di Marco Maculotti
Avendo analizzatoΒ nei mesi scorsiΒ [cfr. Culti cosmico-agrari dellβantica Eurasia]Β una serie di riti, miti e deitΓ connessi alla tematica della rinascita cosmica, vogliamo in questo appuntamento e nei prossimi concentrare la nostra attenzione suΒ alcuniΒ simboli, cui abbiamo giΓ accennato, cheΒ lβuomo arcaico riconobbe come immagini in grado di elevarlo escatologicamente verso la comprensione diΒ tale mistero.
Si tratta piΓΉ precisamente, come avremo modo di vedere, di simboli spiraliformi (in particolare a doppia spirale) e di immagini legate al simbolismo delle fasi lunari (corna), in quanto fin dallβantichitΓ piΓΉ remota lβintelletto umano sperimentΓ² la propria posizione allβinterno di un ordine cosmico (Cosmos) in primo luogo mediante lβosservazione delle stelle e soprattuttoΒ dellβastro selenico, che con la sua danza perenne attraverso le quattro fasi, come ben comprese Carl Hentze, fornΓ¬ allβuomo arcaico un modello di meditazione sul mistero dellβannientamento e della rinascita continuaΒ del cosmo. In questo senso Mircea Eliade potΓ© affermare che:
Β« Con ogni nuova scoperta fondamentale lβuomo non si limita ad ampliare la sfera delle sue conoscenze empiriche e a rinnovare i suoi mezzi di sostentamento; egli scopre altresΓ¬ un nuovo livello cosmico, sperimenta un altro ordine di realtΓ . Β»
Un vastissimo apparato fotografico ed iconografico di tali rappresentazioni a spirale e a doppia elica nelle culture antiche (e non solo) di tutto il planisfero si puΓ² rinvenire nel monumentale tomoΒ Le chiavi magiche dellβuniversoΒ di Filippo Manna (Liguori, Napoli, 1988), opera purtroppo fuori catalogo e di non facile reperibilitΓ che ha il merito incontrastato di mettere in relazione le intuizioni artistiche dellβuomo arcaico con unβinfinitΓ di nozioni di tipo non solo simbolico e antropologico, ma finanche scientifico (matematica, biologia, meccanica, ottica, astrofisica, etc.) e architettonico. Durante la consultazione di questo opus magnumΒ piΓΉ unico che raro, il lettore avrΓ lβoccasione di essere condottoβcome si puΓ² leggere nella presentazione in quarta di copertinaβΒ«in un rapido excursus a contemplare le piΓΉ colorite immagini del Macro e del Microcosmo: della smisurata Galassia ad esempio, e rispettivamente del DNA, la portentosa scala svergolata della vita che a sua volta viaggia verso la stessa Galassia per incontrarvi una consorella che forse lβattendeβ¦Β».

LaΒ spirale nellβarte preistorica: lβΒ«Utero CosmicoΒ»
Migliaia di spirali risalenti almeno al Neolitico sono disseminate, scolpite nella roccia, praticamente nel mondo intero: in tutta Europa, in Russia e Siberia, in Cina, in Australia nonchΓ© presso la grande maggioranza delle culture indigene e cosiddette βprimitiveβ. Tra le piΓΉ note vi sono le celeberrime spirali di Newgrange, Irlanda, risalenti a 5000 anni fa, e per quanto riguarda il territorio italiano vengono subito alla mente quelle del complesso neolitico della Val Camonica.
Nelle culture neolitiche, come rileva Mircea Eliade inΒ Trattato di storia delle religioniΒ [βLa luna e la mistica lunareβ, p. 141] Β«la spirale Γ¨ una ierofania selenica, ossia il ciclo luce-oscuritΓ , ed Γ¨ insieme un segno mediante il quale lβuomo puΓ² assimilarsi le virtΓΉ dellβastro» (umiditΓ , feconditΓ , fertilitΓ , rigenerazione). Lβimmagine della spirale in connessione con il simbolismo selenico e acquatico (serpenti, saette, conchiglie, lumache, maree, etc.) rivelΓ² allβuomo arcaicoΒ la vita che si ripete ritmicamente, periodicamente. Citando lo storico delle religioni rumeno, possiamo convenire che [p. 142; p. 147; p. 168]:
« Lβuomo si Γ¨ riconosciuto nella βvitaβ della Luna non soltanto perchΓ© la propria vita ha fine, come quella di tutti gli organismi, ma soprattutto perchΓ© la βLuna nuovaβ rende valide, con la sua sete di rigenerazione, le sue speranze di βrinascitaβ. Β» [β¦] Β« Il destino metafisico della Luna Γ¨ di vivere pur rimanendo immortale, di conoscere la morte in quanto riposo e rigenerazione, mai come fine. Questo Γ¨ il destino con cui lβuomo cerca di rendersi solidale mediante tutti i riti, i simboli, i miti.Β Β» [β¦] Β« Si potrebbe dire che la Luna rivela allβuomo la propria condizione umana; che, in un certo senso, lβuomo guarda se stesso si ritrova nella vita della Luna. Β»
In quanto connessa allβastro selenico, la spirale stava a rappresentare piΓΉ propriamente [p. 147] Β«una veritΓ ultima, fonte di forza e di vita, dalla quale sono uscite [β¦] tutte le forme viventiΒ»: la credenza nella Luna comeΒ paese dei morti, o piΓΉ correttamente Β«ricettacolo rigeneratore delle animeΒ» [p. 156].Β La spirale, in altri termini, era considerata la rappresentazione simbolica della Β«Fonte PrimigeniaΒ» dellβUniverso, adorata sotto forma di Dea Madre, dal cui Β«Utero CosmicoΒ» tutte le anime provengono per poi ritornare. Devesi infatti notare come nel simbolo della doppia spirale si possa individuareΒ tanto lβidea del processo nascere-divenire-morire quanto quella della reversibilitΓ Β di questo processo.Β CiΓ² contribuirebbe a spiegare la ragione per cui tali motivi simbolici abbiano fatto la loro apparizione in forma di graffiti nei grandi blocchi di pietra che, nella preistoria, fungevano da sepolcri.
La spirale Γ¨ stata anticamente collegata anche alla crescita e alla fertilitΓ connesse allβenergia solare: non di rado, nelle piΓΉ antiche costruzioni e grotte cerimoniali, motivi spiraliformi erano disposti sulle pareti in modo da essere illuminati dalla luce dellβastro eliaco durante il giorno del solstizio dβestate [Biedermann, Enciclopedia dei simboli,Β pp. 509-511].Β Fin dai tempi piΓΉ remoti, il simbolismo della spirale fu utilizzato dunque anche per rappresentare la forza espansiva dellβenergia cosmica contenuta negli astri (e soprattutto nella Luna e nel Sole, datori di vita) e piΓΉ in generale negli abissi del cosmo, βforzaβ che rende possibile il ciclo delle stagioni e lβabbondanza del raccolto. Anche per questo motivo le popolazioni piΓΉ antiche dβEuropa adoperavano immagini βdoppieβ e βspiraliformiβ (sotto forma di vortici, serpenti, lune crescentiβe il piΓΉ delle volte connesse con il simbolismo acquatico) per veicolare concetti di abbondanza, feconditΓ e potenza [Eliade,Β Dizionario dei simboli, p. 226].

La doppia spirale e la Via Lattea
Le tradizioni di alcune tra le piΓΉ antiche civiltΓ conosciute condividono la credenza riguardo al fatto che le anime degli uomini dimorino, tra una reincarnazione e lβaltra, al centro della Via Lattea. Questa idea era diffusa non solo nellβEuropa neolitica, ma anche e soprattutto nelle Americhe, ad es. tra gliΒ indios dellβHonduras e del Nicaragua, e in un gran numero di tradizioni del Nord America, quali ad es. quelle dei Pawnee e dei Cherokee [cfr.Β Santillana-Dechend, Il mulino di Amleto,Β pp. 287-288].Β La Via Lattea, in tutte queste culture, appare indissolubilmente connessa al simbolismo della doppia spirale e al passaggio da questo mondo allβΒ«Altro MondoΒ».
Secondo i nativi del Nord America, la Β«Spirale della VitaΒ» Γ¨ una rappresentazione della Β«Loggia dei SogniΒ» (con tutta probabilitΓ una denominazione della Via Lattea), il posto da cui secondo le tradizioni proviene tutta la conoscenza di quei popoli.Β Per i MayaΒ Hunab Ku, la Β«Farfalla GalatticaΒ», Γ¨ la divinitΓ primordiale al di sopra di tutte le altre e contemporaneamente il centro della Via Lattea: rappresentato come una doppia spirale, stava a significare lβequilibrio delle forze opposte, la coscienza universale, ma anche la porta per accedere ad altre dimensioni parallele.
Ci sembra a questo punto doveroso notare, prima di passare ad un altro simbolo spiraliformeβe catapultandoci per un momento ai giorni nostriβcome grazie agli strumenti scientifici piΓΉ progrediti si Γ¨ ora potuto osservare come la Via Lattea sia formata da diverse ramificazioni a spirale di tipo logaritmico, con unβinclinazione di 12 gradi. Una spirale viene chiamata Β«logaritmicaΒ» o Β«di crescitaΒ» quando, muovendo da un centro verso lβesterno, le sue sezioni si ingrandiscono in modo esponenziale, secondo quella proporzione geometrica continua, ovunque presente in natura (ad es. in galassie, turbini, mulinelli dβacqua, girasoli, piante grasse, conchiglie, pigne, etc.) che Platone considerava Β«il legame cosmico piΓΉ profondoΒ» e Β«lβunica risonanza su cui si fonda il mondoΒ». Tale βproporzione divinaβ, altresΓ¬ denominata Β«Sezione AureaΒ», venne codificata nella famosa Β«Successione di FibonacciΒ» (dal suo scopritore, il matematico Leonardo Pisano; 1175 c.ca β 1235), la quale si sviluppa in modo tale che ogni numero della sequenza equivalga alla somma dei due che lo precedono.
Β« Lβintero mondo Γ¨ un vivente che danza secondo una legge musicale. Β» (Plotino)

Il simbolismo della conchiglia
Un altro emblema funerario archetipicamente connesso alla spirale (e alla Β«Sezione AureaΒ») Γ¨ la conchiglia.Β Lo storico delle religioni rumeno Mircea Eliade, nel suo saggio Osservazioni sul simbolismo delle conchiglieΒ [contenuto in Immagini e simboli, Jaca Book, Milano, 2015] evidenzia gli stretti rapporti esistenti tra essa, la spirale, la luna, il lampo, le acque, la feconditΓ , la nascita e la vita oltre la morte. Innanzitutto vi Γ¨ da riportare il dato che si riferisce ai tempi piΓΉ remoti, vale a dire le Β«quantitΓ considerevoliΒ» di Β«conchiglie, gusci di molluschi, perle naturali o artificiali [β¦] nelle stazioni preistoriche, il piΓΉ delle volte allβinterno di tombeΒ» [p. 123]; nelle tombe dellβEgitto pre-faraonico, a Creta e a PhΓ¦stos [p. 124]; nella necropoli di Kouban, nel Caucaso settentrionale (XIV sec. a.C.) e nelle tombe scite nei dintorni di Kiev, Ucraina [p. 125].
La conchiglia, la luna, la crescita
Accantonando momentaneamente la funzione rituale della conchiglia in ambito funerario, su cui torneremo in seguito, passiamo ora a considerare la connessione che si ritrova pressochΓ© in tutto il mondo tra la conchiglia e il simbolismo selenico-femminile. Nellβantica Cina,Β scrive Eliade [p. 114]:
Β« [β¦] le conchiglie partecipano alla sacralitΓ della luna e al tempo stesso sono il prolungamento delle potenze acquatiche.Β Β»
In un trattato del III sec. a.C. si puΓ² leggere:Β Β«La luna Γ¨ la radice di tutto ciΓ² che Γ¨ yin; con la luna piena le ostriche pang e ko sono piene e tutte le cose yin diventano abbondanti; quando la luna si oscura (ultima notte del ciclo lunare) le ostriche sono vuote e tutte le cose yin si mettono a mancareΒ».Β Un altro trattato cinese della stessa epoca attribuisce gli stessi fenomeni di crescita e decrescita periodica influenzata dal ciclo lunare alle Β«conchiglie bivalve, i granchi, le perle e le tartarugheΒ» [p. 115]. Lo yin, comβΓ¨ risaputo, rappresenta nellβantica sapienza cinese il principio cosmico femminile, lβenergia lunare e umida.Β Queste proprietΓ peculiari dei molluschi e dei crostacei era nota anche agli autori romani: Lucilio affermava che Β«la luna nutre le ostriche, riempie i ricci di mare, dΓ forza e vigore alle cozzeΒ» e svariati altri autori (tra cui Plinio in Hist. Nat. e Aulio Gellio) pretendevano di aver notato fenomeni simili.
Le conchiglieΒ per la loro somiglianza con la vulva (lβantico nome danese per lβostrica Γ¨ kudefisk, daΒ kude=βvulvaβ) vennero anche considerate propizie alla feconditΓ e alla facilitazione del parto in quanto, come parafrasa Eliade [p. 116]:
Β« [β¦]Β partecipano ai poteri magici della matrice [dellβΒ«Utero CosmicoΒ», ndr]. Sono presenti e si esercitano in esse le forze creatrici che sgorgano, come da una fonte inesauribile, dal qualsiasi emblema del principio femminile. Β»
Portate come amuleti sulla pelle, allontanano le Β«forze nociveΒ» e la Β«mala sorteΒ». Nella moderna terapeutica indΓΉ dellβIndia meridionale, la polvere di perla viene usata per le sue qualitΓ ricostituenti e afrodisiache: Β«unβapplicazione βscientificaβ, sul piano concreto, immediato, di un simbolismo che ormai viene colto solo a metΓ Β»βper dirla con le parole di Eliade [p. 117].Β Queste credenze sono diffuse anche nellβEstremo Oriente. In Cina, la medicina tradizionale considera la perla un rimedio eccezionale in ragione delle sue virtΓΉ fertiizzanti e ginecologiche: alcuni autori hanno rilevato la somiglianza tra la perla che si sviluppa nellβostrica e il feto che cresce nel grembo della genitrice. Ugualmente, in Giappone, si ritiene che le cozze aiutino il parto.

La conchiglia, Afrodite e la Β«risurrezioneΒ»
Mircea Eliade continua la sua esplorazione comparata delle culture antiche giungendo nellβantica Grecia, dove Β«fin dai tempi pre-ellenici [β¦] le conchiglie sono state in stretto rapporto con le Grandi DeeΒ»; emblemi dellβamore e del matrimonio, considerate sacre ad Afrodite che pure nacque da una conchiglia emergendo dalla schiuma del mareΒ [p. 118]. EpperΓ² anche nelle grandi civiltΓ classiche del Mediterraneo, cosΓ¬ come avveniva per le culture cd. Β«preistoricheΒ», le conchiglie trovano posto anche nei riti funerari, in quanto connesse al simbolismo della rigenerazione. Osserva lo storico delle religioni rumeno, ispirato dagli studi di W. DΓ©onna:
Β« Le conchiglie che in svariati monumenti romani simboleggiano la risurrezione passeranno nellβarte cristiana. Spesso, del resto, la morte viene identificata con Venere: sul sarcofago essa viene rappresentata con il busto nudo e con ai suoi piedi la colomba; grazie a questa identificazione allβarchetipo della vita in perpetuo rinnovamento, la morte si garantisce la risurrezione. Β»
A tal proposito, Eliade estende il discorso della conchiglia come simbolo di rinascita ad alcuni rituali e cerimonie di iniziazione che prevedono una Β«morte e risurrezione simbolicheΒ» dellβiniziando e che prevedono lβutilizzo di Β«conchiglie sacreΒ». Presso certe tribΓΉ Algonchine, ad es., il rito Β«consiste nel colpire il neofita con una conchiglia nel corso della cerimonia dβiniziazione e di mostrargliene una mentre gli venivano raccontati i miti cosmologici e le tradizioni della tribΓΉΒ». Presso la Β«SocietΓ Grande-MedicinaΒ» degli Ojibwa e durante i Β«riti di medicinaΒ» dei Winnebago Β«la morte e le risurrezioni rituali del candidato sono ottenute toccandolo con conchiglie magiche conservate in borselli di pelle di lontraΒ» [p. 120]. InΒ Trattato di storia delle religioni, lo storico delle religioni rumeno sostiene che Γ¨ Β«facile capire la parte rappresentata dalla LunaΒ [e quindi, per la legge delle corrispondenze, dalla conchiglia, ndr]Β nelle cerimonie di iniziazione, che consistono precisamente nello sperimentare una morte rituale seguita da una βrinascitaβ, e con le quali lβiniziato reintegra la sua vera personalitΓ di βuomo nuovoβΒ» [p. 159].
La conchiglia, la misura e la norma, la Β«TessituraΒ»
Rimane solo da menzionare lβutilizzo delle conchiglie anche nellβambito dellβamministrazione della giustizia, giustificato dalle peculiari Β«virtΓΉ magico religioseΒ»: sia nelle societΓ Β«primitiveΒ» che in altre piΓΉ avanzate (ad es. nellβantica Cina), osserva Eliade [Osservazioni, p. 121]:
Β« [β¦] lβemblema che incarna uno dei principi cosmici garantisce la giusta applicazione della legge: in quanto simbolo della Vita cosmica, la conchiglia ha il potere di scoprire qualsiasi infrazione alla norma, qualsiasi crimine contrario ai ritmi e, implicitamente, allβordine della societΓ . Β»
Questa analogia tra la conchiglia (in quanto spiraliforme) e la misura, la norma, i ritmi della vita (e quindi, di conseguenza, anche della societΓ umana) ricade ancora una volta allβinterno del simbolismo selenico: la Luna infatti nelle tradizioni antiche Γ¨ sempre stata considerataβcome abbiamo visto in apertura di articoloβla Β«MisuratriceΒ» per eccellenza dei ritmi del creato, funzione archetipica che non di rado si fonde con quella della Β«TessituraΒ», comβΓ¨ confermato da quella lunghissima lista di Β«Dee TessitriciΒ» (Ananke, Parche, Moire, Norne, etc.) e personaggi mitici al femminile (Arianna, Aracne, etc.) che contiamo di analizzare in uno studio di prossima pubblicazione.
Bibliografia:
- Hans Biedermann, Enciclopedia dei simboli,Β pp. 509-511 (Garzanti, Milano, 1999).
- Mircea Eliade,Β Dizionario dei simboli (Jaca Book, Milano, 1997).
- Mircea Eliade, βOsservazioni sul simbolismo delle conchiglieβ, in Immagini e Simboli, pp. 113 β 134 (Jaca Book, Milano, 2015).
- Mircea Eliade, βLa luna e la mistica lunareβ, in Trattato di storia delle religioni (Bollati Boringhieri, Torino 2008)
- Filippo Manna,Β Le chiavi magiche dellβuniversoΒ (Liguori, Napoli, 1988).
- Giorgio de Santillana e Hertha von Dechend, Il mulino di AmletoΒ (Adelphi, Milano, 2006).
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