute giร  minata dalla sifilide) nella ricerca di risposte che non possono trovare โ€œquiโ€, dalla parte visibile della soglia.

Oppure ci si puรฒ far guidare dalla semplice ispirazione, e leggere il film con la sola fantasia, guardarne lโ€™aspetto piรน immediatamente visibile: ne resta una bellissima fiaba dellโ€™orrore. Lโ€™erudizione di Avati cosรฌ non si perde: resta nella bellezza del film, in questo bellissimo squarcio di Settecento, nellโ€™intelligenza della messinscena, in questa vicenda ammaliante e terrificante. Letto in profonditร  o semplicemente osservato, Lโ€™arcano incantatore รจ un grande film dellโ€™orrore: e fa di Pupi Avati un punto di riferimento per lโ€™horror internazionale, come giร  successe con La casa dalle finestre che ridono (1976) e Zeder (1983), e come sarร  riconfermato da Il signor Diavolo (2019).


Note:

[1] Sul sito Davinotti.com si trova un dettagliatissimo reportage sui luoghi del film: โ€œLe location esatte dellโ€™Arcano Incantatoreโ€.

[2] Si tratta di un bacino idroelettrico, formato nel 1962 con la costruzione dโ€™una diga lungo il corso del fiume Tevere.

[3] Canzone di Kate Bush, scherzoso omaggio alla Hammer Film Productions.

[4] ยซIl film che mi piace di piรน tra i miei gotici, Lโ€™arcano incantatore, รจ decisamente metafisico, quello che maggiormente si confronta con una dimensione altra e ha intrecci che sono insondabiliยป (Intervista rilasciata a R. Adamovit & C. Bartolini, Il gotico padano. Dialogo con Pupi Avati; Bietti, Milano 2019; pag. 192.).

[5] La contraddizione in cui Avati incappa per modestia si rileva anche dalle interviste raccolte da R. Adamovit e C. Bartolini in Il gotico padano. Dialogo con Pupi Avati: anche lรฌ, alla pretesa avatiana dโ€™essere stato guidato dalla semplice ispirazione, fa da contraltare lโ€™evidenza dโ€™una preparazione colta e documentata.

[6] Stefano Dionisi era reduce dal successo internazionale (nomination allโ€™Oscar e vittoria del Golden Globe per il miglior film straniero) del film belga Farinelli โ€“ Voce regina (G. Corbiau, 1994); con tutte le sue imprecisioni (su tutte, la diffamazione di Handel) una ricostruzione del โ€˜700 assai piรน degna di quella, risalente a dieci anni prima, di quello che รจ forse il film piรน noto dโ€™ambientazione settecentesca, lโ€™esecrabile Amadeus (M. Forman, da un musical di P. Shaffer). Nello stesso anno del kolossal hollywoodiano, lo stesso Pupi Avati ha dedicato un film al soggiorno bolognese di Mozart adolescente: Noi tre, con Lino Capolicchio nel ruolo di Leopold Mozart, padre di Wolfgang Amadeus.

[7] Per la storia della criptografia si veda I. P Culianu, Eros e Magia nel Rinascimento (Bollati Boringhieri, Torino 2006): il particolare quel che scrive riguardo la Steganographia dellโ€™abate Tritemio di Wurzburg, maestro di Cornelio Agrippa (cap. 5, โ€œLa magia pneumaticaโ€, pag. 189).

[8] La bibliografia del film รจ stata studiata da Andrea Scarabelli: โ€œDiabolus in pellicula. Scavo nellโ€™occulto di Lโ€™arcano incantatoreโ€, saggio reperibile su http://www.bietti.it, sito della casa editrice Bietti. Scrive Scarabelli: ยซil libro attorno al quale ruota la narrazione, la Pseudomonarchia daemonum del medico e demonologo olandese Johann Weyer (1515-1588), allievo del Cornelio Agrippa di De Occulta Philosophiaโ€ฆ Weyer รจ passato alla storia per il suo De praestigiis daemonum et incantationibus ac veneficiis, concluso nel 1562 e pubblicato a Basilea lโ€™anno successivoโ€ฆ in opposizione al Malleus Maleficarum di Sprenger & Kramer (1487), criticava i processi alle stregheโ€ฆ rifiutando lโ€™idea stessa di โ€œstregaโ€ยป. Scarabelli cita poi il romanzo Gomรฒria (1921) di Carlo H. deโ€™ Medici, che italianizza il nome di Weyer in: Giovanni Wierus di Brabante. Citando infine Scarabelli: ยซGrazie allโ€™impegno di Mondadori, un estratto dal De praestigiis invade le librerie italiane nel 1994, tradotto e curato da Pietro Pizzarri, studioso di angelologia e demonologia, nonchรฉ ideatore dโ€™una curiosa edizione del Necronomicon, lo โ€œpseudobibliumโ€ di
Lovecraft. Due anni dopo questa prima e unica edizione italiana, lo troviamo in Lโ€™arcano incantatore, usato da Monsignore per cifrare le sue missive e da Nerio per compiere evocazioni e materializzazioni. Lo rivelano gli appunti trovati da Giacomo nella sudicia soffitta ove viveva lo scritturale, puntuali citazioni dal libro di Weyerยป.

[9] F. Greco & R. Leggio, Il mistero di Lovecraft โ€“ Road to L. (2005).

[10] Qui la nostra intervista ha avuto una battuta dโ€™arresto: il Maestro Avati si รจ commosso pensando al Dies Irae di Dreyer.

[11] Nel tredicesimo arcano maggiore (comunemente, e non del tutto appropriatamente, nominato โ€œLa Morteโ€) dei tarocchi, sul campo percorso dalla figura centrale compaiono delle mani mozzate (cosรฌ nei tarocchi marsigliesi di Conver e in quelli di Wirth; le mani per terra sono invece assenti dalla carta in questione nei tarocchi Rider-Waite).

[12] Voci notturne รจ perรฒ visibile su internet: in streaming, oppure su YouTube, dove รจ disponibile sia in puntate che in un unico filmato di sette ore e sei minuti (โ€œVoci notturne (serie completa)โ€: https://www.youtube.com/watch?v=gZAzsluEwQE ).

[13] Gli elogi di Avati a Cecchi, e il racconto dellโ€™incontro e della mancata collaborazione con Mastroianni si trovano in A. Maioli, Pupi Avati. Sogni, incubi, visioni (ed. Cineteca di Bologna, 2019).

[14] Proprio riguardo โ€œLeiโ€-Morante e Giacomo-Dionisi, Pupi Avati dice: ยซSono personaggi portatori di tensioni nei riguardi di questo mistero seducente dellโ€™aldilร , dellโ€™altrove, che sentono vicino e da cui non sanno sganciarsi. Sono persone che hanno qualche problemaยป (intervista a Adamovit & Bartolini, op. cit., pag. 157).

[15] Lo dichiara nelle interviste a Adamovit & Bartolini: ยซDa cattolico e credente, reputo โ€œdiversoโ€ anche il prete. Nei miei film goticiโ€ฆ cโ€™รจ sempre un uomo di chiesa con qualcosa di strano [โ€ฆ] Questo perchรฉ sono stato educato a vedere il religioso come qualcosa di diverso, che non si muove nella nostra stessa dimensione ma un poโ€™ piรน in alto, e vive in un interregno tra la terra e il cielo o tra la terra e lโ€™infernoโ€ฆ ha una certa consuetudine con lโ€™altroveยป (op. cit., pag. 156).

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