Il 27 febbraio 1960, giorno della morte di Adriano Olivetti, è un evento simbolico sotto diversi punti di vista: segna il tramonto del “sogno informatico” italiano; la fine dell’esperienza della Comunità olivettiana,…
Howard Phillips Lovecraft e John Ronald Reuel Tolkien sono insieme sia figli che attivi protagonisti del XX secolo. È possibile leggere la loro opera ed attività come espressione delle aspirazioni, bisogni emotivi, ma anche delle paure e delle tensioni dell’uomo del Novecento, nonché stabilire, a ragione, delle connessioni fra esse e i movimenti dell’Irrazionalismo novecentesco che, a più livelli, caratterizzano la fuga dalla realtà del secolo scorso: dalle pseudoscienze all’antroposofia, dall’esoterismo al revival dei miti delle civiltà perdute e sommerse dal Mare, nei tempi di Atlantide e Lemuria.
Un caso paradigmatico di “microstoria” pre-moderna: quello di Pellegrina Vitello, la strega che scampò al rogo dell’Inquisizione nella Messina del Cinquecento.
L’opera letteraria di William Morris è espressione del climax del suo tempo: il gothic revival d’età vittoriana teso a rievocare un Medioevo di fantasia, invenzione da contrapporre alla modernità. Così Morris rielabora e recupera simboli, temi e topoi dei romance e dei poemi d’età medievale: il viaggio ciclico, d’iniziazione, dell’eroe protagonista, le prove da superare rappresentate dalla “dama senza pietà” e dal bosco periglioso, la nostalgia romantica di tempi obliati, dei luoghi remoti appartenuti a un mitico passato. Tutti temi che Tolkien farà suoi e presenterà in una nuova luce, rinnovandoli, ne “Lo Hobbit” e ne “Il Signore degli Anelli”.