I diabolici convegni di Arthur Christopher Benson

Dagon Press ha recentemente pubblicato in italiano — con il titolo “La finestra chiusa” (traduzione a cura di Bernardo Cicchetti) — i racconti sovrannaturali di Arthur Christopher Benson, insieme a Montague Rhodes James uno dei più significativi “ghost-writer” inglesi di inizio XX secolo, nonché paragonabile per suggestioni e tematiche a scrittori a lui grossomodo contemporanei ed egualmente “esoterici” come Arthur Machen, H.P. Lovecraft e Algernon Blackwood.

La Corsica onirica di Dorothy Carrington

Un universo primitivo, quello corso, splendidamente descritto dalla Carrington nel suo “Granite Island”. Un mondo sospeso, rarefatto, immobile, dove il Cristianesimo è penetrato solo in modo superficiale e non ha intaccato l’essenza profonda di una religiosità atavica dai tratti sciamanici, incentrata sul culto degli Antenati, sulle pratiche magiche delle confraternite estatiche, i Mazzèri, e su un folklore cristallizzato nei secoli, che ci parla di spiriti dei defunti e di un corteo fantasma del tipo della “caccia selvaggia” condotto da una misteriosa “dama bianca”.

“The Shining”: nei labirinti della psiche e del tempo

Dall’attenta analisi del romanzo di Stephen King (1977) e dell’omologo film di Stanley Kubrick (1980) emergono letture che possiamo definire «esoteriche»: l’Overlook Hotel come un labirinto/mostro che inghiotte i suoi occupanti e come uno spazio al di fuori del tempo; la sovrapposizione del passato con il presente in un’ottica similare a quella della cosiddetta «memoria akashica»; la «luccicanza» come capacità sovrannaturale di inserirsi in questo flusso al di fuori del tempo e dello spazio; una concezione degli Stati Uniti d’America alla stregua di un’unico, enorme cimitero indiano (e non solo).

L’orrore sovrannaturale di Montague Rhodes James

Lungi dal poter essere classificati semplicemente nell’ambito della “hauntology”, i racconti di Montague Rhodes James, ben più che semplici “storie di fantasmi”, anticiparono la mitopoiesi “cosmic-horror” di H.P. Lovecraft e Thomas Ligotti, presentando l’Orrore in termini “totalmente altri”, del tutto estranei all’antropomorfismo e alla dimensione fisico-corporea tipicamente umana.

L’India di Rudyard Kipling tra folklore, terrore e meraviglia

Nei “Racconti anglo-indiani del mistero e dell’orrore” il Kipling si pone nella posizione di osservatore e narratore occidentale di una cultura ‘altra’ e atavica come quella indiana, la quale all’occorrenza si rivela ai suoi occhi come specchio della nostra.