“Babbo Natale giustiziato”, o l’eterno ritorno di un rito immortale

Con un saggio dal titolo provocatorio, “Babbo Natale giustiziato”, Claude Lévi-Strauss si ispira ad un bizzarro evento di cronaca a lui contemporaneo – l’impiccagione e l’olocausto di un fantoccio di Babbo Natale da parte del clero digionese – per giungere alla comprensione del “vero significato del Natale”, fondato sul reciproco rapporto tra il mondo dei bambini e quello dei morti. Il metodo di cui si serve a questo scopo è un approccio sincronico e di confronto con società extraeuropee.

“The Wicker Man”: dal folklore al folk-horror

Per la realizzazione di “The Wicker Man”, Robin Hardy e Anthony Shaffer hanno scavato nel folklore britannico e hanno modellato la cerimonia di Beltane e i suoi preparativi sugli antichi riti propiziatori di Calendimaggio e sulla processione di fine inverno, incentrata sul sacrificio rituale del “Fool”, “Re del Disordine”.

Il significato astronomico dell’Età dell’Oro: Astrea e la “caduta” di Fetonte

di Andrea Casella
copertina: Sidney Hall, rappresentazione della costellazione della Vergine, tratta da “Urania’s Mirror”, 1825)

(segue da Simbolismo stellare e simbolismo solare)

Tutti i popoli del mondo hanno cantato di un mitico “primo tempo” di abbondanza, in cui gli dei camminavano sulla terra e tutte le cose erano in armonia. Il mito dell’Età dell’Oro ha affascinato i poeti dalla remota antichità fino ai tempi del Rinascimento. Sostanzialmente, lo si è creduto un tempo di prodigi materiali, in cui il benessere corporeo degli uomini era garantito dallo scorrere naturale ed infinito di latte e miele. Ma le cose stanno veramente come hanno cantato i poeti? Che cos’è stata, veramente, l’Età dell’Oro? Gli stessi poeti, d’altra parte, hanno conservato (consapevolmente o meno) alcuni indizi rivelatori del mistero, che rimandano, ancora una volta, alla volta celeste.

Cicli cosmici e rigenerazione del tempo: riti di immolazione del ‘Re dell’Anno Vecchio’

di Marco Maculotti


Mircea Eliade scrisse che “la differenza principale tra l’uomo delle società arcaiche e tradizionali e l’uomo delle società moderne, fortemente segnato dal giudeo-cristianesimo, consiste nel fatto che il primo si sente solidale con il cosmo e con i ritmi cosmici, mentre il secondo si considera solidale solamente con la storia” [Eliade (1), p.5
]. Questa «vita cosmica» è connessa al microcosmo da una “corrispondenza strutturale di piani disposti in ordine gerarchico” che “costituiscono nel loro insieme la legge universale armonica in cui è integrato l’uomo” [Sanjakdar, p.155].

L’uomo arcaico teneva nella massima considerazione soprattutto i solstizi e gli equinozi, nonché le date ad essi intermedi: si riteneva che in questi particolari giorni, che segnavano il passaggio da una fase del ciclo alla successiva della «ruota dell’anno», l’energia del cosmo fluisse più liberamente, e dunque scelsero tali date per operare i propri rituali. In questa sede ci interessano soprattutto determinate date comprese fra il Solstizio d’Inverno e l’Equinozio di Primavera, vale a dire la fase calendariale in cui il Sole sembra morire: la cosiddetta «crisi solstiziale» o «crisi invernale».