La sofferenza della terra: la sovrappopolazione e i miti di spopolamento in India, Iran e Grecia

Il mitologema della ยซstanchezza cosmicaยป e della ยซsofferenza della terraยป, a cui segue immancabilmente unโ€™azione divina volta allo spopolamento del pianeta โ€” che sia una guerra tra dรจi o un diluvio inviato dal cielo โ€” per bilanciarne gli equilibri irrimediabilmente compromessi, si ritrova con notevoli corrispondenze in diverse tradizioni indoeuropee, o piuttosto indomediterranee: in India e Iran cosรฌ come nellโ€™antica Grecia, e in parte anche nella tradizione veterotestamentaria.


di Rosa Ronzitti
(Atti del Decimo Convegno Internazionale di Studi Sanscriti, Biella 15 ottobre 1999)
articolo originariamente pubblicato sul profilo Academia.edu dellโ€™Autrice e successivamente ripubblicato su EreticaMente
copertina: illustrazione del Mahabharata

1. Il motivo della โ€œguerra di spopolamentoโ€ rappresenta un caso di concordanza greco-indiana da tempo noto agli studiosi [1]: tanto le saghe di Troia e di Tebe quanto il grande scontro fra Pฤแน‡แธava e Kaurava erano infatti motivati, sub specie divina, come interventi volti a riequilibrare il rapporto fra popolazione e ambiente. Sebbene in India tale motivo appaia ben sviluppato solo a partire dalย Mahฤbhฤrata, passando poi, con vari adattamenti, aiย Puraแน‡a, รจ stato opportunamente rilevato come la concezione di una terra (sop)portatrice del peso di uomini e cose sia giร  ben presente nelย Rฬฅgveda (RV)ย e nellโ€™Atharvaveda (AV)โ€Š. Qui gli elementi che gravano sulla terra sono โ€œmontagneโ€ (RV V 84.1; AV-VI 17.3), โ€œalberiโ€ (RVX 60.9; AVIV 26.5; VI 17.2), โ€œuominiโ€ (AV IV26.5; XII 1.15), โ€œcolonne sacrificaliโ€ (RV X 18.12); la terra รจ inoltre โ€œportatrice di tuttoโ€, viล›vaแนƒbharฤฬย (AV XII 1.6). Prevale, in questi passi, lโ€™uso della radiceย bhar-, da intendersi nella triplice, pregnante accezione di โ€œportare, generare, sopportareโ€. La differenziazione talora individuabile in vedico fra โ€œterra divina, animataโ€ (prฬฅthivฤซฬโ€Š) e โ€œsuoloโ€ (bhลซฬmi-) [2] rende possibile che la terra sopporti il peso di se stessa, come in RV VII 34.7:

รบd asya ล›รบแนฃmฤd bhฤnรบr nฤฬrta bรญbharti bhฤrรกm prฬฅthivฤซฬ nร  bhรนma

โ€œCome un raggio di sole [si irradia], cosรฌ [il sacrificio] si รจ irradiato dalla sua energia; porta il peso come la terra il suoloโ€.

In questa stanza la sopportazione della terra รจ assunta come elemento topico di similitudine, non diversamente che inย AVย VI 17, un incantesimo per scongiurare lโ€™aborto il cuiย refrainย suona:

yรกtheyรกm prฬฅthivฤซฬ mahฤซฬ dadhara โ€ฆ
evฤฬ te dhriyatฤแนƒ gรกrbho รกnu sลซฬtuแนƒ sรกvitave

โ€œCome questa grande terra porta saldamente [lโ€™embrione, gli alberi, le montagne, gli esseri viventi], cosรฌ il tuo embrione rimanga saldo [nel grembo] dopo il concepimento perchรฉ possa nascere!โ€.

Il passo piรน interessante รจ perรฒ offerto daย AV XII.I, il celebre inno in cui la terra, dedicataria del componimento, viene definita โ€œpazienteโ€ (str. 29):

vimล•ฬฅgvarฤซแนƒ prฬฅthivฤซฬm ฤฬ vadฤmi/ kแนฃamฤฬแนƒ bhลซฬmiแนƒ brรกhmaแน‡ฤ vฤvrฬฅdhฤnฤฬm

โ€œLa terra pura invoco, il suolo paziente, accresciuto dalla formula sacraโ€.

Si tratta della prima attestazione in antico indiano dellโ€™aggettivoย kแนฃamรกโ€“ โ€œpaziente, sofferenteโ€, corradicale diย kแนฃam-ย โ€œsoffrireโ€(RV+). La menzione diย kแนฃamรก-ย accanto aย prฬฅthivฤซฬโ€Še aย bhลซฬmi-ย rivela la volontร  di trovare unโ€™etimologia perย kแนฃรกm-ย (nom.ย kแนฃฤฬแธฅ), il nome indoeuropeo della โ€œterraโ€, qui assente ma in realtร  suggerito dallโ€™unione del significanteย kแนฃamฤฬmย con i significati diย prฬฅthivฤซฬโ€Š eย bhลซฬmi-. La โ€œterraโ€ porta quindi scritto nel suo stesso nome (kแนฃรกm-) quellโ€™atteggiamento โ€œpazienteโ€ (kแนฃamรก-) che la caratterizza nella fatica, quotidiana ed eterna, di (sop)portare il peso di tutte le creature. Nella lingua classica, peraltro, molti epiteti sostitutivi del nome, qualiย dharaแน‡ฤซ, dharitrฤซ, bhฤratฤซ, โ€œla portatriceโ€, e lo stessoย kแนฃamฤ si riferiscono al compito cui la terra รจ stata destinata.

Illustration_of_the_Mahabharata
Illustrazione del Mahabharata

2. Nelย Mahฤbhฤrata il tema del delicato equilibrio fra popolazione e ambiente รจ centrale: la terra in persona si reca presso gli dรจi per chiedere di essere alleggerita dal peso eccessivo degli uomini, cresciuti a dismisura; gli dรจi le promettono allora di scatenare un sanguinoso conflitto che spopolerร  il mondo. Il noto motivo, che รจ ritenuto giร  indoeuropeo se non addirittura indomediterraneo (vd. par. 6), assume molte implicazioni nella letteratura epica e puranica e si intreccia con il mito del diluvio. Le testimonianze delย Mahฤbhฤrataย sono molteplici; si offre di seguito unoย specimen dei luoghi significativi [3]:

a. I.58: La terra, grazie allโ€™opera di Rฤma, prospera sotto ilย dharma. Gli uomini si moltiplicano, ma anche gli Asura, incarnatisi nelle piรน diverse creature, crescono di numero. La terra non puรฒ piรน sopportare il suo stesso peso e si reca da Brahmฤ chiedendo di essere alleviata. Brahmฤ esorta gli dรจi a scendere sulla terra e a sterminare gli Asura;

b. III.42: Arjuna riceve la verga da Yama (il dio della morte) con il compito di alleggerire la terra;

c. III.141 (ed. Bombay) [4]: Lomaล›a racconta a Yudhiแนฃแนญhira che Viแนฃแน‡u, in forma di cinghiale, riportรฒ in superficie la terra, sprofondata nellโ€™oceano a causa del peso delle troppe creature che avevano cessato di morire perchรฉ Yama, dio della morte, non esercitava il suo ufficio;

d. III.186: Mฤrkaแน‡แธeya narra che alla fine di ogniย kalpaย i costumi morali e religiosi decadono; troppi uomini nascono, un grande diluvio รจ necessario per purificare la terra (non si fa perรฒ esplicito accenno alla โ€œsofferenzaโ€);

e. VII.52-54 (ed. Bombay) [5], XII.248-250: Bhฤซแนฃma spiega a Yudhiแนฃแนญhira lโ€™origine della morte. In principio Brahmฤ dovette bruciare le creature moltiplicatesi in eccesso perchรฉ la terra in persona, oppressa dal loro peso, gli disse che aveva paura di affondare; in seguito il dio risolse ogni problema creando la morte, donna bellissima le cui lacrime di compassione verso gli esseri viventi generano disgrazie e malattie;

f. XI.8: Vyฤsa consola Dhrฬฅtarฤแนฃแนญra, prostrato dalla guerra e dallo sterminio dei figli, spiegandogli che ciรฒ avviene per una necessitร  superiore: la terra ha chiesto di essere alleviata dal peso degli uomini;

g. XII.202: Viแนฃแน‡u, incarnandosi in cinghiale, salva la terra oppressa dagli Asura e dai Dฤnava.

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Illustrazione del Mahabharata

Dai numerosi accenni contenuti nel poema risulta che lโ€™alleggerimento della terra non รจ solo motivazione contingente della guerra in atto sulla piana di Kuru: esso si รจ ripetuto allโ€™inizio dei tempi, nella mitica etร  chiamataย Krฬฅta (brano c) o quando ancora la morte non esisteva e Brahmฤ dovette crearla non per odio verso le creature ma per necessitร  di liberare il mondo (e). Lโ€™ineluttabilitร  della morte รจ argomento di consolazione per il re Anukampaka, incapace di accettare la scomparsa del figlio (e), e per Dhrฬฅtarฤแนฃแนญra (f), che, solo dopo aver ascoltato le sagge parole di Vyฤsa, รจ in grado di inscrivere la propria disgrazia in un piรน vasto piano cosmico che il dolore gli impediva di riconoscere:

mahatฤ ล›okajฤlena praแน‡unnoโ€™ smidvijottama/ nฤtmฤnam avabudhyฤmi muhyamฤno muhurmuhuแธฅย 

โ€œSono spinto [a parlare cosรฌ] dalla grande trappola del dolore [6], o supremo fra gli esseri nati due volte! Essendo sempre confuso non percepisco me stesso!โ€ (XI.8.46).

In alcune versioni del mito la terra manifesta la paura di โ€œsprofondareโ€ nelle acque oceaniche:

iyaแนƒ hi mฤแนƒ sadฤ devฤซ bhฤrฤrtฤ samacodayat/ saแนƒhฤrฤrthaแนƒ mahฤdeva bhฤreแน‡ฤpsu nimajjati

โ€œLa dea terra, continuamente afflitta dal peso [delle creature], mi spinse, o Mahฤdeva, a distruggerle, poichรฉ a causa del peso le sembrava di sprofondare nelle acqueโ€ (XII.249.4) [7];

oppure essa sprofonda e, dallโ€™abisso oceanico, รจ costretta a chiedere lโ€™aiuto di Viแนฃแน‡u, il quale, assunto lโ€™avatฤraย del cinghiale (varฤhฤยญvatฤra) [8], scende sul fondo dellโ€™oceano per salvarla riportandola in superficie [9]:

idaแนƒ dvitฤซyam aparaแนƒ viแนฃแน‡oแธฅ karma prakฤล›ate/ naแนฃแนญฤ vasumatฤซ krฬฅtsnฤ pฤtฤle caiva majjitฤ/ punar uddhฤritฤ tena vฤrฤhenaikaล›rฬฅแน…giแน‡ฤ/

โ€œAnche qui si vede un altro fatto di Viแนฃแน‡u. Una volta la terra, essendo andata perduta ed essendo sprofondata nelle regioni inferiori, fu riportata a galla da lui, che aveva la forma di un cinghiale con un solo cornoโ€ (III.141. rr. 56-57) [10].

Il lettore appena esperto di cose sanscrite non potrร  non individuare alcuni punti di contatto fra il nostro mito e quello, assai celebre, del diluvio [11], che proprio nel Vana Parvanย conosce una delle sue versioni piรน antiche ed estese (quella riportata in d): come il sovrappopolamento della terra, cosรฌ il diluvio รจ una catastrofe che sancisce ciclicamente la fine di ogni grande epoca cosmica, una sorta di gigantesca opera di pulizia necessaria alla rigenerazione dellโ€™universo; al pari del sovrappopolamento, anche il diluvio รจ un evento inevitabile, privo di motivazioni etiche, pur se preceduto da segnali di decadenza e corruzione. Al termine di ogniย kalpa, narra infatti ilย Vana Parvan, il mondo appare capovolto: i bramani trascurano gli studi, i servi studiano i Veda, i malvagi governano la terra. La popolazione cresce in misura eccessiva: le donne hanno troppi bambini e troppo precocemente. Una grande siccitร  inizia a pervadere la terra e, subito dopo, un diluvio della durata di dodici anni la sommerge. Un solo uomo sopravvive, Manu (il Noรจ indiano), che, grazie alla guida di un pesce (poi rivelatosi essere Brahmฤ), porta lโ€™arca [12] sulla sommitร  del Himฤlaya.

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The_fish_avatara_of_Vishnu_saves_Manu_during_the_great_deluge
Matsya salva Manu durante il Diluvio

3. Un secondo punto di contatto fra i due miti si trova attestato nelle versioni puraniche del diluvio, laddove risulta che la motivazione per cui la terra รจ sprofondata nelle acque non รจ quella del moltiplicarsi delle creature (come nel passo testรฉ citato diย Mbhย III.141), bensรฌ il diluvio stesso. Pensiamo al lungo โ€œdiscorsoโ€ delย Bhฤgavata Purฤแน‡aย (III.13), nel quale Manu chiede a Brahma di far riemergere la terra e il sommo creatore invia il cinghiale (Viแนฃแน‡u) affinchรฉ la riporti in superficie sulla punta del suo corno. Nelย Matsya Purฤแน‡a, poi, il pesce-Viแนฃแน‡u mostra a Manu una nave destinata a ospitare e a preservare dallโ€™inondazione le quattro specie degli esseri viventi, nati dal sudore, dallโ€™uovo, dal germoglio e dalla placenta. Secondo la convincente interpretazione di Paolo Magnone questa nave รจ la terra stessa. Si dice infatti nelย Bhฤgavata Purฤแน‡aย che Viแนฃแน‡u, durante il diluvio, assunse la forma di pesce e salvรฒ Manu facendolo salire su una โ€œnave telluricaโ€ (naur mahฤซmayฤซ, I.3.15). Ilย Viแนฃแน‡udharmottara Purฤแน‡a, poi, narra che la terra, personificata nella dea Satฤซ, divenne una nave e portรฒ con sรฉ i semi di tutte le cose, sfuggendo allโ€™inondazione scatenata da ลšiva (1.75.9-10). Giustamente, dunque, il Magnone conclude che โ€œla nave non รจ un semplice manufatto umano, la nave รจ la terra stessa nella sua forma โ€˜diluvialeโ€.

Ci chiediamo se le tradizioni epica e puranica non dipanino un intreccio giร  antico, che contenevaย in nuceย i fili dei due miti: quello della sovrappopolazione e quello del diluvio. Si pensi alla bella similitudine rigvedica che apparenta la terra a una nave carica e vacillante al soffio impetuoso dei venti, cfr.V 59.2ab:

รกmฤd eแนฃฤm bhiyรกs ฤbhลซฬmir ejati naรบr nรก pลซrแน‡ฤฬ kแนฃarati vyรกthir yatฤซฬ

โ€œPer lโ€™impeto di quelli [i Marut], per la paura la terra si scuote, scivola come una nave carica che va vacillanteโ€.

โ€œCome una naveโ€ รจ espressione destinata a ripetersi nella letteratura posteriore; cfr.ย Viแนฃแน‡u Purฤแน‡aย (I.4.45-46):

evaแนƒ saแนƒstลซyamฤno โ€™tha paramฤtmฤ mahฤซdharaแธฅ/ ujjahฤra kแนฃitiแนƒ kแนฃipraแนƒ nyastavฤแนƒล› ca mahฤrแน‡ave// tasyopari samudrasya mahatฤซ naur iva sthitฤ/ vitatatvฤc ca dehasya na mahฤซ yฤti samplavam

โ€œLโ€™essere supremo, sostenitore della terra, cosรฌ lodato, la sollevรฒ velocemente e la pose sul grande oceano; sulla cima del mare quella galleggia come una possente nave e grazie alla sua vasta superficie non sprofonda al di sotto delle acqueโ€,

e ancora loย Skandaย (II.2.3.9):

ekฤrแน‡ave mahฤghore naur iva kแนฃetram ฤซkแนฃyateย 

โ€œSullโ€™unica, formidabile onda [13] la terra appare come una naveโ€ [14].

3.1. Nella variante delย Viแนฃแน‡udharmottara Purฤแน‡aย prima citata, la dea Satฤซ, moglie di ลšiva e personificazione della terra, racchiude in sรฉ i semi di tutte le cose. La valenza generativa implicita in questa narrazione (la terra si prepara a ridare vita, dopo il diluvio, alle creature) รจ certo presente anche nellโ€™episodio delย varฤhฤvatฤra: al contatto con la zanna del cinghiale il suolo pregno dโ€™acqua viene fecondato [15]. Di nuovo, non mancano punti in comune con il mito dellโ€™alleviamento: secondo la versione del Kฤlikฤ Purฤแน‡a, infatti, la terra, preso lโ€™aspetto di una leggiadra cinghialessa, amoreggiรฒ a lungo con Viแนฃแน‡u (capp. XXX e XXXl) [16]. Dallโ€™amore nacquero tre cinghialetti, ma la terra e lโ€™intero universo non potevano sopportare piรน il peso di Viแนฃแน‡u: la terra cominciรฒ a incrinarsi nel mezzo, squassata dai colpi degli zoccoli del cinghiale. Gli dรจi corsero allora a supplicare Viแนฃแน‡u di non opprimere piรน la sua consorte. Non il peso degli uomini, ma il peso del dio (cioรจ la sua energia sessuale) concorre questa volta a turbare lโ€™equilibrio cosmico.

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Matsya, Avatara di Vishnu salva Manu durante il Diluvio

4. La sorprendente somiglianza fra gli scolรฎย ad Iliademย I 5 e i passi delย Mahฤbhฤrata ha sollecitato da tempo lโ€™attenzione degli studiosi in prospettiva della ricostruzione di una cultura indoeuropea e indomediterranea. I testi greci mettono in luce somiglianze e differenze fra la tradizione ellenica e quella indiana. La testimonianza piรน antica (VII sec. a. C.) รจ notoriamente lโ€™incipitย deiย Cipria, conservato dallo scoliasta omerico a commento diย Il. I 5. Spieganยญdo il significato dellโ€™espressione ฮ”ฮนแฝธฯ‚ ฮดแพฝแผฯ„ฮตฮปฮตฮฏฮตฯ„ฮฟ ฮฒฮฟฯ…ฮปฮฎ โ€œvolere di Zeus si compivaโ€ (che รจ preceduta dallโ€™accenno alla fine impietosa di molti eroi sul campo di battaglia), lo scolio delย Venetusย A racconta che il volere di Zeus consistette nella decisione di alleviare la terra:

แผ„ฮปฮปฮฟฮน ฮดแฝฒ ฮฑฯ€แฝธ แผฑฯƒฯ„ฮฟฯฮฏฮฑฯ‚ ฯ„ฮนฮฝแฝธฯ‚ ฮตแผถฯ€ฮฟฮฝ ฮตแผฐฯฮทฮบฮญฮฝฮฑฮน ฯ„แฝธฮฝ แฝฮผฮทฯฮฟฮฝฮ‡ ฯ†ฮฑฯƒแฝถฮณแฝฐฯ ฯ„แฝดฮฝฮ“แฟ†ฮฝ ฮฒฮฑฯฮฟฯ…ฮผฮญฮฝฮทฮฝ ฯ…ฯ€แฝธแผ€ฮฝฮธฯฯŽฯ€ฯ‰ฮฝ ฯ€ฮฟฮปฯ…ฯ€ฮปฮทฮธฮตฮฏฮฑฯ‚, ฮผฮทฮดฮตฮผฮนแพถฯ‚ แผ€ฮฝฮธฯฯŽฯ€ฯ‰ฮฝ ฮฟแฝ”ฯƒฮทฯ‚ ฮตแฝฯƒฮตฮฒฮตฮฏฮฑฯ‚, ฮฑแผฐฯ„แฟ†ฯƒฮฑฮน ฯ„แฝธฮฝ ฮ”ฮฏฮฑ ฮบฮฟฯ…ฯ†ฮนฯƒฮธแฟ†ฮฝฮฑฮน ฯ„ฮฟแฟฆ แผ„ฯ‡ฮธฮฟฯ…ฯ‚ฮ‡ ฯ„แฝธฮฝฮดแฝฒฮ”ฮฏฮฑ, ฯ€ฯแฟถฯ„ฮฟฮฝ ฮผแฝฒฮฝ ฮตแฝฮธแฝบฯ‚ ฯ€ฮฟฮนแฟ†ฯƒฮฑฮน ฯ„แฝธฮฝฮ˜ฮทฮฒฮฑฯŠฮบแฝธฮฝ ฯ€ฯŒฮปฮตฮผฮฟฮฝ, ฮดฮนแพฝฮฟแฝ— ฯ€ฮฟฮปฮปฮฟแฝบฯ‚ ฯ€ฮฌฮฝฯ… แผ€ฯ€ฯŽฮปฮตฯƒฮตฮฝ. แฝ•ฯƒฯ„ฮตฯฮฟฮฝ ฮดแฝฒ ฯ€ฮฌฮปฮนฮฝ โ€“ ฯƒฯ…ฮผฮฒฮฟฯฮปฯ‰ฮน ฯ„แฟถฮน ฮœฯŽฮผฯ‰ฮน ฯ‡ฯฮทฯƒฮฌฮผฮตฮฝฮฟฯ‚. แผฃฮฝ ฮ”ฮนแฝธฯ‚ ฮฒฮฟฯ…ฮปแฝดฮฝ แฝฮผฮทฯฯŒฯ‚ ฯ†ฮทฯƒฮนฮฝ โ€“ แผฯ€ฮตฮนฮดแฝด ฮฟแผทฯŒฯ‚ ฯ„ฮต แผฆฮฝ ฮบฮตฯฮฑฯ…ฮฝฮฟแฟ–ฯ‚ แผข ฮบฮฑฯ„ฮฑฮบฮปฯ…ฯƒฮผฮฟแฟ–ฯ‚ ฯ€ฮฌฮฝฯ„ฮฑฯ‚ ฮดฮนฮฑฯ†ฮธฮตฮฏฯฮฑฮน, แฝ…ฯ€ฮตฯ ฯ„ฮฟแฟฆ ฮœฯŽฮผฮฟฯ… ฮบฯ‰ฮปฯฯƒฮฑฮฝฯ„ฮฟฯ‚, แฝ‘ฯ€ฮฟฮธฮตฮผฮญฮฝฮฟฯ… ฮดแฝฒ ฮฑแฝฯ„แฟถฮน ฮณฮฝฯŽฮผฮฑฯ‚ ฮดฯฮฟ, ฯ„แฝดฮฝฮ˜ฮญฯ„ฮนฮดฮฟฯ‚ ฮธฮฝฮทฯ„ฯŒฮณฮฑฮผฮฏฮฑฮฝ, ฮบฮฑแฝถฮธฯ…ฮณฮฑฯ„ฯแฝธฯ‚ ฮบฮฑฮปแฝดฮฝฮณฮญฮฝฮฝฮฑฮฝ, แผฮพ แฝงฮฝ แผ€ฮผฯ†ฮฟฯ„ฮญฯฯ‰ฮฝ ฯ€ฯŒฮปฮตฮผฮฟฯ‚ แผฮปฮปฮทฯƒฮฏ ฯ„ฮต ฮบฮฑแฝถ ฮ’ฮฑฯฮฒฮฌฯฮฟฮนฯ‚ แผฮณฮญฮฝฮตฯ„ฮฟ, แผ€ฯ†แพฝฮฟแฝ— ฯƒฯ…ฮฝฮญฮฒฮท ฮบฮฟฯ…ฯ†ฮนฯƒฮธแฟ†ฮฝฮฑฮน ฯ„แฝดฮฝฮ“ฮฎฮฝ, ฯ€ฮฟฮปฮปแฟถฮฝ แผ€ฮฝฮฑฮนฯฮตฮธฮญฮฝฯ„ฯ‰ฮฝ. แผก ฮดแฝฒ แผฑฯƒฯ„ฮฟฯฮฏฮฑ ฯ€ฮฑฯแฝฐฮฃฯ„ฮฑฯƒฮฏฮฝฯ‰ฮนฮ‡

แผฆฮฝ แฝ…ฯ„ฮต ฮผฯฯฮนฮฑ ฯ†แฟฆฮปฮฑ ฮบฮฑฯ„แฝฐ ฯ‡ฮธฯŒฮฝฮฑ ฯ€ฮปฮฑฮถฯŒฮผฮตฮฝฮฑแพฝ ฮฑแผฐฮตแฝถ
<แผ€ฮฝฮธฯฯŽฯ€ฯ‰ฮฝ แผฯ€ฮฏฮตฮถฮต> ฮฒฮฑฯฯ…ฯƒฯ„ฮญฯฮฝฮฟฯ… ฯ€ฮปฮฌฯ„ฮฟฯ‚ ฮฑแผดฮทฯ‚,
ฮ–ฮตแฝบฯ‚ ฮดแฝฒ แผฐฮดแฝผฮฝ แผฮปฮญฮทฯƒฮต ฮบฮฑแฝถ แผฮฝ ฯ€ฯ…ฮบฮนฮฝฮฑแฟ–ฯ‚ ฯ€ฯฮฑฯ€ฮฏฮดฮตฯƒฯƒฮน
ฮบฮฟฯ…ฯ†ฮฏฯƒฮฑฮน แผ€ฮฝฮธฯฯŽฯ€ฯ‰ฮฝ ฯ€ฮฑฮผฮฒฯŽฯ„ฮฟฯฮฑ ฯƒฯฮฝฮธฮตฯ„ฮฟ ฮณฮฑแฟ–ฮฑฮฝ,
แฟฅฮนฯ€ฮฏฯƒฯƒฮฑฯ‚ ฯ€ฮฟฮปฮญฮผฮฟฯ… ฮผฮตฮณฮฌฮปฮทฮฝ แผ”ฯฮนฮฝ แผธฮปฮนฮฑฮบฮฟแฟ–ฮฟ,
แฝ„ฯ†ฯฮฑ ฮบฮตฮฝฯŽฯƒฮตฮนฮตฮฝ ฮธฮฑฮฝฮฌฯ„ฯ‰ฮน ฮฒฮฌฯฮฟฯ‚. ฮฟแผฑ ฮดแพฝแผฮฝแฝถ ฮคฯฮฟฮฏฮทฮน
แผกฯฯ‰ฮตฯ‚ ฮบฯ„ฮตฮฏฮฝฮฟฮฝฯ„ฮฟ, ฮ”ฮนแฝธฯ‚ ฮดแพฝแผฯ„ฮตฮปฮตฮฏฮตฯ„ฮฟ ฮฒฮฟฯ…ฮปฮฎ

โ€œAltri sostengono che Omero abbia detto (ciรฒ) seguendo un qualche racconto: dicono infatti che la terra, essendo appesantita dalla moltitudine degli uomini e non albergando fra gli uomini alcun sentimento religioso, chiese a Zeus di essere alleggerita dal peso: Zeus subito scatenรฒ la guerra di Tebe, per mezzo della quale fece morire molti. Poi ancora, usando Momo come consigliere (cosa che Omero chiama โ€œvolere di Zeusโ€), poteva distruggere tutti con fulmini o con inondazioni. Ma Momo glielo impedรฌ e gli suggerรฌ due soluzioni: le nozze di Teti con un mortale e la bella progenie della figlia [Elena]; e da entrambe le cose scaturรฌ guerra per i Greci e per i barbari e da ciรฒ accadde che la terra fosse alleggerita a causa dellโ€™uccisione di molti uomini. La storia si trova presso Stasino:

ยซQuando le moltitudini degli uomini che a migliaia erravano sempre sulla terra opprimevano la superficie della terra dal vasto petto, Zeus, vedendola, ne ebbe pietร  e nella sua accorta mente stabilรฌ di alleggerire la terra nutrice di tutti gli uomini fomentando la grande contesa della guerra di Ilio per alleggerire il peso con la morte. E gli eroi che erano a Troia venivano uccisi: volere di Zeus si compivaยปโ€.

Tra le somiglianze, veramente notevoli, del mito indiano con quello greco va rimarcato il fatto che in entrambe le tradizioni la terra, divinitร  raramente protagonista di iniziative personali, si reca al cospetto del dio (cosรฌ nello scoliasta ma non nel brano di Stasino, in cui รจ Zeus a โ€œvedereโ€ la sofferenza della terra e a intervenire), che รจ preso da compassione per lei. Tuttavia il racconto greco sembra dare anche un valore etico alle motivazioni del conflitto: fra gli uomini รจ venuta a mancare laย pietasย religiosa, e per questo motivo essi meritano di essere puniti. Lโ€™intervento di Zeus non รจ diretto, bensรฌ mediato da due avvenimenti: le nozze di Teti e la nascita di Elena. Le nozze di Teti con un mortale generano Achille, lโ€™eroe che, con perfetta coerenza, chiama se stesso แผฯ„ฯŽฯƒฮนฮฟฮฝ แผ„ฯ‡ฮธฮฟฯ‚ แผ€ฯฮฟฯฯฮทฯ‚ (XVIII 104): nato per alleviare il peso della terra, ne รจ egli stesso un vano peso. Nella personale amarezza di Achille si riflette la condizione generale dellโ€™uomo, destinato a gravare su colei che lo ospita e gli permette di vivere. Ciรฒ รจ particolarmente evidente nellโ€™Oreste euripideo, la piรน ricca di suggestioni tra le rievocazioni successive del mito, cfr. i vv. 1641-1642 (Apollo motiva la guerra di Troia):

ฮธฮฑฮฝฮฌฯ„ฮฟฯ…ฯ‚ ฯ„แพฝแผ”ฮธฮทฮบฮฑฮฝ, แฝกฯ‚ แผ€ฯ€ฮฑฮฝฯ„ฮปฮฟแฟ–ฮตฮฝ ฯ‡ฮธฮฟฮฝแฝธฯ‚
แฝ•ฮฒฯฮนฯƒฮผฮฑ ฮธฮฝฮทฯ„แฟถฮฝ แผ€ฯ†ฮธฯŒฮฝฮฟฯ… ฯ€ฮปฮทฯฯŽฮผฮฑฯ„ฮฟฯ‚

โ€œ[Gli dรจi] vollero le morti per eliminare dalla terra lโ€™oltraggio della quantitร  smisurata dei mortaliโ€.

La scelta del vocaboloย แฝ•ฮฒฯฮนฯƒฮผฮฑย โ€œoltraggioโ€ si mostra in tutta la sua pregnanza se ricordiamo cheย แฝ•ฮฒฯฮนฯƒฮผฮฑย eย ฮฒฯฮฏฮธฯ‰ย โ€œopprimereโ€ sono probabilmente corradicali, e che dunque รจ sottesa al passo una volontร  etimologica: il โ€œpesareโ€ degli uomini si รจ trasformato in oltraggio, il loro sovraffollamento offende la terra. Ma ancora piรน sorprendente e certo allettante per un confronto รจ il vocabolo con il quale il poeta esprime lโ€™azione dellโ€™โ€Šโ€œalleggerimentoโ€: non il piรน usualeย ฮบฮฟฯ…ฯ†ฮฏฮถฯ‰ [17], bensรฌ แผ€ฯ€ฮฑฮฝฯ„ฮปฮญฯ‰. Si tratta di un verbo che contiene il nome della โ€œsentinaโ€,ย แผ„ฮฝฯ„ฮปฮฟฯ‚. Ci viene dunque implicitamente suggerito che lโ€™azione di alleviare la terra รจ pari a quella di svuotare una nave dallโ€™acqua di sentina: la nave (troppo) carica delย Rฬฅgveda, la nave tellurica deiย Purฤแน‡a. Lโ€™uomo, oltraggio e lordura della terra, deve essere eliminato da colei che minaccia di far affondare.

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William_Calderon_-_On_the_Sea-Beat_Shore,_Where_Thracians_Tame_Wild_Horses_from_Alexander_Pope,_Homer's_Iliad_-_MU-29_-_Auckland_Art_Gallery
William Calderon, โ€œOn the Sea-Beat Shoreโ€ฆโ€, quadro ispirato allโ€™Iliade di Omero

5. Se appena allarghiamo le strette maglie dei tratti su cui si basa la concordanza greco-indiana, possiamo piรน latamente parlare di concordanza greco-aria, in quanto neppure allโ€™Avesta risulta estraneo il tema della sovrappopolazione. Il secondo Fargardย delย Vฤซdฤ“vdฤd, interamente dedicato alla mitologia di Yima (lโ€™uomo primordiale per molti aspetti sovrapponibile a Manu), mostra il profondo interesse che le popolazioni iraniche riservavano alla carenza di spazi per gli uomini e il bestiame, cfr. II,8-11 [18]:

โ€œSotto il regno di Yima passarono trecento inverni, e la terra fu piena di greggi, mandrie, uomini, cani, uccelli e fuochi fiammeggianti e non cโ€™era piรน spazio per le greggi, le mandrie e gli uomini. Allora io [Zarathustra] avvertii il gentile Yima dicendo: โ€˜O gentile Yima, la terra si รจ riempita di greggi, mandrie, uomini, cani, uccelli e fuochi fiammeggianti e non cโ€™รจ piรน spazio per greggi, mandrie e uominiโ€™. Allora Yima avanzรฒ nella luce lungo il sentiero che porta a mezzogiorno e colpรฌ la terra con il sigillo dโ€™oro e la trapassรฒ con il pugnale [19] dicendo: โ€˜Osanta Armaiti, apriti gentilmente e distenditi per portare greggi, mandrie e uomini!โ€™. E Yima rese la terra piรน larga di un terzo ed ecco vennero greggi e mandrie di uomini a suo desiderio e piacere a causa della prolificitร  degli esseriโ€.

Ancora due volte la terra si popola in eccesso e ancora due volte Yima ripete la formula e il rito che gli permettono di estenderla (strr. 12-19). Lโ€™aumento della popolazione, che nei testi indiani appare come ciclica e perniciosa necessitร , รจ qui invece realizzato per volere divino. รˆ Ahura Mazda in persona, infatti, a desiderare una terra brulicante di esseri. Sempre piรน numerosi, uomini, bestiame, uccelli e fuochi trovano posto grazie a un rimedio magico e non cruento alla penuria di spazio. La terra non si reca, oppressa, davanti agli dei; รจ Yima, anzi, a pregarla gentilmente di aprirsi e distendersi.

Ora, sebbene nella lingua sanscrita la terra sia etimologicamente lโ€™โ€œestesaโ€ (prฬฅthivฤซ), lโ€™atto della sua estensione รจ soprattutto un atto creativo che non appare specificamente finalizzato allo scopo di procurare nuovo spazio agli esseri. In principio la terra venne srotolata a moโ€™ di tappeto e dunque,ย ipso facto, creata [20], ma non ulteriormente estesa con il crescere dei suoi abitanti. Neppure il mito di Emu, il cinghiale che espanse la terra portandola dalla dimensione di una spanna a quella di superficie abitabile [21], appare finalizzato a unโ€™eventuale riduzione non cruenta della sovrappopolazione. Ciรฒ va senza dubbio ricollegato al diverso atteggiamento della divinitร  rispetto al problema: mentre gli dรจi indiani (e greci) percepiscono il moltiplicarsi delle creature come una minaccia allโ€™equilibrio ecologico del pianeta, nel Vฤซdฤ“vdฤdย รจ Ahura Mazda in persona a esortare Yima al popolamento della terra e a fornirgli di conseguenza i mezzi per espanderla in modo pacifico. รˆ possibile che anche la cultura indiana abbia conosciuto una simile strategia di risoluzione del problema? Ci sembra di poter dare una risposta positiva, cogliendo una pallida e isolata eco del mito avestico inย RVย I 52.11:

yรกd รญn nv รฌndra prฬฅthivฤซฬ dรกล›abhujir รกhฤni vรญล›vฤ tatรกnanta krฬฅแนฃแนญรกyaแธฅ/ รกtrฤฬha te maghavan vรญล›rutaแนƒ sรกho dyฤฬm รกnu ล›รกvasฤ barhรกแน‡ฤ bhuvat

โ€œQuando, o lndra, la terra fu dieci volte piรน grande e ogni giorno i popoli si estesero, allora davvero fu nota la tua forza, o generoso, pari al cielo per energia e potereโ€.

Giร  Karl F. Geldner, nel suo commento alย Rฬฅgveda, intendeva che Indra aveva associato lโ€™espandersi delle stirpi arie a unโ€™espansione della superficie terrestre e suggeriva in nota al passo un possibile raffronto con il capitolo secondo delย Vฤซdฤ“vdฤdย avestico. In questo stesso capitolo รจ peraltro contenuta, immediatamente di seguito allโ€™episodio del sovrappopolamento, anche la versione iranica del diluvio, che non viene perรฒ collegata da alcuna relazione di causa-effetto al mito precedente. Neppure si fa cenno a motivazioni etiche o a punizioni divine che scatenino la furia distruttrice delle acque: come nella cultura indiana, il diluvio รจ evento che non si assoggetta ad alcuna volontร . Ad Ahura Mazda spetta solo il compito di avvertire Yima affinchรฉ si costruisca unย vara (โ€œrecintoโ€) per mettervi al sicuro i semi dei mortali [22].

Piรน simile a quella biblica รจ invece lโ€™attitudine di Ahura Mazda verso il popolamento del globo. Il dio degli Ebrei ordina infatti alle creature di โ€œessere feconde, moltiplicarsi e popolare la terraโ€ (Gen. I,22 e 28), ma il commento delย Midrashย al passo non manca di registrare la reazione offesa della terra: essa si reca dal creatore lamentandosi per il troppo peso di cui, inevitabilmente, si troverร  caricata. La Bibbia contiene anche un riferimento alla necessitร  della morte come rinnovamento periodico del mondo: inย Gen. VI,3 Yahweh fissa una durata massima alla vita dellโ€™uomo, che sta velocemente popolando la terra. Subito dopo egli constata perรฒ che la malvagitร  dellโ€™uomo รจ grande e i suoi pensieri sono volti al male. Segue dunque il diluvio, causato da quella mancanza diย eusebeia (si puรฒ qui usare a moโ€™ di glossa lo scolio greco) che forse รจ dovuta allโ€™eccessivo moltiplicarsi delle creature.

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6. Che interpretazione dare alle concordanze greco-indiane che, pur non essendo sostenute da una doppia correlazione sul piano del contenuto e dellโ€™espressione, mostrano contenuti non solo sorprendentemente simili, ma anche strutturati in modo tale da far ritenere insoddisfacente una spiegazione in termini di โ€œuniversale tipologicoโ€? Il concetto del โ€œpesareโ€ รจ ben radicato nella cultura greca e indiana, ma non รจ affatto esclusivo di queste o dei soli popoli indoeuropei. Uno sguardo che spazia dalle credenze eschimesi a quelle amerindie, dai Semiti ai Cinesi, rende evidente come certi temi appartengano, senza confini, allo spirito umano [23].

La soluzione โ€œgenealogicaโ€ รจ quella preferita dagli indoeuropeisti, ma non si puรฒ escludere, per esempio, che il mito sia unโ€™emergenza, in aree distanti, di un comune sostrato detto โ€œindomediterraneoโ€ (giusta lโ€™ipotesi di Vittore Pisani) [24] frutto di una vivace rete di scambi commerciali (e dunque anche linguistici e culturali) tra popolazioni anteriori allโ€™avvento nelle sedi storiche di Semiti e Indoeuropei [25], oppure che entrambi i popoli abbiano attinto a una fonte comune. Un approfondimento dei miti sumerici e babilonesi da parte di specialisti in materia porterebbe probabilmente a interessanti risultati. Per esempio il mito accadico di Atramแธซasฤซs (lโ€™uomo primordiale salvato dal diluvio), di epoca paleo-babilonese (1950-1530 ca. a. C.), รจ per buona parte incentrato sul problema della sovrappopolazione e contiene un esplicito riferimento alle lamentele della terra [26]. รˆ anche possibile (ma meno probabile) teorizzare un prestito diretto, la cui direzione non รจ dato precisare, tra India e Grecia: tale prestito sarร  stato assunto quando ancora poteva essere inglobato nella tradizione epica del popolo che lo riceveva, non necessariamente, dunque, in epoca molto antica. Sullโ€™antichitร  del motivo in se stesso non sembra perรฒ sussistere dubbio alcuno.


Note:

[1] Cfr. R. Kรถhler, Rheinisches Museum NF 13 (1858), pp. 316-317; J. Hertel, Die Himmelstore im Veda und im Awesta, Leipzig 1924; V. Pisani, โ€œLโ€™unitร  culturale indo-mediterranea anteriore allโ€™avvento di semiti e indeuropeiโ€, in Scritti in onore di A. Trombetti, Milano 1936, pp. 199-213, rist. in Lingue e culture, Brescia 1969, pp. 53-70, in part. pp. 64-65; Id., โ€œlndisch-griechische Beziehungen aus dem Mahฤbhฤrataโ€, Zeitschrift fรผr die deutsche morgenlรคndische Gesellschaft 103 (1953), pp. 126-139; W. Kullmann, โ€œEin vorhomerisches Motiv im Iliasproรถmiumโ€, Philologus 99 (1955), pp. 167-192; H. Schwarzbaum, โ€œTue Overcrowded Earthโ€, Numen 4 (1957), pp. 59-71; P. Horsch, Die vedische Gฤthฤ- und die ลšlokaLiteratur, Bem 1966, p. 264; G. Dumรฉzil, Mito e epopea. La terra alleviata, Torino 1992 (Paris 1968), pp. 94-95 e 154; M. Durante, Sulla preistoria della tradizione poetica greca, Roma 1976, vol. Il, p. 61, p. 29.

[2] Cfr. R. Ronzitti, โ€œOsservazioni sui nomi della โ€˜terraโ€™ nel Rฬฅgveda e nel- lโ€™Atharvavedaโ€, Studi e Saggi Linguistici 35 (1995), pp. 45-115 e Ch. Orlandi, โ€œLa terra (RV. V,84 e AV. XII,1)โ€, in Scrรญbthair a ainm n-ogaim. Scritti in memoria di Enrico Campanile, a cura di R. Ambrosini et al., Pisa 1997, pp. 717-744

[3] I passi, salvo dove diversamente specificato, sono citati secondo lโ€™edizione critica di Poona;

[4] Il brano, di notevole interesse, รจ espunto dallโ€™edizione di Poona e riportato in appendice;

[5] Il brano, identico a XII.248-250, รจ espunto dallโ€™edizione critica di Poona;

[6] Letteralmente โ€œrete del doloreโ€: la polivalenza jฤlฤ- โ€œreteโ€ e โ€œillusioneโ€ รจ qui certo utilizzata per suggerire al lettore che il dolore provato dal re non ha fondamento ma รจ solo una deformazione dovuta alla visione antropocentrica della morte;

[7] A parlare รจ Prajฤpati, il sommo creatore;

[8] Su cui cfr. J. Gonda, Aspects of Early Visnuism, Utrecht 1969, pp. 129-145;

[9] Cfr. P. Magnone, โ€œAvatฤra. La discesa del signoreโ€, Ab-stracta32 (dic. 1988), pp. 22-29. Lโ€™avatฤra libera la terra dalla sua zavorra e ipso facto dallโ€™adharma,, simboleggiato dal peso eccessivo degli esseri ;

[10] Un episodio analogo รจ narrato in XII,209: Viแนฃแน‡u si incarna nel cinghiale e salva laterra scendendo, parrebbe, nel sot-tosuolo infestato dalle creature maligne. Il diosconfigge i nemici con la forza dei suoi grugniti paralizzanti (cfr. il passo g);

[11] Si veda almeno P. Magnone, โ€œMatsyฤvatฤra. Scenari indiani del diluvioโ€, Atti del Nono Convegno Nazionale di Studi Sanscriti (Genova, 23-24 ottobre 1997). Editi da Oscar Botto, a cura di Saverio Sani, Pisa, 1999, pp. 125-136;

[12] La nave che conduce Manu alla salvezza รจ giร  menzionata nella piรน antica versione a noi nota del diluvio indiano, ลšatapatha Brฤhmaแน‡aI.8.I.1-10;

[13] รˆ lโ€™onda del mare primordiale, che simboleggia lโ€™uno indistinto nel cui seno tutte le forme create si sono nuovamente disciolte (cfr. Magnone, Matsyฤvatฤra, cit.). Cfr. anche la nota seguente;

[14] A questi passi bisogna aggiungere AV I.XII.59: yฤฬm anvaรญcchad dhavรญแนฃฤ viล›vฤkarmanฤntรกr arแน‡avรฉ rรกjasi prรกviแนฃแนญฤm/ bhujiแนฃyร m pฤฬtraแนƒ nรญhitaแนƒ gรบhฤ yรกd ฤvรญr bhรณge abhavan mฤtrฬฅmรกdbhyaแธฅ// โ€œVisvakarman ricercรฒ con lโ€™oblazione colei che era entrata nello spazio fluttuante quale coppa destinata a nutrirci; nascosta in un luogo segreto divenne visibile per diletto a coloro che sono provvisti di madriโ€. Alla terra che รจ entrata nello spazio โ€œfluttuanteโ€ (ancora lโ€™arแน‡ava- di Viแนฃแน‡u e Skanda Purฤแน‡a) come โ€œcoppa (lignea) usata per bereโ€ (tale รจ il significato di pฤฬtra-) soggiace forse lโ€™immagine della nave, contenitore concavo che galleggia sullโ€™acqua;

[15] Cosรฌ esplicitamente nelle versioni del Viแนฃแน‡u (V.29.23-24) e del Kฤlikฤ Purฤแน‡a (XXIX);

[16] Cfr. W. Oโ€™Flaherty (a cura di), Miti dellโ€™induismo, Milano 1997 [1975], pp. 200-209 e 347;

[17]ย Cosรฌ in Hel. 36-41 (analoga rievocazione del mito);

[18] Il testo originale si legge in H. Reichelt, Avesta Reader; Berlin 1968 [Strassburg 1911], pp. 38-39;

[19] I due oggetti che erano stati consegnati a Yima da Ahu-ra Mazda quali simboli di regalitร ;

[20] Cfr. RV I 65.1; 103.2; II 15.2; V 87.7; VI 72.2; VIII 89.5; X 82.1; AV IV 26.1; XII 1.2;

[21] Cfr. Taittirฤซya Saแนƒhitฤ VII,l,5,1. Il cinghiale venne in seguito assimilato al varฤhฤvatฤra di Viแนฃแน‡u, ma nei testi precedenti ai Purฤแน‡a ha una sua autonomia (cfr. Gonda, op. cit., pp. 134-139);

[22] Si tratta in ogni caso di un recinto โ€œterrosoโ€, minuziosamente misurato e delimitato, che rappresenta una porzione del suolo destinata a scampare al diluvio;

[23] Cfr. Schwarzbaum, art. cit., passim.;

[24] Pisani, Lโ€™unitร , cit., ritiene questo mito una delle tante isoglosse culturali indomediterranee;

[25] Sul concetto di โ€œindomediterraneoโ€ e la sua evoluzione a partire dallo scritto pisaniano del 1936 cfr. D. Silvestri, La nozione di indomediterraneo in linguistica storica, Napoli 1974;

[26] 6 Cfr. i vv. 354-359 del testo nella traduzione-interpretazione di W. von Soden in AA. VV., Texte aus der Umwelt des Alten Testaments, Band III, Lieferung 4, Mythen und Epen II, Gรผtersloh 1994, p. 627.


3 commenti su โ€œLa sofferenza della terra: la sovrappopolazione e i miti di spopolamento in India, Iran e Greciaโ€

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