Edgar Allan Poe, cantore dell’abisso

Misconosciuto in vita, Edgar Allan Poe vide pienamente riconosciuto il suo genio solo dopo la morte prematura, come avvenne in seguito anche per H.P. Lovecraft, che ne seguΓ¬ le orme: ad oggi, a quasi due secoli dalla sua dipartita, Poe Γ¨ considerato un autore piΓΉ unico che raro nel narrare l’inconsueto, nell’esplorare i piΓΉ grandi ed atavici terrori dell’uomo, nel rievocare perdute bellezze dei tempi ancestrali.


di Jari Padoan
originariamente pubblicato su CentroStudiLaRuna
copertina: ritratto di E.A. Poe, 1849, conservato nel J. Paul Getty Museum

È sorprendente come l’opera di un autore ormai leggendario comeΒ Edgar Allan PoeΒ (nato a Boston il 19 gennaio 1809 e scomparso a Baltimora a soli quarant’anni), scrittore tra i massimi della letteratura statunitense ma soprattutto tormentatissima figura di intellettuale e sognatore, continui da quasi due secoli a rivelare valenze simboliche di una tale profonditΓ  quale puΓ² essere solo quella della grandeΒ letteratura.

Prima di tutto, E.A. Poe fu un uomo dell’Ottocento, secolo cruciale del lungo cammino (involutivo) dell’era moderna, cosΓ¬ particolarmente immerso nel tormentato dissidio culturale tra l’inarrestabile cammino del pensiero positivista da un lato, e i baratri sentimentali della cultura romantica e decadente dall’altro. Fu quindi giornalista, letterato dall’acume tutt’altro che comune (non Γ¨ cosΓ¬ risaputo che Poe recensΓ¬ una traduzione inglese de I Promessi SposiΒ di Manzoni, sulla sua rivistaΒ Southern Literary Messenger nel maggio 1835), nonchΓ© animo instabile ed ipersensibile, gentiluomo all’antica dilaniato dal demone dell’alcolismo che lo porterΓ  alla tomba, ingegno lontanissimo dall’America moderna e β€œbarbara” in cui nacque.

È impossibile, in un breve ricordo di poche righe, tentare di definire la complessa figura dell’Edgar Allan PoeΒ uomo e scrittore, ancora oggi perlopiΓΉ celebre come β€œnovelliere del terrore” e pioniere dell’horrorΒ contemporaneo, e non, come ampiamente riconosciuto dalla critica piΓΉ disparata e dagli appassionati, autore piΓΉ unico che raro nel narrare l’inconsueto, nell’esplorare i piΓΉ grandi ed atavici terrori dell’uomo, nel rievocare perdute bellezze dei tempi ancestrali.

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Edgar Allan Poe (dagherrotipo)

Con buona pace di Harold Bloom, alquanto restΓ­o a inserire il nome di Poe nel suoΒ The Western CanonΒ (1994), basterebbe ricordare che giΓ  nel decennio successivo alla sua scomparsa furono i grandi poeti francesi come Charles Baudelaire e StΓ©phan MallarmΓ©, alfieri del Simbolismo e della poesia moderna, a promuovere entusiasticamente in Europa la validitΓ  e la potenza dell’opera del bostoniano.

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L’influenza esercitata da Poe sulla letteratura occidentale successiva Γ¨ profonda ed imprescindibile, paragonabile forse soltanto a quella di giganti comeΒ Dostoevskij, Hugo, Proust, Kafka o il giΓ  citato Baudelaire. Nell’ambito della narrativa, interi generi letterari come il fantastico e il poliziesco moderno (da Poe praticamente inventato con il celeberrimoΒ The Murders in the Rue Morgue, ispirazione principale dello Sherlock Holmes di Arthur Conan Doyle), non saranno piΓΉ gli stessi dopo la pubblicazione dei suoi racconti e del romanzoΒ The Adventures of Arthur Gordon Pym.

Partendo dal surreale e oscuro onirismo sulla scia di E.T.A. Hoffmann e Charles Nodier (e che ritornerΓ , anche grazie all’influenza di Poe, in Nerval, Gautier, Villiers de l’Isle-Adam…) le fosche e bizzarre vicende narrate neiΒ Tales of Horror and Imagination, pubblicati negli anni Quaranta, rielaborano in modo particolare e personale gli stilemi della storia di fantasmi e del romanzo gotico, entrando rapidamente nell’immaginario collettivo. Questa vasta influenza, tanto nel XIX secolo che nel successivo, Γ¨ ampiamente testimoniata dall’opera di innumerevoli grandi autori di narrativa fantastica e non solo (primi fra tutti Verne eΒ Lovecraft, senza dimenticare la profonda ricezione di Poe da parte della letteratura italiana: dalla Scapigliatura milanese di Praga e Tarchetti fino a Giovanni Pascoli), dal cinema e dai fumetti.

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Ma se nelle piΓΉ celebri TalesΒ di Poe veniamo guidati per i tetri meandri dell’incubo fino a oltrepassare i confini della landa ignota da cui nessun viaggiatore ritorna, e i suoi racconti di proto-fantascienza comeΒ Mellonta TautaΒ tessono inquietanti e disilluse (nonchΓ© attualissime) riflessioni sulle degenerazioni della scienza e della societΓ  moderna, Γ¨ anche e soprattutto nella sua grande poesia che lo scrittore americano rivela un respiro lirico, β€œclassico” e β€œromantico” nel senso piΓΉ alto di questi termini, che affascina e meraviglia.

Pur essendo nato sul suolo americano, Poe vantava origini scoto-irlandesi e trascorse gli anni della prima istruzione in unΒ collegeΒ in Inghilterra (su iniziativa della famiglia adottiva, gli Allan); non sorprende quindi constatare il profondo legame ideale che lo scrittore mantenne sempre con il Vecchio Mondo, con i suoi archetipi e le sue tradizioni, e che il lettore sensibile e attento non puΓ² non avvertire nel suo stile letterario.

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Dalle eteree e caliginose immagini di ambientazione classica, orientaleggiante e medievale-romantica (per quanto forse piΓΉ affini alle ombre della gothic novelΒ che all’antico romanzo cavalleresco) che popolano lo scenario interiore di Poe, e che lui mette in scena attraverso costruzioni metriche tra le piΓΉ ricercate e musicali della poesia inglese del tempo, emerge una ineffabile nostalgia dell’ideale e del sublime, una perenne ricerca della bellezza, per quanto sempre lambita dalle ombre minacciose della decadenza e della morte.

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George Hazelton, β€œThe Raven (Edgar Allan Poe)”, 1908

Si pensi a liriche come il lugubre capolavoro UlalumeΒ (con i suoi Β«cieli cinerei e mestiΒ», le Β«foglie disseccate e vizzeΒ» nella notte del Β«solitario Ottobre»…) all’angosciosaΒ The Conqueror Worm, alla cupa e struggenteΒ The Sleeper, alla malinconia cosmica che compenetra le sognantiΒ Al Aaraaf,Β To Helen,Β Israfel,Β Annabel Lee,Β Evening Star,Β A dream within a dream. E naturalmente al suo componimento piΓΉ famoso, dopoΒ TamerlaneΒ eΒ The Bells, ovvero quelΒ The RavenΒ pubblicato nel 1845, in cui Poe evoca l’ingresso notturno del Β«torvo corvoΒ» che, nell’epica versione di Mario Praz, giungeva dal Β«plutonio regno d’ombraΒ» a porre il suo tetro sigillo sulla disperazione dell’Io.

E non Γ¨ un caso che proprioΒ The RavenΒ fu l’ultimo grande successo dello scrittore poco prima della sua tragica scomparsa: il brano, al centro dell’immaginario lirico di Poe che, come viene esplicitato nella suaΒ Philospohy of CompositionΒ (celebre manifesto che disvela tutta la solida preparazione teorica e metrica del poeta) eleva all’ennesima potenza l’eterno motivo della perdita dell’amata, Γ¨ importante e rappresentativo per comprendere molte cose della sua opera, e con essa della suaΒ anima.

L’uccello, misteriosamente annunciatosi nei primi versi picchiettando alla porta della stanza per poi fare il suo svolazzante ingresso, Γ¨ Β«un maestoso corvo dei santi tempi antichiΒ» (come si esprime un’altra felice traduzione di Tiziano Sclavi che si puΓ² leggere nel n.33 di Dylan Dog, Β«Jekyll!Β»): come tante altre immagini che ricorrono negli scritti di Poe, quel corvo proviene direttamente dal tempo del Mito. Attraversa le plutonie rive della Notte per andare ad appollaiarsi, con fare pomposo ed altero, sul cimiero di Atena, quasi a rappresentare l’oscuritΓ  dell’inconscio che prende il sopravvento sulle forze della ragione, ottenebrate dalla disperazione e dal terrore dell’ignoto.

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B.J. Rosenmeyer, β€œPoe Walking High Bridge”, da β€œThe Portraits and Daguerreotypes of Edgar Allan Poe” di M.J. Deas

Ma questa lettura alquanto palese, nonchΓ© apparentemente negativa, delΒ simboloΒ scelto da Poe non Γ¨ l’unica possibile. L’immagine del corvo, archetipo potentissimo, si incontra in varie antiche tradizioni: Γ¨ tra i piΓΉ tipici animali psicopompi, assieme al cane, lo sciacallo, il lupo; e proprio come il lupo (nel cui nome, non a caso, si rintraccia la radice indoeuropeaΒ lyk, la stessa diΒ lux), la sua figura cosΓ¬ tipicamente connaturata alle tenebre puΓ² essere allo stesso tempo quella di misterioso portatore di luce e conoscenza. Basti pensare a Hugin e Mugin, il Pensiero e il Ricordo, i due corvi che seguono Odino secondo la mitologia norrena. E nei labirinti della Tradizione alchemica, immagini come quella del drago, del teschio e del corvo costituiscono la simbologia legata allaΒ Nigredo, agli impenetrabili e sconosciuti abissi dellaΒ Interiore Terrae, che solo se affrontati ed attraversati permetteranno di risalire alla luce della Grande Opera.

Quegli abissi sono gli stessi rappresentati dai fatiscenti corridoi della Casa degli Usher, dalle inquietanti apparizioni diΒ LigeiaΒ o dai terrori inconcepibili che si spalancano nelle distese oceaniche in cui si avventura Gordon Pym. Quegli abissi da cui, purtroppo,Β Edgar Allan PoeΒ non riuscΓ¬ piΓΉ a riemergere («…And my soul from out that shadow that is floating on the floor / Shall be lifted / Nevermore…»), dopo averli personalmente visitati nella sua triste parabola esistenziale ed averli ritratti nelle sue opere, lasciando un segno nella letteratura mondiale ben oltre i confini di quella sua vita troppo presto dissipata.

Una vita che come lui stesso scrisse, platonicamente, altro non Γ¨ che Β«un sogno dentro a un sognoΒ».

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18 commenti su β€œEdgar Allan Poe, cantore dell’abisso”

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