Poco più di mezzo secolo fa, in un’epoca in cui lo sguardo dell’umanità guardava allo spazio e allo sbarco dell’uomo sulla Luna, un piccolo studio notarile a Guayaquil si occupava di una questione che puntava nella direzione opposta, cioè verso l’interno del Terra. Mentre Neil Armstrong camminava sulla superficie del nostro satellite naturale, un taciturno straniero di Guayaquil aveva legalizzato quello che è forse il documento più strano e sorprendente che sia mai stato presentato ai notai dell’Ecuador. Per quanto incredibile possa sembrare, entrambe le storie si sono incrociate anni dopo nelle profondità dell’Amazzonia ecuadoriana.
Vite parallele nella storia dell’esplorazione dell’Amazzonia: dai conquistadores al colonnello Fawcett, passando per il cinema di Werner Herzog con Klaus Kinski.
Con il consenso di Venexia Editrice, pubblichiamo quasi integralmente il capitolo 8 del libro di John Mack “Passport to the Cosmos” (trad. it.: “Passaporto per il Cosmo”), incentrato sulle bizzarre esperienze vissute negli ultimi decenni da alcune tribù amazzoniche brasiliane e sulla loro connessione con antiche leggende e tradizioni folkloriche.
Decine di migliaia di dipinti in ocra rossa risalenti all’ultima Glaciazione, scoperti in Colombia su una parete rocciosa che si estende per 13 km, fanno luce sugli abitanti dell’Amazzonia e sulla sua incredibile megafauna di oltre 12.000 anni fa. La “Civiltà perduta” teorizzata dal colonnello Percy H. Fawcett, che fino a un secolo fa sembrava fantascienza, sembra sempre più reale.
Nella primavera del 1927 il premio nobel britannico Rudyard Kipling compie un viaggio in Brasile con la moglie e raccoglie le sue impressioni in sette articoli originariamente pubblicati per il “Morning Post” e recentemente tradotti in italiano da Nuova Editrice Berti.
Cronache jüngeriane di una crociera del 1936 con destinazione Sud America: dagli spacci brasiliani del filosofo tedesco emergono l’elemento fatale della “Wildnis” amazzonica, la «memoria delle forme» su cui si basa l’intera Creazione e l’amore incondizionato per l’elemento oceanico, vettore del «canto originario della vita che va cullandosi nei tempi».