I Dogon e il calendario sotiaco

In attesa della diretta di domani sera con Antonio Bonifacio, dedicata al suo libro I Dogon. Maschere e anime verso le stelle (Venexia 2015), ospitiamo questo vasto scritto inedito dell’Autore che riassume la cosmologia religiosa dei popoli del Sudan occidentale i suoi legami con lโ€™antico Egitto.

di Antonio Bonifacio

…il Sigui prossimo sarร  nel 2028 o mai piรน. 

Jean Rouch

29 settembre: โ€œNotte fresca a Bandiagara. Partenza. Impantanamento di quasi unโ€™ora. Arrivo a Sanga. Il capo Dounรจyron Dolo ci accoglie cordialmente. Viene altra gente e anche molti bambini. Qui siamo ben lontani dal servilismo della maggior parte degli uomini incontrati finora. Tutti quei negri e bianchi conosciuti fanno lโ€™impressione di canaglie, di villani, di lugubri mattacchioni, in confronto con questa gente. Straordinaria religiositร . Il sacro รจ presente ovunque. Tutto sembra saggio e graveโ€ฆ Immagine classica dellโ€™Asia.โ€

Michel Leiris, Afrique fantome
Lโ€™incontro di Sirio con il Sole, lโ€™alba della creazione, la prima luce del mondo. Disegno tratto da Le renard pale fig. 109, p. 326.

Premessa

La โ€œscopertaโ€ dei Dogon in Europa รจ coincisa soprattutto con la diffusione dei risultati della missione Dakar-Gibuti (da Oceano Atlantico al Mar Rosso), una spedizione etnografica che approdรฒ in Africa nel 1931, per terminare il suo tragitto nei territori coloniali francesi nel 1937, inviando in madrepatria una cospicua documentazione. Essa era stata preceduta da una missione praticamente in โ€œsolitarioโ€ del comandante Louis Desplagnes, svoltasi nel biennio 1904-1905, avente per oggetto di studio lโ€™altopiano nigeriano e quindi esattamente il territorio Dogon. Quello di Desplagnes fu il primo incisivo incontro con unโ€™antica popolazione, prima probabilmente nomade, poi stanziale che fruttรฒ un notevolissimo raccolto di osservazioni etnografiche, di recente rivalorizzate. A ciรฒ si associรฒ un piccolo patrimonio di reperti regolarmente acquisiti, che il Desplagnes, di sua iniziativa, portรฒ con sรฉ al suo ritorno in Francia. Lโ€™avventura in solitario del militare francese arricchi la conoscenza dei luoghi e delle persone grazie a un gran numero di bei disegni e pregevoli fotografie, ritrovate solo di recente, nonchรฉ del volume da lui scritto Le Plateau central nigรฉrien: une mission archรฉologique et ethnographique au Soudan, allโ€™epoca fondamentale per la conoscenza dei luoghi e delle persone.  

La spedizione successiva, con a capo Marcel Griaule, si svolse oltre 25 anni dopo questa, con il mondo occidentale completamente cambiato, nei mezzi e nella mentalitร , dallโ€™epoca di Desplagnes. Essa aveva tuttโ€™altro scopo, oltre a quello parallelo di effettuare unโ€™inchiesta etnologica approfondita. La ricerca stavolta fu dichiaratamente multidisciplinare, condotta da sei studiosi di spicco, nelle loro rispettive specialitร , una missione economicamente impegnativa e per questo concorsualmente finanziata e che sostanziava la propria attivitร  nel reperimento di oggetti locali atti a essere presentati a un pubblico evidente famelico di esotismo e di โ€œnegritudineโ€. Si trattava infatti di raccogliere testimonianze dellโ€™artigianato autoctono ottenute anche, se non soprattutto, con mezzi assai discutibili e ciรฒ allo scopo di arricchire le spoglie sale del Museo del Trocadero che, singolarmente, languiva nell’abbandono, malgrado si fosse nel pieno della esplosione dโ€™entusiasmo della Francia espansionista che celebrava se stessa a Parigi con la consueta grandeur dโ€™Oltralpe nellโ€™Exposizion Coloniale Universale del 1931, quindi in coincidenza con la partenza dellโ€™equipe Griaule. 

รˆ pure possibile che lโ€™incontro dellโ€™etnologo con I Dogon avvenisse per fato, in quanto si dubita  che si avesse intenzione di visitare quel popolo, in quanto si riteneva tale popolazione ostile e di rude carattere, considerata tra le piรน arretrate di quel territorio subsaheliano che oggi รจ parte cospicua del Mali. Tuttavia, prescindendo da ciรฒ, la missione ebbe a sostare nelle falesie di Bandiagara grosso modo dal 25 settembre alโ€™30 novembre del 1931 cambiando molte cose nella concezione che si aveva delle popolazioni native africane e mutando, altresรฌ, la vita e il pensiero di molti partecipanti allโ€™impresa.

 Riproduciamo, per la sua importanza, quella abitazione tempio o casa santuario che, con felice espressione, lโ€™etnologo Ferdinando Fagnola ha definito nel suo libro Viaggio a Bandiagara, il Vaticano dei Dogon. Ciรฒ in quanto sede (oggi โ€œsede vacanteโ€) dellโ€™Hogon, capo spirituale e una volta โ€œpoliticoโ€ di tutta lโ€™etnia, cui sono sottoposti gli Hogon locali come fossero vescovi che debbono obbedienza a quello di Roma. La struttura situata in un luogo defilato di difficile accesso รจ, sostanzialmente, tabuizzata. Anche qui si potrebbe protrarre la descrizione allโ€™indefinito a causa dei numerosissimi addentellati rizomatici che tra loro si correlano, perchรฉ ogni istituzione dogon รจ come un frattale. Ci limitiamo a riprodurre la didascalia dellโ€™immagine del luogo, tratta dal predetto libro del Fagnola perchรฉ essa riguarda il โ€œnostroโ€ tema cosmologico: โ€œ...Le pitture ad arlecchinata che un tempo decoravano le facciate sono scomparse. Il basamento dellโ€™Hogon รจ cinto dal serpente Lรจbe, rappresentato dalla linea ondulata che lo avvolgeโ€ (p. 276). Nella foto allegata (fonte: https://craterre.hypotheses.org/3463) si vedono alcuni restauratori al lavoro, non si puรฒ perรฒ notare il bordo circolare di pietre che riproduce un cratere dโ€™impatto dellโ€™arca celeste (cosmogonica) al suolo. Un tema, importantissimo, che si ritroverร  piรน volte citato in questo breve scritto.

Griaule fu progressivamente colpito dalla ricchezza della sapienza dogon e dalla complessitร  delle tradizioni che aveva rinvenuto in quei luoghi remotissimi, tanto che lo studio di questo popolo cominciรฒ ad occupare gradualmente la sua vita e si fece esclusivo nella successiva missione del 1946, cui parteciperร  Germaine Dieterlen, sua infaticabile accompagnatrice, che ne continuerร  lโ€™opera in un ideale passaggio di testimone dopo la prematura morte del suo collega avvenuta esattamente un decennio dopo. In ogni caso il punto di svolta si verificรฒ dopo 17 anni di intensa frequentazione dei luoghi; alla coppia fu consegnata, in tutta la sua profonditร , lโ€™ermeneutica del mito dogon della creazione, stavolta riferito a un livello, per cosรฌ dire, anagogico (per alludere allโ€™interpretazione dantesca della Commedia).  

Si tratta di quel racconto delle origini da cui scaturirร  prima Dio dโ€™acqua (responsabile, come Tristi tropici di Claude Levi-Strauss, di molte vocazioni antropologiche e …turistiche) e poi, con il procrastinarsi delle ricerche, con lo stupendo fascicolo di Le renard pale (la Volpe Pallida, entitร  mitica originaria nata dalla terra escissa o creata dal dio unico Amma a seconda delle versioni mitiche) che doveva essere prodromico a uno studio ancor piรน vasto, tutto esplicato in questa modalitร .

La Volpe Pallida. Nel bel documentario di Luc de Heusch รจ presente questo fotogramma. Questo bizzarro essere puรฒ considerarsi lโ€™autore delle โ€œfelice colpaโ€ nella mitologia dogon che ha dato causa alla creazione cosรฌ come la si conosce. รˆ Volpe pallida (Yorugu), la forma fisica della creatura imperfetta perchรฉ solitaria (Ogo) che รจ condannata a ricercare la sua controparte, la gemella perduta, dallโ€™esordio della creazione (รจ il primo essere nato) fino alla fine dei tempi. Ogo รจ un espulso dallโ€™Ordine a causa della sua amputazione originaria ma, al contempo, รจ lโ€™unico essere che รจ partecipato della conoscenza della โ€œprima parolaโ€ del Dio unico Amma, parola che, concernendo la totalitร  del Tempo e quindi anche il futuro (come le Tavole celesti), รจ svelata solo ai divinatori (sorta di aruspici) che interrogano Yorugu su una sorta di tabella di divinazione scritta sulla sabbia. (fotogramma tratto dal documentario di Luc de Heusch – Sur les traces du renard pรขle, Recherches en pays Dogon).
In questa immagine la foto con Volpe Pallida nel contesto delle pitture rupestri di Songo (da: Le ranard Pale, Tome I, fasc 1, p. 345).

A conclusione di questa brevissima introduzione vogliamo precisare che la materia che si andrร  a esporre consentirebbe, piรน o meno, possibili facili sensazionalismi, tuttavia si anticipa che si affronterร  quanto esposto con rigore il piรน possibile scientifico, affermando, al tempo stesso, che lo scopo dello scritto รจ mostrare, sia pure necessariamente per cenni, i profondi legami che la cultura dogon ha non solo con i viciniori popoli sudanesi, non solo con lโ€™Egitto arcaico, ma con quella che qualcuno ha ritenuto di definire Tradizione originale dellโ€™umanitร , ovvero un pattern di simboli che appare irriducibile a ogni storicizzazione (aspetto questo che costituisce quasi un inedito nello studio di questa popolazione). 

Ciรฒ non รจ affatto solo unโ€™inclinazione personale. Nella prima appendice dellโ€™epocale saggio il Mulino di Amleto de Santillana e von Dechend rivolgono un piccolo e affettuoso buffetto a Germaine Dieterlen in relazione allโ€™ordine di idee che si era fatta la ricercatrice intorno allโ€™astronomia sudanese, e il rimbrotto รจ stato espresso con queste parole: โ€œInutile dire che non occorre condividere lโ€™opinione dellโ€™autrice secondo cui i mandingo abbiano inventato sistemi di astronomia propriโ€. รˆ da credere che il delicato richiamo provenga direttamente dalla penna del de Santillana, ultimo allievo di Leo Frobenius, il ricercatore che aveva collocato lโ€™Atlantide in Africa, e di Charles Franรงois Dupuis, autore del fondamentale saggio lโ€™Origine di tutti i culti, che vedevano nellโ€™astronomia arcaica la chiave di volta per comprenderne lโ€™origine della sensibilitร  religiosa dei popoli a partire da una originaria radice di arcaica profonditร .


Sirio (la stella cane, capo dei Pianeti) nellโ€™antichitร   

Sirio รจ stato concepito e โ€œsperimentatoโ€ dai nostri arcani progenitori come il centro permanente dellโ€™universo arcaico, secondo il titolo del cospicuo articolo di de Santillana e Von Dechend, tema cosmologico poi ampiamente ripreso nel successivo saggio il Mulino di Amleto. รˆ stato definito โ€œcentro permanenteโ€ perchรฉ lโ€™astro รจ apparso agli occhi dei nostri arcaici progenitori come millenario punto fisso nel sidereo moto dei corpo celesti, il che, tradotto in termini scientifici, significa che lโ€™astro, a causa del suo moto proprio, appariva esente dai movimenti millenari dovuti alla rotazione precessionale. 

Tralasciamo qui il tema dellโ€™arrossamento periodico di Sirio, trasmessoci da fonti antiche (Tolomeo nellโ€™Almagesto descriveva Sirio una stella rossa, come cosรฌ รจ descritto nelle annotazioni astronomiche dellโ€™antica Cina) e conservato nella ritualistica dogon, cui successivamente si accennerร , osserviamo che questa โ€œscomparsaโ€ momentanea di Sirio non fu considerata un mera singolaritร  osservativa, quanto piuttosto una vera e propria fine di unโ€™era, come si evince dalla celebre dichiarazione plutarchea relativa al silenzio degli oracoli che, evidentemente, alludeva allโ€™impossibilitร  di udire ancora la โ€œVoce degli deiโ€ a causa dellโ€™avvitamento catabasico delle ere. La civiltร  egizia con la quale quella Dogon ha grandi apparentamenti fissรฒ nel calendario sotiaco la base della sua divina stabilitร .  

Ne descrivono la singolaritร  mitologica, comunque ubiquitaria, gli autori del Mulino di Amleto affermando: โ€œDurante tutta la storia trimillenaria dellโ€™Egitto antico Sirio sorgeva ogni 4 anni il 20 luglio del calendario: in altre parole non era influenzato dalla precessione, il che dovette portare alla convinzione che Sirio fosse ben piรน che una delle tante stelle fisse. Cosรฌ quando Sirio cadde, il grande grande di Pan morรฌโ€ (p. 342).  Ciรฒ offre conto e ragione allโ€™intuizione di Giordano Bruno per il quale la filosofia egizia, nella sua ancestrale radicalitร  รจ nientโ€™altro che โ€œastronomiaโ€.

La catastrofica conseguenza del mancato appuntamento del Sole con Sirio รจ fatto corrispondere alla โ€œmorteโ€ del Dio Pan, e ciรฒ fu interpretato quasi come se lโ€™evento segnasse la fine del paganesimo. Un lucido commento al tema di Pio Filippani Ronconi puรฒ risultare estremamente illuminante, in quanto coniuga lโ€™aspetto fisico a quello metafisico della circostanza con queste parole: โ€œA voler riassumere, a parte la chiesa Bon-po, che ha assorbito i criteri fondamentali dellโ€™avversario Buddhismo e si รจ perciรฒ organizzata e sistematizzata, lo Sciamanesimo presenta lโ€™immagine di un sapere estremamente arcaico, proprio ad una remotissima cultura, ormai crepuscolare, proprio perchรฉ si รจ rarefatto il tipo umano che la sostentava, per i quale era ancora naturale lโ€™accesso in diverse condizioni spirituali, nelle quali lโ€™uomo odierno โ€“ assiato su di unโ€™esperienza astratta della realtร  โ€“ perde la coscienza. Si tratta di una fase culturale per la quale diciannove secoli fa Plutarco di Cheronea constatava smarrito la morte del grande Panโ€ (Pio Filippani Ronconi. I molteplici stati di coscienza nello Yoga e nello sciamanismo, Rivista Simmetria n. 3 , 2002).

Al mutarsi astrale, anche secondo anche la tesi principiale evoliana, espressa in Rivolta contro il mondo moderno, corrisponderebbe difatti un mutamento di percezione spirituale dellโ€™umanitร  in senso involutivo. Come si vede cโ€™รจ una perfetta assonanza di idee.


Il mito dogon e il rito del Sigui
(il serpente che si morde la coda)

Il mito Dogon, la cui narrazione รจ incomprimibile in poche pagine , narra della caduta del cosmo per contaminazione originaria (da qui la โ€œsingolareโ€ teodicea che ne scaturisce), dellโ€™invenzione della morte e della consegna della โ€œparolaโ€ agli uomini, la parola รจ lo strumento principe della simbologia dogon e radice di quella conoscenza che i Primordiali trasmisero ai loro eredi, tutto questo nel dispiegarsi degli eventi mitici, oscillanti tra โ€œcadutaโ€ e โ€œrimedioโ€ alla stessa caduta. Si tratta infatti dellโ€™articolarsi di tre โ€œparoleโ€, cronologicamente successive, ognuna con un dominio di sacertร  specifico, nonchรฉ del rinnovamento della intera societร  dogon attraverso un rito essenziale, base insopprimibile dellโ€™identitร  dellโ€™etnia. 

Il Sigui รจ il rito maximo che celebra lโ€™invenzione della morte e lโ€™elargizione della โ€œParolaโ€ agli uomini e che tende periodicamente a ristabilire il cosmo nella sua condizione di perfezione iniziale. Il rito si celebra ogni sessanta anni in forma itinerante, partendo dal luogo ove tutto รจ cominciato, ovvero dalla localitร  in cui รจ caduta la prima incudine del primo fabbro, ossia il villaggio Yougou Dougurou . Questo โ€œborgoโ€ รจ composto da tre agglomerati distinti ed รจ luogo di โ€œmolti santuari e di poca acquaโ€. Proprio da qui inizia la celebrazione che si dipana in localitร  ierofaniche dellโ€™intero territorio, percorrendo lโ€™intero paese in sette anni.

Per la felice presenza di colui che รจ considerato lโ€™inventore del documentario etnografico, ovvero Jean Rouch, che si trovava a lavorare in altra viciniore zona dellโ€™Africa in quel periodo, si ebbe lโ€™occasione di poter filmare lโ€™intero Sigui. Rouch si trattenne nei luoghi, congiuntamente alla Dieterlen, per i sette anni (dal 1967 al 1973) richiesti dalle necessitร  di portare a termine una inchiesta completa. Di questa attivitร  di film maker ha lasciato una testimonianza preziosissima in quanto il contenuto del documentario coincide esattamente con la cerimonia che Marcel Griaule descrisse con accuratezza in Masques Dogon (ediz.1938) ricostruita in base alle testimonianze dei partecipanti locali al Sigui de 1910. Come narra Rouch, in un articolo dal titolo Le renard fou e la maitre pale, la felice circostanza della ripresa filmica si potรฉ concretizzare solo per il concorso di circostanze fortunatissime, per non dire provvidenziali. La Dieterlen, infatti, dopo unโ€™ampia e faticosissima trattativa con le autoritร  statali e locali, venne ammessa al rito, facendole cosรฌ un onore eccezionale, come Yasigine (la donna che indossa la maschera satimbe, unica privilegiata presenza femminile nella societร  delle maschere awa). Per conseguenza, eccezionalmente, tutta la cerimonia potรฉ essere osservata e filmata fornendo un documento inestimabile agli studiosi. Scrive Rouch:

โ€œ…e da quel giorno non abbiamo mai smesso di seguire il Sigui. Durante i sette anni a partire da Yougo non siamo andati nel cammino sinuoso verso Tyougu, Bongo, Sangha, Amani, Iameye infine verso  il riparo di Songo seguendo il Sigui sulle โ€˜ali del ventoโ€™...โ€ 

Lโ€™altra circostanza rilevantissima da sottolineare รจ questo passaggio, i cui contenuti sono suggeriti da Ambibรฉ Babadyi, informatore del celebre e poliedrico Michel Leiris, il quale scrive:

โ€œ…il tempo della celebrazione di ogni nuovo sigui sarร  marcato ogni sessanta anni per lโ€™ascesa ad est dโ€™un segno celeste rosso osservabile da Yougo Dogorou villaggio considerato come il luogo dโ€™origine dellโ€™istituzione dellโ€™Awa ovvero il luogo dove i Dogon acquisirono le prime maschere (esse quindi non avrebbero fatto parte della loro cultura prima di una certa data ndr). Ora Ambinรฉ Babadyi indica in una localitร  non dogon (โ€ฆ) dove (โ€ฆ) si produce lโ€™apparizione di questo segno aggiungendo che il rito itinerante del Sigui si dispiega da questa regione fino a quella di Yougo prima di effettuare il suo percorso normale attraverso il paese dogon.โ€  

(Leiris 1948, p. 37)

Nellโ€™intervista Hommage a Jean Rouch il cineasta, anzi, il maestro del documentario etnologico, ha introdotto al possibile significato dei diversi riti compiuti nel peregrinare della cerimonia per tutto il paese, in quanto essi sono differenti per ogni localitร  annualmente toccata, pur se teleologicamente indirizzati. Nella circostanza, dal momento che siamo in possesso di questo raro documento cartaceo (il film รจ comunque visibile su Youtube), se ne puรฒ approfittare per condensare, a nostra volta,  gli aspetti essenziali di questo fondante rito ancestrale, perchรฉ testimonianza unica, preziosa e probabilmente irripetibile di questo evento, dal momento che, viste le condizioni politico religiose attuali, รจ altamente improbabile che il prossimo Sigui, previsto nel 2027, possa essere celebrato, con tutto quel che dal mancato appuntamento consegue. 

LEGGI ANCHE  Evans-Pritchard e la razionalitร  di un popolo "selvaggio": gli Azande

Il docufilm dal titolo Dogon Syntese รจ composto in un unico film derivante dallโ€™unione dei riti locali (diversi tra loro) che accompagnano questo autentico pellegrinaggio, che potremmo paragonare, per suggestione, ai riti cristiani della Passione, Crocifissione e Resurrezione perchรฉ, grossolanamente accostando le due vicende, lโ€™una storica almeno per credenti, lโ€™altra mitica, o mitostorica per i dogon, cogliamo comunque la presenza di un pattern comune. 

Le tappe del Sigui filmato da Rouch รจ articolato per luoghi di celebrazione specifici legati al mito nella seguente maniera:

L’enclume du Yougo. Riti di iniziazione, svolti in piazze pubbliche, dai Dogon vestiti in costumi rituali. La danza che effettuano in onore degli antichi padri รจ definita “la danse du serpent“.

  • Les danseurs de Tyogou. รˆ una lunga processione fatta con oggetti ornamentali e simbolici, verso i luoghi sacri degli antichi villaggi.
  • La caverne de Bongo. Rito di โ€œpropiziazioneโ€.
  • Les clameurs d’Amani. Processione nella quale gli uomini, preceduti dagli anziani, seguono un percorso simbolico per raggiungere la meta del rituale.
  • L’auvent de la circoncision. La circoncisione viene svolta in una localitร  specifica, una sorta di santuario allโ€™aperto e alla presenza di una โ€œgalleriaโ€ pitture rupestri, come segno di consacrazione del fanciullo allโ€™etร  adulta, di ringraziamento e di propiziazione. La cruenta mutilazione riveste caratteri molto complessi dal punto di vista animico.

Lโ€™Opera di Rouch รจ stata successivamente ripresa, nei suoi passaggi essenziali, per essere inserita in un altro elaborato filmico da un altro cineasta-etnologo, Luc de Heusch. Qui Rouch svolge una parte, per cosรฌ dire, โ€œattorialeโ€ (Sur les traces du Renard Pรขle. con Jean Rouch e Luc de Heusch, 1983).

Le maschere sono confezionate in ogni villaggio e per ogni Sigui, per poi essere conservate nella sacerrima caverna delle maschere, insieme a quelle dei Sigui precedenti fungendo da archivio storico della cerimonia. Di passata e quindi incidentalmente ricordiamo che Leo Frobenius aveva indicato la morfologia della caverna, come omologia della stessa caverna cosmica, indicazione rilevante che ricollega la ritualitร  dogon a quella universale in considerazione della cura con cui i medesimi dogon, e i popoli viciniori, raffigurano lโ€™eclittica e contrassegnano territorialmente i punti di osservazione degli equinozi e dei solstizi.

La grande maschera nel suo “habitat” nella localitร  di Barna. Si noti lโ€™importantissimo motivo iconografico a โ€œdente di segaโ€ presente in questa Grande Maschera del Sigui, motivo che viene commentato in ottica โ€œcalendarialeโ€ nellโ€™articolo Il Sistema sudanese di Sirio e che รจ inteso come computo di un ciclo ventennale.
La ritmica ventennale verrร  argomentata nellโ€™articolo di Dominique Zahan di cui si parlerร  e di cui qui si presenta il dettaglio iconografico del computo ventennale. 

Le successive descrizioni tradotte, riassunte e adattate alla circostanza, riassumono le spiegazioni sinteticissime sul rito offerte dal regista allโ€™intervistatore, esordendo lโ€™interpellato con queste parole: โ€Allora noi abbiamo cominciato a esplorare delle ipotesi intorno al valore rituale dei primi sei sigi che come detto sono legati alle localitร  sovramenzionateโ€, da cui segue la sinossi dellโ€™intervistato:

Il Primo Sigui รจ la caduta dellโ€™incudine รจ la morte del primo anziano, รจ il rituale immediato che segue alla morte. รˆ come nel cimitero della falesia.

Il secondo Sigui: si celebra con la danza sullo piazza del villaggio con la maschera che non รจ ancora dipinta, รจ la danza dei funerali dei danzatori di Tyogou.

– Il terzo Sigui:le maschere sono dipinte erette, รจ il dama.  La fabbricazione delle maschere identiche a quelle che si fanno ogni cinque anni Nel dama gli anziani sono rappresentati per mezzo delle maschere com’erano quel giorno dalla grande maschera- serpente che rappresentava il primo antenato morto di cui la grande maschera raccoglie i principi spirituali per non disperderli pericolosamente.

Nel quarto anno del Sigui, si celebra la Parola, la danza del serpente rappresenta la procreazione, lโ€™inizio di un ciclo vitale, lโ€™esordio germinale di una nuova generazione.

Il quinto anno dei Sigui, compiuti tutti i riti che seguono il decesso, segna la ripresa del ciclo vitale: la nascita. Per simulare lโ€™evento si realizza una pantomima in uno specifico lembo di territorio che offre delle caratteristiche morfologiche precise dal momento che esso รจ sabbioso. Questo consente agli โ€œattantiโ€ di immergersi nelle dune e di fuoriuscire da esse come da una placenta . Dopo ciรฒ i simbolici neo-nati vanno a lavarsi e a danzare: la nuova generazione infine รจ nata. La presenza della danza, quale espressione sostanziale del rito e della musica che lโ€™accompagna, รจ assolutamente prioritaria dal momento che, come sosteneva Marius Schneider, lโ€™evento centrale del rito รจ acustico.

Nel sesto Sigui ognuno รจ abbigliato in vesti femminili, รจ il โ€œmaternageโ€ e per questo il โ€œnuovo natoโ€ รจ nelle braccia della madre che lo accudisce.

Nel settimo anno a Sanga avviene la mutilazione sessuale che rende gli infanti  definitivamente consegnati al loro sesso esteriore con lโ€™eliminazione fisica di ogni commistione. 

Rouch non potrร  filmare questa parte del Sigui in questa circostanza (lo farร  altrove) in quanto la localitร  di Songo (quella gravida di pitture rupestri, altro capitolo essenziale della cosmovisione dogon che qui non si tratta) era negli anni 70 giร  fortemente islamizzata con relativa proibizione delle cerimonie pagane, anche nel precedente Sigui, del 1910, gli autoctoni ebbero difficoltร  a ultimare il rito.

Proprio questo passaggio, tanto crudele quanto essenziale, per uno sviluppo conforme alla tradizione della societร , cosรฌ come la intendono i Dogon, in cui i maschi perdono la loro parcella di femminilitร  esteriore con lโ€™ablazione del prepuzio e le ragazze che perdono la loro mascolinitร  per lโ€™escissione della clitoride, appare misteriosamente legato ai momenti orbitali degli astri invisibili del sistema siriano. Si ribadisce cosรฌ lโ€™arcaicitร  della concezione stellare e lโ€™inestricabile connessione retale che lega ogni aspetto della realtร .

Con ciรฒ il ciclo si รจ concluso, il serpente sโ€™รจ come morso la coda e bisognerร  attendere lo spirare dei 60 anni successivi per rinnovare il mondo e conferirgli nuovo impulso vitale.

Detto ciรฒ possiamo penetrare piรน profondamente nella polpa del nostro argomento che รจ costituito dalla relazione esistente tra i Dogon e la stella Sirio che, come cโ€™insegna la coppia de Santillana/Dechend, costituรฌ il perno immobile del divenire arcaico. Con essa si accompagna, nel pensiero dogon, la conoscenza di un misterioso astro, compagno orbitale di Sirio, che รจ assolutamente invisibile ad occhio nudo, una nana bianca composta da materia pesantissima, nozioni, queste, scientificamente corrette ma evidentemente del tutto fuori portata dei โ€œprimitiviโ€ dogon. Tale โ€œpicciolettaโ€ stella costituisce lโ€™elemento essenziale del processo creativo dal momento che รจ proprio il fatto di essere minuscola e composta di materia immensamente compressa, che la rende cosรฌ miticamente attraente. Essa, per dirlo pitagoricamente (geometricamente e matematicamente), รจ il โ€œpuntoโ€ ed รจ โ€œlโ€™unoโ€, il principio di tutte le cose, il โ€œsemeโ€ che possiede in nuce la totalitร . Da un punto, infinitamente compresso si genereranno tempo e spazio espandendosi in esso tutto il contenuto che, dallo stato latente di potenza. si manifesterร  in atto: in sintesi da questo seme cosmico scaturirร  tutta la realtร  attraverso un grandioso e complesso processo di sistemazione universale, impossibile da sintetizzare nella circostanza.

Sirio B (questo รจ il nome scientifico della stella) รจ quindi omologata al grano di fonio (digitaria exilis) origine di tutti i semi (che sono legati ciascuno a un pianeta in singolare concezione astrale) che, in essa, sono come contratti, cosรฌ come a questo seme รจ omologato lโ€™altrettanto minuscolo uovo della clarias senegalensis, il pesce siluro (un pesce, โ€œquasiโ€ anfibio, che ha ricevuto unโ€™attenzione particolare negli studi etnologici di questo popolo per la sua importanza simbolica), che nel mondo acquatico assume caratteristiche parallele alla digitaria, essendo ritenuta la piรน piccola tra le uova. Inoltre per i Dogon Sirio รจ un sistema stellare formato non da due ma da tre stelle (Sirio C รจ paragonata al seme sorgo femmina) il che richiederร  qualche breve annotazione successiva. 

Prescindendo da questa singolaritร , la concezione dogon appare concettualmente sovrapponibile alle testimonianze offerte nel Mulino di Amleto a proposito dellโ€™immobilitร  di Sirio, viste appena in precedenza. รˆ per mezzo della sua fissitร  nel cielo che si gioca la stabilitร  del cosmo, e quindi del mondo, in quanto essa quale “asse del mondo intero“. La Stella densa รจ reputata “come l’uovo del Mondo, …la fonte di tutte le cose”  (M.Griaule, G. Dieterlen:1965; pp. 473, 474). โ€œAsse del mondoโ€ e โ€œfonte di tutte le coseโ€ sono attributi che, nel linguaggio storico religioso, conferiscono una maestร  ineguagliabile al soggetto cui sono attribuite. In diverse parole secondo i Dogon, sarebbe Sirio B che renderebbe stabile Sirio A e la fissa nel cielo e con lei tutto lโ€™universo.

Dal seme cosmico si genererร  per espansione lโ€™uovo cosmico da cui esploderร  tutta la creazione/manifestazione, concezione presente in molteplici culture che rende impossibile fare un confronto comparativo, seppure sommario, in quanto ben esonda i limiti di questo scritto; malgrado ciรฒ non possiamo non evidenziare come una piรน corretta traduzione del passo genesiaco relativo al tema affermi โ€œlo spirito di Dio covava le acqueโ€. Ci permettiamo di osservare, facendo un piccolo strategico passo indietro, che nessuno tra i ricercatori ha posto un parallelo tra questo seme e il racconto evangelico del granello di senape, che poi รจ il dato che piรน ci interessa rilevare in funzione โ€œtradizionaleโ€, e il passo รจ questo:

โ€œIl regno dei cieli si puรฒ paragonare a un granellino di senapa, che un uomo prende e semina nel suo campo. Esso รจ il piรน piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, รจ piรน grande degli altri legumi e diventa un albero, tanto che vengono gli uccelli del cielo e si annidano fra i suoi rami.โ€

Matteo 13, 31-2

Parimenti nessuno ha proposto un confronto con lโ€™induismo in cui la similitudine di questa concezione — il piรน piccolo il piรน grande — รจ resa in maniera inequivocabile con queste parole:

โ€œQuesto atma, lo spirito divino che risiede nel cuore, รจ piรน piccolo di un grano di riso, piรน piccolo dโ€™un grano dโ€™orzo, piรน piccolo di un granello di senape, piรน piccolo di un grano di miglio, piรน piccolo del germe di un grano di miglio, questo atma che risiede nel cuore รจ anche piรน grande della Terra, piรน grande dellโ€™atmosfera, piรน grande del cielo, piรน grande di tutti i mondi interi.โ€     

Chรขndogya Upanishad, 3ยฐ Prapรขthaka, 14ยฐ Khanda, shruti 3

La levata eliaca di Sirio

Il tema della levata eliaca di Sirio  รจ contenuto in due passaggi del mito fondativo ove si sono soffermati i due etnologi come si legge in questo passaggio: โ€œTra gli altri termini annotati da Griaule-Dieterlen c’รจ anche l’associazione di Sirio e del Sole nella creazione del mondo Dogon che riporta: โ€˜Gli uomini che avevano visto ‘sigi tolo’ (Sirio) brillare durante tutta la discesa (e al momento dell’impatto ) poi assistette alla prima alba che spuntรฒ ad est e da quel momento illuminรฒ l’universoโ€™ โ€ (M. Griaule, G. Dieterlen:1965, p. 444).

In un altro passaggio sโ€™introduce il tema della discesa dellโ€™Arca contenente tutte le creature esistenti, rappresentate dai lori simboli, dimodochรฉ ogni essere sarร  il corrispettivo teofanico di una creatura celeste.  A quel punto accadde che: “Dopo il Nommo, tutti gli esseri che erano sull’arca scesero a turno sulla Terra. Quando fu svuotato (del suo contenuto) Amma sollevรฒ la catena che lo teneva al cielo e poi “chiuse” il cielo. ll Sole, come si descrive in questo passaggio, รจ direttamente associato a Sirio perchรฉโ€œโ€ฆsigi tolo e il Sole discese nel cuore della notte, sigi tolo indicรฒ la via, poi il Sole sorseโ€œ (M. Griaule, G. Dieterlen: 1965, 461).

LEGGI ANCHE  Il dio primordiale e triplice: corrispondenze esoteriche ed iconografiche nelle tradizioni antiche
La tensione dei Dogon verso il mondo celeste รจ fortemente documentata dallโ€™arte mobiliare (statuaria e maschere) in cui il tema โ€œpontificaleโ€ delle relazioni cielo-terra รจ espresso plasticamente dalle figure rappresentate in diversi modi, il che costituisce un argomento a sรฉ, qui non trattabile. Tuttavia lโ€™oggetto principiale di questa relazione primordiale รจ offerta dallโ€™Arca discesa dal cielo alle origini, che qui proponiamo in unโ€™immagine in cui la si vede nelle mani di Geneviene Calame Griuale. Il fotogramma รจ presente nel documentario di Luc de Heusch Sur le traces du renard pale. Nel docufilmi lโ€™etnologa spiega al suo intervistatore come Ogotemmeli si servรฌ di questo “paniere” (che la morfologia dell’arca riprodotta in un oggetto quotidiano) estraendolo da un pollaio per spiegare a Marcel Griaule tutta la discesa della creazione cosmica dal cielo di Amma.
Questa immagine รจ una elaborazione grafica dellโ€™arca con i suoi gradini ospitanti i “simboli” (le idee?) degli esseri e delle cose che si โ€œincarnerannoโ€ dando luogo alla manifestazione (da: Il mistero dei Dogon, https://www.youtube.com/watch?v=Emz0siJkiDg). Giunge opportuno riprodurre questo periodo tratto da Dio dโ€™acqua ed evidenziato da Germaine Dieterlen โ€œIl piรน piccolo oggetto quotidiano puรฒ rivelare un riflesso cosciente di una complessa cosmogonia [โ€ฆ]. Cosรฌ, per esempio, certe tecniche africane cosรฌ povere allโ€™apparenza come lโ€™agricoltura, la tessitura e la metallurgia, hanno un ricco contenuto di significati [โ€ฆ]. Il sacrificio di un umile pollo, quando viene accompagnato dai gesti rituali necessari ed efficaci, richiama nel pensiero di chi ne ha avuto lโ€™esperienza  una comprensione delle origini e del funzionamento dellโ€™universo che รจ nel tempo originale e coerenteโ€ (p. XIV).

Grande รจ quindi lโ€™importanza che riveste nella ierostoria dogon questo evento. Da qui la possibilitร  che esso abbia ricevuto una puntuale attenzione cultuale, come del resto รจ accaduto per altri segmenti del gigantesco mito. Proprio per questo poniamo lโ€™attenzione su un intervento pubblicato dallo stesso Marcel Griaule nel 1957 – quindi postumo alla sua dipartita avvenuta nel 1956, ed evidentemente maturato dopo il โ€œrivoluzionarioโ€ articolo Un sistema sudanese di Sirio – dal titolo Symbolisme dโ€™un temple totemique soudanais (ISMEO): esso รจ un estratto da una raccolta significativa sulla tematica architettonica nellโ€™ambito religioso dal titolo Le symbolisme cosmiques des monuments religieux. Articolo senzโ€™altro complesso ma di eccezionale contenuto, in cui si affrontano diversi temi della locale cultura indigena riguardati tutti sotto il profilo cosmologico e, nello specifico, enucleiamo quel succo irrinunciabile che puรฒ interessare i lettori di un intervento come questo, che รจ stato redatto soprattutto in relazione al tema astronomico del sistema siriano e del levarsi eliaco della stella principale. 

ร‰ bene premettere (o comunque richiamare) il fatto che la cosmogonia sudanese occidentale in generale sembra costantemente risolversi in una cosmologia espressa in un linguaggio โ€œvernacolareโ€, seppur mitico, e in questa ottica andrebbe interpretata. Detto ciรฒ, vorremmo far risaltare come a questa cosmogonia esplicata nel momento aurorale della creazione che sembra fondare integralmente la realtร  quotidiana, la cultualitร  dogon ha dato grande rilievo a ciรฒ costruendo dei santuari-osservatorio attraverso cui scrutare tale levata eliaca (fenomeno che avviene solo per un giorno allโ€™anno) attraverso due fori appositamente realizzati in queste modeste strutture templari. 

Si tratta, in prevalenza, di tempietti piuttosto arcaici presenti in luoghi spesso ormai abbandonati per ragioni varie che ben documentano lโ€™arcaicitร  dellโ€™osservazione sotiaca presso queste popolazioni. A p. 34 dellโ€™articolo citato lโ€™autore narra di una sua visita a un villaggio apparentemente abbandonato nel XIX secolo dal nome brevissimo โ€œIโ€ e in cui, tra i molti reperti, si trova un santuario la cui morfologia testimonia la bontร  dellโ€™ottica astronomica scelta per i presenti fini espositivi. Scrive Griaule: โ€œIl santuario edificato nella caverna offre lโ€™interesse di rappresentare, agli occhi dei Dogon, la replica simbolica di quello che esisteva nel paese mandรฉ di cui costoro conoscevano lโ€™architettura teorica e la destinazioneโ€. Considerazione assai rilevante in quanto testimonia la presenza di una certa perpetuitร  dellโ€™architettura religiosa e della sua finalitร  astrale che si spinge ben indietro nel tempo, ovvero antecedentemente almeno al  XIV sec. d.C.

Griaule prosegue nella descrizione delle caratteristiche edilizie del santuario introducendo, appena successivamente, questa riflessione estremamente rilevante: โ€œAl disopra della porta guardando a est sono collocate due aperture rotonde dโ€™un palmo di diametro, la distanza tra il centro del primo cerchio e il secondo รจ un cubito, essi sono i fori del santuario per vedere il Sole e Sirio per mezzo dei due occhi, il foro di destra รจ il โ€œseggioโ€ di Sirioโ€œ, il foro di sinistra quello del Soleโ€œ (p. 36, testo lievemente rielaborato in traduzione). ร‰ bene richiamare il fatto che il sorgere contemporaneo dei due astri allโ€™orizzonte รจ fenomeno astronomicamente peculiare che avviene in circostanze calendariali precisa a seconda della latitudine del luogo e del giorno dellโ€™anno. 

Una โ€œginnaโ€ (casa della famiglia patrilineare estesa) che illustra architettonicamente la parte piรน cospicua del mito relativo alla discesa dellโ€™arca, alla sua stabilizzazione. La facciata mostra i due fori che richiamano espressamente le due stelle invisibili del sistema di Sirio (B e C). Al di lร  del complesso simbolismo oresente nei disegni di  questa facciata, di cui si รจ appena accennato, รจ rilevante che lโ€™indicazione dei due astri sia connessa strettamente a tutto il complesso ordito delle credenze dogon (disegno in Le Renard Pale p. 437).

Tuttavia, pur se ciรฒ non รจ di poco conto in relazione allo scetticismo di molti, tralasciando altre pur importanti ma non essenziali osservazioni che forniscono un quadro di enorme complessitร  simbolica, รจ opportuno concentrare lโ€™attenzione a quella straordinaria immagine  contenuta bel testo dellโ€™etnologo e rubricata come n. 4. Griaule premette al suo commento dellโ€™immagine che le osservazioni eliache erano effettuate, durante il suo soggiorno, limitatamente ai competenti โ€œpretiโ€ della tribรน Arou, e ciรฒ avveniva nella โ€œmiticaโ€ localitร  di Yougo (quella da dove principia il Sigui).Tuttavia in santuari o โ€œginnaโ€ (case totemiche) di altre regioni si realizzavano immagini dellโ€™incontro di Sirio con il Sole. Una di queste, ottenuta con un impasto di riso nero, costituisce un documento che potrebbe davvero definirsi Out of Place Artifacts. Si tratta di una figura che qui si riproduce e che Griaule cosรฌ commenta:

โ€œIl disegno sul lato est del santuario dellโ€™incontro del Sole con Sirio. Il sole รจ dimensionato in un cerchio di diametro di circa 20 cm. ร‰ rappresentato con quattro raggi a croce, a destra รจ posta una figura similare, due volte piรน piccola, rappresentante Sirio. Tra le due e piรน ravvicinata alla seconda un punto marca la posizione della stella Digitaria (Sirio B); piรน in basso un secondo punto, leggermente piรน spesso, rappresenta la stella sorgo femmina. Questi due astri fanno parte del sistema di Sirio.โ€

[vedi infra: Il sistema di Sirio e i riti ad esso collegati]

In dettaglio รจ opportuno far notare che, sebbene per i Dogon il Sole e Sirio siano astri della stessa misura, la sproporzione pittorica deriva dallโ€™importanza che si conferisce al Sole per il suo compito di mantenere la vita sulla terra, e parimenti la differenza evidenzia la realtร  dellโ€™osservazione visuale. Precisato ciรฒ non puรฒ che risultare in maniera stupefacente come, antecedentemente alla visita di qualunque presunto missionario astronomo ipotizzata da alcuni studiosi scettici, la presenza della mitologia delle due stelle invisibili fosse profondamente incorporata operativamente nella complessa cultura dogon.

Questo รจ il disegno proposto da Marcel Griaule nel suo articolo del 1956 il cui significato รจ esplicato nel testo. A ciรฒ si accostano le immagini di Saturno (con gli anelli) e di Giove con i suoi satelliti medicei. I due astri e le loro congiunzioni funzionano come le lancette di un orologio caricato sul quadrante dellโ€™eclittica (disegni dei pianeti  tratti da Le renard Pale).

Lโ€™argomento stellare รจ stato ripreso di recente, utilizzando le testimonianze contenute in Volpe pallida, dallโ€™astrofisico J.M. Bonnet-Bidaud, che, come storico, oltrechรฉ che come astrofisico, si รจ recato in missione con la Dieterlen nel paese dogon nel 1998 (lโ€™energica etnologa aveva 95 anni e ancora trovava la forza e la tenacia di difendere il controverso articolo scritto nel 1950!), per compiere alcuni rilievi astronomici a Sanga, luogo miticamente assai significativo e in cui รจ presente un gigantesco โ€œosservatorioโ€ (di tutto questo si parlerร  piรน in avanti). 

I risultati delle sue osservazioni ampiamente diffusi confermano che, inequivocabilmente, i Dogon si dedicavano allโ€™osservazione eliaca in questa localitร  da tempi remotissimi (quindi la presenza di Sirio non รจ affatto secondaria nella loro cultura) e parimenti va rilevato che il complesso megalitico di Sanga รจ, in qualche modo, da considerare un centro โ€œsecondarioโ€ (per dirla alla Guรฉnon) in rapporto alla discesa dellโ€™arca, insieme a quello della abitazione-santuario del grande Hogon di Arou (visto in precedenza), in quanto il centro principale di questo evento รจ situato sul monte Gurao che si affaccia sul lago Debo. In veritร  qui non ci si trova di fronte esattamente a un lago in quanto tale superficie lacustre รจ, piรน che altro, unโ€™immensa zona golenale (delta interno del fiume Niger) che governa le esondazione del Niger e che ben si presta nellโ€™immaginazione simbolica โ€“ e ciรฒ in parallelo con altre tradizioni – a rappresentare quella collina primordiale in cui occorsero gli eventi dei primordi e, se si vuole e ancor di piรน, il ritirarsi della acque diluviali nel racconto biblico. 

Sito di Polio-Kommo โ€“ Rilievo generale del sito che mostra l’orientamento e la disposizione del punto di osservazione costituito dai giganteschi monoliti dellโ€™arca e delle due rocce del Sole (a nord-est) e di Sirio (a sud-est). Vista dal punto di osservazione l’esatta direzione geografica delle estremitร  delle rocce รจ 74ยฐ (Sole) e 110ยฐ (Sirio). Queste direzioni coincidono esattamente con la direzione di apparizione del Sole (71ยฐ) e di Sirio (107ยฐ) nel giorno dell’anno in cui si levano pressochรฉ simultaneamente (sorgere eliaco). Ciรฒ consente di determinare lโ€™esatta durata dellโ€™anno che รจ l’intervallo temporale tra due levate eliache. Nellโ€™immagine non sono visibili le pietre che rappresentano i quattro antenati mitici capostipiti delle rispettive quattro grandi famiglie dogon Arou, Dyon, Ono e Donmo.
Nella seconda immagine lo stato dellโ€™arca come appare oggi, spezzato in due probabilmente da un fulmine, La massa rocciosa, immagine dellโ€™arca che supportava il Nommo resuscitato e degli Anziani degli uomini, รจ la replica dโ€™un โ€œmonoliteโ€ ben comparabile con quello situato sulla sommitร  del monte Gurao che sovrasta lโ€™area sacerrima del lago Debo: Qui altri colossali monoliti starebbero a indicare il Sole, Sirio e la Polare questโ€™ultimo astro assente negli orientamenti di Sanga (immagini in Le renard Pale, p. 465).

Il sistema di Sirio e i riti ad esso collegati

Siamo ora giunti a parlare con maggiore attenzione del sistema di Sirio, di cui si รจ fatto cenno nelle pagine precedenti, in relazione allo stupefacente disegno realizzato con poltiglia di miglio in un santuario successivamente abbandonato. Si tratta di un documento assai rilevante che conferma quanto giร  in precedenza avevano sostenuto i due etnologi. Come difatti anticipato, nel 1950 uscรฌ per il Journal des Africanistes, pubblicazione evidentemente settoriale, un articolo redatto a doppia firma da Marcel Griaule e Germaine Dieterlen dal titolo Un sistema sudanese di Sirio (Un Systeme soudanais de Sirius, T. XX 1950 pp. 273-294). Articolo sconvolgente per i suoi contenuti, pur nellโ€™assoluta pacatezza dellโ€™esposizione scientifica, perchรฉ assumeva che i Dogon, oltre ad avere conoscenza dei satelliti di Giove e degli anelli di Saturno, le cui immagini verranno pubblicate in Volpe pallida, fossero addirittura ben informati sul sistema siriano e sulle sue peculiari caratteristiche orbitali.

Naturalmente i due redattori erano assai ben consapevoli della straordinarietร  della notizia che stavano riportando, essendo il sistema siriano assolutamente invisibile allโ€™occhio umano in qualsiasi condizione osservativa, e, per questo, allโ€™esordio dello stesso articolo, presentarono i loro quattro qualificati informatori, ovvero dei sacerdoti autoctoni, provenienti da localitร  diverse e addirittura di lingua diversa (esattamente tre di lingua sanga e uno di lingua wazouba) che dettagliarono gli interlocutori in ogni particolare del delicatissimo tema. 

Dopo questa premessa dovrebbe essere evidente a chiunque di come il sistema di Sirio, pur nella sua invisibilitร , sia penetrato cosรฌ profondamente e capillarmente in ogni istituzione dogon (per esempio nei riti fondamentali della circoncisione e dellโ€™escissione) da rendere impossibile ipotizzare una semplice contaminazione epidermica. Malgrado ogni evidenza i due furono attaccati con veemenza da altri specialisti nella convinzione che essi avessero largheggiato in fantasia. Nelle pagine successive si riferirร , sia pur brevemente, della presenza nella profonditร  della cultura dogon di ulteriori agganci con il mondo stellare e i suoi moti, la cui conoscenza e, soprattutto, la cui interpretazione, coinvolge non solo questa etnia, ma anche popoli ad essa viciniori. Difatti, in chiusa dello stesso articolo, Dieterlen e Griaule dichiarano che tali conoscenze sono condivise con i Bozo: โ€œIl sistema siriano รจ conosciuto anche dai Bozo, i quali definivano Sirio sima kayne (โ€œpantaloni sedutiโ€) e il suo satellite tono malema (โ€œstella dellโ€™occhioโ€)โ€. Allo stesso modo, nella prima nota del medesimo articolo, i due autori scrivono: โ€œAnche un membro della tribรน bambara che viveva a Bandiagara confermรฒ le caratteristiche piรน importanti del sistema. Si conferma quindi la diffusa conoscenza del sistema di Sirioโ€.

Il โ€œcampo stellareโ€ di Sanga in un disegno tratto da Volpe Pallida e ripresentato in una pubblica conferenza astronomica allโ€™istituto di Astrofisica da Jean Marc Bonnet Bidau. A causa dellโ€™ingiustificato scetticismo di parte del mondo accademico si organizzรฒ, alla fine degli anni โ€™90, un nuovo viaggio nei luoghi, nella fattispecie al โ€œcampo stellareโ€ di Sanga, cui partecipรฒ il citato astrofisico Bonnet Bidau che da molti anni รจ impegnato in ricerche stellari e in particolare ai temi legati allโ€™arrossamento periodico di Sirio  . Questo schema al suolo รจ importantissimo in quanto collega le posizione degli altari alla corrispettiva posizione di alcuni astri celesti e spiega il meccanismo del sacrificio cruento (la strada del sangue) come strumento di armonizzazione tra Cielo e Terra dal momento che la โ€œvitaโ€ รจ nata da un sacrificio iniziale che si deve riprodurre periodicamente restituendo cosรฌ il dono ricevuto. (da Le Renard Pale, p. 324).

Dieterlen e Egitto

Considerati i legami accertati tra le concezioni egizie e quelle dei Dogon, รจ lecito domandarsi: se costoro hanno appreso e/o condiviso il fenomeno della levata eliaca assumendone un significato comunque religioso. Allo stesso modo si dovrebbe rinvenire la conoscenza di astri siriani compagni. Come ha sottolineato, con grande enfasi, il ricercatore panafricanista Cheikh Anta Diop, la conoscenza dell’antico Egitto si รจ sicuramente diffusa in tutta l’Africa — e da taluno si sostiene che ciรฒ รจ accaduto, per quanto riguarda i Dogon, mercรฉ la polverizzazione del regno libico dei Garamanti a loro volta tributari della sapienza degli Egizi — grazie alla presenza di vie di comunicazione piรน facili in passato, dovute a un clima meno desertico. รˆ quindi ben possibile che questa tradizione astronomica sia stata cosรฌ trasmessa ai Dogon, costituendo la cornice che ha dato origine al mito del po-tolo. Sfortunatamente, siamo qui nel campo di ipotetiche speculazioni di cui sarร  molto difficile fornire prove, che perรฒ non infirmano lโ€™obiettiva enigmaticitร  dei fatti. Indizi non secondari ci riportano in Egitto e trovano fonte nelle affermazioni di Schwaller de Lubicz sul sistema sotiaco:

โ€œLa stella doppia di Sirio โ€“ che gioca nellโ€™Egitto faraonico il ruolo di un sole centrale per il nostro sistema tutto intero โ€“ ci suggerisce oggi lโ€™esistenza di un sistema cosmico atomico avente per nucleo questa ยซGrande approvvigionatriceยป che รจ lโ€™antica Sothis ma a questo punto รจ possibile che in un tempo non lontano sโ€™ imponga la revisione di tutta la nostra cosmologia.โ€œ

Spingendoci in ulteriori comparazioni con la cultura egizia, alla ricerca della ancora piรน elusiva Sirio C, pur con tutta la prudenza dovuta alla circostanza, รจ da considerare lโ€™ipotesi che le tre stelle formanti il sistema possano trovare corrispondenza nelle tre dee egiziane Iside (Sothis), Anukis, e Satis o Satet, e ciรฒ a seguito delle osservazioni โ€œsirianeโ€ di un noto storico dellโ€™Astronomia antica, Otto Eduard Neugebauer. Si propone qui un passaggio segnalato da M. Hope, autrice de Antico Egitto: The Sirius Connection, dove si puรฒ leggere: โ€œLa dea Satis e la compagna Anukis, non puรฒ essere considerata una costellazione separata, bensรฌ come associata a Sothisโ€ (M. Hope, 1996, p.107 della ed. italiana). A tale rilievo, prudentemente, si puรฒ aggiungere il fatto che Anukis e Satis, le mogli di Khnum, erano spesso ritratte con Sothis, in viaggio sulla stessa barca celeste, il che potrebbe ulteriormente attestare la complementaritร  del sistema. 

Da ciรฒ รจ possibile ipotizzare che le molte citazioni โ€œfuori postoโ€ presenti nel Corano, ovvero non congruenti ai tempi, non derivino necessariamente dallโ€™ispirazione divina del calamo del Profeta, come sostengono gli uomini di fede, ma abbiano comunque fatto parte di un deposito sapienziale circolante almeno in medio Oriente. Per quanto riguarda specificamente il sistema siriano (limitandoci a Sirio B) la prova di ciรฒ sarebbe contenuta esattamente nella Sura LIII (La Stella) del testo sacro, in cui sono presenti due versetti particolarmente intriganti sulla tematica. Il primo che si segnala รจ il 49 ed รจ contenuto nel paragrafo Dio principio e fine di tutto, in cui nel testo si legge e lui รจ il signore di Sirio. Tale affermazione, secondo lโ€™interprete (islamico), va posta in relazione con il versetto 9, della medesima sura, in cui รจ contenuta una singolare esplicazione del moto orbitale della stella satellite di Sirio, la cui relazione con la stella principale sarebbe documentata da questa โ€œenigmaticaโ€ locuzione fino a due tiri dโ€™arco e ancor meno. 

Tale poco comprensibile espressione diventerebbe solo odiernamente pienamente intellegibile potendosi osservare i moti stellari di quel lontano sistema. Sirio B assume, infatti, un moto sinuoso nel suo percorso, come le onde di un oscilloscopio, mentre orbita intorno alla stella principale, e la durata necessaria, affinchรฉ completi questa sua rivoluzione, รจ esattamente calcolata in 49,9 anni. Ciรฒ parrebbe in esatta coincidenza con lโ€™espressione fino a due tiri dโ€™arco e ancor meno. Se cosรฌ fosse, perchรฉ questo รจ il commento, lo ribadiamo, proposto dalla fonte islamica, questa pre-conoscenza del sistema sotiaco rappresenterebbe un fatto ben condiviso dalle culture prescientifiche arcaiche e contemporanee, un fatto su cui non ci si puรฒ non interrogare (fonte: L’รฉtoile Sirius – Les miracles du Coran โ€“ ISLAM, https://www.youtube.com/watch?v=2VzFPPdFRmQ).

LEGGI ANCHE  Asclepio: genesi e mito, da eroe a dio

Altri temi astronomici

Lโ€™accanimento โ€œterapeuticoโ€ degli scientisti nei confronti di Griaule e della Dieterlen ha fatto dimenticare ai critici lโ€™esistenza di altre cospicue osservazioni astronomiche locali che sono ben documentate da fonti insospettabili, da cui sono stati ricavati alcuni disegni che sono stati utilizzati nel Mulino di Amleto a riprova della loro peculiaritร  e che qui ci troveremo nuovamente a riprodurre.

Nella circostanza ci si riferisce a due articoli comparsi nel 1950 e nel 1951 nellโ€™edizione londinese della rivista Africa. Del primo รจ autore lโ€™etnologo Dominque (Dimitri) Zahan, perspicuo ricercatore, insieme alla Dieterlen (definita da Rouch โ€œpitonessa ispirataโ€), presso i Bambara, popolo limitrofo ai Dogon. Il secondo articolo รจ egualmente di Zahan per la sua prima parte, mentre la seconda, sempre di carattere cosmologico, reca un breve ma densissimo contributo di Solange de Ganay, una nobildonna attratta dagli studi etnologi che frequentรฒ lโ€™Africa per molti anni, partecipando alle missioni di Griaule e della Dieterlen, pubblicando poi i suoi rilevanti risultati in numerosi articoli che appaiono ancora perfettamente attuali. Il primo contributo reca il titolo Uno gnomone sudanese e il secondo, che nella circostanza interessa maggiormente e che comunque รจ ricollegato al primo, riguarda la nozione dโ€™eclittica condivisa tra i Dogon e i Bambara. 

Premettiamo che lo gnomone, in forma di granaio, รจ principalmente utilizzato per la determinazione della data dei solstizi e degli equinozi, fornendo cosรฌ un calendario che ha manifesti aspetti sacrali non evidentemente limitati allโ€™utilitร  delle operazioni agricole. Dallo gnomone, che รจ un misuratore del corso del Sole, si passa per traslato allโ€™eclittica che qui principalmente ci interessa; per conseguenza, della proposta interpretativa offerta dallo Zahan, si citeranno alcuni passaggi essenziali, indirizzati a mostrare la complessitร  del sistema astronomico indigeno e quindi della relativa cosmogonia (che poi รจ una cosmologia espressa in altre parole) che รจ sempre strettamente correlata allโ€™apparato rituale. 

Come detto, i Bambara condividono con i Dogon la medesima attitudine a dare rilievo allโ€™eclittica, il che testimonierebbe una certa possibile comunanza dโ€™origine tra le due etnie o, comunque, la condivisione arcaica dโ€™un comune sapere. Per documentare queste comunanze e affinitร  Zahan ha proposto alcuni schemi cosmologici tratti dallโ€™iconografia dei Dogon e uno di questi, che rappresenta lโ€™Uovo del mondo, รจ stato commentato con grande e giusta โ€œenfasiโ€ nel Mulino di Amleto perchรฉ fornisce ai due autori un contributo motivazionale essenziale. Qui, se ne trae parte del commento e il disegno.

Lโ€™uovo del mondo. “Questo disegno รจ quasi un simbolo espressione dellโ€™eclittica. Il disegno eseguito su richiesta del prof Zahan da un dogon del Sudan occidentale รจ assai rivelatore: esso mostra lโ€™uovo del mondo con โ€˜il mondo abitatoโ€™ tra i due tropici, le cilindre ou rectangle du monde (didascalia originale n.d.r.). I dogon sanno benissimo che la zona situata tra i due tropici terrestri non รจ, delle terre abitabili, la piรน ospitale, cosรฌ come lo sapevano i loro maestri dei tempi lontani, gli arcaici scienziati che coniarono la terminologia del mito, Ciรฒ che contava era la fascia zodiacale tra i tropici celesti, fornitrice di case e di locande, di โ€œmaschereโ€ e di travestimenti ai pianeti dai molti viaggi e dalle mutevoli formeโ€ (De Santillana e Von Dechend 1983, p. 90; disegno ingrandito da Zahan e de Ganay, 1951 p.14).

Nel contributo dello Zahan il passaggio per noi fulcrale รจ quello in cui questi tratta della relazione di una celebrazione del rinnovamento dellโ€™anno presso bambara, il rito komo, ritmato dal movimento del sole nel cielo, stabilendo unโ€™intrigante relazione foriera di molti sviluppi: โ€œNoi lasciamo ai linguisti la cura di determinare il valore semantico del fonema โ€˜saโ€™, serpente, e โ€˜saโ€™ anno, ma costante รจ la rappresentazione tipica del komo con un serpente, sia tagliato, sia dipinto, e indiscutibilmente sempre messo in rapporto presso i Bambara con il movimento annuale del sole e con il ciclo della precessione degli equinoziโ€.  Una locuzione, precessione degli equinozi, gettata lรฌ con nonchalance ma che si sostanzia in unโ€™affermazione di straordinaria rilevanza in quanto testimonia della presenza del tema precessionale anche presso questi โ€œprimitiviโ€ popoli sudanesi e che, come si vedrร  appena dopo, รจ attestata iconograficamente. 

Anche in questa circostanza รจ lโ€™Egitto la piรน accreditata cultura di riferimento, in quanto in essa si rinverrebbe, in maniera ben evidente, la presenza della conoscenza della ritmica precessionale e della sua applicazione, come ben ha suggerito Schwaller de Lubicz nei suoi testi sullโ€™Egitto faraonico parlando dello scorrimento zodiacale delle costellazioni al punto vernale cui viene correlativamente relazionato un cambiamento dei simboli della regalitร  faraonica, esprimendosi cosรฌ la volontร  di fare della terra lo specchio del cielo.

Dopo questo bagaglio di informazione sโ€™introduce finalmente la possibilitร  di dare conto del ciclo sessantennale del Sigui attraverso alcuni passaggi esplicativi. Si รจ appena visto che โ€œserpenteโ€ e โ€œannoโ€ nella cultura bambara coincidono, mentre, in precedenza, si รจ incontrato un manufatto singolare, la grande maschera del Sigui, raffigurante il serpente primordiale nel cui lungo corpo ligneo sono rappresentate scaglie disegnate a โ€œdente di segaโ€. Questi apparenti โ€œdecoriโ€ sono invece le tacche di un calendario scandito per periodi ventennali. A questo punto facciamo un passo ulteriore per legare questi computi ai moti celesti, distinguendo tra loro i cicli in cui ci si รจ imbattuti, in modo da cogliere una visione completa e sinottica dei periodi cosmologici dellโ€™etnia.

Il ciclo sessantennale riguarda il Sigui, rito di rinnovamento cosmico, motore spirituale in cui le generazioni scorrono tra di loro, i morti diventano infine antenati, mentre una nuova classe dโ€™etร  รจ circoncisa assumendo, attraverso la fissazione definitiva della sua sessualitร , un ruolo qualificato e stabile nella societร  dogon (รจ il serpente che si morde la coda). Il computo cinquantennale รจ invece legato alla rotazione di Sirio B intorno a Sirio, e non coincide quindi con il Sigui, errore (grave) in cui รจ caduto  Monserrat Palau Marti nel suo libro Les dogon del 1957Il ciclo trentennale รจ intermedio ed esso รจ indicato solo dal Leiris nel suo libro dedicato alla lingua segreta, unโ€™osservazione basata sulla documentazione raccolta dal Desplagnes nella sua esplorazione e che ha a che vedere con un segnale fotico celeste che segna il momento in cui รจ necessario procedere al ristabilimento dellโ€™axis mundi pericolosamente vacillante. Della qual cosa si ha un intrigante parallelo con il ristabilimento della colonna vertebrale di Osiride nellโ€™Egitto faraonico in un rito, appunto, di cadenza trentennale. 

Il computo ventennale risulta ben possibile attraverso lโ€™osservazione visuale della congiunzione Giove โ€“ Saturno, sulla quale Keplero costruรฌ il suo mirabolante diagramma circolare (pressochรฉ un serpente che si morde la coda, secondo lโ€™affermazione di Rouch), che vede i due astri congiungersi nel cielo notturno e quindi anchโ€™essi maggiormente brillare nel medesimo segno dellโ€™eclittica-ouroboros per tre volte, ogni venti anni (3×20:60). รˆ proprio attraverso questo sistema che si puรฒ tenere conto della precessione, come si evidenzia nei disegni allegati al presente testo. Non si sa se anche qui qualche missionario astronomo (magari lo stesso), vero deus ex machina, particolarmente ferrato in materia, sia intervenuto a istruire questi โ€œprimitiviโ€ su tali dettagli che, comunque, costituiscono certamente delle ipotesi. Aldilร  di questo, ciรฒ che oggettivamente si rileva รจ il carattere costantemente cosmologico degli eventi, invariabilmente connessi a un aumento della luminositร  stellare e ai riflessi che tali cangiamenti producono sulla Terra.

La seconda parte del lungo articolo astronomico, cui faremo solo un breve cenno, รจ, come detto, affidata alla penna di Solange de Ganay e reca un titolo assai intrigante Grafici dโ€™un viaggio mitico pressi i bambara. Citiamo lโ€™articolo, sia perchรฉ questo titolo costituisce lโ€™ennesima conferma che tutti i viaggi mitici si risolvono alla fine in una โ€œavventuraโ€ astrale, sia, correlativamente, per un fondamentale disegno ripreso anchโ€™esso con la medesima giusta enfasi nel Mulino di Amleto e che qui si ripropone, avente come fonte il predetto scritto della Ganay. Esso rappresenta esattamente il vorticare conico della precessione, suggello indiscutibile delle profonde e senzโ€™altro enigmatiche conoscenze di questi lontani popoli candidati legittimi allโ€™ereditร  della Tradizione Primordiale.


Per finire

Chiunque abbia di recente visitato i Dogon, non ha potuto che constatare come le condizioni di vita di questa etnia fosse alquanto miserevole e ai limiti della sussistenza. La scomparsa della selvaggina e lโ€™agricoltura stentata e dagli incertissimi raccolti non sono certo le condizioni per rendere la vita materiale di un popolo quantomeno passabile. Lโ€™unica risorsa extra, che soccorre alla scarsa varietร  di alimentazione, รจ prodotta dallโ€™introduzione della piantagione delle cipolle, che i Dogon, da ottimi agricoltori, hanno imparato a ben coltivare al fine di esportare il prodotto e hanno fatto tutto ciรฒ tanto bene da essere conosciuti dintorno come โ€œil popolo delle cipolleโ€, con buona pace di Sirio B e altri ammennicoli. 

Tuttavia quello che spicca, osservando le pietre e gli altari incrostati di poltiglia di miglio e sangue, รจ lโ€™intensitร  dei sacrifici che si compiono quotidianamente e che sono indirizzati sostanzialmente agli โ€œInvisibiliโ€ per favorirne la benevolenza e quindi per scongiurare la โ€œfameโ€, sollecitando la feconditร , essendo sostanzialmente la sopravvivenza legata alla copiositร  e alla regolaritร  delle piogge e, in subordine, alla caritร  occidentale. Ciรฒ farebbe superficialmente ritenere che la religione dogon sia etichettabile sotto lโ€™orrida locuzione di religione naturale. Il piccolo sforzo di questo scritto รจ stato quello di evidenziare il contrario, ovvero, come la lettura metafisica della religione locale operata da Griaule e dai suoi, fosse corretta (e quindi se metafisica non puรฒ certo essere โ€œnaturaleโ€), e che questa religione ha radice nella โ€œparolaโ€, nel โ€œverboโ€ del mito che reca stratificate ermeneutiche che lo rendono profondamente esoterico. 

Parimenti complessa รจ la โ€œcristologia etnicaโ€ fondata sullโ€™autosacrificio del settimo Nommo, morto anchโ€™egli consapevolmente per salvare gli uomini e poi โ€œrisortoโ€ e che comunica con la propria lingua umida la Parola ogni notte leccando il corpo del suo vicario terreno (lโ€™Hogon). Tutto ciรฒ pertanto merita la massima considerazione, scorgendosi, al di lร  delle pervasiva dimensione immanente, la finalitร  precipua della ritualitร  dogon, che trae fonte da una concezione, per cosรฌ dire, โ€œpaolinaโ€, dellโ€™essere umano il cui corpo va seminato nelle necropoli rupestri per poi risorgere nel mondo sottile (Corbin a commento direbbe probabilmente imaginale), regno degli Antenati, destinazione che costituisce lโ€™aspirazione esistenziale/soteriologica assoluta. Lโ€™individuo dogon non รจ semplice โ€œcorpo e animaโ€ ma coagulo di forze universali, ognuna destinataria di complessi riti di distacco. Marcel Griaule ha presentato la predetta soteriologia dogon con questo incisivo brano:

โ€œQuesti uomini che badavano come tutti gli altri alle loro occupazioni, che sbraitavano al mercato sulle carni troppo care e faticavano sui campi, erano dei morti, bevevano per i morti. Diventavano vivi solo dopo quando erano promossi al rango di antenati, quando i loro corpi erano rinsecchiti nelle necropoliโ€.


TESTI, ARTICOLI E FILM SUI DOGON

Testi

Giacomo Albano: Astronomia sacra. I cicli millenari delle stelle e le grandi tappe della storia e della spiritualitร  umana, Youcaprint, Lecce,2000

Marco Aime: Diario Dogon, Bollati Boringhieri, Torino 2000

Antonio Bonifacio: Maschere e anime verso le stelle, Venexia, Roma 2018

Antonio Bonifacio: Viaggio Alla fine del tempo (romanzo โ€œdogonโ€), La caravella, Capranica (VT) 2020

Germaine Dieterlen: Les ames del dogon,  Edition Antรฉ Matiรจrie, s.l. 1941

Germaine Dieterlen Les Dogon, Lโ€™Harmattan, Paris, 1999

Ferdinando Fagnola: Viaggio a Bandiagara, Officina Libraria, Milano 2015

Geneviene Calame Griaule: Il mondo della parola, Boringhieri, Torino 1982  

Marcel Griaule: Dio dโ€™acqua Bompiani, Milano 1968

Marcel Griaule; Masques Dogon Istitut dโ€™Ethnologie, Musรฉรฉ de Lโ€™homme – Paris  1994  

Marcel Griaule Germaine Dieterlen: Le renard Pale, Institut dโ€™Etnologie, Paris 1965

Muttay Hope: ll segreto di Sirio, Corbaccio, Milano 1996

Schwaller de Lubicz: La teocrazia faraonica, Mediterranee, Roma, 1994

Schwaller de Lubicz: La scienza sacra dei faraoni, Mediterranee, Roma 1994

Michel Leiris: La langue secrete de Dogon de Sanga, Institut dโ€™etnologie, Parigi 1948

 Michel Leiris; Africa Fantasma, Quodlibet Humboldt, Macerata 2020

Ferdinando Fagnola: Viaggio a Bandiagara,  Lโ€™Officina Libraria, Milano 2015

Giorgio de Santilllana, Hertha Von Dechend: Il mulino di Amleto, Adelphi, Milano 1983

Giorgio de Santilllana, Hertha Von Dechend: Sirio, Adelphi, Milano 2020

Robert Temple: il mistero di Sirio, Piemme, Casale Monferrato 2001


Articoli

Antonio Bonifacio; La croce, il cranio, la maschera. La dottrina della fondazione e dellโ€™orientamento dogon e i suoi paralleli con altre tradizioni https://www.simmetriainstitute.com/it/articoli/articoli-per-autore.html

Jean Marco Bonnet Bidaud: La dรฉcouverte dโ€™un observatoire Dogon,in ยซ Lโ€™astronomie Afrique ยป, rivista digitale. https://lastronomieafrique.com/la-decouverte-dun-observatoire-dogon/

Germaine Dieterlen: Contribution a lโ€™Etude des fogeron en Afrique, Ecole pratiques des Hautes ร‰tudes, Section de Sciences  religieuses, tome 73 (1964)

Marcel Griaule, Germaine Dieterlen: Un Systeme soudanais de Sirius, ยซJournal des Africanistes ยป,XX (1950 )

Marcel Griaule: Symbolisme dโ€™un Temple totemique soudanis,  ISMEO, Roma, 1957

Solange de Ganay;  Etudes sur la cosmologie des dogon e del bambara du Sudan Franรงais, II, Graphes de voyage mythique chez les bambara, ยซAfrica ยป, London, 1951  

Dominique Zahan: Un Gnomon sudanaise, ยซAfrica ยป, London, 1950

Dominique Zahan: Etudes sur la cosmologie des dogon e del bambara du Sudan Franรงais, I, La notion dโ€™escliptique chez les dogon e les bambara, ยซAfrica ยป, London, 1951  


Film

Jean Rouch: Sigui Synthรจse (1967-1973), https://www.youtube.com/watch?v=EJ7bDis6ddE

SIRIUS, L’ร‰TOILE DOGON (Confรฉrence part. 2), https://www.youtube.com/watch?v=ThfC9vkN_p4

Il mistero dei Dogon, https://www.youtube.com/watch?v=Emz0siJkiDg)

“Sirius, l’รฉtoile Dogon” (CNRS 1999), https://images.cnrs.fr/video/887

Enquรชte sur Sirius, l’รฉtoile mystรฉrieuse, https://www.youtube.com/watch?v=MEBvFk6noJA

Luc de Heusch – Sur les traces du renard pรขle (Recherches en pays Dogon, 1931-1983), https://www.youtube.com/watch?v=ocJb13LeG3M

Le lever de Sirius, https://www.youtube.com/watch?v=bOm1PtXqSs0 (dove sono riportate lโ€™esatta proporzione di Sirio e il Sole e le dimensioni di Sirio B)

Vision africaine du ciel, par Jean Marc Bonnet Bidaud, chercheur ร  L’Irfu du CEA Saclay, https://www.youtube.com/watch?v=YYVrw8Cm42w

L’รฉtoile Sirius — Les miracles du Coran โ€“ ISLAM, https://www.youtube.com/watch?v=Emz0siJkiDg

Un commento su “I Dogon e il calendario sotiaco

Rispondi

Scopri di piรน da ๐€๐—๐ˆ๐’ ึŽ ๐Œ๐”๐๐ƒ๐ˆ

Abbonati ora per continuare a leggere e avere accesso all'archivio completo.

Continua a leggere